By: lutrom on Mercoledì 16 Maggio 2007 01:50
Lettera ad una professoressa stressata
15 maggio 2007 (da Io Donna: Settimanale Corriere della Sera, 12 maggio 2007)
Fanno lezione e nessuno li ascolta. Provano a punire, li guardano come ufo. Intanto le famiglie pretendono, lo stipendio resta basso, le riforme vanno e vengono. Nello svalutato mestiere di insegnante monta un nuovo disagio. E qualcuno si chiede come aiutare chi non ce la fa più
di CRISTINA LACAVA
LO STRESS IN CATTEDRA
“ Qualche giorno fa mi chiama un professore di Bergamo. Mi dice: sento le voci. Per spiegarmi meglio si allontana dalla classe e continua il suo discorso in bagno, mentre i ragazzi restano soli. Queste “voci” lo assillano e il farmaco che gli ha prescritto lo psichiatra serve poco. Allarmato, chiamo il preside. Mi dice di non voler intervenire perché l'anno scolastico sta per finire; non vale la pena di mettere in discussione il buon nome della scuola a pochi giorni dalle vacanze .”
Vittorio Lodolo D'Oria, membro dell'ASL Città di Milano, riceve spesso telefonate di questo tenore da quando, due anni fa, ha raccolto nel libro SCUOLA DI FOLLIA (Armando editore) storie di insegnanti stressati. Da allora ha continuato a monitorare il disagio. Con risultati sempre più preoccupanti. “ La situazione sta degenerando ” sostiene il medico. “Basta pensare al caso della lingua tagliata da una giovane supplente milanese. In passato i segni di cedimento cominciavano dopo vent'anni di servizio. Adesso le nuove leve sono più fragili delle generazioni precedenti.”
I dati mostrano una categoria a rischio: tra i dipendenti pubblici che chiedono l'inabilità al lavoro, il 50% degli insegnanti presenta una motivazione psichiatrica, percentuale che scende al 37% negli impiegati e al 16 negli operai. L'allarme non riguarda solo noi: in Francia uno psichiatra del Centro di Salute mentale della Mutua generale segue già 300 professori gravemente depressi. In Italia dovrebbe partire a luglio un progetto sperimentale in una regione del Nord: “ Saranno organizzati corsi di formazione per tutti i presidi della regione e per almeno un terzo degli insegnanti, finanziati dal ministero e dagli enti locali” spiega Lodolo D'Oria. “ Si concluderanno a Natale e nel 2008 saranno replicati in tutto il Paese”. L'obiettivo è spiegare e prevenire il burnout, ovvero quella frustrazione su cui s'innesta il disagio mentale vero e proprio.
LE CAUSE DEL DISAGIO: fonte SCUOLA DI FOLLIA (Armando editore )
55% scarso riconoscimento sociale
50% classi numerose
42% basso stipendio
32% conflitti con i colleghi
26% rapporti con i colleghi
Gli insegnanti decisamente scoppiati sono una minima parte degli 835 mila in carica. Ma la base è sempre più inquieta, mentre il mestiere si fa di giorno in giorno più difficile. “ In Italia l'età media dei professori è di 50 anni. Troppo alta” sostiene Adriana Oldoini, docente in un istituto tecnico di Bollate. “ Riusciamo sempre meno a sintonizzarci con gli alunni, Per loro siamo vecchi”.
Se si parla in due lingue diverse il dialogo langue. “Non capiscono i miei rimproveri forse perché non riescono a comunicare con gli adulti in modo paritario”. E' la relazione mancata che scatena lo stress. A Bollate lavorano gli stessi insegnanti da sempre; c'è coesione e solidarietà, si fanno progetti. Eppure i ragazzi appaiono distanti: “Non sono ribelli ma immersi nel loro mondo”. Certo la frustrazione ha anche altri motivi: la scarsa considerazione sociale, lo stipendio basso, la fatica di gestire situazioni impegnative, con extracomunitari che entrano in classe a metà anno scolastico senza conoscere l'italiano, o bambini con problemi d'apprendimento abbandonati a se stessi, o genitori aggressivi che non perdonano la bocciatura del figlio. Ma il problema vero è far scattare la scintilla che non c'è. All'istituto comprensivo di Mazzate, in provincia di Milano, è stato aperto uno sportello psicopedagogico per i docenti. “ Ci sono andati tutti, per chiedere che lo psicologo organizzasse un corso sulla relazione con gli studenti” ricorda la dirigente Giovanna Croci: “ Così abbiamo fatto ”.
