Sempre la confusion de le persone / principio fu del mal de la cittade - Moderatore
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By: Moderatore on Martedì 05 Maggio 2015 20:08
sedicesimo canto del Paradiso, dove Dante, accompagnato da Beatrice, è a colloquio con Cacciaguida, il glorioso avo che trovò la morte durante la seconda crociata.
Dante chiede a Cacciaguida di parlargli di Firenze, di raccontargli come fosse nei tempi civili. Subito Cacciaguida si infiamma "come s’avviva a lo spirar d’i venti / carbone in fiamma, così vid’io quella / luce risplendere a’ miei blandimenti". Ricorda come gli abitanti di Firenze fossero un quinto rispetto a quelli che ci sarebbero stati 150 anni dopo dopo la sua morte: #b# "Tutti color ch'a quel tempo eran ivi / da poter arme tra Marte e ‘l Batista, / eran il quinto di quei ch’or son vivi. Ma la cittadinanza, ch’è or mista / di Campi, di Certaldo e di Fegghine, / pura vediesi ne l’ultimo artista"#/b# . Ovvero: la popolazione di Firenze, che ora è mescolata con gli abitanti di Campi Bisenzio, Certaldo, Figline Valdarno, era pura fino al midollo. Fino al più semplice degli artigiani.
E di chi è la colpa, secondo Cacciaguida e, quindi, anche secondo Dante? Della Chiesa che favorisce l'immigrazione dei toscani a Firenze:#b# "Se la gente ch’al mondo più traligna / non fosse stata a Cesare noverca, ma come madre a suo figlio benigna, / tal fatto è fiorentino e cambia e merca, / che si sarebbe vòlto a Simifonti, / là dove andava l’avolo a la cerca"#/b# . Ovvero: se la Chiesa non fosse stata matrigna nei confronti dell'imperatore e fosse stata amorevole nei confronti del figlio, certi fiorentini che ora passano il tempo a cambiar valute e a mercanteggiare sarebbero rimasti a Semifonte a chiedere l'elemosina come facevano i loro avi.
E Dante riconosce la causa prima della decadenza delle città nell'immigrazione indiscriminata: #F_START# size=4 color=black face=Helvetica #F_MID##b# "Sempre la confusion de le persone / principio fu del mal de la cittade, / come del vostro il cibo che s’appone"#/b##F_END# . Ovvero: la mescolanza delle genti provoca sempre il male delle città.