L'economia in sintesi (Keynes, Friedman...)

 

  By: manx on Venerdì 21 Ottobre 2011 11:00

Fugnoli è un piacere leggerlo , e ogni settimana mi stupisco di come in una paginetta riesca sempre a raccontare in modo colto ma limpido la situazione finanziaria come la vede lui. Il fatto che abbia sempre una visione ottimistica anche nelle difficoltà che evidenzia è quello che indispettisce molti , ma la cosa mostra un problema endemico nazionale : Tre giorni fa sentivo al TG un recordman da guinness , un anziano di 100 anni che aveva fatto la maratona , un angloindiano Sikh che rispondendo all'intervista su come aveva fatto a rimanere in forma fino a quell'età , diceva oltre alle solite cose come -mangiare vegetariano- ecc. ecc. , .... - evitare di frequentare persone negative - Un grosso problema italiano è la veramente grande quantità di persone negative che pensano sempre negativo, tanto che uno che si aspetta una soluzione alla crisi europea figura come un somaro guastafeste

 

  By: traderosca on Venerdì 21 Ottobre 2011 10:37

Bravo Defil,hai reso un servizio al Forum pubblicando l'articolo di Fugnoli. Nonostante Anti e altri,io ho conosciuto Alessandro Fugnoli molto tempo fa,e vi garantisco che era un operativo eccellente,poi si mise a pubblicare articolo e lavorare per diverse organizzazioni finanziarie,ha sempre scritto in modo delizioso esponendosi notevolmente,poi ha fatto un periodo che scriveva bene e basta,senza esporsi e lì non mi piaceva e non lo seguivo,per farla breve in questo ultimo articolo riconosco il Fugnoli dei bei tempi e condivido in toto la sua visione. imho

 

  By: baro on Venerdì 21 Ottobre 2011 03:59

c'è una diatriba in corso sullo yuan che secondo gli Usa è sempre sottovalutato , nonostante l'apprezzamento ... allora è giusto operare su CYB , etf yuan/usd , sul lungo si continuera' ad apprezzare

il reddito fisso dipende dalla valuta - GZ  

  By: GZ on Venerdì 21 Ottobre 2011 03:58

Stock: Yen

Una delle cose che "la gente comune" come si suol dire non comprende bene è che il rendimento delle obbligazioni, che siano titoli di stato o altre obbligazioni societarie o pronti contro termine o conti correnti di risparmio e tutto il resto DEI RENDIMENTI DEL REDDITO fisso, dipende dalle VARIAZIONI DEL CAMBIO. E' sempre stato così, le grosse perdite la gente le ha sempre avute dal tenere i propri soldi nella valuta sbagliata. Nei paesi sudamericani, in medio oriente, in russia ed est europa ed in asia la gente ce lo ha molto chiaro perchè, come in Argentina nel 2002 e in Messico nel 1994 ad esempio chi ha tenuto i soldi in pesos ha perso il 50% del potere d'acquisto e chi li ha messi in dollari a Miami lo ha raddoppiato. Facciamo degli esempi recenti: Il primo grafico qui sotto è il dollaro USA verso lira turca, la valuta di un ottima economia emergente di cui tutti parlano bene (uso il dollaro/lira solo per comodità perchè ho un grafico di un decennio disponibile sottomano), il dollaro USA è salito verso la lira turca in solo otto anni da 20 a 1.90 !! Il secondo grafico qui sotto è il dollaro USA verso real brasiliano, la valuta di un ottima economia emergente di cui tutti parlano bene (uso il dollaro/real solo per comodità), il dollaro USA è salito verso il real brasiliano dal 2000 al 2007 da 80 centesimi a 4.20 e poi è crollato a 1.7. Secondo voi il rendimento del reddito fisso in Brasile è la cosa che conta oppure conta di più se tenere i soldi di volta in volta in Dollari USA o in valuta locale ? Il terzo grafico qui sotto è il dollaro USA verso lo Yen negli ultimi 20 anni. Secondo voi il rendimento del reddito fisso in Giappone è la cosa che conta oppure conta il fatto che, nonostante il reddito fisso renda circa zero come titoli di stato, i giapponesi hanno visto salire di continuo il loro potere d'acquisto ? (e i giapponesi che hanno fatto l'errore di investire dei soldi all'estero in reddito fisso si sono rovinati). Viceversa un americano che avesse messo i suoi risparmi in yen venti anni li avrebbe quadruplicati

