una cosa non prevista da Marx - gz
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By: GZ on Mercoledì 17 Ottobre 2007 02:34
La cosa affascinante per chi non avesse seguito il Nasdaq nel 2000 è che è stato resuscitato tale e quale grazie alla Cina.
Purtroppo non sono titoli listati a Milano come le Tiscali e TIM di una volta, ma ad esempio dalle 15:30 in poi a NY ci sono almeno 100 titoli cinesi trattabili tranquillamente da un italiano come appunto PTR, SNP, JASO, CBAK, SVA, NWD, LDK, BIDU, STV, CHN, PGJ e anche gli indici cinesi a NY che sono ^CAF#^, ^FXI#^, ^EWH#^ PGJ
Da questa estate in particolare gli americani e anche europei che seguono l'America si sono messi a trattare questi titoli cinesi-americani come le Nokia, Cisco, Broadcom, Intel del 1999 e ormai la sessione americana dei titoli cinesi è indipendente da quella a Shangai (come noto i titoli cinesi a Shangai sono ristretti solo ai locali per cui costano un 30% in più degli equivalenti o stessi identici listati a Hong Kong e New York, insomma è un casino anzi un casinò)
Per seguirli basta che leggi ad esempio ogni giorno ^uno dei siti più popolari sui cinesi come questo#http://seekingalpha.com/sector/china-stocks^ e la lista dei titoli è più o meno sempre quella
L'indice americano cinese più popolare è FXI, come si vede il boom vero dei volumi è iniziato a NY verso giugno. Siamo a ottobre, se coreggesse alla media, sui 160 dollari, magari ti offre un ultima chance di sparare in su per capodanno.
Sempre tenendo presente che corrisponde grosso modo, in modo vago, ai veri indici cinesi i quale ora capitalizzano 4.700 miliardi secondo quanto oggi qui sul Financial Times. E per il 70% sono società statali, per cui il partito comunista cinese si è arricchito di circa 4.000 miliardi grazie alla borsa negli ultimi due anni, una cosa non prevista da Marx
--------------------------------By Andy Xie, an independent economist in Shanghai
October 16 2007
China’s stock market is trading at 50-60 times earnings – we really don’t know the number – and its residential properties are selling for 15-20 times average household income. Many draw parallels between China now and Japan of 1989 or Hong Kong of 1997. The comparison is wrong.
China’s urban residential properties and listed shares in the local and foreign stock market are worth 3.5 times GDP. Both Japan and Hong Kong peaked near 10 before bursting. I am not denying that China’s asset market is a bubble. Most blame excess liquidity for the bubble. Yes, China’s current account surplus is likely to reach 10 per cent of GDP in 2007. Such a large sum of surplus cash can cause a bubble. But, the government control of asset supply is more to blame for the ridiculous valuation.
For example, all the shares of Chinese companies listed in Shanghai, Shenzhen and Hong Kong are worth Rmb35,000bn ($4,649bn) to Rmb40,000bn, or 146 to 167 per cent of GDP. Over two-thirds of these are owned by government entities. The shares that are liquid and locally listed are merely Rmb9,000bn, or 38 per cent of GDP