UKRAINA e SANZIONI

 

  By: lutrom on Mercoledì 07 Gennaio 2015 00:50

[...] P.S. renzi ha appena detto che "se riparte la scuola riparte il paese". Ecco, la scuola ha un "ciclo di produzione" di 18 anni, insomma, e' come dire "ne riparliamo fra 18 anni!", ma dove credete di anna' con questi individui? ----------------------- L'ebetino è un furbone: così vuole comprare il voto dei docenti italiani e famiglie (milioni di voti), sapendo che comunque già molti lo votano (sperando che l'ebetino garantisca i loro stipendi a costo di far fallire mezza Italia). Ma queste sono solo chiacchiere, perché poi farà l'esatto contrario (come ha fatto finora: dice di abbassare le tasse e poi le alza, sotto sotto): tagli, tagli e tagli e poi.... magari si passerà al licenziamento degli stessi docenti (alla greca, insomma)...

 

  By: antitrader on Martedì 06 Gennaio 2015 14:28

Il reddito di cittadinanza ha un senso. In un contesto in cui c'e' comunque abbondanza non e' tollerabile che qualcuno venga lasciato a 0 (ZERO). La boiata e' quando dici che vuoi un "lavoro stabile e ben retribuito", e chi te lo dovrebbe dare? Lo stato? Oppure l'artigiano privato gia' in avanzata fase di fallimento? Queste bizzarrie sono la naturale conseguenza dalla madre di tutte le stramberie, vale a dire che i soldi si stampano a volonta', i debiti non sono debiti, che c'abbiamo la cultura e che la colpa e' tutta della cul.ona. P.S. renzi ha appena detto che "se riparte la scuola riparte il paese". Ecco, la scuola ha un "ciclo di produzione" di 18 anni, insomma, e' come dire "ne riparliamo fra 18 anni!", ma dove credete di anna' con questi individui?

 

  By: Ganzo il Magnifico on Martedì 06 Gennaio 2015 13:57

E' vero, ma questo fa pari col #i##b#reddito di cittadinanza#/i##/b# di quei cojoni dei grillini. Reddito de che? Vallo a dire al cinese se gli danno un reddito (di cittadinanza) mentre sta a grattarsi la panza invece di andare a laurà alla Foxconn etc... ti risponde, appunto, "seee, reddito della zappa". Purtroppo in Italia esiste il brutto vizio di addossare le colpe agli altri senza rendersi conto che siamo tutti (tu compreso) parte dello stesso sistema.

Slava Cocaïnii!

 

  By: antitrader on Martedì 06 Gennaio 2015 13:41

"Gli italiani hanno bisogno di un lavoro stabile e ben retribuito e questa eventualità non rientra nelle priorità della U€. L’Italia ha URGENTE BISOGNO di riappropriarsi del proprio “diritto alla felicità” Ecco, quando leggi ste cose qui capisci che non c'e' speranza. E' l'annosa fiaba del "popolo eletto" (eletto da chi?). Non si capisce perche' gli italiani hanno il diritto a "un lavoro stabile e ben retrbuito" mentre i cinesi debbano lavorare 12 ore al giorno stipati dentro la Foxconn ad assemblare i "giocattoli" per il nostro cazzeggio. Quanto al "diritto alla felicita'" magari lo insegniamo anche nelle scuole al posto di un sano e salutare "diritto alla zappa".

 

  By: MR on Martedì 06 Gennaio 2015 13:27

#i#Non è una fola ma è la storia (Durruti a parte)... associare 'regime' e 'comunista' è una contraddizione in termini ... è come dire che il nano divorziato stuprabambine fidanzato con una lesbica pluripeccatore seriale è uno strenuo cattolico difensore della famiglia#/i# Questo perché confondi Marx e Lenin con un anarcocapitalista hippy americano. Cose che capitano.

