L’ eccesso di regolamentazione e l’eccesso di abusivismo sono due facce della stessa medaglia - gldm
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By: gldm on Martedì 02 Settembre 2003 16:57
L’ eccesso di regolamentazione e l’eccesso di abusivismo sono due facce della stessa medaglia: troppo spesso scientemente si abusa nel permettere gli abusi, si abusa della possibilità di commettere abusi, si regolano gli abusi, si abusa nella regolamentazione, si abusa di potere non essere in grado di esercitare il potere, si abusa degli abusi in un crescendo grottesco senza confini : se sei incapace limita le tue azioni, non lo considerare un dono da condividere con gli altri, soprattutto se un evento di vita, un elezione ad es., ti ha collocato in un posto che dovrebbe indurti una maggior consapevolezza circa le tue qualità ( sarebbe, questa consapevolezza dei limiti, il miglior limite da mettere alla tua incapacità, che non sarebbe così illimitata da inficiare un sano processo di autocritica ) perché oltre a dover fare i conti con il tuo destino mediocre rischi di contaminare anche quello di altri, che si ingegnano per cercare di interpretare con onestà il ruolo di cittadino; mentre se sei ladro, dotato di una certa dose di incapacità o meno, eletto o meno, cerca di rubare in giro un po’ di onestà, merce rara ma ancora circolante in alcuni, e di cambiare registro alla tua vita: se il furto riesce forse c’è speranza che l’origine truffaldina della tua onestà riesca a spegnere quella anelito alla trasgressione che scorre così fluente al tuo interno .
Prendere consapevolezza di un certo pessimo sottofondo strutturale che caratterizza il dna dell’italiano medio non deve vuol dire ridursi ad alimentare una troppo sbiadita e rassegnata retorica da strumentalizzare a proprio piacere per poi giustificare comportamenti da “così fan tutti”.
Rubano certo anche i politici ( individui italiani ), detentori temporanei prima ancora della res publica, anche in parte del benessere non solo economico ma anche mentale dei cittadini, ma tra coloro che stigmatizzano tali degenerezioni ve ne sono alcuni che portano via con disinvoltura chili di penne dagli uffici o post-it o altro, ( se non altro, pensano, per una forma di emulazione, sia pure su scala ridotta : che sarà mai un chilo di penne di fronte a un chilo di tangenti?!?!?! “ ).
…..nessuna differenza corre fra un politico e un dipendente pubblico: sono entrambi degli eletti: gli uni per votazione popolare, gli altri per raccomandazione….
In attesa di una rivoluzione culturale, di un crac sociale da cui sorga una nuova italianità vivo la mia vita cercando di non farmi imbrigliare l’aspirazione ad una vita dignitosa da vivere in un Paese dignitoso dal male di tutti i mali, dal “quieto vivere”, che aumenta a dismisura una specie di tolleranza verso le malefatte degli altri, che ha poco del cristiano e molto della pavida convenienza.
Senza ricorrere ad atti di eroismo non necessari è possibile cercare, con un minimo di coinvolgimento e rischio fisico, se non di sradicare il malcostume di alcuni, almeno di fronteggiarlo, di isolarlo.
Se assisto ad un tentativo di borseggio su un mezzo pubblico mi viene spontaneo emettere dei colpi di tosse la cui artificiosità diventa chiara anche al borseggiatore che, distratto da tali rumori ( e mi verrebbe da dire, e lo dico, dal timore che incute lo sguardo feroce dell’emittente ), rinuncia al colpo per dedicarsi velocemente al prossimo per cercare di tenere costante la sua media giornaliera ( ma non sa il beota che andrò anche a parlare delle sue gesta, con tanto di relativa minuziosa sua descrizione fisica, al più vicino commissariato, non perché creda di riuscire così a regalargli una vacanza di 180 giorni con solo due notti in un monolocale di due metri per due con le inferriate, dotato di tutti i comforts, ma per un egoistico bisogno di far tacere le insistenze della mia coscienza ).
