Tasse sul reddito

 

  By: XTOL on Lunedì 02 Maggio 2011 21:27

ecco qualcuno che a proposito di capitalismo la pensa come me (capita a fagiolo, ogni tanto sentirsi in buona compagnia aiuta)^Statalismo e Capitalismo#http://www.usemlab.com/index.php?option=com_content&view=article&id=670:statalismo-e-capitalismo&catid=21:scuola-austriaca-di-economia&Itemid=177^ cito: Ma la vera pietra tombale del capitalismo fu lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Lo storico A.J.P. Taylor inizia la sua “English History” con questa famosissima constatazione : "Fino all'Agosto del 1914 un cittadino inglese giudizioso e rispettoso della legge poteva trascorrere la sua esistenza quasi senza rendersi conto dell'esistenza dello stato, a parte la presenza dell'ufficio postale e del poliziotto. Egli poteva vivere dove e come volesse. Non aveva nessun numero di riconoscimento né carta di identità. Poteva viaggiare all'estero o lasciare per sempre il suo paese senza un passaporto o qualsiasi tipo di autorizzazione di alcun genere. Poteva cambiare il suo denaro in qualsiasi altra moneta senza restrizioni né limiti. Poteva acquistare merci provenienti da qualsiasi altro paese del mondo alle stesse condizioni dei beni prodotti nel proprio paese. A questo riguardo, uno straniero poteva passare tutta la sua vita in questo paese senza dover richiedere alcun permesso e senza dover informare la polizia." io aggiungerei che che la pietra tombale è stata messa con la creazione della fed, istituita con l'approvazione del Federal Reserve Act del 23 dicembre 1913 dal Congresso degli Stati Uniti e iniziò le sue operazioni nel 1914

 

  By: lmwillys on Lunedì 02 Maggio 2011 13:39

lei Cures è sempre più pragmatico del sottoscritto nell'impostazione dei suoi pezzi, io mi lascio andare a volte ai sogni un sogno ... un mondo solidale ad esempio, pensa che bello, alzarsi la mattina e non temere di non aver da mangiare, o di non essere curato se si sta male, o di non poter essere derubato dato che quel che si ha è più o meno quello che hanno tutti e nessuno ha il diritto di avere di più ... neanche servirebbero potere esecutivo e giudiziario polizia galere ecc. ... pragmaticamente, dato che la feroce competitiva natura umana è complicata da modificare, come dice lei decisioni prese coi moderni mezzi tech collettivamente (con l'esecutivo trasformato etimologicamente in mero 'esecutore' e non 'decisore') senz'altro migliorerebbero aspetti deleteri come la corruzione e via dicendo in pratica quel che dice politicamente SOLO il mio buon Grillo :-)

 

  By: Cures on Lunedì 02 Maggio 2011 11:25

Più che solidarietà direi che manca il controllo efficace del potere delegato Il voto è l’unico strumento pratico con il quale un popolo può esercitare il controllo rimuovendo il potente di turno. Ma, anche qui, l’indifferenza, il vuoto dell’ignoranza colmato dalla propaganda e non dalla conoscenza della realtà dei fatti, la collusione, rendono lo strumento del voto poco più di un cerimoniale inutile per ottenere i risultati attesi dall’elettore. Oggi ci sono gli strumenti tecnici che consentirebbero di cancellare il parlamento sostituendolo con il voto diretto degli elettori. Dei tre poteri delegati, l’esecutivo, il giudiziario ed il legislativo, resterebbero in piedi solo i primi due riducendo così la delega del potere che è sempre stata la fonte di molti mali della democrazia Internet potrebbe diventare la nuova Agorà. I documenti, elaborati dal potere esecutivo, dovrebbero essere resi pubblici in anteprima in modo da poterli discutere come si fa, ad esempio, in questo forum. E poi, dopo un tempo congruo di qualche mese, si passerebbe alla votazione, o se respinti, si indicherebbe all’esecutivo dove e come fare le modifiche. Gli esperti per analizzare le proposte di legge si trovano. Le regole per rendere costruttivo il dibattito si fissano, in modo da non renderlo simile ad uno sterile scontro fra squadre di calcio. Il vantaggio per la democrazia sarebbe l’abolizione del Parlamento sostituito dall’Agorà che, non essendo più un potere delegato, dovrebbe essere reso predominante rispetto agli altri due e non più paritario come ora. Il “dittatore” sarebbe costituito dalla totalità dei cittadini. Il problema pratico è principalmente quello di riuscire a estrarre una decisione sensata dal contributo di milioni di persone. Un problema quasi insormontabile, ma solo “quasi”, considerato che lo si sta già facendo con i referendum. Churchill disse che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora. Visto che all’orizzonte stanno sorgendo vecchie forme di dittatura in salsa nuova destinate ad aumentare (Ungheria docet, ma è solo una vistosa anteprima), sarebbe meglio conservare quello che abbiamo e tentare di migliorarlo stringendo il controllo sul potere delegato

