Ritorniamo alla lira?

 

  By: traderosca on Mercoledì 03 Luglio 2013 14:43

Zibordi,il nazionalismo tipo fronte nazionale porta alla radicalizzazione,alle frontiere,dazi improntati a criteri protezionistici.......ci farebbero ripiombare nel mediovo con tutte le conseguenze che conosciamo con l'esasperazione del nazionalismo.....

 

  By: themaui on Mercoledì 03 Luglio 2013 14:32

Ascoltare il video.....incredibile! http://www.youtube.com/watch?v=Vj7bhljF3mo

Giovanna D'Arco contro l'euro - Moderatore  

  By: Moderatore on Mercoledì 03 Luglio 2013 04:28

All'ultima elezione locale un mese fa il Fronte Nazionale di Marine LePen ha preso il 47% dei voti sfondando nei quartieri popolari bianchi, come dice Ambrose (^"Giovanna D'Arco contro l'euro in Francia" da Ambrose Evans-Pritchard#http://www.telegraph.co.uk/finance/financialcrisis/10151286/Frances-triumphant-Joan-of-Arc-vows-to-bring-back-franc-and-destroy-euro.html^ 30/06/2013^)sta diventando il movimento di massa dei lavoratori bianchi perchè parla di "patriottismo economico" La LePen è infatti contro la globalizzazione, le banche, la delocalizzazione e l'Euro mentre la sinistra anche in Francia è un elite snob i cui capi abitano nello stesso quartiere elegante del centro di Parigi avendo studiato tutti all'ENA e con amici nella finanza e nelle banche. E la sinistra, in Inghilterra come in Francia come nel nord-italia, punta sfacciatamente sugli immigrati per vincere. All'ultima elezione i socialisti hanno vinto solo grazie al voto compatto degli emigrati, se avessero votato solo i francesi "indigeni" perdevano. La LePen ovviamente prende voti soli dai francesi autoctoni e zero tra gli immigrati per cui tra i francesi è probabilmente al 25%, ma sta salendo ora di continuo come nota Ambrose oggi. Non ha una lira, la sede del movimento sono tre stanze alla periferia di Parigi e la sua casa in campagna la Le Pen l'ha perchè qualcuno l'ha donata a suo padre venti anni fa. Non ha nemmeno contributi pubblci perchè il sistema a ballottaggio francese fa sì che non prenda neanche un deputato fino a quando non vince il 51% e la destra e la sinistra si coalizzano contro il Fronte ogni volta per cui pur avendo più voti come partito avendo al ballottaggio sempre o il socialista o il gollista con dietro tutti gli altri partiti finora perde sempre. Ma quando cominci a prendere dei 47% sei vicino... Non ha una lira come partito, non soldi nemmeno lei personalmente come Grillo/Casaleggio e anche Nigel Farrage in Inghilterra che è abbastanza ricco e ha tutti i media ostili perchè se metti la parola "nazionale" nel nome le prime 4 lettere sono n-a-z-i... e lo stesso sta avanzando... ^"Giovanna D'Arco contro l'euro in Francia" da Ambrose Evans-Pritchard#http://www.telegraph.co.uk/finance/financialcrisis/10151286/Frances-triumphant-Joan-of-Arc-vows-to-bring-back-franc-and-destroy-euro.html^ 30/06/2013^ (ricopiato da ComeDonChisciotte) Marine Le Pen ha annunciato una crociata: Il leader del Fronte Nazionale francese giura che distruggerà l'ordine europeo esistente e che spingerà per una spaccatura dell'unione monetaria, se vincerà alle prossime elezioni. Marine Le Pen ha detto che il suo primo ordine del giorno, appena metterà piede all'Eliseo sarà quello di indire un referendum sull'adesione all'UE, da tenersi entro un anno. "Negozierò sui punti in cui non ci possono essere compromessi. Se il risultato sarà inadeguato, chiederò di uscire dall’euro". Non è più una prospettiva improbabile. "Non possiamo essere sedotti," ha detto fiduciosa dopo che il suo partito ha conseguito il 46% dei voti provocando un terremoto elettorale alle elezioni di una settimana fa, dove il suo candidato ha sconfitto i Socialisti che erano al governo nel suo bastione di Villeneuve-sur-Lot. "L'euro cesserà di esistere nel momento in cui la Francia ne uscirà, è questa la nostra incredibile forza. Che ci potranno fare, manderanno i carrarmati?" ha detto al Daily Telegraph, nella sede del Fronte Nazionale, un edificio anonimo nascosto nel sobborgo parigino di Nanterre. Il suo ufficio è piccolo e ordinario, quasi austero. "L'Europa è solo un grande bluff. Da una parte c'è l'immenso potere dei popoli sovrani, e dall'altra solo pochi tecnocrati," Per la prima volta, il Fronte Nazionale ha raggiunto il rango per poter parlare alla pari con i due partiti che sono stati al governo in Francia nel dopoguerra, Socialisti e Gaullisti. Tutti hanno pressappoco il 21% nei sondaggi nazionali, ma solo il Fronte ha il vento in poppa. Infatti c'è un dettaglio nel voto di Villeneuve che ha sconvolto la