 

  By: Roberto964 on Martedì 06 Gennaio 2015 11:51

Parmigiano VS Pecorino La crisi deflattiva che attanaglia l’€uro-Zone e l’Italia in particolare sembra non risparmiare alcun comparto e anche il Re dei formaggi, il Parmigiano Reggiano DOP, ne è stato pienamente investito. L’intera filiera del pregiatissimo formaggio occupa circa 20.000 addetti e si fa sempre più forte la preoccupazione che il perdurare di tale dinamica possa andare ulteriormente ad incidere su di un comparto che da diversi anni vede una riduzione degli utili con conseguente chiusure di stalle, siti produttivi e preoccupante calo occupazionale. Nel 2012, il prezzo medio all’ingrosso per il prodotto con stagionatura di 12/24 mesi era già basso (€ 9 al kg), nel 2013 scese a € 8, mentre per il 2014 è previsto essere di poco superiore a € 7. Ovvero un ulteriore ribasso del -12% che lo porterà ad attestarsi molto al di sotto del prezzo minimo necessario alla sopravvivenza della filiera stessa, considerato intorno ad €9,50 al kg. Tutto ciò si ripercuote fortemente sui produttori di latte che vendono il loro prodotto “al buio”, un anno prima di saperne il prezzo che è determinato da quello del prodotto finito. Probabilmente il latte del 2013 sarà pagato a € 0,50, ben il 10% in meno di quanto costa loro. In pratica tutto il comparto sta vendendo sottocosto e questo, si sa, è il primo passo verso il fallimento. I produttori, in tempi di credit-crounch, per far fronte alla liquidità necessaria, sono costretti a cedere il prodotto ai grandi gruppi d’acquisto molto prima della stagionatura ottimale, rinunciando a buona parte dei ricavi. È evidente che l’offerta sopravanza abbondantemente la domanda e il consorzio, per far si che i prezzi possano risalire, ha chiesto un taglio della produzione del 5%, pari a 150.000 forme in meno. Sembra che il numero giusto di forme/anno sia intorno ai 3 milioni di pezzi ma negli ultimi anni la produzione è stata di ben 3,3 milioni. Basterà ridurre del 5% la produzione per far risalire i prezzi? Io credo di no. Il consumo di parmigiano è per il 70% nazionale, mentre il 30% è destinato all’export. In un momento di grande contrazione di spesa da parte delle famiglie italiane, che per via della crisi sono costrette a scegliere prodotti meno costosi, si aggiunge la perdita del 15% (pari a ca. 150.000 forme) di export a causa delle sanzioni alla Russia. Praticamente il parmigiano reggiano (ma anche il grana padano) è inflazionato e sta subendo la stessa dinamica che interessa il petrolio. Posso tranquillamente affermare che l’inflazione del Re dei formaggi scaturisce dalla deflazione che da 5 lunghi anni interessa il nostro Paese. Una volta il parmigiano era “roba per ricchi” ma con l’aumentare dei redditi reali disponibili è divenuto compagno ideale di tutte le tavole italiane: ciò ha portato ad un aumento crescente della richiesta e di conseguenza del prezzo, dei margini e degli investimenti. Negli anni a venire tutto questo ha addotto occupazione aggiuntiva e benessere generalizzato alle zone di produzione. Adesso che siamo tornati ai redditi reali di 30 anni fa il parmigiano è ritornato ad essere “roba per ricchi” e il suo consumo è sceso, e lo ha fatto asimmetricamente ad una produzione che continuava ad aumentare. Il pecorino romano, il formaggio plebeo per eccellenza, nel 2007 costava circa la metà del grana padano e addirittura un terzo del parmigiano. La deflazione dei consumi ha via-via spinto masse di italiani a preferirlo per ovvi motivi. E come sempre accade quando un prodotto diviene marginalmente più raro, il pecorino ha cominciato a salire di valore, sino a sopravanzare abbondantemente i suoi illustri antagonisti: in tre anni