«Allarme» aviaria e Catastrofismo sui mercati - gz
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By: GZ on Venerdì 11 Novembre 2005 01:49
Da quando seguo la borsa più o meno attivamente (1994) ho notato che in media ha pagato ignorare i castrofisti e fare il contrario dei pessimisti.
"In media" significa che ci sono state eccezioni come è ovvio, ma esiste una Tendenza Persistente al Catastrofismo insita nei mass media che permea tutta la nostra cultura e che si riflette inconsciamente anche nell'atteggiamento verso la borsa.
Se uno sfoglia ad esempio ^i "Migliori del Forum"#www.cobraf.com/ForumF/coolposts.php^ di questo sito, escludendo il sottoscritto e forse un paio di altri autori, tutti gli altri 15 o 20 che hanno scritto di più su questo sito in passato avevano in comune la predizione di scenari di crisi e catastrofe sul Dollaro, le Borse e l'Economia (ora in effetti non scrivono più per tanti motivi, ma forse anche il fatto di non avere avuto soddisfazione dai fatti)
Questo non è solo un problema della borsa, ma della nostra società in genere. ^Come nota Michael Crichton#Michael Crichton^ ci sono studi che mostrano che l'uso dei termini "crisi", catastrofe" "disastro" e simili è aumentato dal 1989 (fine dell'URSS) in modo esponenziale nei media occidentali, proprio mentre la nostra vita in Occidente diventava sempre più sicura (l'11 settembre ha fatto 2mila vittime, ma sul Muro di Berlino da solo ne sono stata ammazzate altrettante, in Vietnam e Corea gli americani hanno lasciato 140 mila morti, la guerra di Algeria 200 mila di cui parecchi francesi, il terrorismo italiano almeno 700 vittime ecc...)
Senza teorizzare sul perchè ricordo che ad esempio la BSE "mucca pazza" ha imperversato per un decennio ed è costata secondo le stime fino a 90 MILIARDI di euro (6 milioni di bovini macellati solo in Inghilterra...) a fronte di meno di 200 vittime in totale. (Gli incidenti d'auto in Europa fanno 100 mila vittime all'anno). Sicuramente molte misure adottate erano corrette, ma la minaccia e i costi sopportati, pari a quelli di una guerra, non erano proporzionali (circa mezzo miliardo di euro spesi per ogni vittima)
La SARS è costata alcuni miliardi anch'essa a fronte di quasi nessuna vittima in Europa e forse 50 in Asia (e come noto i mercati asiatici sono partiti al rialzo dal momento esatto in cui i giornali si sono riempiti di titoli e articoli a sfinimento sul tema)
Ora ^l'Influenza "Aviaria "#http://www.epicentro.iss.it/focus/flu_aviaria/influenza_aviaria_new.asp^ è il caso ancora più estremo e persino ridicolo, sui cui di nuovo si sono scatenati con costi pazzeschi i politici, i giornalisti e gli scienziati che seguono questo motto: "Pronostica una catastrofe globale e riceverai molti fondi per la ricerca e guadagnerai prestigio".
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«Allarme» aviaria: i primi risultati dimostrano che, probabilmente, parlare di «allarme» è stata un'esagerazione.
Nell'ambito del piano di monitoraggio predisposto dal ministero della Salute, infatti, si rende noto che presso il Centro di referenza per l'influenza aviaria di Padova «in relazione agli oltre mille controlli effettuati finora, è stato riscontrato un solo campione di anatra selvatica positivo al virus H5N1».
Test che sembrano dar ragione al professore emerito di biochimica all'Università di Monaco, Roland Scholz, che, con un rivoluzionario studio ha contestato la natura infettiva della Bse (una «mera ipotesi» spacciata come prova attendibile), ipotizzandone la causa nei difetti genetici dei bovini, acquisiti a causa dei troppi incroci tra consanguinei. Sistema che li ha resi più sensibili a intossicazione da insetticidi, deficienza di rame e malattie autoimmuni. Ed ora attacca chi diffonede il panico sulla febbre aviaria.
Quali paralleli vede tra la vicenda della «mucca pazza», costata alla Ue 92 miliardi di euro, e l'influenza aviaria?
«La stessa isteria. Bisogna chiedersi a chi giova».
A chi appunto?
«Può giovare a chi produce farmaci antivirali, anche se nel caso l'efficacia di queste sostanze non è stata dimostrata. Ma anche agli scienziati che seguono questo motto: "Pronostica una catastrofe globale e riceverai molti fondi per la ricerca e guadagnerai prestigio". I giornali catturano questo scenario spaventoso, uno copia dall'altro e si esagera. La popolazione viene presa dal panico,
governi devono reagire. Tanto più sono rigorose le "ordinanze" di protezione, tanto più la gente trova conferma che la sua paura è fondata. E il circolo vizioso entra in movimento».
Perché non dovremmo temere l'H5N1?
«Per essere pericoloso un virus deve essere inglobato in una cellula. Ci vuole, dunque, un'interazione tra i suoi recettori e le proteine virali. Questo virus è specifico degli uccelli. Più precisamente, attacca le cellule del sistema respiratorio del pollame. Non quelle dei piccioni, però, e nemmeno quello di molti altri volatili».
E se ci fosse un «salto» di specie?
«Tutto può succedere, anche che ci colpisca un meteorite. Ma è altamente improbabile che la mutazione di questo virus possa fare un così grande salto dagli uccelli ai mammiferi».
Eppure ci sono centinaia di casi tra gli allevatori del Sud Est asiatico..
«Con grande sicurezza posso affermare che quelle persone non sono stata infettate da questo virus».
E di cosa sono morte?
«Ciò che li ha uccisi è stato un virus influenzale specifico per l'uomo. Aver trovato l'H5N1 nei loro corpi, magari insieme a tanti altri virus, sia interamente sia parzialmente (i suoi acidi nucleici) non significa niente».
Cosa renderebbe la questione completamente diversa?
«Trovare nel corpo dei malati di influenza aviaria gli anticorpi dell'H5N1 e non il virus».