classe politica. Il Fronte ha preso più voti nei seggi tradizionalmente socialisti, e questo è un segnale che la destra può uscire dal suo enclave per diventare il movimento di massa della classe operaia bianca. I commentatori hanno cominciato a parlare di "Left-LePenism", per il suo modo di superare a sinistra i socialisti, attaccando le banche e il capitalismo transnazionale. Anna Rosso-Roig, candidata per il partito comunista alle elezioni del 2012, è appena passata tra le file di Le Pen. I socialisti avevano pensato che l'astro nascente di Marine Le Pen li avrebbe agevolati, dividendo la destra. Ora hanno visto la minaccia mortale. La scorsa settimana il Ministro dell'Industria Arnaud Montebourg si è scagliato contro Bruxelles perché continuando a calpestare le democrazie e spingendo sull'austerità ad oltranza, farebbe il gioco del Fronte Nazionale. I quattro aspetti più problematici sono la moneta, il controllo delle frontiere, il primato del diritto francese, e quello che lei chiama il "patriottismo economico", intendendo cioè la capacità che deve mantenere la Francia nel perseguire un "protezionismo intelligente" e per salvaguardare il modello sociale. "Non riesco a immaginare nessuna politica economica che non abbia il pieno controllo del proprio denaro", ha detto Le Pen. Alla domanda se avesse intenzione di ritirare immediatamente la Francia dall'euro, ha risposto: "Si, perché l’ euro blocca tutte le decisioni economiche e la Francia non è un paese che può accettare la tutela di Bruxelles.". Si comincerà a preparare un progetto per la reintroduzione del franco e i leader dell'Eurozona dovranno fare una scelta difficile: o lavorare con la Francia per una "uscita concertata" o accettare la disintegrazione dell’ EMU e attendere il loro destino. La signora Le Pen teme che altri Stati membri dell'UEM resisteranno ancora fino a che l’ "Armaggedon finanziario" faccia tutto il suo corso, ma è un rischio che si deve prendere. Il suo piano è basato su uno studio degli economisti dell'Ecole des Hautes Etudes di Parigi condotto dal Professor Jacques Sapir, che dichiara che la Francia, l'Italia e la Spagna potrebbero tutti trarre grandi vantaggi dalla loro uscita dall'euro, recuperando immediatamente la competitività del lavoro, senza dover vivere anni di depressione. Si afferma che gli squilibri Nord-Sud della zona euro siano già andati oltre il punto di non ritorno. I tentativi di invertire il trend della deflazione e dei tagli ai salari possono portare solo alla disoccupazione di massa e alla scomparsa del cuore industriale dei paesi. L'attuale strategia di svalutazione interna è, in ogni caso, controproducente dal momento che la recessione fa salire più velocemente il rapporto percentuale del debito pubblico. Il Prof. Sapir ha detto che i guadagni potranno aumentare se si coordinerà un processo di rottura controllando i capitali, con interventi della banca centrale fatti per orientare il posizionamento delle nuove divise. Il modello presentato indica che il D-Mark e il Fiorino dovrebbero essere rivalutati del 15% verso il vecchio euro, mentre il franco dovrebbe svalutare del 20%. I guadagni sarebbero molto inferiori se l'UEM collassasse in acrimonia e le valute impazzissero infliggendo una violenta scossa deflazionistica alla Germania, ma provocando forti effetti positivi per tutto il blocco latino. "Un sacco di politici sono venuti da me, sia gaullisti che socialisti, sono tutti d'accordo, ma non vogliono uscire pubblicamente, vogliono che qualcun altro prenda l'iniziativa. Se Marine Le Pen vuole usare il mio lavoro, io non ho nessun problema", ha detto il Prof. Sapir. Marine Le Pen è una madre single di 44 anni, molto serena sui diritti dei gay e sull'aborto, più vicina, in qualche modo, al Leader olandese populista, assassinato, Pim Fortuyn che al suo irascibile padre, Jean-Marie Le Pen, che si è dimesso da leader del partito due anni fa. Le Pen, a sua volta deplora il modernismo eclettico della figlia definendolo come una serie di punti di vista "piccolo borghesi" raccolti nelle scuole di Parigi. La Le Pen ha fatto una pacata purga del Fronte, spingendo ai margini i più noti antisemiti e la nostalgia per Vichy. Mentre il padre chiamava l'Olocausto un "dettaglio storico", lei, invece, lo definisce come l’ "apice della barbarie umana" e corteggia il favore degli ebrei, sparando contro gli jihadisti. “I partiti politici sono come le persone. C'è l'adolescenza, quando si fanno cose folli, e poi la maturità. Ora noi siamo pronti per il potere" ha detto. Questa campagna di "de-diabolizzazione" o di “disintossicazione dell’immagine” sembra aver funzionato. Solo una minoranza degli elettori pensa ancora che il fronte sia una "minaccia per la democrazia". La signora Le Pen sta raccoglendo voti a frotte tra le donne bianche della classe operaia. Il Fronte non è più il partito del maschio bianco arrabbiato. Per lei la definizione più tenera è quella del Ministro delle Finanze Pierre Moscovici che la descrive come "più pericolosa di suo padre". E' la sua difesa del modello sociale francese e la sua critica del capitalismo, che le dà un tocco di sinistra -qualcuno lo ha chiamato il socialismo nazionale del 1930 – come l’ UKIP (partito politico euroscettico e conservatore) della Gran Bretagna. Parla come gli attivisti di Occupy nei suoi attacchi contro l'alta finanza e contro il modo in cui le aziende che aumentano i loro profitti con il costo del lavoro, facendo diminuire i salari in Occidente per contrastare la manodopera a basso costo in Asia. "E' la legge della giungla", ha detto Marine Le Pen. Lei non fa come l’UKIP, che spara bordate contro Washington e contro la Nato, ma vuole che la Francia riprenda il suo posto come paese "non allineato" in un mondo multipolare. E’ un patriottismo anti-atlantista. Sostiene di essere il vero erede del generale Charles de Gaulle, e accusa il partito gaullista UMP di essersi venduto l’anima per l'Europa e per l'ordine anglosassone. "C'è stato un de Gaulle di sinistra, e un de Gaulle di destra. C'erano due de Gaulle e noi li rappresentiamo entrambi". La signora Le Pen ha detto anche che i socialisti si stanno disgregando, vittime della propria sottomissione alle dottrine economiche dell'Unione europea, mentre continuano ad attaccare Angela Merkel, manifestando una sindrome da dipendenza. "Si lamentano per la Merkel e per il suo malvagio modo di imporre le punizioni, ma la Merkel sta solo difendendo gli interessi della Germania, che non sono la stessa cosa dei nostri." Ha detto che la crisi l'UEM è strutturale. Nord e Sud hanno bisogno di diversi tassi di cambio. "Il D-Mark varrebbe molto di più, se non fosse per l'euro, e questo significa che la Germania ha una moneta cronicamente sottovalutata. L'euro è troppo forte per la Francia, e si sta mangiando tutta la nostra competitività”. E 'difficile sapere se i francesi voteranno mai in massa contro l'Europa in uno scontro a tutto campo, ci sarà però da vedere dove arriverà il messianismo di questa nuova Giovanna d'Arco . Comunque più tempo durerà questa crisi, maggiore sarà il rischio per Bruxelles e per Berlino, che scatterà la pazienza francese, scatenando una di quelle eruzioni che hanno costellato la storia francese attraverso i secoli. Un recente sondaggio della Pew Foundation dice che l’appoggio dei francesi al Progetto UE è crollato dal 60% al 40% nel corso dell'ultimo anno, e il 77% pensa che l'integrazione economica sia stata dannosa. Il Presidente Francois Hollande dice che la crisi dell’Euro è "finita" e che siamo quasi “fuori dal tunnel”, anche se non è chiaro quale cosa riuscirà a rompere il circolo vizioso, se il PIL della Francia si contrarrà dell’ 1.8% quest'anno e se si stanno facendo i tagli più pesanti dell’ultimo mezzo secolo. La politica monetaria resta in contrazione per la maggior parte dell'Europa latina. "Se il governo cercasse davvero di portare il disavanzo al 3% del PIL, l'economia si contrarrà di nuovo il prossimo anno dallo 0.5% allo 0.8%" ha detto il prof Sapir. "La disoccupazione continuerà a crescere di 30.000 a 40.000 unità ogni mese e ci saranno altre 600.000 persone senza lavoro entro la fine del 2014." La Francia subì la stessa lenta tortura nel 1930, poco prima della sospensione del Gold Standard, quando stoicamente furono accettati i "500 decreti della deflazione" del premier Pierre Laval. La diga crollò poi nel 1936 dopo l'elezione degli outsider del Fronte della sinistra Populaire che vinsero le elezioni con l’appoggio comunista. L'emergere di Marine Le Pen, come candidata ad orientare il potere centrale in Europa potrebbe rivelarsi la scarica elettrica necessaria per spingere ad un cambiamento radicale nella strategia di gestione della crisi dell'UEM, o almeno per il Partito socialista francese che si decida a rompere l’asse con la Germania e a lottare per un programma di rilancio completo, se non altro per evitare la propria rovina. "Ci siamo piegati ad uno spirito di schiavitù in Francia. Abbiamo dimenticato come si governa, e la nostra voce non si sente più," ha detto Marine Le Pen. Adesso si sentirà di più. Traduzione per ComeDonChisciotte a cura di Bosque Primario

