A proposito di cinesi
Dopo il fuggi-fuggi dai ristoranti cinesi, la psicosi del coronavirus comincia a danneggiare altri settori che, fino ad ora, mostravano grande vivacità. È il caso dei parrucchieri, dei centri estetici e delle nail spa, aumentati del 65% in cinque anni in Lombardia (64% a Milano), come dice un’elaborazione della Camera di Commercio. Tanto che oggi, in tutta la regione, è cinese quasi il 40% dei titolari di questi negozi (1409 su 3753). E Milano è prima in Italia con 817 imprese. In questi giorni, però, giungono segnali preoccupanti. Nei negozi di via Paolo Sarpi e dintorni saltano all’occhio le tante postazioni di manicure vuote in centri dove di solito si fa la coda. E i parrucchieri si concedono lunghe pause-sigaretta fuori dai negozi. È rimasta praticamente solo la clientela cinese. «Vediamo un calo drastico negli ordini» confida uno dei commessi in un negozio di prodotti per estetica e parrucchieri.
C’è chi prova ad attirare i passanti con offerte speciali e sconti, ma si ottiene poco. «La gente non capisce che anche noi abbiamo paura di questo virus. E ci arrabbiamo con i nostri connazionali che, pur a rischio, hanno deciso lo stesso di partire per la vacanza in Italia. Invece tutti veniamo presi di mira» dice una commessa. «Si teme di vedere un impatto negativo sul business della componente cinese della nostra economia» sottolinea Marco Accornero, segretario generale dell’Unione Artigiani. Timori condivisi anche dal presidente della Regione, Attilio Fontana: «Siamo preoccupati per l’impatto economico. Abbiamo raccolto le paure di commercianti, imprenditori e turismo. Sono tantissime le attività toccate da questa situazione». Ma, se è presto per valutare i danni «siamo fiduciosi che un’attenta prevenzione possa servire» ha concluso Fontana.
Dai parrucchieri, ai tassisti: il calo di turisti per il coronavirus si ripercuote anche sul loro lavoro. «Le corse sono calate del 20-25% rispetto allo scorso anno e con il forfeit annunciato dei buyer cinesi per la fashion week la situazione non può che peggiorare» spiega Emilio Boccalini, presidente di Taxiblu, il più grande radiotaxi milanese.