Conta la valuta in cui risparmi - Moderatore  

  By: Moderatore on Venerdì 21 Ottobre 2011 03:50

Stock: Swiss Franc

Altri esempi del fatto che come "cassettista" il rendimento delle obbligazioni, che siano titoli di stato o altre obbligazioni societarie o pronti contro termine o conti correnti di risparmio ora al 4% ecc..., NON HAA MOLTA IMPORTANZA RISPETTO ALLE VARIAZIONI DEL VALUTA IN CUI TIENI I RISPARMI.

Non conta il rendimento, conta la valuta in cui hai i risparmi - Moderatore  

  By: Moderatore on Venerdì 21 Ottobre 2011 03:32

Stock: Yen

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Se uno stato dichiara un default - Moderatore  

  By: Moderatore on Venerdì 21 Ottobre 2011 03:03

Wonderbra ..non sono comunque d'accordo con chi concorda sul fatto che fare default sia una buona soluzione. Se lo Stato (Italia, Grecia o altro) non mantiene gli impegni, allora tutti sono autorizzati a fare di conseguenza...Risultato: grande caos e ritorno al baratto, scambio di cose concrete con altre cose concrete....niente più soldi come contropartita. Di fronte ad un crash sistemico, non c'è nessun investimento (bond, case, terreni, azioni...) che tenga. Sinceramente non vedo questa ipotesi molto probabile....... -------------------------------- Se uno stato dichiara un default sul suo debito rischi che succeda poi quello che è successo in Argentina, dove fino al 2002 il Dollaro USa valeva 1 Peso Argentino e ora vale 4.3 peso, cioè ha perso l'80% e rispetto all'euro considerando che nel 2001 valeva 1.18 dollari ha perso circa il -88%. Ovviamente questo significa che hanno un inflazione tra il 20 e il 25% annuo. Se la Grecia uscisse dall'euro oggi rischierebbe una spirale simile all'Argentina in termini di inflazione, ma nell'insieme sarebbe sempre meglio della depressione economica terribile in cui sono caduti con tagli dei redditi reali per molte famiglie del 30 o 40% secco Il peso argentino solo negli ultimi due anni ha perso un altro -30% rispetto al dollaro e piu o meno lo stesso rispetto all'euro, solo negli ultimi due anni!!!!. Rispetto al franco svizzero il peso argentino in 10 anni ha perso circa il 95%, cioè uno che avesse cambiato i suoi soldi in Argentina nel 2001 in franchi svizzeri oggi avrebbe moltiplicato per 20 i suoi averi. (questo è il grafico degli ultimi 11 anni del peso argentino, fino al 2002 era vincolato al dollaro USA alla parità, 1 peso per 1 dollaro)

 

  By: muschio on Venerdì 21 Ottobre 2011 02:42

Fugnoli ha una competenza finanziaria come io posso averla sulla posateria ungherese del 18° secolo.

 

  By: baro on Venerdì 21 Ottobre 2011 01:28

secondo me , che son economista in erba (non marijuana ) , dilettante allo sbaraglio , Fugnoli ha , oltre al sentiment positivo che puo' piacere o no , anche una grande cultura geo-economico-politica ... d'altronde , delle due l'una : o andiamo tutti a ramengo o mettono a posto le cose come dice lui , momentaneamente , in attesa di sistemarle davvero ... è una scommessa , lui scommette sulla saggezza dei politici europei ... ad esempio , Unicredit , qualora fallisse , vorrebbe dire che l'Italia fallirebbe il giorno dopo ... non è forse il tempo di una scommessina sui suoi cw ? parlo con Anti , l'esperto in materia ...

 

  By: antitrader on Venerdì 21 Ottobre 2011 01:00

Sisi, per raccontare ai ragazzini la storia della borsa va proprio bene, ma se cerchi spunti operativi stai proprio fresco! Secondo lui i tedeschi dovrebbero impiegare i soldi degli italiani che comprano bund per comprare btp. Insomma come quello che scambia uova marce con uova fresche di giornata.

