By: defilstrok on Mercoledì 24 Gennaio 2007 21:56
Giuseppe, guarda che non c'è alcun catastrofismo dietro le mie dichiarazioni. Nei tre anni che scrivo qua sopra non mi sono mai dichiarato ribassista stacanovista, e ciò sia per ragioni fondamentali che per motivazioni istituzionali (ovvero da parte di chi ha preso le redini del mercato - e ho ripetutamente ricordato su iniziativa di chi e dove).
Dico solo che c'è uno scollamento abissale tra i mercati e il percepito. Facciamo degli esempi. Zibordi ha mai preso cantonate così, ed ha subito nell'angolo come un pugle suonato per mesi? Io no.
Vedi file davanti ai borsini, senti tutta la gente che parla di borsa? Io no. Vedi l'economia reale "tirare" a gonfie vele? Io no. Eppure gli indici sono saliti e lo yen è sceso. Di quanto? In media rispettivamente del 130-180% e del 60%. Okkio! Non sono covered warrant: sono indici e cambi. Il che da solo giustificherebbe lo stupore. Se poi aggiungiamo che alla magnitudo di queste escursioni corrisponde una sostanziale indifferenza (vedi qualcuno stracciarsi le vesti per il cambio, o gente che magari si indebita in yen per comprare azioni?) lo scollamento è ai massimi. Aggiungiamo che coloro che seguono i mercati quotidianamente come i partecipanti a questo forum hanno fisso nella memoria il rialzo delle borse intrapreso due ore dopo gli attentati di Londra, gli strappi del dollaro a dati talora davvero bruttissimi, etc. e quest'ostinata avanzata di fornte a cui hai preferito seguire Zibo anziché Age; e il gioco è fatto: lo scollamento è ai massimi livelli. Ma che è: finanza virtuale? allora giocheremmo a Monopoli o andremo al Casinò. L'ho detto e lo ripeto: può darsi che in questo siano degenerati i mercati, ma credo anche che la maggior parte di noi si interessi ai mercati non solo per speculare, ma per passione personale e che non soffra la sindrome del giocatore: se così fosse avremmo chiuso le posizioni sbagliate e ci saremmo rigirati, almeno con la testa. Invece continuiamo ad usare la testa perché nel giocatore del Casinò contano fortuna e casualità, nella finanza pure ma su un substrato di cognizioni economiche/finanziarie all'interno di uno schema causa-effetto dotato di razionalità. E quel che vediamo sfugge ad ogni schema.
Adesso gli apocalittici sono finiti nella spazzatura. Ma Marc Faber non è mai stato un apocalittico. E' sempre stato molto cinico e aperto a tutti i mercati (sia in senso geografico che di contenuti) e vive da decenni "in mezzo" a una realtà che noi diciamo di conoscere forse pensando a Sandokan o alle vacanze a Puket. Una realtà effervescente, in crescita, giovane e piena di risorse, tutt'altra cosa che le logore condizioni in cui versiamo in Occidente. Epperò stavolta anche lui da ormai due mesi batte la lingua sul tamburo.
Ecco qua. Nessun catastrofismo. Più semplicemente la presa d'atto - empirica - di qualcosa che stramaledettamente non va, non si spiega e si esaspera. Questo perseverare, semmai, mi fa temere l'implosione. Resta comunque il vecchio detto keynesiano (che, tra parentesi, ci lasciò le mutande): A Market can be Irrational longer than you remain solvent