 

  By: pana on Sabato 29 Giugno 2013 09:31

Ineguaglianza liberista, fino al Gulag (di Maurizio Blondet) Come noto, il capitalismo terminale e finanziario globale agisce come una colossale idrovora che sifona la ricchezza dalla popolazione normale all’1% privilegiato, fino a minacciare, secondo l’economista sociologo Paul Jorion, la SOPRAVVIVENZA STESSA del genere umano. http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_jcs&view=jcs&layout=form&Itemid=132&aid=253354

Russian Forces Storm U.S. Military Base In Niger; Pentagon Confirms Big Move Of Putin's Men - YouTube

 

  By: themaui on Venerdì 28 Giugno 2013 20:53

Rivelazione: siamo come la Grecia (di Maurizio Blondet) Addio progetto Letta di mobilitare qualche miliardo per «il lavoro dei giovani», un alleviamento dell’Iva o dell’Imu. Erano tutti sogni, ed abbiamo dovuto apprenderlo dal Financial Times: il nostro Tesoro ha un «buco» di forse 8 miliardi, la cifra che Letta stava cercando senza riuscirci, creata in segreto dai suoi «tecnici» sopraffini per truccare i conti pubblici, in modo da farci apparire in grado di «entrare nell’euro». Il trucco risale agli anni ’90, ed ha avuto certo la benedizione di Romano Prodi. Nel ’95, il deficit italiano era del 7,7%; doveva essere ridotto a meno del 3%. Nel ’98, infatti, bussammo alla porta dell’euro con il 2,7% di deficit: miracolo! In regola! Fummo ammessi nella moneta unica, e i politici italioti festeggiarono. Tutti quanti. Silvio Berlusconi, anziché eccepire, si entusiasmò a punto da regalare ad ogni italiano (ricordate?) una piccola calcolatrice per facilitarvi il cambio Euro-Lira; poi tornò ai suoi bunga-bunga. Una cima, un genio. Ora si scopre che il «miracolo» era fatto a caro prezzo, inventando con banche straniere prodotti derivati complicatissimi che (dice il Financial Times) hanno «consentito al Tesoro di scaglionare i pagamenti dovuti alle banche straniere su un periodo più lungo ma, in alcuni casi, a termini più svantaggiosi per l’Italia». Il segreto necessitò di una pezza nel 2012: vi si prestò il governo Monti, cercando di nascondere agli italiani la verità. Senza riuscirci: l’Italia, si ricorderà, costretta a rivelare che aveva pagato a Morgan Stanley 2,57 miliardi di euro, dopo che la banca aveva esercitato una clausola sui contratti derivati che avevano per oggetto swap su tassi di interesse e swap option concordati con l’Italia nel 1994. Per Repubblica, «La ristrutturazione dei derivati nel 2012 è collegata all’esigenza delle banche (una ventina delle solite: le tre grandi italiane, le principali europee e le maggiori d’affari anglosassoni) di ridurre ilrischio Italia. In sostanza la crisi ha portato gli istituti specialisti in titoli di Stato a presentare il conto dei vecchi derivati. Ed è qui che emerge una perdita potenziale di 8,1 miliardi». Ma non bastano 8 miliardi. Sempre per Repubblica, «c’è poi l’anomalia degli swap rinegoziati a un prezzo “off market”, cioè con una forte perdita iniziale per l’erario. Anomalia probabilmente dovuta al fatto che i contratti originari erano in realtà prestiti mascherati che il Tesoro è oggi costretto a rimborsare a caro prezzo». Chi era stato a fare quegli affari pessimi, da cretini disonesti, da venditori di tappeti? Silenzio. Vietato chiedere. Omertà totale dei «tecnici» al governo e dei «tecnici» intoccabili a