By: Fr@ncesco on Venerdì 29 Marzo 2013 02:05
[VincenzoS] Scusami, quanto è la spesa pubblica in Italia?
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Sino al 1982 l'Italia era la nazione europea dove le tasse erano più basse in assoluto. Ed era presente un robusto sistema di welfare. L'aumento della pressione fiscale nasce dall'avere pensionato il MOLTIPLICATORE KEYNESIANO a favore di misure prodromiche al PAREGGIO DI BILANCIO (e, quindi, all'euro). Cioè, è inequivocabile: dal momento in cui l'Italia si era ficcata nello SME, la Banca d'Italia aveva smesso di finanziare il Tesoro, si era iniziato con gli scontrini fiscali, la lotta all'evasione etc - ossia a tutti quei fenomeni che bene conosciamo, e che oggi hanno assunto proporzioni parossistiche - l'Italia aveva incominciato a imballarsi e la pressione fiscale ad aumentare.
Notare che la lotta politica che portò a tali mutamenti fu ferocissima, e questa lotta sfociò nella ^LITE DELLE COMARI#http://it.wikipedia.org/wiki/Lite_delle_comari^:
• Storia
Il 23 agosto del 1982, il repubblicano Giovanni Spadolini, primo Presidente del Consiglio dei Ministri non democristiano della storia dell'Italia repubblicana, formò il suo secondo governo e giurò nelle mani del presidente della Repubblica Sandro Pertini: l'esecutivo possedeva la stessa compagine del precedente e i giornali lo descrissero ironicamente come governo fotocopia, espressione che ebbe una fortuna successiva. In particolare, furono confermati nei due dicasteri economici più importanti, quello delle Finanze e quello del Tesoro, rispettivamente il socialista Rino Formica e il democristiano Beniamino Andreatta, che già in precedenza avevano avuto dei significativi screzi.
La polemica tra Andreatta e Formica giungeva alla fine di una dura contrapposizione politica tra i due ministri, in merito alla recente questione della "separazione dei beni" tra Tesoro e Banca d'Italia (allora guidata da Carlo Azeglio Ciampi), consistente nel sollevamento di Bankitalia dall'obbligo della garanzia del collocamento integrale in asta dei titoli pubblici offerti dal Ministero del Tesoro. La "separazione consensuale" avvenne senza il minimo coinvolgimento, quantomeno formale, del parlamento, e aveva provocato non pochi problemi al governo Spadolini I e II, soprattutto per il repentino aumento del fabbisogno finanziario dello stato (e del conseguente indebitamento dello stato) che essa aveva determinato. Formica, per far fronte all'emergenza dei conti pubblici, propose (nella parole di Andreatta) "di rimborsare una quota soltanto del debito del Tesoro con una specie di concordato extragiudiziale".[1] Alla proposta di Formica, Andreatta rispose "a rime baciate", paventando il panico che da tale decisione sarebbe derivato sullo stato di salute delle finanze statali.[1] Si parlò anche della possibilità, sostenuta da Formica, di giungere in tempi brevi a una tassazione delle rendite finanziarie e, in particolare, di BOT e CCT.[2] La contrapposizione fu all'origine del duro scambio di battute successivo.
La "lite" tra i due era iniziata tra l'aprile e il maggio di quell'anno, quando Andreatta aveva detto, riferendosi al PSI, "quel partito ha in mente per l'Italia una forma di nazionalsocialismo". Di fronte alle inevitabili proteste l'economista di Trento si difese, affermando di aver inteso "socialismo nazional(ista)" ma di essersi espresso all'inglese, con l'aggettivo prima del sostantivo: la vera critica che intendeva muovere al PSI, a suo dire, atteneva all'indirizzo socialista e nazionalista del partito, ostinatamente contrario ai processi di privatizzazione e di liberalizzazione dell'economia. Questa spiegazione non placò le polemiche, che si conclusero - provvisoriamente - solo per intervento del Quirinale. Ambienti vicini al Palazzo furono autorizzati a riferire che Sandro Pertini (il quale, da socialista, aveva combattuto il nazionalsocialismo nel CLN) giudicava "disgustoso" il commento di Andreatta...