Report Macro 02/12/03 - Il debito quando è troppo è troppo!

 

  By: AB58 on Lunedì 12 Febbraio 2007 18:00

Egr. Dott. Zibordi, buongiorno. A parte i disperati di HSBC sui quali visto il grafico mi pare sia rimasto poco da grattare, un'idea su qualche altro papabile in procinto di cadere dal ramo per i problemi da lei diffusamente esposti ? Grazie Aldo.

stai alla larga dall'Inghilterra - gz  

  By: GZ on Venerdì 09 Febbraio 2007 21:52

non bisogna perdere di vista i fondamentali di "lungo periodo" ad esempio la sterlina, il Gilt (che non è una gonna scozzese ma i titoli di stato inglesi a 10 anni) e il Footsie indice inglese sono a rischio il deficit estero inglese uscito oggi è il peggiore dal 1697

La favola della Leva - gz  

  By: GZ on Venerdì 19 Gennaio 2007 03:30

dal Financial Times di oggi Supponi di aver fatto un mutuo immobiliare (o al consumo o di essere un governo del terzo mondo o un azienda indebitata che ha preso a prestito) Il tuo debito viene assemblato assieme ad altri 500mila più o meno simili in un "pool", reimpastato da Goldman Sachs e Merril Lynch e poi rivenduto a "fette" in tutto il mondo a fondi, banche, assicurazioni e investitori vari Molti di questi investitori aumentano il rendimento indebitandosi ("Usano la Leva!"), ad esempio un hedge fund. A suA volta questo hedge fund riceve i soldi da un "Fondi di Fondi" il quale investe in venti hedge diversi e anche lui lo fa indebitandosi per aumentare il rendimento (anche loro "usano la leva" finanziaria) Alcuni comprano delle "fette" meno rischiose con rating AA, ma che paga un 5%, altri le "fette" più rischiose tipo con rating BB che pagano un 6.5%. Ma non comprano direttamente una porzione del "Pool" di 500 mila mutui immobiliari, comprano un "derivato" un CDO (collateralised debt obligation) che a sua volta ha una leva di magari 5 volte il sottostante (anche qui "usano la leva" finanziaria) Alla fine a forza di usare il credito (o leva finanziaria) dietro a 1 milione di $ di CDO Bonds ci sono 50 mila $ di capitale. In questo modo però la domanda di debito cresce e il prezzo del debito (i tassi di interesse) scende sempre. E più scendono i tassi più aumenta l'incentivo a emettere bonds, a indebitarsi, a investire indebitandosi... Se da qualche parte del mondo alcuni di questi CDO Bonds hanno perdite (perchè da un ALTRA PARTE DEL MONDO qualche debitore non paga) il primo hedge fund della catena essendo investito con leva finanziaria è costretto a liquidarli e il "fondo di fondi" che a sua volta vi ha investito pure lui dopo un poco è costretto a vendere qualche cosa Se la "fetta" dei CDO Bonds più rischiosi frana (quella con rating BBB), questo si riflette poi anche sulla fetta successiva e la cosa si allarga... --------------------------------------------- ...Unease bubbling in today’s brave new financial world By Gillian Tett January 18 2007 Last week I received an email that made chilling reading. The author claimed to be a senior banker with strong feelings about a column I wrote last week, suggesting that the recent explosion in structured finance could be exacerbating the current exuberance of the credit markets, by creating additional leverage. “Hi Gillian,” the message went. “I have been working in the leveraged credit and distressed debt sector for 20 years . . . and I have never seen anything quite like what is currently going on. Market participants have lost all memory of what risk is and are behaving as if the so-called wall of liquidity will last indefinitely and that volatility is a thing of the past. “I don’t think there has ever been a time in history when such a large proportion of the riskiest credit assets have been owned by such financially weak institutions . . . with very limited capacity to withstand adverse credit events and market downturns. “I am not sure what is worse, talking to market players who generally believe that ‘this time it’s different’, or to more seasoned players who . . . privately acknowledge that there is a bubble waiting to burst but . . . hope problems will not arise until after the next bonus round.” He then relates the case of a typical hedge fund, two times levered. That looks modest until you realise it is partly backed by fund of funds’ money (which is three times levered) and investing in deeply subordinated tranches of collateralised debt obligations, which are nine times levered. “Thus every €1m of CDO bonds [acquired] is effectively supported by less than €20,000 of end investors’ capital – a 2 per cent price decline in the CDO paper wipes out the capital supporting it. “The degree of leverage at work . . . is quite frankly frightening,” he concludes. “Very few hedge funds I talk to have got a prayer in the next downturn. Even more worryingly, most of them don’t even expect one.” .....

