By: ceskoandre on Lunedì 14 Novembre 2011 02:56
Esaminando il valore della lira, ponendo come 1 il suo valore all’ingresso nell’euro nel 2001, si vede che nel 1861 era di 7.302. Il valore della lira è rimasto sostanzialmente stabile per ben 50 anni, fino al 1911, con 6.054. Poi c'è la guerra 15-18, con un crollo a 1.436 nel 1921, a cui seguì il vituperato ventennio, in cui la lira rimane stabile, anzi, recupera leggermente a 1.623 nel 1936. Abbiamo un altro inevitabile crollo dovuto alla guerra 1939-45, per arrivare a 48 nel 1946. È già scesa a 25 nel 1951 e di lì scende inesorabilmente dimezzandosi di valore ogni pochi anni fino a valere appunto 1 nel 2001. Quindi i crolli ci sono stati solo in occasione delle guerre, ma in periodi di pace la lira è stata stabile fino al 1939. È solo con la repubblica del dopoguerra che comincia una erosione costante e inarrestabile. Cosa è successo? In precedenza i politici erano esempi di onestà e probità ed è cambiata la loro natura nella repubblica nata dalla gloriosa resistenza? C’è qualcosa che ha fatto nascere solo mascalzoni nel dopoguerra?
Evidentemente, c’era qualcosa di bacato sin dall’inizio della storia della repubblica: con la costituzione è stato istituito un sistema in cui i parlamentari vengono eletti grazie al supporto di specifici gruppi di interesse, vuoi locali vuoi di classe (smentendo il mito che rappresentino tutti gli elettori). Una volta in parlamento, li difendono contrattando con gli altri parlamentari, "io voto per te in questa tua legge e tu voti per me in questa mia legge" (leggi: ti aiuto a prendere un po' di soldi dal bilancio statale se tu mi aiuti a prendere un po' di soldi). È stato un vero e proprio assalto alla diligenza, in cui il bilancio dello stato è stato stravolto in parlamento anno dopo anno, aumentando costantemente il deficit statale, che veniva coperto dall’emissione di cartamoneta prima, e di buoni del tesoro poi.
Questa è la chiave per spiegare il perché dell’odio feroce e costante della sinistra verso Berlusconi, senza precedenti nella storia della politica italiana. Al suo arrivo sulla scena politica Berlusconi ha voluto introdurre il concetto di “alternanza di potere/bipartitismo” nella politica italiana. Durante la “prima repubblica”, anche che nominalmente la Democrazia Cristiana era al potere, c’era in effetti una spartizione di potere “spicciolo” nel parlamento italiano. Un terzo delle leggi approvate erano di iniziativa dell’opposizione di sinistra. Questo significa che i parlamentari si mettevano d’accordo per il saccheggio delle finanze statali (io voto per il finanziamento del porticciolo nella tua città, tu voti per il finanziamento della galleria nel mio paesino, noi votiamo per la costruzione del piccolo aeroporto nella sua regione, insieme votiamo per la strada, l’ospedale ecc. ecc. nelle reciproche regioni) e questi parlamentari appartenevano a tutti i partiti, sia di maggioranza che di opposizione. Con il concetto dell’alternanza, Berlusconi voleva introdurre il concetto, inaccettabile per la sinistra, che la torta dei finanziamenti sarebbero stata spartita solo nell’ambito della maggioranza!!! Non importa che poi nel periodo di governo della sinistra essa abbia fatto proprio questo, la sinistra non accetta che questa regola valga quando si trova all’opposizione.. è cominciato quindi il processo di sputtanamento continuo e su scala mondiale a cui abbiamo assistito.
Ora Monti tenterà di attuare un governo “tecnico”. Molti politici interpretano questa parola come un ritorno alle condizioni precedenti.. sprechi equamente distribuiti a destra e a sinistra, altrimenti.. niente appoggio da parte del parlamento. Invece, qualsiasi modo utilizzi Monti per spremere più soldi agli italiani, se non riforma la costituzione e il sistema, in modo da impedire il deficit cronico del bilancio statale, esso rimarrà un secchio bucato, impossibile da riempire.
1861 valore 7.302 1916 valore 4.471 1921 valore 1.436 1941 valore 976
1866 valore 7.736 1926 valore 1.158 1946 valore 48
1871 valore 6.898 1931 valore 1.538 1951 valore 25
1876 valore 6.204 1936 valore 1.623 1956 valore 21
1881 valore 6.466 1961 valore 19
1886 valore 6.835 1966 valore 15
1891 valore 6.445 1971 valore 13
1896 valore 6.742 1976 valore 6
1901 valore 6,781 1981 valore 3
1906 valore 6.424 1986 valore 1,8
1911 valore 6.054 1991 valore 1,38
1996 valore 1,10
2000 valore 1,02
2001 valore 1,00
Fonte: Valore della lira italiana dal 1861 al 2002 - Corriere della Sera – L’Enciclopedia Geografica – Volume 1 (Dicembre 2004)