Bankitalia. Unico indizio, l’inspiegabile trasferimento-promozione, da parte di Mario Monti, di Anna Maria Tarantola, la strapagatissima altissima dirigente di Bankitalia, da Bankitalia alla strapagatissima presidenza Rai. Adesso, ilFinancial Times ci dice che nell’occasione in cui Morgan Stanley pretese il suo bottino esercitando la clausola di rottura sul contratto derivato, si seppe che il Tesoro «deteneva contratti derivati per coprire 160 miliardi di debito, ossia il 10% dei titoli di Stato in circolazione». Abbiamo fatto finta di avere i conti a posto, mentre sforavamo del 10%, ossia per 160 miliardi: una bomba ad orologeria nei nostri conti, tenuta segreta dall’omertà. Solo adesso ci viene detto che direttore del Tesoro, all’epoca, era Mario Draghi: il responsabile del trucco, il grande genio e venerato maestro da tutti i giornalisti italioti. Il nome intoccabile non è mai stato fatto: lo fa il Financial Times, indicando come corresponsabili Vincenzo La Via (capo del dipartimento debito), e Maria Cannata, head of the Treasury’s debt management agency. Tre pagatissimi, espertissimi «tecnici»: idioti e disonesti insieme, che dovrebbero – semplicemente – essere in galera per alto tradimento. Vincenzo La Via Ma silenzio, non si può dire. Sono i competentissimi tecnici. I Venerati Maestri. Che ci hanno portato a questa disastrosa situazione nel segreto. «Solo una manciata di dirigenti italiani, presenti e passati», dice il Financial Times, «hanno chiara la situazione complessiva, secondo fonti governative». I politici non sapevano. Tutto avvenne a loro insaputa. Forse non capivano. Se non capite bene quel che è successo, non siete i soli. Ma vi basti la conclusione: lorsignori hanno fatto lo stesso trucco della Grecia, per entrare nell’euro senza averne le condizioni di bilancio giuste. Dovevamo starne fuori, ma avevano una gran fretta di farci entrare, lorsignori. Ci vietarono persino di discuterne: «complottisti, fascisti, antisemiti, tacete!». Ecco il risultato. Siamo noi la Grecia, dieci volte più grossa. Già prima della ultima rivelazione, ce l’aveva detto Mediobanca: «L’Italia è a alto rischio di insolvenza. Nei prossimi sei mesi dovrà chiedere aiuti all’Unione europea… Rischia il default come in Argentina». Oggi i nodi vengono al pettine e rivelano l’ovvio: lo Stato italiano è insolvente e fa finta di non esserlo. Si chiama bancarotta fraudolenta. Facciamo un po’ di conti sul tovagliolo di carta: ai 90 miliardi di euro annui che dobbiamo pagare di interessi sul debito di 2000 miliardi, si deve aggiungere il debito – 50 miliardi, forse più – che le amministrazioni pubbliche hanno verso i fornitori privati, ossia le ditte italiane: debiti che già si sa non verranno onorati se non in minima parte. Del resto, quando mai i parassiti pubblici onorano un debito, un contratto stipulato coi cittadini? Mai, non sia mai. Ma continuiamo i conti. Lorsignori hanno preso l’impegno, preso con la UE, di ridurre il debito italiano dal 120% (oggi verso il 140%) del Pil, al 60%: a botte di 50 miliardi l’anno che ci devono togliere dalle tasche di noi contribuenti, in aggiunta ai 90 di interessi passivi che già ci tolgono. Ma ce la farà, lo Stato, a torchiarci fino a questo punto? Abbiamo appena appreso, da Attilio Befera (altro competentissimo tecnico) che la sua agenzia non riesce a riscuotere 