S&P Dax Mib.. trading

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: alberta on Venerdì 27 Agosto 2021 16:17

Quando inflazione superera 10 punti....sara sempre temporanea..... che vomito......

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: alberta on Venerdì 27 Agosto 2021 16:17

Quando inflazione superera 10 punti....sara sempre temporanea..... che vomito......

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: alberta on Venerdì 27 Agosto 2021 16:14

Nuovi record grazie Powell

 

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: alberta on Venerdì 27 Agosto 2021 16:12

La giostra continua........

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: alberta on Venerdì 27 Agosto 2021 16:12

La giostra continua........

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: antitrader on Venerdì 27 Agosto 2021 13:03

Adesso devo andare, ma, dopo le 16, si riprende a operare.

Fate il vostro gioco ragazzi ! Riponete i pennarelli dentro l'astuccio e fate lavorar la

zucca (per chi ne ha una almeno parzialmente funzionante).

Dopo un agosto mortifero adesso parte un movimento vero, in che verso ?

Ah saperlo !

Ciao ragazzi ! Alla prox (forse).

 

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: antitrader on Giovedì 26 Agosto 2021 11:58

Mercati (sopratutto USA) ancora puntellati dalle apsettative sul dscorso di Powell.

Parlera' dimani alle 16 ora italiana, credo che quel mollaccione sara' molto accomodante

e colomba, sai com'e' ? C'e la scusa di 1200 bare/GG in USA, e poi e' in fase di

riconferma (tiene famiglia anche lui):

Gli operatori, in prima battuta, gli crederanno, ma poi da lunedi' ci sara' il ravvedimento

operoso con botte da orbi.

Dopo il mortorio di agosto, i 4 mesi di fine 2021 saranno molto frizzanti (e remunerativi).

fate il vostro gioco ragazzi (che la vita e' breve).

Ciao ragazzi ! Alla prox (forse).

 

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: antitrader on Giovedì 26 Agosto 2021 01:12

Non erano 3 mesi fa, erano 20 gg fa e sono 1000 punti, non 2000. Comunque ci hai preso,

pero' non credo che hai capito perche' il Nasdaq e' salito piu' di tutti.

Hanno fiutato l'aggravamento della pandemia in  USA e si son messi a comprare i soliti

social, quelli che fanno videoconferenze etc... insomma, anticipano il pollaio. Poi almeno

400 punti li ha fatti per losplit di NVDA (che adesso quota a valori vergognosi, peggio di TSLA).

Se per notizie pensi ai gionali sei rimasto a 25 anni fa. Sai come si lavorano le notizie?

Sapere che venerdi' parla Powell e cercare di intuire quel che dira', dopo e' tardi.

Quanto al trading ad alta velocita' e' una boiata pari pari alla guida autonoma, non

c'e' nessun computer che decide cosa fare, il computer passa solo gli ordini al mercato,

Hai 100 titoli in portafoglio? giri la manopola e immetti 100 ordini in blocco, l'HFT e' l'ennesima

leggenda metrpolitana (e da web), infatti non se ne parla nemmeno piu'.

 

 

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: Morphy on Mercoledì 25 Agosto 2021 13:57

"Ciao ragazzi ! (posate i pennarelli eh?)."

 

Anti, 3 mesi (cioè 2 mila punti fa) ti avevo detto sul Nasdaq di pensare poco e di limitarti a comprare tutti i ritracciamenti. E invece vedo che ti sei perso con i titoli di giornale. Non che le notizie non siano da utilizzare, conosco trader che le usano. Ma questi si sono spostati tutti a Manhattan nei pressi dei mercati, a tradare alla velocità delle luce...

 

– Ho imparato a non fare lotta con i maiali. Ti sporchi tutto e, soprattutto, ai maiali piace...

 

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: shera on Mercoledì 25 Agosto 2021 09:09

Antitrader

L'europa produce assessori, esperti di scienze della comunicazione e direttori delle ONG

Gli stati uniti hanno qualche brevetto ma non basta quando produci un decimo di quello che fa l'asia

Lo scooter elettrico prodotto in Cina dalla Honda costa 400 Euro, in Spagna dalla VW costa 7000 Euro: c'è un problema nell'economia reale

La lada costava come 5 anni di stipendio di un tedesco che abitava a Berlino est, la ritmo costava come un anno di stipendio di un cittadino tedesco

 

Siamo noi il secondo mondo ma non lo trovi sulla Pravda Repubblica

Il 5 maggio 2023 ho chiesto all'AI il miglior titolo da comprare a Piazza Affari: Banca Profilo, oggi scende dello 0,46% a 0.2180 Euro
Lo sbarco sulla Luna, la più grande truffa della storia del mondo, dopo il Covid.

