By: shabib on Martedì 21 Aprile 2015 11:14
questo articolo e' molto illuminante , per chi vuol essere illuminato : OLIGARCHIA FINANZIARIA IN USA E PROVE DI COPIA IN EUROPA ....
da leggere con calma ....
FLAGS OF OUR FATHER 3- LA FINE DELL'AMERICAN DREAM
LA FINE DELL'”AMERICAN DREAM” - Parte seconda
1. Due grandi partiti, una sola filosofia
Non è difficile comprendere perché oggi il popolo americano consideri Federal Reserve e Wall Street alla stregua di un manipolo di prestigiatori, e perché si senta tradito da una classe politica che ha abdicato da tempo al proprio ruolo istituzionale – in favore della collettività - per “reggere il sacco” al cartello economico-finanziario, quell' 1% che governa, di fatto, il paese; il circuito informativo mainstream - proiezione mediatica degli stessi potentati finanziari ai quali esso appartiene – perpetua il mito della “libera possibilità di scelta” tra Repubblicani e Democratici, facendo credere all'elettorato che esista una dicotomia fra questi due partiti che porti ad avvalorare l'esistenza di una robusta democrazia dell'alternanza.
In realtà, attraverso questo meccanismo, ogni partito politico ha sostenuto che esso rappresentava una filosofia e una linea politica diversa rispetto all'antagonista, quando le azioni sostanziali hanno dimostrato il contrario : grattando via i falsi orpelli ideologici che fungono da specchietto per le allodole/masse, entrambe le parti hanno dimostrato di essere d'accordo sulla vera idea fondamentale, ovvero che la classe operaia, la piccola imprenditoria - e più in generale, il 99% degli americani - devono farsi carico delle perdite della cleptocrazia al potere.
“Le differenze tra il partito democratico e repubblicano sono irrilevanti, nessun principio in cui la classe operaia ha un qualche interesse (...) ogni operaio che ha abbastanza intelligenza per capire l'interesse della sua classe e la natura della lotta in cui è coinvolto troncherà una volte per tutte i suoi rapporti con entrambi " - queste parole furono pronunciate da Eugene Debs - politico, sindacalista e leader dell'American Railroad Union – più di un secolo fa ma il tempo non ne ha affatto mutato la validità e la sostanza.
Anzi, tale concetto è stato ribadito recentemente dal professor Kevin Leicht, sociologo alla University of Iowa , quando scrive che il sistema politico americano del “winner-take-all” ha “prodotto quello che il commentatore politico Kevin Phillips ha descritto come "il partito capitalista più entusiasta del mondo (GOP ) [Grand Old Party – soprannome del Partito Repubblicano ndr.] e "il secondo partito capitalista più entusiasta del mondo" (Partito Democratico). Entrambi i partiti fanno appelli transitori a favore della classe media e talvolta anche degli elettori poveri, ma entrambi sono finanziati da ricchi capitalisti [...]” .
E' proprio la mancanza di un soggetto politico realmente interessato a dar voce alle istanze della gente comune che spiega la nascita di movimenti di protesta come “Occupy Wall Street” e “We are the 99%” , fenomeni che hanno aperto un dibattito all'interno del mondo accademico e culturale sul declino dell' “American Dream” , ma che politici (salvo rare eccezioni) ed “esperti” hanno sostanzialmente ignorato; questi ultimi due – nota Leicht - hanno invece preferito dare seguito a “politiche di spostamento” (le famose “armi di distrazione di massa” ndr.), ossia far parlare l'opinione pubblica di argomenti che non fossero disuguaglianza e denaro, bensì aborto, matrimoni gay, preghiera nelle scuole ecc.
2. Masters and Servants
Quella che fino a pochi anni fa era solo una parola sussurata - quasi furtivamente, per il timore di essere tacciati di “scarso spirito patriottico” - è ora scandita a chiare lettere: NEO-FEUDALESIMO; sembra un paradosso che il XXI secolo – l'era del “villaggio globale” e della interconnettività - riporti in auge una parola, e il significato che le sta dietro, che si pensava appartenesse ormai ad uno dei periodi più bui della storia umana, e che ciò accada proprio negli Stati Uniti, il paese che propugna al mondo intero l'accettazione e l'omologazione al proprio modello di capitalismo, foriero di benessere e felicità.
Eppure è così, e l'evoluzione sociale americana degli ultimi decenni non lascia spazio a fraintendimenti ; Chris Hedges () - una delle penne più note e sferzanti del giornalismo indipendente statunitense – ha fornito una visione dell'”american way of life” assai poco consolatoria:
“[...] Le radici dell' apatia di massa sono da ricercarsi nella profonda divisione tra liberali, che sono per lo più bianchi e ben istruiti, e la nostra classe operaia senza diritti, i cui figli e figlie, che non possono ottenere posti di lavoro decenti con benefici, hanno poche opzioni oltre la carriera militare. I liberali, i cui figli sono più spesso in college d'elite che nel Corpo dei Marines, non hanno combattuto il North American Free Trade Agreement nel 1994 e lo smantellamento della nostra base manifatturiera (...) hanno firmato, sostenendo i democratici Clinton e Obama, per lo stupro aziendale effettuato in nome della globalizzazione e della guerra infinita (…) La nostra passività ha portato, però, a molto di più che un avventurismo imperiale e ad una sottoclasse permanente. Un colpo di stato al rallentatore da parte delle corporations che controllano la nazione ha cementato un neofeudalesimo in cui ci sono solo padroni e servi. Ed è un processo che non può essere invertito attraverso i meccanismi tradizionali della politica elettorale [...]”.
Anche Lewis H. Lapham – ex editoredi Harper's Magazine – ha lanciato un j'accuse contro l'oligarchia economico-finanziaria che usa “la democrazia come un bancomat” : “[...] La formazione della volontà del Congresso e la scelta del presidente americano è diventato un privilegio riservato alle classi equestri del Paese, alias il 20% della popolazione che detiene il 93% della ricchezza, gli 'happy few' che gestiscono le imprese e le banche, possiedono la gestione e il controllo delle notizie e l'industria dell'intrattenimento, stabiliscono le leggi e governano le università, controllano le fondazioni filantropiche, gli istituti di politica, i casinò e le arene sportive [...]”.
Tra le poche voci discordanti che si levano dal “coro muto” del Congresso degli Stati Uniti, quella di Ron Paul è senza dubbio una delle più squillanti ; l'ex membro del Congresso - in un'intervista a “Russia Today” - ha parlato della politica interna americana come di un sistema monopolistico, gestito dai leader dei due principali partiti : “[...] E 'un monopolio ... e non consentono neppure una seconda opzione (...) che cosa fanno con i nostri giovani? Essi li mandano in tutto il mondo, coinvolgendoli in guerre e dicono loro che devono avere elezioni democratiche (...) Ma qui a casa, non abbiamo una vera Democrazia. Abbiamo un monopolio di idee che è controllato dai leader dei due partiti. Li chiamano due partiti, ma è in realtà una filosofia [...]”................................................
http://orizzonte48.blogspot.it/