545 miliardi, già messi in conto come tributi dovuti: cifra assolutamente impossibile, irreale, da fantasy. Al massimo, con tutta la forza coattiva pubblica a sua disposizione, Befera riesce a far pagare l’11-12% delle somme messe a ruolo. Dunque lo Stato, il settore pubblico intero, è insolvente. Insolvente in modo colossale rispetto agli impegni prese, e alle sue stesse pretese fiscali ormai inesigibili. Ciò si assomma all’insolvenza delle banche, rovinate per essersi riempite di titoli pubblici che – ora che il rendimento richiesto dai mercati riprende a salire, e i decennali rendono ormai il 4,7% – si stanno svalutando nelle casseforti (sono titoli vecchi, che danno meno interesse: se li vuol realizzare, la banca deve venderli con adeguato sconto). Insomma, insolvenza su insolvenza. Bancarotta su bancarotta. Centinaia di miliardi che si aggiungono ai 2 trilioni del debito pubblico. Con l’attuale situazione, nemmeno gli interessi riusciamo a pagare; figurarsi tutti i buchi che saltano fuori a sorpresa. Se ci fosse qualcuno ancora con la testa sul collo in qualche poltrona di potere in Italia, ne trarrebbe le logiche conclusioni. Che sono quelle proposte dall’economista comunistoide Guido Viale su Manifesto(guardate a cosa siamo ridotti): «Unica soluzione, ristrutturare il debito». Ristrutturare il debito, ossia ripudiarne una parte consistente (30-50%) per alleggerirne l’onere per la Stato e i contribuenti, e rinegoziarne le scadenze e gli interessi, scegliendo per esempio di non pagarlo alle banche estere. È una pura e semplice necessità, se si vuole scongiurare la distruzione totale della nostra economia che ancora funziona, e alla fine il default totale comunque inevitabile, alla greca, nel prossimo – e inevitabile – futuro. Contestualmente, dice Viale, uscire dall’euro. Uscita «che probabilmente si verificherà in ogni modo, come conseguenza dello sfascio di tutto l’edificio dell’Ue a cui ci sta portando la sua governance» di idioti e criminali. Capito? Questa è la sola soluzione. «Si tratta di operazioni complesse» dice Viale, ed è il meno che si possa dire: si tratta di mesi di difficoltà di tipo «bellico» per la popolazione, ma al termine delle quali c’è la luce e la speranza. Ma naturalmente, nessun governo italiota lo farà. Nessun tecnico Bankitaliota la proporrà, né è semplicemente capace di farlo. Nessun politico ne avrà il coraggio. Sono tutti coalizzati per tenerci nell’euro, e farci pagare gli interessi sul debito, più tutti i buchi che hanno fatto con la loro incompetenza in segreto. Il che significa: ci imporranno un prelievo patrimoniale da lacrime e sangue. Una Imu moltiplicata sulle case, capannoni e fabbriche e campi, e una ruberia sui depositi bancari: di quelle da far sembrare Giuliano Amato un frugale passerotto. E il bello è che tutto questo non basterà. Comunque vada, ci portano a fare la Grecia. Perché, altrimenti, la classe tecnico-politica dovrebbe ammettere di aver sbagliato tutto, di aver commesso enormi disonestà, di averci legato a destini altrui, di averci svenduto per una ideologia ed interessi anti-nazionali, saccheggiandoci inoltre per mantenere la classe di tre milioni di parassiti pubblici, a loro contigua. E questo, non l’ammetteranno mai. A voi le conclusioni sul da fare, cittadini. Se siete ancora cittadini. http://www.rischiocalcolato.it