 

  By: lmwillys on Lunedì 02 Maggio 2011 09:28

già Cures vogliamo chiamarla solidarietà ? una certa carenza di solidarietà umana nella condivisione dello stesso piccolo nostro destino di nascere vivere morire su questo nostro infinitamente minuscolo pianeta anche in questo forum finanziario vedo c'è chi rifiuta la banca e magari fra un pò la moneta, vedo ovunque manifestazioni di giovani contro il precariato e lo sfruttamento lo sfruttamento è insito nel sistema vigente, mantenerlo significa continuare perennemente con guerre rivoluzioni sommosse repressioni chissà forse un giorno si realizzeranno le utopie marxiste, che poi appartengono in larga parte anche alle religioni, per rimanere a noi vicino a cattoliche convinte come la Lubich e i suoi focolari ... chiamarle economia del dono o economia di comunione poco cambia magari quel giorno non è poi così distante, anni ancora di sicuro ma chissà iniziativa dei focolari in corso http://www.focolare.org/it/news/2011/04/28/settimana-mondo-unito-2011-2/ a Loppiano in Toscana non sono mai stato, forse ci andrò a dare un'occhiata http://www.loppiano.it/

 

  By: Cures on Domenica 01 Maggio 2011 14:53

Manca sempre qualcosa Le religioni, le fedi politiche nascono tutte attorno ad una idea centrale condivisibile e condivisa Poi interviene la natura umana. Allora emergono quelli che usano la condivisione per il proprio tornaconto e convincono i più a seguirli brandendo la bandiera della religione o della fede politica e facendosi innalzare al trono del potere. Non si è mai riusciti a realizzare quello che la religione o la fede promettevano perché è sempre mancato qualcosa

 

  By: lmwillys on Domenica 01 Maggio 2011 14:03

XTOL lei non può generalizzare in quel modo un conto è la storia, un conto la teoria nel nazismo la razza era centrale, l'olocausto una conseguenza della teoria nel capitalismo miliardi di affamati sono una conseguenza della teoria, nel comunismo è impossibile ecc. ecc. io ho le mie idee, lei le sue, punti di vista tutta questa sterile polemica nasce da una persona che giustamente faceva rilevare la sostanziale inesistenza del comunismo nella storia, le critiche che riceveva erano sballate totalmente

 

  By: XTOL on Domenica 01 Maggio 2011 13:20

per la stessa ragione per cui non si può imputare al cristianesimo la strage dei catari, all'islam il darfur, al nazismo l'olocausto, al capitalismo hiroshima, allo shintoismo lo stupro di nanchino e via elencando le porcherie di cui sono capaci gli umani quando pensano di avere in tasca una verità universalmente valida lei sembra essere uno di questi, spero non sia così

 

  By: lmwillys on Domenica 01 Maggio 2011 13:05

XTOL quelli che lei cita sono in massima parte comunisti trucidati da regimi socialisti reali totalitari non c'entra una mazza citare morti da regimi totalitari parlando di comunismo qualsiasi regime ha alle spalle una striscia di morti ammazzati homo homini lupus per questo motivo, solo perché l'uomo è predatore sopraffattore è durato di più il capitalismo e chissà se mai sarà possibile realizzare il comunismo

 