il suo prezzo è salito del +170% (il latte di pecora del +135%), mentre di converso, quello del parmigiano è sceso del 22% solo negli ultimi 2 anni. Questa dinamica è frequente nei prodotti alimentari: nel 2014 l’olio di oliva è rincarato del 100% poiché la produzione si è quasi dimezzata (mosca olearia), mentre alcuni anni fa abbiamo visto l’impennarsi del prezzo dei pollami e dei suini “grazie” al morbo della “mucca pazza” che fece crollare il consumo di carni bovine. Anche il valore del pecorino è aumentato a causa di fattori contingenti (alcune patologie ovine hanno limitato la quantità di formaggio offerto sul mercato) ma ad innescare la salita dei prezzi è stato fondamentale il comportamento delle masse che per necessità hanno dovuto cambiare prodotto, abbassando il proprio target di spesa. È anche vero che il parmigiano è tra i prodotti alimentari più falsificati al mondo e che spesso la grande distribuzione lo usa nei volantini come specchietto per le allodole ma il consorzio avrebbe dovuto operare quel taglio di produzione già da qualche anno, magari abbinandoci anche il pieno possesso del mercato distributivo. Oggi tutta la filiera è a forte rischio: per riportare i prezzi a cifre ragionevoli servirebbe un taglio di produzione quantomeno TRIPLO del blando 5% annunciato, soprattutto in vista di quando finiranno le contingentazioni sul latte (marzo 2015) e il prezzo potrebbe crollare dai 52 centesimi/litro attuali ai 32 ipotizzati dagli analisti, spingendo ancora altre aziende verso la trasformazione con ulteriore e definitivo crollo dei prezzi dovuto ad iperinflazione di prodotto. È chiaro che un taglio importante della produzione comporterebbe la chiusura di altre stalle e siti produttivi che si ripercuoterebbero nondimeno sull’occupazione ma questa evenienza accadrà ugualmente poiché molte aziende non raggiungeranno neanche il pareggio (BEP) e saranno costrette ugualmente a chiudere ma con molti più debiti. Con gli scenari di rallentamento globale a cui stiamo assistendo risulta arduo pensare ad un considerevole aumento dell’export che possa sopperire a dei consumi interni in continuo collasso (per far quadrare i conti significherebbe spingere le esportazioni al +50%), quindi se non saranno di nuovo gli italiani a preferire il parmigiano la strada si fa tortuosa ed in salita. Del resto è cosa nota e collaudata: l’ultima stagione estiva ha portato un -20% di fatturato all’industria del turismo, nonostante il numero di stranieri arrivati in Italia sia cresciuto. Del resto i dati resi noti dalla Federconsumatori relativi alla spesa degli italiani nel mese di dicembre non lasciano dubbi: -7% rispetto al 2013 che diventa addirittura un incommentabile -40% se paragonati al 2007, ultimo anno prima della crisi. Per rimettere gli italiani nelle condizioni di spendere non sarà sufficiente l’ipotetico taglio delle tasse tanto sbandierato dal governo e fortemente desiderato dagli impr€ndiori (mi risulta arduo solo immaginarne l’attuazione): all’Italia occorre una “shock terapy” che però non è attuabile con i parametri odierni. Gli italiani hanno bisogno di un lavoro stabile e ben retribuito e questa eventualità non rientra nelle priorità della U€. L’Italia ha URGENTE BISOGNO di riappropriarsi del proprio “diritto alla felicità” e per farlo deve necessariamente ritrovare una coscienza collettiva che la spinga a cambiare drasticamente strada e la porti ad abbandonare i dettami confusi provenienti da Bruxelles. Sino a quando ciò non accadrà, gli amici del consorzio del parmigiano dovranno piegarsi al pecorino e subire. Del resto a gran parte degli italiani piace. Roberto Nardella. http://scenarieconomici.it/parmigiano-vs-pecorino/