Miracoli - gz  

  By: GZ on Venerdì 30 Novembre 2007 18:58

E' poi molto semplice: guardate le date. Martedì Goldman Sachs, cioè il governo ombra ha dato un Sell sull'Oro dopo che aveva dato un sell sul petrolio un mese fa e da ieri il dollaro è salito e l'oro è sceso parecchio. i) Questo è un miracolo tipo padre Pio. Infatti l'inflazione in Germania è uscita oggi venerdì al massimo dal 1992 e risulta superiore a quella americana. Ovvio che essendosi svalutato il dollaro del 50% in tre anni verso l'euro non ci crede nessuno e dato che i tedeschi sono più onesti dei due è ovvio che l'inflazione USA non è il 2.7% ufficiale, ma perlomeno il 4% o il 5%, non è matematicamente possibile che sia più bassa di quella inglese, francese e tedesca quindi hai inflazione crescente (per non parlare poi di Asia, medio oriente o sudamerica) ii) allo stesso tempo ieri, giovedì l'euribor esplode e arriva al 4.9% e il Libor (in dollari) arriva al 5.1%. Ma la BCE tiene i tassi al 4% e la FED ha i tassi al 4.5%. Questo indica che NON C'E' LIQUIDITA' per i profani Euribor e Libor sono i tassi che le banche pagano (più o meno) per cui se questi salgano sopra il tasso di sconto e i bot vuole dire che non c'è liquidità, che te la fanno pagare cara Di conseguenza le banche centrali dovrebbero ALZARE I TASSI per via dell'inflazione e allo stesso tempo ABBSSARE I TASSI per via della crisi delle banche. Dato che solo S. Martino o un altro santo aveva il dono dell'ubiquità e quindi poteva fare due cose opposte allo stesso tempo le banche centrali possono solo abbozzare, prendere tempo, calibrare i comunicati e sperare. Ma calibrando bene la mossa del Dubai martedì notte, il discorso di Bernanke giovedì notte e il sell di Goldman di martedì, cioè piazzandole nei punti esatti del grafico dell'S&P, dell'oro e del dollaro puoi (per un poco) fare miracoli

 

  By: gib on Venerdì 30 Novembre 2007 15:52

Gano, l'ultimo dato di massa monetaria europea ieri o ierl'altro dava un +12.5% Yoy. In america siamo su questi livelli. In Gran Bretagna mi sembra anche di più e sorvoliamo sull'asia che viaggia oltre il 20%. Questi sono i numeri dell'inflazione. A dir le cose un po alla grossolana se hai un pil che aumenta del 3% una massa monetaria che aumenta del 3% non crea aumento dei prezzi perchè al maggior prodotto viene subito assegnato un corrispettivo monetario. Ma se hai un pil al 2% e una mm che aumenta del 12% stai certo che questa maggior moneta andrà a far aumentare i prezzi. Per quel che ne so non è mai esistito un periodo di deflazione monetaria, ogni anno la mm aumenta. Il che non è che in sé sia uno sbaglio se aumenta il pil del paese. Certo se la mm rimanesse stabile (con un pil crescente) avremmo l'effetto di prezzi in ribasso, e francamente non penso che nessuno avrebbe da ridire sulla cosa. Per quel che riguarda il potere di acquisto salariale non ho dati. Solo a intuito direi che in media ogni anno c'è una lentissima ma progressiva erosione.

 

  By: gianlini on Venerdì 30 Novembre 2007 15:15

gano, molti beni di consumo sono in rapida ascesa: ieri sera ho comprato il burro Lurpak all'Esselunga ho guardato 3 volte il prezzo perchè mi sembrava errato : 2,70 euro a memoria (ovviamente non di casalinga, ma credo nemmeno troppo bacata), un panetto di burro stava sui 1,7-1,8 euro, forse 2 euro fino a poco tempo fa le cucine dell'IKEA, una volta con un 1 davanti alla cifra del prezzo, stanno ora sui 3000-3500 euro sto ragionando per ordini di grandezza, ma mi sembra che l'inflazione ci sia ora, ed eccome, in quanto si compra anche quotidianamente

 

  By: Gano* on Venerdì 30 Novembre 2007 15:09

In un sistema di fiat currency l'effetto lo vedi sia sui prezzi di materie prime e beni di consumo che sui prezzi degli asset finanziari, bond compresi. ---------------- In una inflazione classica l' aumento dei prezzi si accompagna anche a inflazione salariale. Questo e' un fenomeno assente nella presente "inflazione". Un' altra particolarita' e' che generalmente i prezzi degli assetts e dei beni di consumo aumentano in misura parallela. Ora questo sembra non avvenire, avendoci gli "assetts" che sono aumentati di prezzo -almeno fin ora- molto di piu' dei beni di consumo. Probabilmente saremmo in realta' in un periodo di "deflazione", cioe' di prezzi discendenti, contrastato da un aumento della massa monetaria mai visto in precedenza.