 

  By: Gano* on Venerdì 21 Ottobre 2011 00:56

Comunque sia, leggerlo è piacevole. Colgo dunque l'occasione per proporre la sua chiave di lettura sul week-end più importante dell'anno: IL ROSSO E IL NERO - A. Fugnoli --------------------------------------------------------------------------------------------- Vale comunque la pena leggerlo. Gli spunti sono buoni.

 

  By: antitrader on Venerdì 21 Ottobre 2011 00:41

Quello e' un somaro che non ne ha mai azzeccata una, e' il prototipo dei chiacchieratori di borsa, e' perennemente rialzista ma credo che non abbia mai alzato la cornetta per passare un ordine in conto proprio. Li chiamano "strategist" (strategist de che???), quelli che fanno i fr... col cul degli altri!

 

  By: defilstrok on Venerdì 21 Ottobre 2011 00:36

Fugnoli scrive molto bene, ma non mi piace particolarmente. Innanzitutto perché "scrive dalla cattedra", che è assai diverso dal fare il trader o il gestore; in secundis perché è troppo ostinatamente "think positive". Anche in questo caso (personalmente, qualsiasi soluzione adottino non la considero salvifica) Comunque sia, leggerlo è piacevole. Colgo dunque l'occasione per proporre la sua chiave di lettura sul week-end più importante dell'anno: IL ROSSO E IL NERO - A. Fugnoli "Molti libri di storia europea iniziano definendo l’Europa come una penisola dell’Asia. Le pianure che si estendono sopra i Pirenei, le Alpi e i Carpazi sono un campo aperto che si allarga senza ostacoli lungo tutta l’Eurasia settentrionale fino al Pacifico. La parte europea di questa immensa pianura, la più estesa del pianeta, ha prodotto la fusione tra l’eredità culturale mediterranea e le genti provenienti da oriente e ha proiettato fuori dall’Europa il risultato di questa elaborazione. L’Europa è fatta di piccole patrie ma resta ancora oggi un sistema aperto sul mondo. Gli Stati Uniti, economicamente, sono molto più chiusi e autosufficienti. Finanziariamente, invece, gli Stati Uniti dipendono dal risparmio asiatico mentre è l’Europa a essere autosufficiente. Gli Stati Uniti hanno immense risorse energetiche, Eurolandia non ha una goccia di petrolio. Se si chiudesse al resto del mondo, Eurolandia resterebbe al gelo, ma potrebbe andare avanti in perfetta solitudine come sistema finanziario chiuso. Grazie all’attivo commerciale tedesco e olandese, perfettamente bilanciato dal passivo di tutti gli altri paesi, Eurolandia ha trascorso tutta la sua breve storia ed è tutt’oggi in una situazione di pareggio delle partite correnti. La Cina esporta merci e importa dollari. L’America importa merci ed esporta dollari. L’Europa non ha bisogno di capitali esterni e non ne esporta di propri. Questa situazione di equilibrio le permette di non tenere riserve valutarie mentre l’euro, per contro, è ricercato e apprezzato come valuta di riserva da un mondo inondato di dollari. La crisi di Eurolandia ha rilevanza sistemica e fa tremare il mondo. Stati Uniti, Cina, Canada, Regno Unito e Fondo Monetario cercano in tutti i modi di commissariare Eurolandia per costringerla a sistemare le sue cose. Se queste enormi pressioni non hanno finora prodotto grandi risultati è perché la crisi europea è fondamentalmente un affare di famiglia. Diceva Brecht che la semplicità è la cosa più difficile a farsi. Vista dall’esterno, in particolare dall’America, la crisi europea potrebbe essere risolta in pochi minuti. Per Krugman basterebbe che la Bce dichiarasse il suo sostegno incondizionato e illimitato alla carta governativa di tutta Eurolandia. La fatica di un comunicato e, esagerando, di una conferenza stampa. Altri hanno suggerito elegantemente che dal Consiglio europeo esca l’impegno formale all’unificazione fiscale, magari nel 2025. Un tempo lunghissimo per preparare tutto per bene, ma già l’annuncio calmerebbe immediatamente i mercati. Le crisi di bilancia dei pagamenti si risolvono in genere