Per fortuna che c'è Giampaolo Pansa - gz
¶
By: GZ on Mercoledì 17 Marzo 2004 19:02
Lo sforzo di documentazione e di ricostruzione dei fatti
è ammirevole e lo dico senza nessuna ironia, ma bisogna considerare i pro e contro e non guardare solo l'albero, ma anche la foresta
In politica si sceglie più che altro il male minore
fatto salvo momenti particolarmente felici come Garibaldi
e Cavour (e forse all'epoca anche loro sembravano compromessi
o interessati o corrotti)
Le questioni che toccano la vita dei cittadini sono diverse, dai terremoti e allagamenti del Po a Parmalat alle pensioni
alle tasse al federalismo alla natalità in calo alla camorra e
il processo SME è un elemento dei tanti elementi
il fatto ad es che mentre governavano altri siano stati fatti
fuori 10 MILIARDI di euro da Tanzi & C con la complicità dei diversi governi succeduti da metà anni '80 (e la probabilità che siano stati pagate tangenti a tutti questi) è un altro elemento. E pesa di più per il semplice fatto che si tratta di 10 miliardi
-----------------------------------------
Bestiario di Giampaolo Pansa www.espressonline.it
Quel latte fetido che puzza di silenzio
Escono i verbali di Tanzi. E troppa gente resta zitta
Sul finire del dicembre 2003, quando i casi Parmalat e Cirio erano appena agli inizi, scrissi un Bestiario intitolato 'La Tangentopoli del 2004'. Il sommario diceva: "Aziende, banche, partiti. Una palude fetida che ricorda quella del 1992. È l'incubo del nuovo anno". Poco più di un mese dopo, 'Repubblica' diede corpo a quell'incubo, con un'inchiesta di Carlo Bonini e Giuseppe D'Avanzo, pubblicata il 13 febbraio 2004. Il titolo annunciava: 'La grande ragnatela di Tanzi. Ecco i nomi di tutti i politici'. Lo scoop era basato su quello che il padrone di Parmalat aveva raccontato ai procuratori della Repubblica di Milano e di Parma in sei interrogatori, fra il 23 gennaio e il 5 febbraio.
'Repubblica' rivelava l'identità dei presunti beneficiati da un munifico Tanzi. Li ripropongo nell'ordine in cui apparivano in quell'articolo: Prodi, Berlusconi, Fini, Scalfaro, Casini, Dini, Alemanno, D'Alema, Tabacci, Castagnetti e Lusetti, per non parlare della vecchia guardia democristiana dei De Mita, Goria, Misasi e Scotti. Infine, si raccontava come Tanzi avesse reso possibile negli anni Novanta la nascita di un quotidiano anti-ulivista dalla vita breve, 'L'Informazione', diretto da Mario Pendinelli. Poi che aveva dato una mano al 'Manifesto'. E infine che, in un'occasione, aveva finanziato il 'Foglio' di Giuliano Ferrara.
Non ricordo che lo scoop di 'Repubblica' abbia fatto cascare il mondo. Ai tempi della Tangentopoli 1, la stampa si era mossa nel modo opposto. Se il giornale A faceva uno scoop, i giornali B, C e D si dannavano per rilanciare con altre storie e non sembrare l'asino di marmo. Mi pare che la scelta del silenzio marmoreo, o di bronzo, sia venuta di moda in questi giorni, che vedono un quotidiano, 'Libero', diretto da Vittorio Feltri, riprendere la strada tracciata da 'Repubblica'. Per proseguirla con energia e con una serie di notizie poco o niente conosciute. A cominciare dalla pubblicazione di gran parte dei verbali di Tanzi. Che adesso sentiamo parlare, tra virgolette, come aveva parlato ai magistrati che lo interrogavano.
Il Bestiario non può che apprezzare il lavoro di Feltri. Il suo è un giornale di centro-destra. Ma che importanza ha? Nessuna. Conosco Feltri da anni. È un cavallo pazzo, ossia un uomo libero e un giornalista coi fiocchi, che quando incontra una notizia non trasloca sull'altro marciapiede per non vederla. Ve la ricordate la sua campagna su Affittopoli, dell'agosto-settembre 1995, quando dirigeva il 'Giornale'? Venne maledetto da un bel po' di nomenklatura partitica. Ma rese un servizio ai lettori, anche a quelli di centro-sinistra.
Certo, non tutti siamo così bravi o fortunati da scovare i verbali che 'Repubblica' e 'Libero' hanno avuto tra le mani. Ma che cosa ci impedisce, per esempio, di analizzare quel che sta emergendo dalle confessioni di Tanzi? D'accordo, è possibile che il signor Parmalat, alle corde e in galera, non racconti sempre la verità. Oppure che mescoli il vero al falso. Oppure ancora che spari nel mucchio. E per questo si stia beccando, con Feltri, molte promesse di querela. Però la sensazione di tanti è che nei suoi verbali ci sia parecchia trippa per parecchi gatti.
Consideriamo l'ottava puntata dell'inchiesta di 'Libero', stampata mercoledì 10 marzo. Il titolo di prima pagina, a tutte colonne, recita: 'Tanzi: ho finanziato pure Forza Italia'. Leggiamo il sommario: 'Contributi a Berlusconi attraverso gli spot pagati a Publitalia. Ma il gruppo di Mediaset smentisce: è falso, ecco le carte che lo dimostrano'. È soltanto fango nel ventilatore, per vendere qualche copia in più? Continuo a pensare di no.
La verità è che, a dodici anni dalla prima Tangentopoli, sta riemergendo, sia pure in forme diverse, lo stesso cancro che aveva distrutto quasi tutti i partiti della Prima Repubblica. A quel tempo, l'avevo chiamato il cancro del semaforo. Infatti i partiti e i politici più influenti davano il verde o il rosso ai grandi e medi affari a condizione che ci fosse o no una tangente. Oggi avviene la stessa cosa. Per questo mi sembra bizzarra la diagnosi che Oscar Giannino, valente giornalista del 'Foglio', ha consegnato a Carlo Sala di 'Libero': "Io non vedo una seconda Tangentopoli. I soldi di Tanzi non erano per aiutare i partiti, ma perché la politica chiudesse un occhio". Ossia desse luce verde agli affari di mister Parmalat. O gli creasse attorno quell'ambiente favorevole, della cui necessità Tanzi parla di continuo nei suoi verbali.
Insomma, il fetore della corruttela seguita ad ammorbare una parte, temo grande, del nostro sistema partitico. Fra i tanti perché, ce n'è uno che svetta: nessuno dei governi in sella dal 1992, parlo del centro-sinistra come del centro-destra, ha mai varato strumenti acconci per combattere la corruzione. L'uomo della strada l'ha capito. Per questo la fiducia nei partiti sta colando a picco. Per questo il disincanto dilaga. Vogliamo che ai giornali succeda la stessa cosa? Bene, basta continuare a stare zitti. E a difendere i nostri amici politici, per sbranare soltanto gli avversari.