La Reconquista ( migrazioni e demografia )

 

  By: gianlini on Mercoledì 09 Marzo 2011 10:31

cerchi di render loro la vita difficile; tassa su kebab di 3 euro; controlli presso le famiglie islamiche con cadenze molto ravvicinate da parte di polizia, vigili urbani e assistenti sociali imposizione della sola lingua italiana negli esercizi pubblici, divieto di esporre carteli o insegne o altro in caratteri diversi da quelli italiani, ecc.ecc.

 

  By: Gano* on Mercoledì 09 Marzo 2011 10:16

> PS cosa propongono i leghisti, spider? Non so Gianlini, tu cosa proponi?

 

  By: lmwillys on Mercoledì 09 Marzo 2011 10:06

mah, si parla sempre degli immigrati come di un problema serio, tutta questa cagnara per gli sbarchi, finora sono 9 mila dice maroni ... secondo l'ultimo ^rapporto UNHCR#http://www.serviziocentrale.it/file/server/file/prova/UNHCR%20-%20Global%20Trend%202009.pdf^ su un totale a fine 2009 di 36,5 milioni di espatriati per conflitti sotto controllo UNHCR (43,3 milioni in totale contando i profughi palestinesi sparsi in medio-oriente) noi ci siamo accolati 55 mila rifugiati (60 mila stranieri sotto tutte le voci) contro i 594 mila della Germania (660 mila) ... non mi pare la Germania sia stata annientata da questa migrazione pari a 11 volte quella subita da noi ma ostellino non ha vicino casa una bella panchina in un bel parco dove andarsi a riposare ? il problema non è l'immigrazione, per me è l'impatto economico che potremmo avere dalla crisi libica riporto uno stralcio da http://www.agienergia.it/Notizia.aspx?idd=621&id=37&ante=0 'Il principale partner economico italiano della Libia è Eni, che è presente sul suolo libico dal 1959, da quando stipulò il primo contratto con la libica National Oil Corporation, e non ha mai ridotto la sua presenza, neanche nel 1969-70 o a metà degli anni ’80, i periodi delle più acute tensioni tra Roma e Tripoli. Eni estrae circa 250.000 barili al giorno, ovvero il 15% della sua produzione totale; è il più grande acquirente europeo di petrolio libico. Inoltre, Eni è il vero stratega del processo di produzione ed esportazione, soprattutto tramite il gasdotto Greenstream che collega Mellitah a Gela, e che nel 2010 ha fornito all’Italia 9,4 miliardi di mc di gas. Nel 2009 venne firmata la proroga del contratto Eni-Noc per ulteriori 25 anni, fino al 2042, per la produzione di petrolio, e fino al 2047, per la produzione di gas, con la relativa pianificazione di 800 milioni di dollari in investimenti. Un’operazione che doveva portare Eni a inserirsi anche in altri mercati africani. È quindi ovvio che con il permanere dell’interruzione delle forniture, o con un nuovo governo di Tripoli eventualmente ostile a Eni, Roma correrebbe il rischio di perdere questo accesso agevolato alle risorse energetiche libiche; che sono un fattore essenziale, quasi vitale, per l’industria e l’economia in generale dell’Italia. Ma questo non è tutto; oltre a Eni anche FIAT ha importanti rapporti con la Libia, almeno dal 1976, quando una finanziaria della Libia, la Lafico, acquistò il 15% delle azioni della FIAT, che produssero, nel 1986, 2,6 miliardi di dollari di plusvalenze. Inoltre, Lafico è divenuta anche la principale azionista di Retelit, una società italiana di telecomunicazioni. In base al trattato firmato a Bengasi nel 2009, il 100% degli appalti per la realizzazione di infrastrutture viene concesso a società italiane, con relativi vantaggi fiscali e legislativi. E in quest’ambito, un settore che prevedeva 153 miliardi di dollari di commesse, l’Impregilo costruisce tre centri universitari e parte dell’autostrada litoranea libica, la Conicons modernizza l’aeroporto di Ghat e la Trevi si occupa di edificare l’hotel di lusso al-Ghazala di Tripoli. La Saipem, del gruppo Eni, in consorzio con Rizzani de Eccher, Tecnimont e Maltauro, si è aggiudicata il contratto da 835 milioni di euro per la costruzione del primo dei tre lotti della succitata autostrada litoranea libica, il cui valore complessivo è di circa 3 miliardi di euro. Nell’agosto 2010 Ansaldo Sts e Selex Communications hanno firmato con la società controllata dalle Ferrovie Russe, Zarubezhstroytechnology, un contratto da 247 milioni per lavori sulla tratta ferroviaria Sirte-Bengasi, mentre nel 2009, sempre Ansaldo Sts si aggiudicava il contratto da 541 milioni per l’ammodernamento delle linee Ras Ajdir-Sirte e Tripoli-Bengasi. Selex Sistemi Integrati, nell’ottobre 2009 aveva firmato un accordo da 300 milioni con il General People’s Committee for General Security libico, per realizzare un sistema di sorveglianza dei confini meridionali della Libia. Dall’altra parte, i fondi sovrani della Banca Centrale della Libia, Lybian Investiment Authority e Lybian Foreign Bank, controllano il 7,5% del capitale di UniCredit e il 2,01% di Finmeccanica. I fondi sovrani libici hanno espresso l’interesse ad acquisire anche quote di Telecom Italia e Terna. La società aerospaziale Agusta-Westland, della Finmeccanica, nel 2007 ha stipulato con la Libia una Joint Venture con la Lybian Advanced Technology Company per assemblare componenti di elicotteri in un impianto libico inaugurato nel 2010. In sostanza, il volume di scambi annuale fra Italia e Libia aveva raggiunto i 15 miliardi di euro nel 2008. Nel 2010 l’Italia ha esportato in Libia beni per 2,38 miliardi e ne ha importato per 10,6 miliardi di euro, di cui 7,1 miliardi in prodotti energetici. Si tratta di una quota notevole del bilancio commerciale estero dell’Italia, che rischia un futuro problematico. Infatti, lunedì 21 febbraio, la Borsa di Piazza Affari indicava un forte calo dei titoli direttamente interessati dalle vicende libiche: Unicredit, Eni, Saipem e Impregilo. Unicredit subiva un ribasso del 5,75%; del 6,17% Impregilo; del 5,12% Eni; del 4,43% Saipem, del 2,06% Snam Rete Gas; del 5,09% Ansaldo Sts e del 4,39% Astaldi.