velocemente perché sono crisi nei confronti dell’esterno. In America Latina negli anni Ottanta o in Asia nel 1998 non c’erano i soldi per pagare il debito estero contratto dagli stati o dalle imprese e questo provocò aggiustamenti veloci, come quando in famiglia non c’è più un soldo in cassa e si deve correre tutti quanti a cercare il primo lavoro che capita. La famiglia ricca, per contro, può permettersi dispute interne senza fine su un’ingente eredità e fare emergere nel contenzioso questioni di puntiglio e di principio. In un palazzo di ricchi i litigi su chi debba sobbarcarsi le spese per rifare il tetto possono andare avanti anni proprio perché tutti hanno i soldi per pagarsi un avvocato. Le tre questioni su cui si discute all’infinito da mesi e su cui si attende con nervosissima ansia una risposta lunedì mattina sono contemporaneamente vitali e inessenziali. Grecia, garanzie su Bonos e Btp e ricapitalizzazione delle banche sono problemi seri, ma sono in realtà conflitti di attribuzione e redistribuzione di oneri e rischi. Il condominio in cui non si raggiunge l’accordo avrebbe i soldi per ripararne dieci, di tetti. L’Europa ha i soldi per sistemare tutto da sola e si farà prestare qualcosa da fuori più che altro per dare fiducia ai mercati. Per chiedere fiducia bisognerebbe però incominciare ad averne, rispettando gli impegni presi con i partner e smettendo di diffidare gli uni degli altri. La Grecia, per cominciare, è un problema quantitativamente modesto. Se la Grecia avesse fatto sei mesi fa quello che sarà costretta a fare adesso e se la Germania non avesse fatto del coinvolgimento delle banche una questione di portata cosmica, gli incontri tra la Troika e il governo di Atene genererebbero le stesse emozioni delle verifiche periodiche che il Fondo Monetario effettua continuamente con i paesi che aiuta. Per fare scucire 30 miliardi alle banche e spaventare i mercati si dovrà adesso mettere il decuplo a sostegno di Bonos e Btp. Non bastando, ora che le banche bene o male i 30 miliardi li hanno trovati, si vuole ricominciare il giro chiedendone loro ancora altrettanti. E’ come spendere 300 di avvocati per recuperare un credito di 30, una questione di principio. Alla fine, lunedì o nei giorni successivi, una soluzione verrà trovata. Il taglio di capelli sul debito greco non sarà più del 21 per cento ma non sarà nemmeno del 50 richiesto dalla Germania. Sarà a metà strada e, per carità, rigorosamente volontario, altrimenti si fanno scattare i Cds, mettendo in crisi seria qualche banca che ne ha venduti troppi. Gli altri due problemi, debito sovrano e banche, verranno giustamente affrontati insieme. Le ipotesi che circolano fanno venire in mente Kotlikoff e la sua tesi che il debito è un problema linguistico, non reale. Le acrobazie concettuali su cui si discute potrebbero comunque avere effetti positivi. In pratica, invece di fare la cosa semplice di costringere le banche a svalutare i titoli italiani e spagnoli, si farà la cosa barocca di alzare le loro ratio patrimoniali permettendo loro di mantenere sui titoli la valutazione che preferiscono. Dal canto loro le banche, invece di raccogliere nuovo capitale facendosi odiare dai loro azionisti, raggiungeranno le ratio richieste diventando più piccole. Che cosa ridurranno sull’attivo, i titoli governativi o i finanziamenti alle imprese e i mutui? Se venderanno i titoli ne faranno scendere ancora il prezzo, mettendo nei guai i paesi emittenti e rendendone più costoso il sostegno. Se ridurranno i finanziamenti alle imprese, si dice, provocheranno una recessione che complicherà tutto e farà scendere comunque anche il valore di Btp e Bonos. In realtà il cerchio verrà probabilmente quadrato in questo modo. Le banche ridurranno drasticamente i prestiti alle grandi imprese, che si rivolgeranno al mercato obbligazionario. Le banche francesi, ad esempio, richiederanno