 

  By: antitrader on Lunedì 05 Gennaio 2015 20:28

Adesso si e' capito qual'era la riforma del fisco di renzi: quella di depenalizzare il reato del cavaliere. Questa cosa e' davvero gravissima, si fanno passare norme di padre ignoto (e madre mignotta). Narra Dagospia che il colpevole sia verdini e che a scrivere la norma abbia partecipato anche uno degli avvocati del cav. (naturalmente Dago e' stato immediatamente diffidato). Ma vi rendete conto? Uno che sta scontando la galera (seppure in forma attenuata) ha facolta' di far le leggi! Nemmeno Bokassa osava tanto. Se ci fosse un'informazione non completamente messa a 90 gradi questa sporca faccenda dovrebbe portare alla caduta del governo, invece, i nostri "giornalisti" son tutti impegnati a raccontare "ma Grillo non ha fatto niente!", e che doveva dare? Piu' che mandarli quotidianamente affancul?!

 

  By: lmwillys on Lunedì 05 Gennaio 2015 18:47

non è una fola ma è la storia (Durruti a parte)... associare 'regime' e 'comunista' è una contraddizione in termini ... è come dire che il nano divorziato stuprabambine fidanzato con una lesbica pluripeccatore seriale è uno strenuo cattolico difensore della famiglia

 

  By: MR on Lunedì 05 Gennaio 2015 13:07

Mi ricorda un po' la fola dei vari comunisti: non è mai esistito il comunismo, Stalin Mao e Pol Pot sono solo degli incidenti di percorso.

 

  By: XTOL on Lunedì 05 Gennaio 2015 11:58

catttiiivo!! io volevo dimostrarmi un buon keynesiano.. e lei non mi dice nemmeno dove sbaglio.. crudele! pensavo: "Il deficit pubblico è l'unico strumento per cui si può generare risparmio diffuso", ergo più deficit=più risparmio diffuso. quindi viadotto che crolla=sistemato con soldi pubblici in deficit=più risparmio diffuso una logica ferrea, noo? #ALLEGATO_1# ps: la bp ha pagato 40 miliardi di $ di risarcimenti (#u#soldi degli azionisti#/u#) ^BP, chiesto un altro risarcimento da 34 miliardi per il disastro nel Golfo del Messico. Finora la compagnia petrolifera ha già concordato risarcimenti per oltre 40 miliardi. E alla fine di gennaio è arrivato il via libera dal tribunale di New Orleans all’offerta di 4 miliardi di dollari che era stata presentata alle autorità statunitensi per chiudere il processo.#http://www.valori.it/ambiente/bp-chiesto-altro-risarcimento-34-miliardi-disastro-golfo-messico-6131.html^ #b#se la Deepwater Horizon fosse stata statale...?#/b#

 

  By: MR on Lunedì 05 Gennaio 2015 01:39

#i#Tolto gli insulti, pero' MR qui ha randellato assai....#/i# Non c'è molto da randellare in realtà: o si capisce come funziona la macroeconomia o si dicono solo ed esclusivamente boiate come Xtol e gli altri socialdarwinisti de noantri.

 

  By: MR on Lunedì 05 Gennaio 2015 01:38

Il deficit pubblico è l'unico strumento per cui si può generare risparmio diffuso, e nessun coprofago austricante ha mai dimostrato il contrario. PS: quel disastro è stato fatto dalle cooperative rosse, tanto amiche dei vari comunisti liberisti.

 

  By: XTOL on Domenica 04 Gennaio 2015 23:13

uhéééé huééééé perchè trattarmi così male? :( sniff sniff io dicevo sul serio: secondo la logica di mr spock, più deficit = più ricchezza per le famiglie dove sbaglio? #ALLEGATO_1# ps: finchè non mi cita un'invasione aliena, continuerò a pensare che lo stato ci protegge dagli alieni

 

  By: Bullfin on Domenica 04 Gennaio 2015 23:05

Tolto gli insulti, pero' MR qui ha randellato assai....

FULTRA 10 MARZO 2020: Qui sotto la fotocopia dal vero "cialtrone medio italico" : Antitrader. Fatene una copia del pensiero per i posteri e quando tra 50 anni vorranno capire perchè l' talia sia finita miseramente

 

  By: MR on Domenica 04 Gennaio 2015 22:11

Masticazzi? Fin quando non mi citi un esempio di sviluppo senza Stato per me rimani esattamente come Hayek: un coprofago. è come dire che, dato che la BP ha inquinato le acque di mezzo Oceano Atlantico, allora i privati non possono commerciare petrolio. Cretino sei, cretino resterai.