 

  By: SpiderMars on Mercoledì 09 Marzo 2011 10:06

Hai ragione Gianlini..! uno schifo chiacchere e basta.! stavo sentendo un dibattito tra il Prefetto di Palermo e un Generale sul da farsi non ti dico...una pena...! uno peggio dell' altro in tutti i sensi.

 

  By: gianlini on Mercoledì 09 Marzo 2011 09:52

bla bla bla bla finora, l'unico che ebbe il coraggio di mitragliare un barcone mi sembra sia stato il governo Prodi o sbaglio? PS cosa propongono i leghisti, spider? più che sbraitare non mi sembra che abbiano il coraggio di fare avete visto ieri sera la 40enne tedesca in fuga dalla Tunisia, che diceva che sono "crazy, they are just crazy" .....e noi abbiamo le ragazze che pensano: come sono bravi questi egiziani, come sono carini, poi così simpatici e sorridenti!

 

  By: SpiderMars on Mercoledì 09 Marzo 2011 09:43

...EURABIA.... La profezia della Fallaci il suicidio delll' Europa..! Scenario in Europa: l'arrivo di masse di profughi, in fuga da quei Paesi prima della loro stabilizzazione, minaccia di incrementarne il tasso di «islamizzazione». L'asimmetria, e il paradosso, dei due scenari è che, mentre alcuni Paesi islamici farebbero un passo avanti sulla strada della secolarizzazione e della modernizzazione, l'Europa ne farebbe uno indietro lungo quella di una sempre più difficile coesistenza fra due «civilizzazioni» incompatibili sul piano sociale e politico, oltre che su quello religioso. È lo scenario - il «suicidio dell'Europa» - che Oriana Fallaci riteneva di avere intuito dopo l'attentato alle due Torri di New York. «Un'Europa che - già scriveva allora - non è più Europa, ma Eurabia». E che così descriveva: «In ciascuna delle nostre città esiste un'altra città... Una città straniera che parla la propria lingua e osserva i propri costumi, una città musulmana». «Un nemico inoltre che in nome dell'umanitarismo e dell'asilo politico accogliamo a migliaia per volta (...). E pazienza se la famiglia è spesso composta da due o tre mogli, pazienza se la moglie o le mogli le fracassa di botte, pazienza se non di rado uccide la figlia in blue jeans». Pur denunciando «l'indulgenza della Chiesa Cattolica nei confronti dell'Islam (...) che anzi tutto mira alla distruzione del Cristianesimo», la Fallaci non voleva «promuovere una guerra di religione»; si limitava a chiedersi cosa ci fosse «di civile in una civiltà che non conosce neanche il significato della parola libertà». La sua era, dunque, (solo) la denuncia di una «diversità» antropologica che minacciava di tradursi nella sconfitta della civilizzazione ebraico-cristiana e nell'estinzione della cultura politica più debole, perché più tollerante, quella liberaldemocratica. È difficile dire - perché è troppo presto per dirlo - se l'infausta profezia di Oriana si realizzerà. Piero Ostellino

