By: EMBI6 on Lunedì 23 Giugno 2014 08:02
Quattro minuti e trentatré secondi di silenzio. L’utopia concettuale, anarchica e paradossale di John Cage spinse fino all’estremo la possibilità del suono d’essere e non essere insieme, debordandosi, contraddicendosi, espandendosi all’infinito. Una follia provocatoriamente semplice: la dismisura di un pugno di silenzio, nella misura di un tempo cronologico.
[…] Con questo brano Cage indica che la distinzione tra suonare e non-suonare è priva di senso. […]
[…]Allora, a questo punto: caos e indeterminazione, certo. Indeterminazione: non determinazione. Determinazione da cosa? Dall’io, dalla volontà. Non c’è più qualcuno che determina. È questo il lasciare essere ciò che è, il darsi al qui e ora. È l’abbandono dell’ego di cui parla tanto zen. E poi caos. Perché? Cos’è il contrario di caos? Cosmos.
Caos-Cosmos. Cosmos è ordine. Ma ordine di chi, secondo chi? Di qualcuno che dica: questo è ordinato, questo no; oppure: faccio dell’ordine là dove c’è caos. Ma è sempre allora un ordine fatto, scelto, voluto, costruito; oppure preferito a qualcos’altro che (giudizio dell’io) si ritiene non ordine. Lasciare invece ciò che è, è lasciare il caos, farlo essere. Non caos come confusione, ma come mancanza di regola. La regola è ciò che dice il mentale, il caos è ciò che dice il naturale.