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: antitrader on Mercoledì 25 Agosto 2021 00:09

Tutto fermo in vista dell'intervento di Powell a Jackson Hole (in realta' dal terminale).

Impossibile intuire cosa dira', secondo i dati economici dovrebbe comunicare l'inizio

e i tempi del tapering, ma ho il sospetto che non lo fara', e' in fase di riconferma e

una bella botta sulle borse non gli giova di certo. Tentera' di buttarla in caciara in

vista del meeting fed del 22.

Che si fa in questi casi? Non si fa proprio niente, si aspetta il movimento e poi si

opera, in senso contrario ovviamente.

Powell parlera' venerdi alle ore 16. La Cristina invece ha declinato l'invito, lei vuole

ancora stampare a manetta, ultimo ossigeno per Cialtrnia in terapia intensiva prima

del tonfo (e una grandinata di tasse).

Ciao ragazzi ! (posate i pennarelli eh?).

 

 

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: XTOL on Martedì 24 Agosto 2021 19:50

grazie dell'intervento, napoleone.

visto che a te non sembra interessante, evidentemente E' molto interessante, per cui..

molto interessante:

 

Rialzo delle cripto e crisi dell’oro: quel legame nascosto tra Basilea III e il dollaro digitale.
 
Due settimane fa il sito Goldmoney ha pubblicato un illuminante articolo scritto da Alasdair Macleod, autore che vanta ben 40 anni di servizio al London Stock Exchange e quindi conosce bene i meccanismi che legano i bilanci delle banche commerciali e il loro utilizzo dei derivati.

L’articolo è fra i pochi ad avere il merito di stabilire la relazione che c’è tra:

1. Le regole cosiddette di "Basilea III" con cui la BIS (la "banca centrale delle banche centrali") ha ridotto la possibilità delle banche commerciali di investire nei derivati, e

2. Il progetto del Tesoro USA di transitare verso il dollaro digitale.

Questi due nuovi pilastri della politica finanziaria globale e americana a loro volta stanno dando vita a due fenomeni che altrimenti non sapremmo mettere in relazione fra loro, cioè:

a) l’integrazione delle criptovalute nel sistema finanziario americano ( con manipolazioni a rialzo delle relative quotazioni), e

b) un insolito inasprimento della ormai "fisiologica" soppressione del prezzo dei metalli preziosi da parte del sistema bancario.


Cosa c’entra Basilea III col dollaro digitale

Anzitutto, l’articolo ci spiega il motivo per cui Basilea III intende ridimensionare (fin quasi a rendere inutile) l’esposizione delle banche commerciali sul mercato dei derivati.

A prima vista, questa mossa sembra strana, perché i derivati sono un elemento imprescindibile dell’economia attuale.

I prezzi di quasi tutti gli asset sul pianeta sono espressi come quotazioni di derivati che li rappresentano nei mercati "sintetici", cioè nelle borse dei futures e delle opzioni.

Essendo il numero di questi derivati superiore centinaia di volte al numero degli asset reali che rappresentano, è diventato possibile per le banche centrali e i ministeri del tesoro occidentali intervenire direttamente sui prezzi di tali asset manipolando le quotazioni dei loro derivati corrispondenti.

Non tutti i beni o gli asset vengono manipolati direttamente e sistematicamente come avviene per l’oro, l’argento e pochi altri (tra cui dobbiamo includere ormai anche le criptovalute).

Tuttavia è sempre possibile, grazie ai derivati, intervenire sui prezzi di qualsiasi cosa, prima che le quotazioni di quel "qualcosa" minaccino di deviare in modo distruttivo.

Naturalmente, non sempre queste manipolazioni occasionali riescono ad evitare il peggio. Ma certamente possono ritardare una crisi e dare il tempo di pensare a delle soluzioni da adottare.

