By: Cures on Domenica 15 Settembre 2013 11:47
X Nevanlinna
Bibliografia interessante. Lettura in corso
X Ptorr
Per me, naturalmente, l’”effetto Rossi” è reale altrimenti non mi sarei dato da fare e sarei rimasto a guardare come tutti invece di agire. Tale convinzione è basata sulle misure effettuate ma, all’inizio, quando le misure erano ancora di là da venire, hanno giocato altri fattori di convinzione che mi hanno spinto ad approfondire la questione. Il Rossi che ho contattato personalmente a metà 2011, al di là delle dichiarazioni pubbliche, era uno “one man band” che stava combattendo per dimostrare pubblicamente quello di cui era estremamente convinto. Non aveva nessun dubbio e la cosa era dimostrata dalla attività frenetica, dalla quantità di soldi investiti nell’impresa e dalla serie di errori progettuali banali che lo costringevano continuamente a modificare i prototipi spendendo molto denaro e soprattutto moltissimo tempo di lavoro. Non aveva, e non si dava, il tempo di approfondire certi numerosi e banalissimi aspetti tecnici, fare una ricerca di mercato e trovare il pezzo giusto che gli avrebbe evitato figuracce. La regola era monta-prova-sbaglia-correggi-ricomincia. Il tutto sotto la pressione mediatica e in difficoltà economica causata dal mancato pagamento della prima rata del contratto stipulato in Grecia che non gli ha consentito di onorare gli impegni presi, ad esempio, con Unibo. I commenti che seguirono furono micidiali e tutti negativi perché il mancato pagamento “dimostrava”, secondo la contorta mentalità corrente, che era un imbroglione.
In queste condizioni era difficile fare qualunque cosa.
Ad esempio, qualcuno su Internet disse che si trattava una truffa consistente nel far passare corrente nel cavo di massa. Da quel momento lo tolse e, prima di mettere le mani sul Ecat in funzione, fu necessario assicurarsi che la carcassa non fosse in tensione. I salvavita non funzionano in certe condizioni.
Un’altra volta spese un mare di tempo lavorando quasi ininterrottamente una settimana per tarare una pletora di moduli Ecat quando invece gli sarebbe stato sufficiente comprare un certo pezzo di cui ignorava l’esistenza. Allora non c'era una retroazione di controllo della temperatura. Dato che quando si accende la carica la temperatura tende a salire indefinitamente, l’unico modo per controllarla era quello di modulare la portata in massa dell’acqua refrigerante in modo che resti costante il bilancio potenza asportata/potenza generata. L’Ecat consisteva in una sorgente riscaldante all’interno di una scatola con un tubo di ingresso ed uno di uscita dell’acqua. Quando si accendeva, la pressione all’interno della miscela bifasica acqua-vapore saliva al valore determinato dalla resistenza idraulica a valle. La taratura venne fatta accendendo ogni singolo Ecat e regolando manualmente il rubinetto di alimentazione dell’acqua. Ma la taratura era fatta sulla base di una certa resistenza idraulica. Quando collegò i moduli in serie-parallelo non fece, per la solita fretta e mancanza di tempo, una prova preventiva e non considerò che la resistenza idraulica a valle era completamente differente. Il risultato fu che il sistema entrò in oscillazione ad anello aperto e fu necessario spegnere oltre la metà dei moduli per evitare la fusione delle cariche.
Quando, un po’ malignamente, gli feci vedere un semplice regolatore di pressione idraulica reperibile dal ferramenta lui, che è persona normalmente di linguaggio educato, quella volta tirò giù i santi.
Come si vede, la realtà dei fatti è molte volte diversa da quello che si immagina.