La GLOBALIZZAZIONE lavora per la DEFLAZIONE - gz  

  By: GZ on Martedì 25 Ottobre 2005 16:34

INFLAZIONE o DEFLAZIONE ? Ultimamente sembra che la bilancia penda verso l'inflazione, soprattutto in America Ma quando hai la bancarotta di Delphi ad esempio, il maggiore produttore di componenti per auto nel mondo perchè un ora di lavoro a Delphi costa 65$ e in Cina 5$ hai che ^degli "asset" per miliardi vengono svalutati#http://www.rutledgeblog.com^ e i consumi della gente che lavora a Delphi ridotti (perchè dopo la ristrutturazione costeranno 30 o 40 dollari l'ora e non 60$) La GLOBALIZZAZIONE inevitabilmente continua ad erodere il potere d'acquisto in Occidente e ha spostare la base industriale in Asia e Sudamerica e lavora per la DEFLAZIONE

Stanno meglio i lucani a pagare cash - gz  

  By: GZ on Domenica 03 Luglio 2005 02:07

Indebitamento e sospesi con le banche: in ^Trentino Alto Adige una media di 16.598 euro e in Basilicata un indebitamento medio familiare sui 6.186#www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_economia_NOTIZIA_01.asp?IDNotizia=140288&IDCategoria=1^ Il debito dei trentini e' quasi il 300% in piu' di quello dei lucani (il reddito dei trentini e' piu' alto di quello lucano ma solo di un 30% non un 300%). Da questo cosa si deduce, che l'economia trentina crollera' perche' troppo indebitata ? Leggi dappertutto che il debito degli inglesi ed americani (anche australiani) e' quasi il 300% in piu' di quello degli italiani o tedeschi e molti predicono l'economia americana crollera' per questo motivo. Ti mostrano i grafici della crescita dell'indebitamento e ti spaventano. Bene, stanno meglio i lucani a pagare cash o i trentini a farsi affidare in banca ? I grafici del debito dei trentini come sono ? Stanno meglio gli europei a risparmiare e poi lasciare i soldi a marcire nei conti correnti, postali, polizze assicurative e bot oppure gli anglosassoni a usare il debito per costruire milioni di case nuove all'anno, spendere per college e cliniche private e mandare truppe all'estero ?