 

  By: gib on Venerdì 30 Novembre 2007 13:51

Sì l'inflazione è l'aumento della massa monetaria. Normalmente si associa il termine inflazione all'aumento dei prezzi, in verità quello è l'effetto e l'aumento della massa monetaria è la causa. In un sistema di fiat currency l'effetto lo vedi sia sui prezzi di materie prime e beni di consumo che sui prezzi degli asset finanziari, bond compresi.

 

  By: gianlini on Venerdì 30 Novembre 2007 13:08

Pià cresce l'inflazione, più sale il bund??? mah!! Defil, ti piacciono qs mercati? -------------------------------------------- Inflazione ancora su, ai massimi da 3 anni A novembre è salita al 2,4% contro il 2,1% di ottobre. Forte aumento al 3% anche nella zona euro ROMA - L'inflazione a novembre è salita al 2,4% contro il 2,1% di ottobre, ai massimi da giugno 2004. Lo comunica l'Istat aggiungendo che su base mensile i prezzi sono aumentati dello 0,4%. L'accelerazione - spiegano all'Istat - si deve ai prezzi dei prodotti energetici e alimentari. I prezzi dei prodotti energetici sono saliti dell'1,8% sul mese e del 5,1% sull'anno. ZONA EURO - Netta accelerazione per l’inflazione a novembre anche nella zona euro (tredici nazioni). L'aumento dei prezzi ha raggiunto infatti il 3%, contro il 2,6% del mese di ottobre. Lo riporta l'Eurostat. Si tratta del massimo da maggio 2001, quando l'inflazione aveva raggiunto il 3,1%. Gli economisti avevano previsto per novembre +2,9%.

iamo short il reddito fisso americano - gz  

  By: GZ on Martedì 27 Novembre 2007 20:10

avete fatto bene a vendere 'sti bund e treasury Usa a 5 o 10 o 30 anni, però c'è voluto l'arabo che metteva 8 miliardi per salvare ^Citigroup#^ stamattina, le mega iniezioni di liquidità della BCE e della FED degli ultimi giorni nelle banche non bastavano, i soldi versi sono quelli del petrolio Se un pensa che il debito del governo americano in dollari a breve scadenza (diciamo il 2 anni che è il classico) paga un 3.5% e quello a lunga scandenza (10 anni) ieri sera un 3.88% in una valuta che ha perso in media un 10% negli ultimi 12 mesi e dove l'ultimo dato ufficiale di inflazione (Consumer Price Index) era di +3.5% anno su anno... mah... ...se ti dicesssero che il Brasile ha una valuta che perde il 10% negli ultimi 12 mesi e l'inflazione è il 3.5% e il debito pubblico è il 70% del pil che non è come l'Italia (108%) ma insomma non è mica poco e i suoi bonds pagano il 3.5% a dieci anni, non bot bonds a scadenza 2017...li compreresti ? ...l'America è sicura come sistema politico e sociale (non ti fregano i soldi), ha un buon sistema legale, è un mercato più liquido e ha diverse cose che il Brasile non ha, ma comunque il rendimento reale al netto dell'inflazione è zero al momento e il cambio perde un -1% al mese Il panico di acquisto sui Treasury Bond è dovuto solo alla paura che alcune banche debbano essere salvate con un mega taglio dei tassi che è l'unica cosa che potrebbe giustificare questi rendimenti Morale qui ora siamo short il reddito fisso americano, (ma stando attenti che la borsa non crolli causa crac di banche perchè in quel caso non c'è niente da fare, i bonds li comprano alla disperarata indipendentemente dal rendimento)

 

  By: trader1977 on Martedì 27 Novembre 2007 18:19

chiuso a 117 10/32 2 contratti e chiuso il bund, mi tengo un bond e vediamo cosa succede

 

  By: gianlini on Martedì 27 Novembre 2007 17:42

uno se lo sono ripreso a 117,50 ne ho un altro in acquisto a 117 e due a 115 vediamo un po'

 

  By: trader1977 on Martedì 27 Novembre 2007 15:55

forse e' meglio vendere bund