 

  By: Trucco on Mercoledì 09 Marzo 2011 09:03

ci sono momenti in cui occorre saper prendere delle decisioni difficili, secondo me si dovrebbe entrare in guerra subito, la libia non può aspettare a lungo. ... dovremmo dare un grande supporto a Gheddafi il prima possibile, rischiamo che si dimetta o venga eliminato, e poi allora si che sono azz amari!

 

  By: lutrom on Mercoledì 09 Marzo 2011 08:46

[...] le extracomunitarie (ammetto in genere più carine) a Milano per meno di 9 ormai è difficile che si muovano certo l'italiana non offre spazio alla fantasia, ma pazienza! ---------------------------------------------------------- Eh eh eh, sotto ogni integerrimo italiano (come ad esempio gianlini) si nasconde un amante del bunga bunga... Comunque, se il servizio dell'extracomunitaria carina a 9 euro l'ora è TUTTO (!!!) compreso, informaci, così la chiameremo anche noi... (detto in tono scherzoso, naturalmente)

 

  By: SpiderMars on Martedì 08 Marzo 2011 18:11

mi sembra che il problema non sia solo nella gestione degli arrivi ma soprattutto nella mancanza di una strategia successiva. _____________________________________________________ eh direi proprio di si..! sai quale è la strategia sparpargliarli per il territorio..! ed anche La lega comincia un pò a rompere perchè sbraita sbraita ma non prende posizioni un pò meno concilianti. Bravo Gianlini fai lavorare i nostri no Integrazione se no siamo rovinati...!

 

  By: gianlini on Martedì 08 Marzo 2011 18:01

finalmente ho la prova concreta di quello che vado dicendo da parecchio e cioè che non è vero che gli extracomunitari vengono pagati meno degli italiani ho contatto una signora italiana per pulirmi casa, è una tipa a posto e chiede 7,50 euro l'ora; presa e confermata le extracomunitarie (ammetto in genere più carine) a Milano per meno di 9 ormai è difficile che si muovano certo l'italiana non offre spazio alla fantasia, ma pazienza!

 

  By: gianlini on Martedì 08 Marzo 2011 13:13

ma l'idea qual'è? quella di tenerseli (in tutta europa) o di tentare di rimandarli indietro?(come?) mi sembra che il problema non sia solo nella gestione degli arrivi ma soprattutto nella mancanza di una strategia successiva

 