In questo sistema di controllo dei prezzi su scala globale, il ruolo delle banche è stato cruciale, in quanto sono il braccio operativo delle banche centrali e dei ministeri, che per statuto non potrebbero influenzare direttamente i mercati, né tantomeno operare coi derivati.

Sono le banche insomma a effettuare le operazioni sui derivati per conto dei piani alti delle istituzioni economiche governative.

Ma allora, perché Basilea III, a partire dall’anno prossimo, praticamente impedisce alle banche di effettuare operazioni sui derivati?

Come faranno dal 2022 in poi le banche centrali a governare i prezzi sul pianeta?

Tranquillo: non è che la BIS abbia deciso di fare la rivoluzione, polverizzando il potere incontrastato delle banche centrali…

È solo che l’establishment finanziario ha deciso di controllare i prezzi dei beni del pianeta in un modo piu’ efficiente di come si possa farlo coi derivati.

E a tale scopo, userà un nuovo strumento, cioè le valute nazionali digitali, che permettono di registrare, valutare, predire, sottrarre o aggiungere valore a qualsiasi cosa senza usare la mediazione delle banche, ma direttamente dalle stanze dei bottoni delle banche centrali e dei ministeri governativi.

L’unica nota stonata di questa ipotesi è che, vista la scadenza cosi’ ravvicinata alla quale, secondo Basilea III, le banche non potranno piu’ "giocare" coi derivati (il 2022), dovremmo ipotizzare che le valute digitali saranno già disponibili per quella data.

Sinceramente, pero’, ho forti dubbi che ad esempio la Federal Reserve riesca a varare il dollaro digitale entro il 2022. E questo è uno dei punti deboli della teoria che ho appena esposto…

Eppure, cio’ che sta accadendo nel mercato dei metalli preziosi è sufficiente a confermare almeno il fatto che la BIS voglia farla finita coi derivati. Su questo non sembra ci siano dubbi.

Infatti, non c’è stato niente da fare…

Le bullion bank londinesi avevano tentato di strappare alla BIS un’eccezione, o almeno un rinvio (attraverso un appello alla banca centrale britannica, come abbiamo detto tempo fa in un articolo).

Ma alla fine anche loro dovranno adattarsi alle nuove regole a partire dall’anno nuovo.

Insomma, d’ora in poi i derivati saranno un’arma spuntata, a prescindere da quando saranno pronte le valute digitali nazionali.


Le conseguenze di Basilea III sull’oro: la distruzione del concetto di oro "non allocato"

Prima di Basilea III, l’oro che le bullion bank (banche che si occupano di compravendita e custodia di oro e argento) dichiaravano di avere in bilancio era in prevalenza oro cosiddetto "non allocato".

Oro non allocato indica un deposito di oro in cui il titolare del deposito (il cliente della banca) non è proprietario dell’oro, ma è solo titolare del conto denominato in oro.

Questo vuol dire che la banca, all’insaputa del cliente, puo’ disporre di quell’oro come vuole, sia prestandolo a terzi, sia impiegandolo come collaterale di altri asset, ad esempio derivati o Etf.

Inoltre, l’oro non allocato fa parte (faceva parte, prima di Basilea III) degli asset che la banca per legge è tenuta ad avere come garanzia contro eventuali default. Quindi in caso di fallimento, l’oro non allocato era liquidabile da parte della banca per far fronte alle perdite, nonostante quell’oro figurasse all’interno di conti di deposito dei suoi clienti.

Basilea III taglia alla radice questa situazione, perché decreta che l’oro non allocato non è piu’ un asset, bensi’ una passività per la banca, a meno che non venga compensato da un valore analogo di depositi di oro allocato (cioè di oro che resta effettivamente nella banca e non viene usato in giro per qualsiasi cosa).

Diventando una passività, questo oro non è piu’ ammissibile come asset di garanzia dei default. Quindi le banche devono trovare asset alternativi da detenere a norma di legge come protezione del bilancio (chissà se prima o poi le criptovalute potranno diventare un asset di questo tipo. Il che sarebbe un motivo in piu’ per cui il mondo finanziario ha deciso di legalizzarle).

