By: marker on Giovedì 13 Novembre 2003 12:54
Ci sono momenti nella storia di una nazione in cui il patto sociale
che lega i cittadini alla propria patria viene minacciato.
Momenti in cui i princìpi fondamentali che costituiscono
la civiltà di un popolo (es. democrazia, libertà, uguaglianza,
sicurezza, rispetto per le donne, nel nostro caso) diventano fragili, vulnerabili.
In questi momenti il margine per la trattativa politica,
per l'accomodamento diplomatico, pur se doverosamente sperimentati, vengono meno.
Si tratta di decidere se abdicare alla propria civiltà, alla propria cultura
ed accettarne supinamente il declino oppure battersi,
mettendo sul piatto la certezza di sottoporsi a dolore, privazione e morte.
Ma difendere quei princìpi che sono il fondamento stesso della nostra esistenza,
come popolo, o nazione, o come area sovrannazionale permeata dalla stessa cultura
e dagli stessi valori fondanti
è l'unica ragione che ci permetta di trovare un senso alla nostra vita, alla nostra Storia.
Ai nostri sforzi quotidiani di progresso economico e culturale,
che ci dia un'identità di cui essere orgogliosi,
che onori gli sforzi di 100 generazioni di uomini e donne
che per difendere quella stessa identità
si sono sacrificati, si sono battuti e sono morti.
Penso ai moti carbonari e alle guerre per l'indipendenza del nostro paese,
sfociate nell'unità d'Italia.
Alla resistenza contro il nazifascismo che qua in patria
riuscì ad unire le coscienze illuminate di comunisti, cattolici e liberali;
ed agli Americani, che pur potendo decidere di rimanere neutrali
vennero generosamente in aiuto dell'europa soccombente
nella morsa del nazifascismo e del bolscevismo.
Penso ancora alla fermezza dimostrata dalle nostre forze dell'ordine
nella lotta contro il terrorismo degli anni '70.
In tutti questi casi drammatici, come sempre ci furono uomini pavidi e collaborazionisti,
che per il quieto vivere o per biechi interessi di partito
seppero scendere a compromessi con i propri carnefici.
(a titolo personale ricordo negli anni del liceo gli slogans di piazza:
" meglio rossi che morti..." non andò così, e posso ringraziare
coloro che sono morti sotto i colpi dei kalashnikov;
se oggi posso dire quel che mi pare)
Ma ci furono anche uomini che reagirono, che non esitarono un istante
e di fronte alla barbarie, al sopruso e alla dominazione straniera incombente
seppero donare la loro esistenza per garantire quella di tutta la comunità.
Io credo che ora ci troviamo di fronte uno di questi momenti storici.
Sicuramente qua in italia la minaccia islamica non è ancora percepita in tutta la sua incombenza.
non si avverte ancora la vulnerabilità a cui le democrazie occidentali
basate sulla libertà, l'eguaglianza e la tolleranza sono esposte.
Qua anche partiti storicamente molto sensibili all'identità della nazione
si propongono sciaguratamente e per mero interesse di bottega
di far votare gli extracomunitari,
senza alcun obbligo di giurare fedeltà alla costituzione
e senza accettazione incondizionata dei valori di cui sopra.
Chiudendo un occhio sul fatto che nel giro di 2 o 3 generazioni
saranno la maggioranza della popolazione e quindi potrebbero fondare
legalmente una repubblica islamica...
Gli americani sono sicuramente più coscienti di ciò, e non solo dall'11 settembre.
Credo che la crudeltà dei fatti di ieri obbligherà molti
a riconsiderare la propria posizione politica.
Molti si renderanno conto di aver sottovalutato sia pure in buona fede
la minaccia a cui le nostre nazioni sono sottoposte.
E sono convinto che ancora una volta gli "Italiani, Brava Gente"
non si tireranno indietro, ma sapranno dare coraggiosamente
il meglio di sè.