By: gianlini on Martedì 16 Febbraio 2016 12:29
no, e mi piacerebbe che me la dessi tu
Guarda questo grafico:
20 anni dopo il boom di nascite fra il 1940 e il 1955, ogni anno entravano sul mercato dle lavoro un numnero di persone molto superiore a quelle che uscivano (ad occhio forse 200-250.000)
con l'immigrazione si crea esattamente lo stesso fenomeno (magari un po' di più, ma l'ordine di grandezza è più o meno lo stesso), i ventenni autoctoni sono più o meno gli stessi dell'anno precedente, ad essi si somma mezzo milione di nuovi ingressi* ....mi spieghi perchè invece secondo te è tanto differente?
semmai, l'effetto pernicioso dlel'immigrazione non è tanto nel suo carattere deflattivo, ma nella saturazione di determinati settori lavorativi, quelli a più basso valore aggiunto; mentre i nuovi ventenni si distribuiscono in modo più o meno omogeneo su tutta la gamma di attività lavorative, gli immigrati si indirizzano solo verso la fascia bassa, che in breve tempo presenza un netto surplus di mano d'opera; viceversa la gamma alta rimane intonsa, e gli autoctoni non hanno il tempo di riqualificarsi per ricoprire incarichi che richiedano maggior educazione e siano maggiormente remunerativi
in pratica se l'economia volesse espandersi per poter accogliere i nuovi lavoratori, non troverebbe sufficienti risorse educate per farlo, e deve per forza rimanere della stessa dimensoine, emarginando una parte dei lavoratori, oppure deve importare altre risorse dall'estero, già educate, come fanno ad esempio tutte le tech-companies americane
* nel frattempo la popolazione è quasi raddoppiata per cui in percentuale siamo sostanzialmente allineati a quanto avveniva negli anni 50 e 60