indietro soldi ai campioni nazionali come Gaz de France o Edf e gli investitori privati europei, che sono pieni di liquidità e arricciano ormai il naso perfino sui titoli di stato francesi, saranno lietissimi di sostituirsi alle banche. Un ottimo studio di Fitch appena pubblicato confronta gli Stati Uniti, dove le imprese si finanziano per due terzi con obbligazioni e solo per un terzo in banca, con l’Europa, dove avviene esattamente il contrario. Nel giro di poco tempo, secondo Fitch, l’Europa si americanizzerà, con vantaggi rilevanti per tutti. Le banche useranno meno leva e si dedicheranno meglio a finanziare la piccola impresa, il negoziante dell’angolo e i compratori di case, tutti compiti che il mercato finanziario non saprebbe svolgere. Le banche, quindi, non venderanno i titoli di stato, che continueranno a essere considerati ufficialmente a rischio zero e a non richiedere capitale. Per rassicurare i mercati, che al rischio zero non ci credono più, si garantiranno parzialmente le nuove emissioni di Italia e Spagna con i soldi dell’Efsf. La garanzia, essendo parziale, permetterà con 200-300 miliardi di coprire più di un trilione di nuove emissioni, una quantità rispettabile. E’ possibile che alle banche vengano anche assegnati d’ufficio soldi obbligatoriamente convertibili in azioni a una certa data futura. Questi soldi li metterebbero gli stati o l’Efsf, sul modello della Tarp americana di due anni fa. Le banche che non volessero un giorno trovarsi l’Europa tra gli azionisti avrebbero qualche anno per raccogliere capitale e riscattare le convertibili. Il vantaggio è che non sarebbero costrette a cercare soldi adesso e potrebbero aspettare quotazioni più alte e mercati più disponibili. Come si vede, tutto resterà in famiglia, come è stato finora. L’italiano e lo spagnolo che non vogliono più Cct comprano titoli tedeschi, non extraeuropei. La Germania raccoglie i soldi italiani e li mette nell’Efsf, il quale garantirà i titoli italiani e spagnoli che verranno sottoscritti dalle banche europee, che a loro volta chiederanno indietro soldi alle grandi imprese. Questi soldi li metteranno gli investitori europei, ai quali i Bund non bastano, perché non ce ne sono abbastanza. Insomma un sistema chiuso in cui tutti prendono il posto di qualcun altro senza che i saldi finali cambino. La cosa funzionerà, probabilmente, ma il sistema sarà sempre soggetto a periodiche crisi di sfiducia. Per una soluzione strutturale occorrerà una rigorosa e prolungata virtù fiscale da parte di Italia e Spagna, con una lenta ma costante riduzione del debito. Conforta che, nei due paesi, ci sia un consenso molto ampio su questo punto".

 

  By: lmwillys on Giovedì 20 Ottobre 2011 18:49

lezione su come si danno i numeri va tutto bene madama la marchesa http://www.financialarmageddon.com/2011/10/alternative-universe.html

 

  By: alboino on Giovedì 20 Ottobre 2011 18:17

E' la prima volta che scrivo, ma seguo il blog da parecchio tempo, trovando le analisi sempre veritiere ed esatte. Anche in questo caso sono completamente d'accordo. I numeri e la matematica non sono modificabili secondo i pareri e gli interessi di parte, anche se talvolta insigni economisti, politicanti, giornalisti, ecc.. ci provano regolarmente, per confondere la gente comune, che magari con la matematica ha poca dimestichezza, e rimandare il più possibile il fallimento certo ed inevitabile degli schemi ponzi che hanno messo in piedi. Un sistema infinito all'interno di un sistema finito non può avere alcun futuro, il ragionamento è molto semplice, e sostenuto dai numeri, compresi quelli che rappresentano le risorse. La gente comune ha comunque le sue colpe, perchè quando come faccio io, cerco di parlare di questi argomenti, sono rare le persone che vogliono sentire, ma viceversa preferiscono vivere nell'ignoranza più completa, sperando che tutto prosegua come prima.