By: Luigi Luccarini on Mercoledì 12 Novembre 2003 19:27
In effetti non si capisce per quale motivo i nostri soldati siano laggiù, visto che non si tratta di una missione umanitaria e per giunta la guerra (?) dichiarata (?) dagli USA e dalla Gran Bretagna contro l'Iraq è un fatto assolutamente personale di queste nazioni.
La cosa fa orrore, d'accordo, ma non si può sempre far finta di nulla e dimenticare che il rispetto delle regole serve anche ad evitare tragedie del genere.
L'art. 11 della nostra Costituzione impedisce al nostro paese di prendere parte ad azioni belliche comunque denominate, che non siano svolte sotto l'egida di organizzazioni internazionali alle quali abbiamo concesso un po' della nostra sovranità.
Si poteva discutere per l'intervento in Kosovo (e infatti c'era da discutere), ma quello in Iraq è completamente fuori dalle regole ed è una vergogna che ancora oggi si faccia demagogia sulla questione approfittando delle vittime e non si decida di rientrare nei ranghi del diritto.
Invece no, si preferisce rimanere con una buona dose di patriottismo fuori posto, dimenticando che comunque la si denomini l'invasione dell'Iraq da parte delle forze angloamericane è uno dei più clamorosi abusi sul piano del diritto internazionale compiuti negli ultimi 50 anni.
Lo so che frega niente a nessuno: personalmente l'esame di diritto internazionale mi era sembrato inutile già ai tempi dell'università, però quello ho fatto e non avevo testi sulla filosofia di Bush & affini da contrapporre a quel momento.
Là insegnavano che prescindendo dalla "ritorsione" (l'Afghanistan? passi...), le regole di ingaggio prevedono che la guerra sia preceduta da una serie di atti formali - tra cui la dichiarazione - che nella specie sono completamente mancati.
E che si dichiara guerra ad una nazione, non al suo capo perchè è antipatico o perchè si presume che fomenti il terrorismo o chissà cos'altro: oddio, si può anche dichiarare guerra perchè si vuole conquistare un paese (ma così si denuncia la Carta delle N.U. e non mi pare sia successo...) ma allora se ne affrontano le conseguenze, anche sul piano internazionale.
Ancora oggi non si capisce che cosa si voglia dall'Iraq, da parte USA intendo. E soprattutto cosa sia l'Iraq: uno Stato sovrano, un protettorato, o una regione annessa agli USA? Bel dilemma, so che frega niente a nessuno, ma in realtà alla fine conta, eccome...
Perchè se poi certe cose succedono, alla fine è inutile piangere o imprecare contro il fato o chi altro: le norme e le consuetudini esistono proprio per evitare che le situazioni degenerino al punto che adesso si pretende - da parte americana, ovviamente - quell'impegno globale che si era sdegnosamente rifiutato prima.
Quell'impegno che doveva passare per regole, norme e consuetudini che sono state sancite proprio per evitare l'arbitrio di chiunque, sia esso Saddam, sia esso il nobile presidente degli stati uniti d'america.
Vengo da due generazioni di militari, non ho niente contro i militari. Anzi. Piangere i morti non significa alzare il tappeto e nascondere la sporcizia che comunque li ha condannati a morire.
Così se ne fa solo scempio una seconda volta.