By: VincenzoS on Sabato 12 Gennaio 2013 12:45
x Moderatore
In realtà non è vero, nel mondo ci sono sempre stati default, bancarotte e cancellazioni o ripudi dei debiti da 3 mila anni in qua. E' impossibile trovare una società che vada avanti per più di 50-70 anni senza una qualche cancellazione in massa dei debiti. Per secoli la cancellazione era istituzionalizzata, ogni nuovo re babilonese o greco per prima cosa cancellava i debito. Quando un re si ammalava i creditori sapevano che per loro si preparava la mazzata perchè il nuovo re volendo regnare in pace e senza rivolte di debitori affamati o disperati come prima atto del suo regno cancellava i debiti.
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Una singola azienda può crescere al 30% annuo, ma una società di 60 milioni di individui che contiene vecchi, bambini, malati e impiegati statali no, cresce al 2% reale in media.
Da due secoli la produttività media delle economie industriali cresce del 2% annuo (con oscillazioni, ma la media di due secoli è 2% al netto dell'inflazione. Nelle economie antiche la crescita era circa 0.1%).
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Se lei ha 100mila euro e io non ho soldi è probabile che io lavorerò per lei per ricevere dei soldi...e non viceversa e non ho nessun credito nei suoi confronti
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Moderatore,
mi perdoni ma Li imbroglia con i numeri. Quello che conta non è, per il debito pubblico, il tasso di interesse che si paga ma il rapporto tra deficit dello stato e tasso di crescita. In una economia che cresceva dello 0.1 % all'anno un deficit dell'1% significava che a regime il debito sarebbe diventato del 1001 % il PIL.
In una economia che cresce (in termini reali) del 2 % all'anno, un deficit dell'1% significa che il debito si stabilizza al 51 %; se il deficit è del 2 % il debito si stabilizza al 102 %. Insomma, fintanto che il deficit rimane al di sotto del tasso di crescita, la stabilizzazione del debito è ben sotto il 100 % del PIL. Che a quel punto il debito salga in valore assoluto non frega niente a nessuno.
Chiaramente il deficit comprende anche gli interessi che si pagano.
Gli interessi sono un trasferimento di ricchezza esattamente come lo sono le pensioni o come lo è il fatto che uno che guadagna tanto, pagando molte tasse paga anche la spesa per la scuola e la sanità di uno che guadagna poco.
E sono un trasfeerimento di ricchezza verso persone che hanno dimostrato una vistù, ovvero quella del risparmio perché per comprarsi un titolo di stato prima debbono avere risparmiato, non speso in caxxate varie ciò che avevano guadagnato.
Mi potrà forse affermare che è più giusto che io paghi tasse in modo che sia possibile garantire una pensione decente a chi ha pagato pochi contributi così che possa comprarsi qualcosa che non sia pane e latte piuttosto che un qualsiasi Mario Rossi operaio della Fiat paghi tasse per permettere di trasferire ricchezza a me che magari ne ho a sufficienza e la userò per comprarmi un nuovo vestito avendone già dieci nell'armadio.
Ma se mi fa questa obiezione entriamo nel campo dell'etica e della morale e della loro soggettività, e usciamo da quello dell'economia.
Che i soldi li spenda il pensionato o li spenda io da un punto di vista economico non fa nessuna differenza, cambieranno semplicimente i prodotti che acquisteremo.
E non è vero, come Lei afferma che l'economia non possa crescere indefinitamente. Quello che non può crescere indefinitamente è, ad esempio, il consumo di petrolio ma niente vieta, ad esempio, che aumentino le ore lavorate dalle colf o che, nelle stesse ore lavorate, esse riescano a lavare più piatti grazie ad un detersivo migliore: sono PIL anche le ore delle colf. Siamo ben lontani da un "limite della crescita".
Per quanto riguarda quelle che Lei chiama tautologia, tutta la matematica allora è fatta di tautologie essendo basata su uguaglianze ed identità.
Per quanto riguarda il fatto che Lei lavorerebbe per me se io ho 100mila euro disponibili, per quale ragione mai Lei lo farà se non per potere comprare da un altro (ergo avere un credito nei confronti di un altro) un qualche bene per produrre il quale quell'altro lavorerà a sua volta. E se a me l'unica cosa che serviva era proprio la casa che Lei, per avere i 100mila euro, mi ha costruito, alla fine quell'altro non potrà venire da me a pretendere qualche cosa in cambio dei pezzetti di carta che ora Lei ha in mano. E non potra rivolgersi a nessun altro per farlo. E questo succederà a meno che chi ha "creato" la moneta non abbia, contestualmente alla creazione, posto a suo carico un debito.
Ma già la sento obiettare che la creazione di moneta è compito dello Stato. E cosa è lo Stato se non l'insieme di tutti i cittadini? Perché mai ognuno di noi, nel suo sessantamilionesimo di quota dello Stato, potrebbe avere il diritto di crearsi un credito nei confronti degli altri e perché mai gli altri avrebbero il diritto di crearsi un credito nei confronti di quell'uno?
Ci si può creare un credito solo creandosi allo stesso tempo un debito, ma Lei non vuole riconoscere quetsa realtà.
Quando, in tempi molto lontani, si usavano merci come moneta - le pecore ad esempio, da cui pecunia - colui che riceveva le pecore in pagamento dei suoi servizi sapeva benissimo che se nessun altro avesse voluto vendere qualcosa in cambio di pecore si sarebbe dovuto accontentare di mangiarsi la pecora o fare formaggio con il suo latte, niente di più e niente di meno. La pecora non gli creava nessun credito nei confronti di altri.
E' proprio l'eccessiva creazione di moneta, non supportata da ricchezza reale risparmiata, che ha creato il problema, ma Lei questo problema non lo vuole vedere.
Non dia dell'ignorante a persone che riflettono, pensi piuttosto al fatto che le idee che Lei propaganda, la MMT, sono utopie tali e quali a quelle di altri signori che nel XX secolo hanno solo prodotto disastri. E smetta di barare sui numeri.