By: duca on Lunedì 12 Dicembre 2011 12:39
Dice GiorgioFra
"Ragionando con la mia testa, libero da schemi e dottrine, tutta questa situazione mi appare, come ho già detto, una grande truffa.
In un mondo in cui esistono fabbriche, tecnologie, conoscenze, infrastrutture, abbondante produzione agricola, gente disposta a lavorare, non può esistere crisi.
La crisi ci può essere nello Zambia, dove la capacità di produrre è praticamente inesistente, oppure nell'Europa del dopoguerra, in cui era tutto distrutto."
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E' il post di un uomo saggio.
Aggiungo come conferma una mia esperienza personale:
ho vissuto gli ultimi anni della crisi dei paesi dell'Est e il loro disfacimento e la rinascita (in particolare ho visto la Polonia la Rep Ceka e l'Ungheria nel periodo 88/94)
Ebbene la polonia non aveva una crisi della moneta, ma una crisi terribile della produzione interna sia di beni che di servizi. La cosa era palpabile perchè i negozi erano vuoti (in senso letterale) gli ospedali senza medicine e le persone viveno in modo miserevole in case anguste e senza mobili, con i pavimenti al grezzo (parlo di persone laureate che conoscevano due o più lingue e che ricoprivano incarichi importanti)
Era evidente che in quel caso il problema era la mancanza di efficienza del sistema che aveva generato un appiattimento verso il basso di tutte le attività economiche ma anche dei servizi pubblici. Inoltre visto che l'unico mezzo per ottenere beni (casa, auto, o una medicina) era l'essere messi in lista prioritaria dai vari capi e capetti del partito, si era sviluppata un'attitudine alla corruzione a tutti i livelli. Insomma, ciò che contava non era più produrre un bene o un servizio da scambiare sul mercato, ma essere capaci di soppravvivere in un mercato nero gestitto direttamente dal sistema pubblico. Quindi la competenza più richiesta era la capacità di relazionarsi con un sistema corrotto fatto di piccoli o grandi favori.
Come tutti sappiamo il sistema implose da sè.
Ora come sottolinea giustamente il saggio Giorgio, la nostra non è una crisi di produzione, anzi, beni e servizi sono in grande abbondanza, tanto è vero che continuiamo ad esportare, ma è una crisi di liquidità interna mostruosa e chiunque viva anche l'economia reale e non solo sui forum finanziari se ne accorge benissimo. Le banche non fanno credito, i mutui alle famiglie non vengono erogati, le aziende ritardano i pagamenti, etc..... Alla fine però la mancanza di liquidità porterà anche alla deindustrializzazione, ma questo sarà l'effetto, non la causa
A chi riesce a sollevare la testa dalla partita doppia, dalle regole assurde di Mastricht, dalle assurdità degli "Aiuti di stato" che hanno soffocato qualsiasi politica industriale (salvo essere aboliti in una notte per salvare le banche inglesi e tedesche) a chi riesce a guardare oltre, appare assurdo che un sistema industriale mediamente efficiente, paesi dotati di infrastrutture buone, con un potenziale di disoccupati giovani e mediamente acculturati non sia capace di invertire una crisi come queste. La politica deve ritornare a fare Politica, abbattere le regoline assurde stabilite dagli euroburocrati e e riavviare il ciclo produttivo:
- stampando moneta per riacqustare bond e quindi fare abbassare i tassi e quindi permettere all'avanzo primario di essere utilizzato per investimenti e non azzerato costantemente dall'aumento degli interessi sul debito
- stampando moneta per un ammontare pari a circa il 3% del Pil dell'eurozona finallizzato agli investimenti produttivi.
So che il pensiero unico che ci avvolge non permetterà questo (d'altra parte Monti come Commissario UE alla concorrenza è stato uno dei più inflessibili attuatori delle regole sul divieto di Aiuti di Stato) e quindi prepariamoci a grandi disastri. Ma prepariamoci anche a rottamare una classe politica ignorante e incapace di alzare la testa oltre i luoghi comuni. Questo è il motivo per cui dobbiamo rottamare i politici e non certo per le ruberie (schifose ma sempre esistite e non certo la causa maggiore del nostro disastro).
Bisogna tornarea una politica che guarda al futuro, e per questo bisogna lavorare indipendentemente dagli schieramenti politici.