  By: SpiderMars on Martedì 08 Marzo 2011 13:09

Maroni: "Ogni ora uno sbarco. Da soli non possiamo farcela" di Emanuela Fontana Roma - Sono arrivati a bordo di una dozzina di imbarcazioni, dalla costa della Tunisia. La sera di domenica, nel corso della notte, all’alba di ieri. Quasi 1200 extracomunitari dal tramonto alla mattina. Nella serata di ieri altri due barconi hanno raggiunto l’isola, cinque erano in avvicinamento. Venti sbarchi in poco più di 24 ore, quasi uno ogni sessanta minuti. La grande migrazione dal Nordafrica in rivoluzione sta partendo. Un ritmo del genere significa una prospettiva possibile di quasi 10mila arrivi alla settimana di profughi sulle coste italiane. Ma guai a parlare di intervento armato. «Un intervento militare sarebbe un grave errore - ha detto il dice il ministro dell’Interno Roberto Maroni dopo il summit con la Lega - prima di bombardare e di trovarci con un rischio Afghanistan ragioniamo sugli aiuti». La cosa «che mi preoccupa», aggiunge il titolare del Viminale, è che dietro questi sbarchi non ci sia solo disperazione: «Sono riapparse quelle organizzazioni criminali che operavano prima in Libia». I trafficanti di uomini si sono spostati nei porti della Tunisia: «Abbiamo segnalazioni di migliaia e migliaia di giovani che si dirigono verso i porti di Zarzis e Djerba, nel sud della Tunisia». Macchine e camion carichi di ragazzi arrivano a Zarzis senza interruzione. L’accordo con i Caronti del Mediterraneo prevede il pagamento di 2500 dinari, circa 1400 euro, per raggiungere l’Italia. In un bar vicino alla spiaggia si raccolgono le adesioni. Per partire si aspetta sempre la notte. Dieci, dodici ore di traversata, prima di avvistare le spiagge di Lampedusa. La richiesta di Maroni a Bruxelles diventa di ora in ora più preoccupata: «L’Europa è già invasa. Occorre un contingente di forze di sicurezza, un impegno maggiore dell’Unione Europea: noi siamo pronti a fare quello che abbiamo fatto con l’Albania agli inizi degli anni 80. Ma da soli non possiamo farcela». C’è poi il piano della diplomazia: accanto alla gestione dell’emergenza l’Italia ha in corso colloqui continui con i Paesi dell’area del Mediterraneo e osserva l’evoluzione della rivoluzione libica. Ieri il ministro degli esteri Franco Frattini intanto ha incontrato alla Farnesina il suo omologo israeliano, Avigdor Lieberman. Frattini ha annunciato che sono stati avviati «con discrezione» contatti con il consiglio provvisorio libico, gli oppositori di Muhammar Gheddafi. L’Italia è favorevole all’istituzione di una no-fly zone sulla Libia, assolutamente contraria a un attacco di terra. Il divieto di sorvolo dovrebbe avere il sì necessario «della Lega Araba e dell’Unione Africana». E’ «assai difficile pensare» che aerei italiani saranno coinvolti, ma l’Italia «non potrà negare le sue basi». Un eventuale invasione di truppe statunitensi sarebbe invece «certamente un atto unilaterale». A differenza di altri Paesi, l’Italia ha però la grande migrazione da gestire. Gli oltre mille arrivati sono tutti uomini tranne quattro donne e una bambina. Una bambina di 9 anni nata da mamma tedesca e da papà tunisino. La giustizia tunisina ha deciso di affidarla al padre, e la madre ha tentato il mare per sfuggire alla sentenza. Sette extracomunitari sono stati fermati a Pantelleria. I Cie, i centri di identificazione per immigrati, sono già sotto pressione. Nel centro di accoglienza di Lampedusa ieri mattina si trovavano quasi 1200 persone. Due aerei hanno trasferito a Crotone e Porto Empedocle 264 profughi. Ma le altre strutture, dal nord al sud, rischiano in breve tempo il collasso. In pochi giorni dovrebbe essere pronta la mappa degli edifici di supporto. Tre aree della Difesa sono state identificate al sud, e c’è poi il Villaggio della Solidarietà di Mineo. Ma sarà dedicato ai richiedenti asilo: una struttura non chiusa ma aperta. Il governatore siciliano Raffaele Lombardo, che pure guida una giunta di cui fa parte anche la sinistra, ieri si lamentava: «Non so se potrò andarmene in campagna serenamente e se non devo invece stare col mitra in mano, ma mitra non ne ho», sottolineando come i rifugiati saranno «liberi di circolare nelle nostre campagne». Il Giornale

 

  By: gianlini on Martedì 08 Marzo 2011 09:59

io credo che una componente fondamentale stia nella lingua una peruviana viene in Italia, dopo quanti mesi può già essere operativa come baby sitter? 3 mesi, in 3 mesi acquisisce quelle conoscenze di italiano che la rendono "abile al lavoro" lo stesso vale per rumene, ucraine (come le russe grande facilità di apprendimento dell'italiano) salvadoregne o marocchine (che sapendo il francese sono facilitate) quanto tempo ci vuole invece per imparare abbastanza bene il cinese, il giapponese o il coreano? anni e anni quanto detto per l'italiano vale ancora di più per paesi di lingua inglese (pensate che indiani, bengalesi o pakistani nemmeno fanno lo sforzo di doversi studiare una nuova lingua) e in generale vale per tutte le lingue europee dai racconti dei peruviani che ho sentito, emigrati per qualche anno in giappone o corea, lì la vita è tutta diversa; vengono "chiamati" per lavorare in gruppi di 10 o 20 persone (in fabbrica o cantiere) e c'è uno di loro che magari per genitori (molti asiatici emigrano anche nel sudamerica) parla sia spagnolo che giapponese (o coreano) che fa da "capogruppo" e si interfaccia con il datore di lavoro giapponese o coreano; gli altri emigranti sostanzialmente non hanno alcun contatto con il mondo locale e anche dopo 10 anni ancora non sanno quasi niente della lingua; non appena gli si presenta loro una possibilità diversa (emigrare negli US o in Europa), visto che in genere hanno a quel punto una discreta disponibilità economica, ne approffittano al volo e vengono qui lo stesso discorso vale anche per le altre popolazioni asiatiche; a quanto so malese, indonesiano e filippino da una parte e tailandese e cambogiano dall'altra, non hanno grandi affinità con cinese, coreano o giapponese, forse l'unico ceppo linguistico un po' affine è il vietnamita (al cinese); per tutti loro è molto meglio un paese dove si parla l'inglese (come i paesi arabi del golfo per esempio)