Ad ogni modo, quando, dall’anno prossimo, l’oro non allocato diventerà ufficialmente una passività per le banche, queste saranno costrette a liquidare i depositi dei loro clienti, esattamente come stanno facendo con i depositi di cash dei clienti (anche questi diventati una passività costosa, come ben sappiamo. Visto che le banche tentano in tutti modi di convincerci a investire questa liquidità).

Ma, a differenza dei depositi in cash, la liquidazione dei depositi di oro non allocato spingerebbe molti clienti a chiedere di ritirare l’oro che risulta formalmente depositato nei loro conti.

In realtà, questa tendenza è già molto netta, visto che ad esempio il COMEX, nel quale le richieste di restituzione di oro fisico da parte dei clienti era sempre stata quasi inesistente, si sta trasformando in un mercato di mera consegna di oro fisico, avendo già consegnato il collaterale di ben 123.100 contratti futures, pari a 383 tonnellate di oro.

A questo punto, potrebbero esserci degli effetti a catena sulle banche che gestiscono i mercati LBMA e COMEX.

Perché l’oro viene manipolato a ribasso con piu’ forza di prima: il problema della copertura degli ETF e dei derivati

Ad esempio, senza l’oro non allocato (un oro nominale che le banche potevano dichiarare in bilancio anche senza averlo realmente), risulterà piu’ difficile per le banche dell’LBMA e del COMEX trovare l’oro fisico a garanzia degli Etf e dei derivati.

In un precedente articolo avevamo detto che già ora è diventato difficile per le banche trovare oro fisico a garanzia dell’oro nominale che gli Etf dichiarano di avere.

Quando verrà a cadere il trucco dell’oro non allocato, questa garanzia sarà ancora piu’ difficile.

Questo, secondo Macleod, è uno dei motivi per cui l’oro viene cosi’ selvaggiamente, sfacciatamente (e forse disperatamente) manipolato a ribasso in questi giorni.

Un aumento di richieste di quote di Etf da parte dei traders, renderebbe tragica la cronica mancanza di oro a collaterale di queste stesse quote. Abbassando il prezzo dell’oro, quindi, si tenta di scoraggiare l’ingresso di nuovi traders negli Etf (e possibilmente, di farne uscire il piu’ possibile).

Dal punto di vista dei futures, invece, le banche, ottemperando a Basilea III, dovrebbero ridurre le loro posizioni short sull’oro in un momento in cui c’è un aumento della domanda di posizioni long da parte di traders e investitori commerciali.

Cio’ lascerebbe senza copertura tutte queste posizioni long (le posizioni long e short in genere devono essere della stessa quantità nei bilanci delle banche. Altrimenti queste ultime si troverebbero esposte alle fluttuazioni del mercato).

In questo caso, la costante manipolazione a ribasso dell’oro servirebbe a spingere i traders a ridurre le posizioni long e ad aprire piu’ posizioni short a compensazione degli short che le banche avevano aperto per conto proprio e che sono costrette a chiudere.

In sostanza, l’attuale, disperata e persistente manipolazione a ribasso dell’oro sarebbe una misura di breve durata, messa in atto solo per "mettere una pezza" ai problemi che l’approssimarsi di Basilea III sta già creando per le bullion bank.

È chiaro pero’ che, una volta che Basilea III sarà obbligatoria per tutti, verrebbero a mancare proprio gli strumenti per continuare tale manipolazione (cioè, i derivati), quindi non sappiamo dal 2022 in poi come faranno le bullion bank a nascondere la loro cronica scarsità di oro fisico.

Dove troveranno l’oro fisico necessario a soddisfare le richieste dei loro clienti e a coprire le quote degli Etf?

Al momento non lo sappiamo…


Conclusione: le banche centrali si preparano a un nuovo scenario che non ha piu’ bisogno del controllo delle quotazioni dell’oro?

Secondo l’autore dell’articolo citato all’inizio, la preoccupazione principale delle banche centrali è quella di stabilire un nuovo standard per il dollaro, grazie alla sua versione digitale.

Il dollaro digitale non avrà piu’ bisogno di essere collateralizzato con l’emissione di nuovi titoli di stato.

L’attuale correlazione tra i tassi d’interesse, il valore del dollaro e il debito pubblico verrebbe fortemente ridimensionata.

Il Tesoro e la banca centrale, potranno aumentare o ridurre direttamente l’emissione del dollaro digitale secondo le necessità della politica monetaria, senza dover ritoccare continuamente anche le altre variabili, come i tassi e i titoli di stato.