PROFESSORI FISSI E PRECARI
Oggi docenti a TEMPO INDETERMINATO 711 MILA,
PRECARI 124 MILA
Dieci anni fa a TEMPO INDETERMINATO 751 MILA,
PRECARI 76 MILA
“ Oggi è più difficile intercettare i ragazzi e motivarli allo studio” ammette Clotilde Pontecorvo, docente di psicopedagogia della comunicazione all'università La Sapienza di Roma. “Il professore deve continuamente riposizionarsi, cercare nuove motivazioni. Questo genera stress”. E' sbagliato però pensare che i ragazzi non vogliano far niente. Il problema è più grave: “ Si chiedono a cosa serva studiare quando hanno la certezza che finiranno a lavorare in un call center o da Mc Donald” è il parere di Patrizia Gentile, docente in un istituto professionale. “ Si è aperta la forbice tra liceali brillanti e studenti tecnico professionali che non hanno fiducia in se stessi e non credono nel futuro”. Però, mentre i ragazzi restano impermeabili alle sollecitazioni , le responsabilità degli adulti aumentano: “ Nella scuola dell'autonomia, il ruolo dell'insegnante è più complesso” spiega Clotilde Pontecorvo. “ Una volta il ministero dava indicazioni precise sulle scelte educative. Oggi invece il collegio dei docenti decide tutto. Risultato: il coinvolgimento emotivo è maggiore, bisogna continuamente interrogarsi sul senso del lavoro e aggiustare il tiro a seconda dei risultati ottenuti.” Intanto, la stanchezza avanza. Nel 2006/07 sono andati in pensione 28 mila insegnanti, 25 per cento in più rispetto all'anno precedente. Si calcola che nei prossimi sei anni ben 207 mila potrebbero lasciare la scuola. In un paese di gerontocrati come il nostro, i professori precocemente invecchiati diventano un'eccezione.
ETA' MEDIA PROFESSORI ITALIA 49 ANNI
CALABRIA 52 ANNI LOMBARDIA 47 ANNI
E i presidi, sanno intercettare questo malessere? Poco. Secondo una recente indagine della Fondazione IARD, il 67 per cento dei dirigenti scolastici affronta almeno una volta nella sua carriera il disagio mentale di un insegnante, ma la maggior parte non sa capire quando e se il burnout evolve in malattia psichiatrica e sostiene di non ricevere aiuto. “ Io mi regolo con il buon senso” dice Fiorella Fioretti, dirigente di un comprensivo (elementari e medie) di Milano. “ Quando un professore viene a dirmi che non ce la fa più, cerco di spostarlo in segreteria o in un laboratorio, se ho le risorse per sostituirlo”. Aggiunge Rodolfo Rossi, preside dell'ITIS Giorgi di Milano: “L'unica strada ufficiale da percorrere è chiedere l'inidoneità. Chi la ottiene viene trasferito in biblioteca. Secondo me questo spostamento dovrebbe essere flessibile, durante – che so – un anno, poi il professore dovrebbe rientrare in classe. Ma non succede quasi mai. Invece in alcuni periodi ne ho avuti perfino quattro contemporaneamente in biblioteca”. Tra tutti gli insegnanti che finiscono davanti alla Commissione medica di verifica, il 53% risulta inidoneo per sempre all'attività docente; il 10% inabile a qualsiasi lavoro; il 25 inidoneo solo temporaneamente.
Mentre si chiede alle scuole di arrangiarsi, in nome dell'autonomia, le si carica di continue richieste: “ Subiamo pressioni esterne in continuazione” sostiene Fiorella Fioretti. “ Le famiglie e le istituzioni ci delegano qualunque forma di educazione, compresa quella stradale o alimentare”. Difficile infine tenere il ritmo delle continue riforme: “ Ogni governo fa la sua, azzerando quelle precedenti. Non facciamo in tempo ad aggiornarci che dobbiamo ricominciare da capo ”. Conclude la preside: “ Ho una richiesta da fare ai politici. Lasciateci lavorare. Ne guadagneremo tutti”.
SUL TOTALE INSEGNANTI 81% DONNE
ALLA MATERNA SONO 99,6% ALLE SUPERIORI SONO IL 59,4%
Fonte MPI