  By: XTOL on Domenica 01 Maggio 2011 12:55

già, la fase intermedia, quella durante la quale si deve rieducare il popolo (peccato che nessun comunismo ci abbia mai fatto vedere la successiva fase utopica, forse 30 anni di gulag non bastano, ce ne vorrebbero 300?). Il numero di morti nei gulag è ancora oggetto di indagine: una cifra provvisoria è 2.749.163. Tale cifra non tiene conto delle esecuzioni comunque legate al sistema giudiziario (le sole esecuzioni per motivi politici sono 786.098), dei circa 600.000 Kulaki morti durante la collettivizzazione, né dei decessi successivi al periodo di detenzione ascrivibili alle dure condizioni di vita. Secondo Nicolas Werh, storico francese del CNRS di Parigi, nel libro "Storia della Russia nel Novecento" alle pagine 318-9 si legge testualmente: «Le stime del numero di detenuti nel Gulag alla fine degli anni trenta variano tra i 3.000.000 (Timasheff, Bergson, Wheatcroft) e i 9-10.000.000 (Dallin, Conquest, Avtorkhanov, Rosefielde, Solzenicyn). Gli archivi del Gulag, confermati dai dati dei censimenti del 1937 e del 1939, dai documenti dei ministeri della Giustizia, dell'Interno e della Procura generale, danno una cifra di circa 2.000.000 di detenuti nel 1940 (circa 300.000 nel 1932, 1.200.000 all'inizio del 1937) a cui si aggiungono più di 1.500.000 deportati. Il numero cumulativo di ingressi nel Gulag durante gli anni 1930 diventa, tenuto conto della alta rotazione dei detenuti, di circa 6.000.000 di persone». Sempre nello stesso libro a pagina 416 si legge: «Come testimoniano gli archivi del Gulag, recentemente riesumati, gli anni 1945-53 conobbero un forte aumento del numero dei detenuti nei campi di prigionia e nelle colonie di lavoro del Gulag (passarono da 1.200.000 a 2.500.000 tra il 1944 e il 1953) e del numero di "deportati speciali" (1.700.000 nel 1943; 2.700.000 nel 1953). Le assurde quote di produzione, la brutalità, la fame e la durezza di condizioni furono le principali ragioni dell'alto tasso di mortalità dei Gulag, che raggiungeva in molti campi anche l'80% nei primi mesi. straconsiglio la lettura de ^"Peggio della guerra. Lo sterminio di massa nella storia dell'umanità"#http://www.ibs.it/code/9788804602149/goldhagen-daniel-j/peggio-della-guerra-lo.html^ di goldhagen

 

  By: lmwillys on Domenica 01 Maggio 2011 12:00

quella è la fase intermedia XTOL, rilegga meglio di sistema oppressivo anche nella teoria al mondo esiste solo il capitalismo

 

  By: XTOL on Domenica 01 Maggio 2011 11:20

Lmwillys: il comunismo esclude il governo ---------------------------------------------- questa è bella! deve esserti sfuggita la citazione dal Communist Manifesto - Karl Marx & Fred. Engels: "Centralization of credit in the hands of the STATE, by means of a national bank with State capital and an exclusive monopoly."

 

  By: polipolio on Domenica 01 Maggio 2011 09:20

Quello era Marx! Bocciato ! Tomtomin> per i liberal-liberisti è quel fattore che, combinandosi col capitale, Tomtomin> dà il famoso "plusvalore". La teoria del valore è una delle tematiche chiave del pensiero marxiano. Molto più ancora per gli esponenti della 'scuola' marxista. Sarebbe un po' come dire che tra i protagosti della scissione di Livorno ci sia stato Farinacci, Fini sulle montagne nel '44, Ratzinger teorico del bunga-bunga, Di Pietro professore di lettere eccetera

 

  By: Gano* on Domenica 01 Maggio 2011 01:43

"Avanti o popolo alla riscossa bandiera rossa, bandiera rossa" Fa molto retro'.

 

  By: muschio on Domenica 01 Maggio 2011 00:52

Ma che ti vuoi beccare!: con l'esaltazione dell'era del cinghiale bianco, del "si stava meglio prima", di quanto era più bello il mondo senza il motore a scoppio, ti ci rifuggi nella tua felice infanzia: non certo ci analizzi il progresso del mondo.