Non sarà quindi piu’ necessario per la Federal Reserve decidere ogni trimestre se alzare o meno i tassi d’interesse, né tantomeno se comprare o vendere i titoli di stato.

Per la stessa ragione, non sarebbe piu’ cosi’ importante preoccuparsi della "competizione" dell’oro nei confronti del dollaro e dei titoli di stato.

Il dollaro digitale sarà cosi’ pervasivo e vincolante per tutti i cittadini da rendere inutile dover "convincere" questi ultimi che l’oro non è una valuta, o che questo metallo non è un collaterale migliore dei titoli di stato.

Se le quotazioni del metallo giallo dovessero salire in uno scenario in cui il dollaro digitale è già realtà, i cittadini potrebbero avere qualsiasi opinione sull’oro, ma cio’ non cambierebbe il fatto che le banche centrali potranno controllare direttamente le tasche delle persone, qualunque cosa pensino dell’oro e delle valute fiat.

Anche il ruolo delle banche commerciali verrebbe ridimensionato, non essendo piu’ tanto utili come mediatori delle transazioni dei titoli di stato e di tante altre operazioni ora necessarie a tenere in piedi il traballante sistema delle valute fiat.

Sarà davvero questo il futuro che ci aspetta?

Si tratta di pure ipotesi, al momento.

L’aspetto piu’ concreto dell’articolo di Macleod resta quello di tentare una spiegazione dei fenomeni che sono già sotto i nostri occhi, ma che restano in parte oscuri, come la stretta sull’oro e il rialzo delle criptovalute.

In particolare, l’inasprimento sulle quotazioni dell’oro sarebbe una misura di contenimento degli effetti a cascata che Basilea III sta producendo sulle banche ancora prima di diventare obbligatoria nel 2022.

Resta da vedere cosa succederà a partire da quella data e se le banche centrali si inventeranno qualcosa per andare in soccorso alle bullion bank che lavorano all’LBMA e al COMEX e che sembrano sul punto di perdere il controllo di tutto.

L'altro merito di Macleod è quello di averci fatto capire che Basilea III non è un fatto fine a se stesso, ma una misura preparatoria al dollaro digitale.

Sarà pero' necessario trovare altre fonti di informazione che ci chiariscano i passaggi e le conseguenze di questa delicata fase di transizione, di cui Basilea III è solo la prima tappa.
 
Il team di Segnali di Borsa

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: antitrader on Martedì 24 Agosto 2021 19:43

E cosa ci trovi di interesante in quel cumulo di sterminate fesserie ?

Tutto quel papiello per voler ipotizzre che l'oro salira' tanto per consolare i fessi a cui lo han consigliato?

L'unica riga significativa e' la firma : " il team segnali di borsa", ecco, questo dice tutto.

Probabilmente una squadra di rigaiuoli muniti di una sconfinata scorta di pannarelli colorati.

 

 

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: XTOL on Martedì 24 Agosto 2021 15:10

molto interessante:

 

Rialzo delle cripto e crisi dell’oro: quel legame nascosto tra Basilea III e il dollaro digitale.
 
Due settimane fa il sito Goldmoney ha pubblicato un illuminante articolo scritto da Alasdair Macleod, autore che vanta ben 40 anni di servizio al London Stock Exchange e quindi conosce bene i meccanismi che legano i bilanci delle banche commerciali e il loro utilizzo dei derivati.

L’articolo è fra i pochi ad avere il merito di stabilire la relazione che c’è tra:

1. Le regole cosiddette di "Basilea III" con cui la BIS (la "banca centrale delle banche centrali") ha ridotto la possibilità delle banche commerciali di investire nei derivati, e

2. Il progetto del Tesoro USA di transitare verso il dollaro digitale.

Questi due nuovi pilastri della politica finanziaria globale e americana a loro volta stanno dando vita a due fenomeni che altrimenti non sapremmo mettere in relazione fra loro, cioè:

a) l’integrazione delle criptovalute nel sistema finanziario americano ( con manipolazioni a rialzo delle relative quotazioni), e

b) un insolito inasprimento della ormai "fisiologica" soppressione del prezzo dei metalli preziosi da parte del sistema bancario.