 

  By: Gano* on Martedì 08 Marzo 2011 09:31

Non ne sono convintissimo. Magari la denatalita' non e' l' unica ragione, ma trovo che sia sicuramente quella piu' importante. Fino a ieri l' altro in Corea e Giappone le donne non lavoravano. Da ieri hanno cominciato. Questo significa un aumento della forza lavoro del 50% spalmato in pochi anni, che un economia basata fin ora solo sul lavoro maschile impieghera' sicuramente del tempo ad assorbire. Poi se non si danno una scossa con la natalita' rischiano anche loro l' immigrazione di massa.

 

  By: GZ on Martedì 08 Marzo 2011 02:32

Giappone, Singapore e Corea hanno una natalità pari a quella di Spagna, Italia o Germania e non fanno entrare praticamente nessun immigrato. Gli Stati Uniti, la Francia, la Svezia, l'Australia hanno una natalità più alta degli altri paesi occidentali, anche parlando solo della popolazione di origine europea e bianca e lo stesso hanno un immigrazione molto forte. Se confronti USA, Francia, Australia e Scandinavia hanno una media di 1.9 figli per donna (parlando solo dei bianchi ed escludendo, immigrati e neri) contro 1.1 figli per donna di coreani, taiwanesi, singapore e giapponesi. Come mai in Francia, Scandinavia e soprattutto in Nordamerica e Australia c'è un immigrazione di massa da tutto il terzo mondo di milioni di persone mentre nei paesi asiatici no ? Non c'entra niente la natalità, quello che conta è il completo dominio dei mass media e del finanziamento delle campagne elettorali e dei partiti da parte di un elite "globalista e cosmpolita" in occidente L'America e l'Inghiltera sono i due paesi che dettano legge culturalmente e in termini di formazione della mentalità di massa tramite film, TV, Tv via cavo e satellitare, show e serial, libri e riviste, musica, case editrici, giornali locali, siti internet o agenzie di notizie di lingua inglese. E tutti i mass media americani ed inglesi sono oggi per il 90% dominati e concentrati in una decina di conglomerati con una matrice culturale ed etnica identica 1) AOL-Time Warner-CNN-HBO-Warner Music-Warner Brothers 2) Disney-ABC-EPSN-History Channel.... 3) Viacom che ha inglobato CBS, Paramount, MTV, Simon & Schuster, Blockbuster 4) NBC Universal, ora fusa con Vivendi il conglomerato francese ora controllato dall'america dalla famiglia Bronfman...USA Network, 5) News Corp di Murdoch con Fox, Sky, Century Fox Films, Fox 2000,Harper Collins, Wall Street Journal 6) Columbia Pictures-Sony-BMG 7) Newhouse-Conde Nast della famiglia Newhouse...The New Yorker, Vogue, Wired, Glamour, Vanity Fair,... 8) New York Times della famiglia Sulzberger, Boston Globe e con la sua catena radio e TV 8) Washington Post e la sua catena di radio e TV, Newsweek Aggiungici DreamWorks di Geffen, Katzenberg e Spielberg e Bloomberg e hai il 90% dei media americani dalle case editrici, ai film, alle TV via cavo, alle radio, alla musica, alle agenzie di stampa, alle TV alle riviste è in mano a questi gruppi. E i proprietari e top managers di questi conglomerati che hanno in mano i mass media americani, sono tutti in mano se guardi a persone con lo stesso background etnico, storicamente sempre favorevole all'immigrazione indiscriminata e alla globalizzazione senza frontiere. E lo stesso gruppo fornisce più di metà dei finanziamenti alle campagne elettorali....In patrole povere il 90% dei mass media americani sono diretti o posseduti da un piccolo gruppo etnico che è da sempre (per ragioni storiche) favorevole all'immigrazione e alla frantumazione delle identità e culture nazionali in un unica economia globale su scala mondiale In Giappone, Corea, Singapore, Taiwan e nel resto dei paesi industrializzati non occidentali la gente che comanda e conta nei media e i miliardari che influenzano la politica si indentificano invece con il proprio paese e le sue tradizioni, usi e costumi....