Se mentre sto in fila, arriva un tizio, che oltre ad essere afflitto, e lui lo sa, da cronica allergia per le file, crede, e lui lo crede, che il suo Tempo e dunque la sua Vita sia più importante di quella degli altri partecipanti alla fila ci scambio due chiacchiere, più o meno energiche, per offrirgli, sul punto, un’altra prospettiva talmente suadente da fargli desiderare di passare tutto il resto della sua vita a gonfiare file, così per il gusto della fila in sé come imperdibile momento di aggregazione sociale; mentre per quanto riguarda la sua allergia se desidera guarire definitivamente sono pronto, con la consueta filantropia, a dotarlo dei migliori anticorpi, il cui solo innesto presenta, e lo avviso, delle punte di dolore acuto.
Se mentre guido mi piomba sul parabrezza una lattina vuota, un vibratore, un pacchetto vuoto di sigarette, un pannolino scaricato da una vettura che mi precede, mi affianco e chiedo con la consueta cortesia se avrebbero piacere che tutti i giorni spalmassi la mia spazzatura per il loro appartamento e se il rispetto che hanno per l’ambiente termina al varco della soglia della loro abitazione.
Se una cassiera di un negozio di alimentari, di un bar o altro esercizio commerciale dimostra una certa incomprensibile riluttanza ad emettere lo scontrino mi risulta impossibile riuscire a pagare: la osservo immobile e pago soltanto quando, dopo aver ella ripetuto invano più volte l’importo perché metta mano al portafoglio, si rende conto dell’indispensabilità che lo scontrino riveste per sciogliere il mio marmoreo attacco di immobilità e superare così l’impasse: sarebbe certamente più veloce un “lo scontrino, prego!”, ma ritengo che una guerra di nervi lasci nella cassiera un ricordo migliore della mia persona .
Se continuassi a scrivere altri “se”, sposterei troppo l’attenzione su di me, a cui ne riservo già molta io tutti i giorni, distogliendo forse luce dal tema principale.
Tanti comportamenti sgradevoli, maleducati, incivili causa ed effetto nello stesso tempo di un malcostume italiano, di un sistema che sembra premiare la disonestà ed una concezione distorta della furbizia quali parametri sui cui misurare il pregio della propria individualità, potrebbero essere perlomeno “contrastati” con maggior vigore, in ogni occasione “utile”, da qualunque persona appena appena “illuminata”, spalleggiata, se del caso, subito da altrinonindifferenti ( o indifferenti al quieto vivere), senza aspettare che lo Stato, o altre entità più o meno astratte ( che cmq hanno certamente il loro ruolo da svolgere, soprattutto quelle a contatto con le giovanissime generazioni ), si adoperino per l’abbattimento dei disvalori ora trionfanti.
Queste intrepide personecosìdiverse dovrebbero contagiare di loro altri dal sistema sballato di valori culturali-sociali-legali o meglio di valori aculturali-asociali-illegali.
Capisco che lunghi periodi di dominazione straniera, che qlcs dovranno pur testimoniare, non hanno certamente contribuito ad alimentare la predisposizione al rispetto del Diritto, dei diritti degli altri, del bene e dei beni pubblici , attraverso il quale si onora al meglio l’appartenenza ad una nazione e quindi la nazione stessa , ed hanno costituito l’humus ideale in cui ha fermentato la tendenza ad inseguire la stretta convenienza, l’egoismo, il disimpegno civico, il cinismo, la particolarità degli interessi, la supremazia dell’interesse individuale su quello pubblico.
E’ possibile, e non solo vagamente utopico, attraverso questo processo di azione e poi contaminazione, non facile, tortuoso, giungere infine anche ad avere una classe politica ( cioè individui italiani ) che non spicchi come ora per la sua mediocrità nell’azione, nella dialettica fra diversi schieramenti ( veramente misera, ridotta a beghe giudiziarie ) e nella legislazione.
Mentre per una trasformazione radicale più veloce dovrei andare al potere io.
Sono così retto, buono, generoso e tollerante.
Al fine di ottenere una scrematura virtuosa del popolo fra le prime iniziative procederei a sterminare tutti coloro che non hanno le stesse mie qualità; giudicando le persone in rigorosi processi sommari, per lo più collettivi, per raggiungere rapidamente l’obiettivo e dare a tutti l’idea che un nuovo corso giudiziario sta finalmente scalzando il vecchio dai tempi biblici inverosimili e dalle sentenze ambigue.
Gianluca De Meo