Cosa c’entra Basilea III col dollaro digitale

Anzitutto, l’articolo ci spiega il motivo per cui Basilea III intende ridimensionare (fin quasi a rendere inutile) l’esposizione delle banche commerciali sul mercato dei derivati.

A prima vista, questa mossa sembra strana, perché i derivati sono un elemento imprescindibile dell’economia attuale.

I prezzi di quasi tutti gli asset sul pianeta sono espressi come quotazioni di derivati che li rappresentano nei mercati "sintetici", cioè nelle borse dei futures e delle opzioni.

Essendo il numero di questi derivati superiore centinaia di volte al numero degli asset reali che rappresentano, è diventato possibile per le banche centrali e i ministeri del tesoro occidentali intervenire direttamente sui prezzi di tali asset manipolando le quotazioni dei loro derivati corrispondenti.

Non tutti i beni o gli asset vengono manipolati direttamente e sistematicamente come avviene per l’oro, l’argento e pochi altri (tra cui dobbiamo includere ormai anche le criptovalute).

Tuttavia è sempre possibile, grazie ai derivati, intervenire sui prezzi di qualsiasi cosa, prima che le quotazioni di quel "qualcosa" minaccino di deviare in modo distruttivo.

Naturalmente, non sempre queste manipolazioni occasionali riescono ad evitare il peggio. Ma certamente possono ritardare una crisi e dare il tempo di pensare a delle soluzioni da adottare.

In questo sistema di controllo dei prezzi su scala globale, il ruolo delle banche è stato cruciale, in quanto sono il braccio operativo delle banche centrali e dei ministeri, che per statuto non potrebbero influenzare direttamente i mercati, né tantomeno operare coi derivati.

Sono le banche insomma a effettuare le operazioni sui derivati per conto dei piani alti delle istituzioni economiche governative.

Ma allora, perché Basilea III, a partire dall’anno prossimo, praticamente impedisce alle banche di effettuare operazioni sui derivati?

Come faranno dal 2022 in poi le banche centrali a governare i prezzi sul pianeta?

Tranquillo: non è che la BIS abbia deciso di fare la rivoluzione, polverizzando il potere incontrastato delle banche centrali…

È solo che l’establishment finanziario ha deciso di controllare i prezzi dei beni del pianeta in un modo piu’ efficiente di come si possa farlo coi derivati.

E a tale scopo, userà un nuovo strumento, cioè le valute nazionali digitali, che permettono di registrare, valutare, predire, sottrarre o aggiungere valore a qualsiasi cosa senza usare la mediazione delle banche, ma direttamente dalle stanze dei bottoni delle banche centrali e dei ministeri governativi.

L’unica nota stonata di questa ipotesi è che, vista la scadenza cosi’ ravvicinata alla quale, secondo Basilea III, le banche non potranno piu’ "giocare" coi derivati (il 2022), dovremmo ipotizzare che le valute digitali saranno già disponibili per quella data.

Sinceramente, pero’, ho forti dubbi che ad esempio la Federal Reserve riesca a varare il dollaro digitale entro il 2022. E questo è uno dei punti deboli della teoria che ho appena esposto…

Eppure, cio’ che sta accadendo nel mercato dei metalli preziosi è sufficiente a confermare almeno il fatto che la BIS voglia farla finita coi derivati. Su questo non sembra ci siano dubbi.

Infatti, non c’è stato niente da fare…

Le bullion bank londinesi avevano tentato di strappare alla BIS un’eccezione, o almeno un rinvio (attraverso un appello alla banca centrale britannica, come abbiamo detto tempo fa in un articolo).

Ma alla fine anche loro dovranno adattarsi alle nuove regole a partire dall’anno nuovo.

Insomma, d’ora in poi i derivati saranno un’arma spuntata, a prescindere da quando saranno pronte le valute digitali nazionali.


Le conseguenze di Basilea III sull’oro: la distruzione del concetto di oro "non allocato"

Prima di Basilea III, l’oro che le bullion bank (banche che si occupano di compravendita e custodia di oro e argento) dichiaravano di avere in bilancio era in prevalenza oro cosiddetto "non allocato".

Oro non allocato indica un deposito di oro in cui il titolare del deposito (il cliente della banca) non è proprietario dell’oro, ma è solo titolare del conto denominato in oro.

