La battaglia è tutta sulle banche - Moderatore
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By: Moderatore on Venerdì 26 Agosto 2011 02:10
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Bank of America Corp
^Credito Valtellinese#^ è un titolino bancario non troppo sottile e ^se guardi i risultati usciti oggi#http://finanza.lastampa.it/Notizie/0,440864/Credito_Valtellinese_utile_netto_di_periodo_32_3.aspx^ non è male. Ma "... i crediti deteriorati complessivamente assommano a 1.433 milioni di euro, al netto delle rettifiche di valore, con un aumento del 17,3% rispetto a 1.222 milioni di euro a fine esercizio....". Non è mica poco un aumento del genere dei crediti deteriorati e prima ancora che l'Italia sia in recessione, sono i dati degli ultimi 12 mesi. Le banche piccole sentono la recessione anche più delle grandi che sono invece influenzate di più dalle vicende del debito europeo e delle cause civili che hanno
Alla fine della fiera la battaglia però è sulle Unicredit, Intesa, Banco Popolare, UBI Banca... Societe Generale, BNP Paribas, Commerzbank, ^RBS#^, Banca of America, Wells Fargo, UBS, Credite Suisse. In Europa solamente le grandi banche e in particolare le inglesi come HSBC e le svizzere hanno annunciato questo mese 40mila licenziamenti. Se leggi sotto le banche italiane si sono assottigliate talmente come capitale che verrano forse escluse dall'indice di borsa europeo importante, l'Eurostoxx 50
Alla fine in Italia il trade sulle banche resta comprare una delle big quando le fanno l'OPA, ^Unicredit#^ ora capitalizza meno di 17 miliardi, Santander 66 miliardi
Warren Buffett oggi ha fatto aprire ^BAC#^ a +10% perchè ha comprato ^5 miliardi di privilegiate BAC con un dividendo speciale del 6% che però in realtà se guardi bene è un 10%#http://www.businessinsider.com/warren-buffett-saves-bank-of-america-2011-8^ un operazione simile a quella con cui prese 5 miliardi di Goldman facendosi garantire un 10%. Meredith Whitney aveva aiutato il titolo Bank of America ieri dichiarando che non aveva bisogno di aumenti di capitale e il titolo ha rimbalzato un 16% in due giorni in totale e fino all'apertura di oggi alle 15:30 aveva aiutato un rimbalzo di tutte le banche europee. Ma il rimbalzo si è spento oggi nel finale perchè molti hanno riflettuto sul fatto che se sono costretti a garantire allo squalo Warren Buffett un rendimento del 10% per avere 5 miliardi di capitale vuole dire che sono messi male no ? Intanto Chris Whalen che è un analista molto rispettato e che nel 2008 aveva indovinato esce domani con un report in cui dice che BAC deve dichiarare bancarotta. Altri molto bravi dicono il contrario esatto e hai ora un classico momento del "o la va o la spacca" su ^BAC#^ o hanno ragione quelli per cui torna da 4.7 a 8 dollari o hanno ragioni quelli per cui va 1 dollaro.
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Le banche italiane stanno per essere escluse dall'Eurostoxx 50... il Sole 24 ore --------
..Punite dalle vendite più delle altre cugine europee, le banche italiane ora rischiano di subire l'onta anche dell'uscita dallo Stoxx Europe 50, ovvero l'indice dei 50 titoli più rappresentativi dell'Eurozona. Il motivo? La loro capitalizzazione, che appare sempre più risicata a causa dei pesanti cali borsistici accusati nelle scorse settimane. Basti pensare che dall'inizio dell'anno ad oggi Intesa Sanpaolo ha perso il 43% circa del suo valore di mercato, che si è ridotto da 24,05 a 17 miliardi di euro. Analoga la discesa di UniCredit, assottigliata da 29,8 a 16,9 miliardi.
In fondo alla lista - Un livello così basso, quello raggiunto dai due colossi del credito italiano, che nel corso delle ultime settimane ha avuto la conseguenza di far progressivamente scivolare i due titoli letteralmente in fondo all'elenco delle Blue-chip europee: il titolo di Ca' de Sass oggi si trova al 49esimo posto, mentre UniCredit è ancorato al 50esimo.
La permanenza dei due titoli nell'indice - dominato da colossi come Nestlè (oltre 150 miliardi di capitalizzazione), Novartis (108 miliardi) o Hsbc (104 miliardi) - potrebbe rivelarsi non più garantita già a partire dal 31 agosto, quando la società che gestisce lo Stoxx rivedrà, come ogni anno, la composizione del paniere e deciderà di far uscire i titoli meno rappresentativi, in termini di capitalizzazione flottante, sostituendoli con altri.
Nel caso, secondo le previsioni di alcuni analisti, i due titoli italiani uscirebbero dall'indice in compagnia di Nokia e Société Générale, altri due nomi nel mirino delle vendite nel corso delle ultime settimane. Una pattuglia di titoli cui si potrebbe aggiungere anche la britannica Barclays, alla luce di un flottante di circa 17,5 miliardi di euro.
Sia chiaro: ad oggi nessuna decisione formale è ancora stata presa da parte degli analisti dello Stoxx, quindi qualsiasi sorpresa positiva è sempre possibile. Ma qualora la revisione del paniere desse esiti negativi, le conseguenze per i due istituti italiani non sarebbero solo di immagine. Lo Stoxx Europe 50 è infatti il paniere di riferimento di un ampio spettro di strumenti finanziari, come Etf, futures, opzioni, fondi azionari e altri veicoli quotati a Milano e in tutto il mondo.
L'eventuale uscita dei due bancari rappresenterebbe quindi un nuovo elemento di pressione su titoli già sufficientemente pressati. È vero che il peso relativo sul listino europeo è molto limitato (Unicredit vale lo 0,65% dello Stoxx 50, Intesa lo 0,69%) ma è anche vero che in un mercato così volatile qualsiasi notizia negativa viene amplificata a dismisura. Del resto non è neppure escluso che «già nel corso delle ultime sedute alcuni grandi investitori, anche per anticipare un futuro rimescolamento dell'indice, abbiano venduto a mani basse, come anche i cali recenti dei due titoli hanno mostrato», spiega il gestore di un grande fondo azionario italiano.
Capitalizzazioni leggere - Tuttavia, anche al netto dell'ipotetico abbandono dello Stoxx 50, gli equilibri sui bancari tricolori rimangono fortemente precari. Colpa, in parte, dei timori per un aumento del costo della raccolta, alla luce dell'allargamento dello spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. In parte per l'incombente minaccia di una recessione che rischia di rivelarsi più dannosa per gli istituti italiani, più esposti di altri ai movimenti dell'economia reale.
L'effetto combinato di questi due fattori si è tradotto in un calo dei corsi azionari delle banche del Paese (-41% circa da inizio anno) che appare ben peggiore della media europea, pari al -31 per cento. Nei quartieri generali degli istituti nostrani non si nasconde il fatto che, capitalizzazioni così striminzite rispetto ai competitor stranieri, rischiano di scatenarne l'appetito. Con conseguenze ad oggi inimmaginabili.
Solo per fare un confronto basti pensare che Bnp Paribas oggi vale 39,8 miliardi, più del doppio di UniCredit. Santander, d'altra parte, con una market cap di oltre 66 miliardi di euro moltiplica per tre il valore della nostra Intesa Sanpaolo. Fanta-finanza, certo. Per quanto tempo ancora, però, non si sa.