 

  By: tomtomin on Domenica 01 Maggio 2011 00:40

MUSCHIO, BECCATI QUESTO!!! Non ho mai capito la festa del Primo Maggio, festa del lavoro. Che cosa, in realtà, festeggiano in questo giorno i lavoratori? La loro schiavitù. Non è una festa, gli "han fatto la festa". Il lavoro diventa un valore con la Rivoluzione industriale e i pensatori che cercano di razionalizzarla. Per Marx è "l’essenza del valore", per i liberal-liberisti è quel fattore che, combinandosi col capitale, dà il famoso "plusvalore". Prima il lavoro non era affatto un valore. Tanto è vero che è nobile chi non lavora e artigiani e contadini lavorano solo per quanto gli basta. Il resto è vita. Non che artigiani e contadini amassero il loro mestiere – che peraltro è un concetto diverso dal lavoro come spiega R. Kurz in "La fine della politica e l’apoteosi del denaro" – meno di un operaio di fabbrica o di un impiegato o di un ragazzo dei call-center, certamente lo amavano molto di più perché gli permetteva di esprimere le proprie capacità e la propria creatività, ma non erano disposti a sacrificargli più di tanto del loro tempo che è "il tessuto della vita" come dice Benjamin Franklin che peraltro lo usava malissimo: a fare denaro (anche scopare, per questo perfetto prototipo della borghesia protestante e autopunitiva, è una perdita di tempo, lo si fa "solo per la salute"). E quando nel Duecento e nel Trecento compaiono a Firenze, nel piacentino e poi nelle Fiandre i mercanti come forte classe sociale (prima il mercante, presso tutte le culture, sedeva all’ultimo gradino della scala sociale, perché si riteneva indegno di un uomo scambiare per denaro, e il kafelos greco, piccolo commerciante al dettaglio, è una macchietta abituale del teatro di Aristofane) la gente del tempo li guarda come fossero dei matti perché non capisce che senso abbia accumulare denaro su denaro, ricchezze su ricchezze per portarsele nella tomba. C’è la storia, patetica quanto esemplificativa, di Francesco di Marco Datini, il famoso mercante di Prato, il quale dopo aver fatto per trent’anni l’imprenditore ad Avignone ritorna nella sua città natia deciso a godersi la vita. Ma non ce la fa proprio, è continuamente angosciato dalla sorte delle sue navi e quando, alla fine, muore senza figli lascia tutto a Santa Madre Chiesa. Il concetto che il tempo fosse più importante del denaro era così radicato negli uomini di quel tempo che quando i primi imprenditori industriali introdussero il cottimo si accorsero, con loro grande sorpresa, che la produttività diminuiva invece di aumentare, perché i lavoratori preferivano rinunciare al cottimo e andare a spasso, in taverna, a giocare a birilli, a corteggiare la futura sposa. Ma è stata la mentalità paranoica del mercante a prevalere, a fare della maggioranza di noi, per dirla con Nietzsche, degli "schiavi salariati", a frantumare i nuclei costitutivi dell’essere umano. I suicidi in Europa dal 1650 – epoca industriale – ad oggi sono decuplicati, nevrosi e depressione sono malattie della Modernità, l’alcolismo di massa nasce con la Rivoluzione industriale, il montante fenomeno della droga è sotto gli occhi di tutti. E la globalizzazione, che inizia anch’essa con la Rivoluzione industriale e arriva a piena maturazione negli ultimi decenni con l’acquisizione del modello di sviluppo occidentale di quasi tutti i Paesi del mondo (quelli che non ci stanno li bombardiamo), esaspera tutti questi processi. La globalizzazione è, in estrema sintesi, una spietata competizione fra Stati che passa per il massacro delle popolazioni del Primo e del Terzo mondo. Per restare a galla saremo costretti tutti a lavorare di più, a velocità sempre maggiore, accumulando così altro stress, disagio, angoscia, depressione, nevrosi, anomia. Infine, di passata, "una società" come scrive Nietzsche "che proclama l’uguaglianza avendo bisogno di schiavi salariati ha perso la testa". E noi l'abbiamo persa. Tant’è che oggi celebriamo allegramente la festa della nostra schiavitù. ( Fonte: massimofini.it)