Questo vuol dire che la banca, all’insaputa del cliente, puo’ disporre di quell’oro come vuole, sia prestandolo a terzi, sia impiegandolo come collaterale di altri asset, ad esempio derivati o Etf.

Inoltre, l’oro non allocato fa parte (faceva parte, prima di Basilea III) degli asset che la banca per legge è tenuta ad avere come garanzia contro eventuali default. Quindi in caso di fallimento, l’oro non allocato era liquidabile da parte della banca per far fronte alle perdite, nonostante quell’oro figurasse all’interno di conti di deposito dei suoi clienti.

Basilea III taglia alla radice questa situazione, perché decreta che l’oro non allocato non è piu’ un asset, bensi’ una passività per la banca, a meno che non venga compensato da un valore analogo di depositi di oro allocato (cioè di oro che resta effettivamente nella banca e non viene usato in giro per qualsiasi cosa).

Diventando una passività, questo oro non è piu’ ammissibile come asset di garanzia dei default. Quindi le banche devono trovare asset alternativi da detenere a norma di legge come protezione del bilancio (chissà se prima o poi le criptovalute potranno diventare un asset di questo tipo. Il che sarebbe un motivo in piu’ per cui il mondo finanziario ha deciso di legalizzarle).

Ad ogni modo, quando, dall’anno prossimo, l’oro non allocato diventerà ufficialmente una passività per le banche, queste saranno costrette a liquidare i depositi dei loro clienti, esattamente come stanno facendo con i depositi di cash dei clienti (anche questi diventati una passività costosa, come ben sappiamo. Visto che le banche tentano in tutti modi di convincerci a investire questa liquidità).

Ma, a differenza dei depositi in cash, la liquidazione dei depositi di oro non allocato spingerebbe molti clienti a chiedere di ritirare l’oro che risulta formalmente depositato nei loro conti.

In realtà, questa tendenza è già molto netta, visto che ad esempio il COMEX, nel quale le richieste di restituzione di oro fisico da parte dei clienti era sempre stata quasi inesistente, si sta trasformando in un mercato di mera consegna di oro fisico, avendo già consegnato il collaterale di ben 123.100 contratti futures, pari a 383 tonnellate di oro.

A questo punto, potrebbero esserci degli effetti a catena sulle banche che gestiscono i mercati LBMA e COMEX.

Perché l’oro viene manipolato a ribasso con piu’ forza di prima: il problema della copertura degli ETF e dei derivati

Ad esempio, senza l’oro non allocato (un oro nominale che le banche potevano dichiarare in bilancio anche senza averlo realmente), risulterà piu’ difficile per le banche dell’LBMA e del COMEX trovare l’oro fisico a garanzia degli Etf e dei derivati.

In un precedente articolo avevamo detto che già ora è diventato difficile per le banche trovare oro fisico a garanzia dell’oro nominale che gli Etf dichiarano di avere.

Quando verrà a cadere il trucco dell’oro non allocato, questa garanzia sarà ancora piu’ difficile.

Questo, secondo Macleod, è uno dei motivi per cui l’oro viene cosi’ selvaggiamente, sfacciatamente (e forse disperatamente) manipolato a ribasso in questi giorni.

Un aumento di richieste di quote di Etf da parte dei traders, renderebbe tragica la cronica mancanza di oro a collaterale di queste stesse quote. Abbassando il prezzo dell’oro, quindi, si tenta di scoraggiare l’ingresso di nuovi traders negli Etf (e possibilmente, di farne uscire il piu’ possibile).

Dal punto di vista dei futures, invece, le banche, ottemperando a Basilea III, dovrebbero ridurre le loro posizioni short sull’oro in un momento in cui c’è un aumento della domanda di posizioni long da parte di traders e investitori commerciali.

Cio’ lascerebbe senza copertura tutte queste posizioni long (le posizioni long e short in genere devono essere della stessa quantità nei bilanci delle banche. Altrimenti queste ultime si troverebbero esposte alle fluttuazioni del mercato).

In questo caso, la costante manipolazione a ribasso dell’oro servirebbe a spingere i traders a ridurre le posizioni long e ad aprire piu’ posizioni short a compensazione degli short che le banche avevano aperto per conto proprio e che sono costrette a chiudere.

In sostanza, l’attuale, disperata e persistente manipolazione a ribasso dell’oro sarebbe una misura di breve durata, messa in atto solo per "mettere una pezza" ai problemi che l’approssimarsi di Basilea III sta già creando per le bullion bank.

È chiaro pero’ che, una volta che Basilea III sarà obbligatoria per tutti, verrebbero a mancare proprio gli strumenti per continuare tale manipolazione (cioè, i derivati), quindi non sappiamo dal 2022 in poi come faranno le bullion bank a nascondere la loro cronica scarsità di oro fisico.

Dove troveranno l’oro fisico necessario a soddisfare le richieste dei loro clienti e a coprire le quote degli Etf?

Al momento non lo sappiamo…


Conclusione: le banche centrali si preparano a un nuovo scenario che non ha piu’ bisogno del controllo delle quotazioni dell’oro?

Secondo l’autore dell’articolo citato all’inizio, la preoccupazione principale delle banche centrali è quella di stabilire un nuovo standard per il dollaro, grazie alla sua versione digitale.

Il dollaro digitale non avrà piu’ bisogno di essere collateralizzato con l’emissione di nuovi titoli di stato.

L’attuale correlazione tra i tassi d’interesse, il valore del dollaro e il debito pubblico verrebbe fortemente ridimensionata.

Il Tesoro e la banca centrale, potranno aumentare o ridurre direttamente l’emissione del dollaro digitale secondo le necessità della politica monetaria, senza dover ritoccare continuamente anche le altre variabili, come i tassi e i titoli di stato.

Non sarà quindi piu’ necessario per la Federal Reserve decidere ogni trimestre se alzare o meno i tassi d’interesse, né tantomeno se comprare o vendere i titoli di stato.

Per la stessa ragione, non sarebbe piu’ cosi’ importante preoccuparsi della "competizione" dell’oro nei confronti del dollaro e dei titoli di stato.

Il dollaro digitale sarà cosi’ pervasivo e vincolante per tutti i cittadini da rendere inutile dover "convincere" questi ultimi che l’oro non è una valuta, o che questo metallo non è un collaterale migliore dei titoli di stato.

Se le quotazioni del metallo giallo dovessero salire in uno scenario in cui il dollaro digitale è già realtà, i cittadini potrebbero avere qualsiasi opinione sull’oro, ma cio’ non cambierebbe il fatto che le banche centrali potranno controllare direttamente le tasche delle persone, qualunque cosa pensino dell’oro e delle valute fiat.

Anche il ruolo delle banche commerciali verrebbe ridimensionato, non essendo piu’ tanto utili come mediatori delle transazioni dei titoli di stato e di tante altre operazioni ora necessarie a tenere in piedi il traballante sistema delle valute fiat.

Sarà davvero questo il futuro che ci aspetta?

Si tratta di pure ipotesi, al momento.

L’aspetto piu’ concreto dell’articolo di Macleod resta quello di tentare una spiegazione dei fenomeni che sono già sotto i nostri occhi, ma che restano in parte oscuri, come la stretta sull’oro e il rialzo delle criptovalute.

In particolare, l’inasprimento sulle quotazioni dell’oro sarebbe una misura di contenimento degli effetti a cascata che Basilea III sta producendo sulle banche ancora prima di diventare obbligatoria nel 2022.

Resta da vedere cosa succederà a partire da quella data e se le banche centrali si inventeranno qualcosa per andare in soccorso alle bullion bank che lavorano all’LBMA e al COMEX e che sembrano sul punto di perdere il controllo di tutto.

L'altro merito di Macleod è quello di averci fatto capire che Basilea III non è un fatto fine a se stesso, ma una misura preparatoria al dollaro digitale.

Sarà pero' necessario trovare altre fonti di informazione che ci chiariscano i passaggi e le conseguenze di questa delicata fase di transizione, di cui Basilea III è solo la prima tappa.
 
Il team di Segnali di Borsa

Re: S&P Dax Mib.. trading  

  By: muschio on Martedì 24 Agosto 2021 12:33

Il cane di Mustafa'  è uno che non sa come funzionano i rollaggi dei future,

uno che ha scassato la minkia per anni col Fib a 4 cifre, ma i perdete ancora tempo?