Argentina - Italia 12 (miliardi) a 0 - gz  

  By: GZ on Lunedì 17 Gennaio 2005 13:52

Gli italiani hanno perso 12 miliardi di euro con i bond argentini, tanto per dare un idea il famoso taglio delle tasse di Berlusconi è di 5-6 miliardi (e in realtà non è un vero taglio perchè altre imposte locali e indirette stanno salendo...), quindi recuperare anche solo metà di questi soldi sarebbe significativo A dire la verità non c'è molto da dire, Panerai su MilanoFinanza ha riassunto benissimo la situazione e anche Bloomberg di sabato aveva un ottimo articolo in merito: l'arroganza degli argentini è sfacciata, pagare solo il 30% su 25 anni è una presa in giro e basta visto che i soldi li hanno spesi e anzi si stima ci siano miliardi di dollari di capitali argentini che sono usciti dal paese durante la crisi. Il governo italiano dovrebbe adoperarsi nell'interesse non solo di 450 mila italiani (e le loro famiglie), ma anche di mezzo milioni di risparmiatori argentini in tutte le sedi internazionali affinchè il governo Kirchner sia minacciato di esclusione dal mercato dei capitali internazionali. E sarebbe nell'interesse di tutti perchè dopo un precedente del genere chi mai comprerebbe debito di paesi emergenti ? Kirchner sarà uno personalmente più onesto di Menem (forse non ci vuole molto), ma è anche un demagogo irresponsabile Dato però che da Siniscalco, Berlusconi & C. non si notano segni incoraggianti in questo senso, al momento l'unica remota chance sono le class action in USA che alcuni studi internazionali di avvocati hanno messo in piedi. Dal punto di vista pratico il governo argentino sembra che riuscirà ad avere il 70% di adesioni e quindi a imporsi -------------------------------------------------- ARGENTINA:OFFERTA BOND, GIA' ESAURITI TITOLI QUASI PARI BUENOS AIRES, 15 GEN - Gia' nella prima giornata di operazioni, l'offerta di concambio dei bond argentini in default per 81,8 miliardi di dollari, ha registrato l'esaurimento dell'emissione per 8,3 miliardi di dollari di nuovi titoli quasi pari in pesos. In effetti, rende noto oggi il quotidiano 'La Nacion' citando fonti del mercato, ieri vi e' stata la prevista massiccia adesione allo swap dei Fondi pensione (Afjp) locali ai quali erano destinati, anche se gli stessi sono stati chiesti anche da investitori esteri in possesso di titoli per oltre 350.000 dollari. In pratica, sostiene sempre il giornale, l'accettazione ha superato il 20% del totale - gli Afjp, da soli, hanno il 18,5% -, ''pur se non mancano stime private che parlano di almeno il 25%''. Gli analisti, inoltre, poiche' si prevede che la prossima settimana aderiranno anche banche e assicurazioni locali, anticipano gia' oggi che il governo arrivera' a superare il 30% in pochi giorni. In proposito, mentre la partenza dell'offerta con il piede giusto fa aumentare il numero degli specialisti che sostengono che il risultato finale dell'operazione, fissato per il 25 febbraio prossimo, s'aggirera' sul 70/75% del totale, continuano le dichiarazioni e le previsioni su chi, come e quando aderira' all'offerta. Il governo, per ora, mantiene il silenzio sul tema. Il quotidiano 'Clarin', pero', pubblica oggi una dichiarazione del sottosegretario alle finanze Guillermo Nielsen - che sta per lasciare Miami per Roma, dove lunedi' prossimo terra' il primo dei suoi cinque road show italiani -, secondo il quale ''in Italia vi sono state massicce cessioni di bond da parte degli obbligazionisti alle banche''. Mentre il giornale interpreta che ''cio' potrebbe significare l'interesse degli istituti di credito italiani di partecipare all'operazione'', l'ambasciatore argentino a Roma Victorio Taccetti ha confermato che, ieri, il call center installato nella capitale - a cui possono rivolgersi sia i piccoli obbligazionisti locali che quelli argentini - e' stato subissato con almeno 5.000 consultazioni. D'altra parte, al di la' del fatto che, in Argentina, apparentemente gia' alcune centinaia di essi - pochissimi, ovviamente, visto che, in tutto il mondo sarebbero, a seconda delle fonti, dai 500.000 agli 800.000, gran parte dei quali in Italia - gli specialisti tentano appunto di decifrare non solo il loro atteggiamento, ma soprattutto quello dei grandi creditori. In proposito, rileva oggi il 'Clarin', pur se non pochi di quanti hanno presenziato al road show di Miami di Nielsen, hanno espresso la loro ''irritazione'' per il consistente taglio dei bond in default proposto da Buenos Aires, molti di essi hanno ammesso che finiranno per aderirvi ''poiche' i creditori che rappresentiamo ne hanno fin sopra i capelli del tema''. ''Dicano pure quello che vogliono, anche se ce ne dicono di tutti i colori, a noi basta che aderiscano'', ha assicurato Nielsen che, tra l'altro, si e' definito ''il predicatore del gospel del concambio''. Una swap, tra l'altro, che riguarderebbe anche un numero molto consistente di argentini che hanno acquistato bond con i soldi portati all'estero: ne avrebbero depositati per lo meno peri 8 miliardi di dollari negli Usa ed altrettanti in Svizzera. Secondo gli specialisti, al di la' di quanto accadra' con gli obbligazionisti italiani, sara' questo uno degli aspetti che finira' per incidere non poco sul risultato finale dell'operazione.

 

  By: mauco on Lunedì 17 Gennaio 2005 12:21

Sarebbe interessante avere un opinione da Zibordi sulla vicenda dei Bond argentini.Interessante l'ultima di stamane:secondo il ministro argentino delle finanza Nicola Stock non rappresenta nessuno.E i partiti italiani? Nessuno parla.E il Fondo monetario?Chi comprerà? bond dall'argentina in futuro? e perchè altri non dovrebbero comportarsi come l'Argentina in futuro?

IL futuro demografico del mondo e il Dollaro - gz  

  By: GZ on Sabato 15 Gennaio 2005 11:55

I giornali e i report sono pieni di previsioni fosche per il futuro dell'economia e dei mercati finanziari a causa di 'sto famoso DEFICIT e molti prevedono un crollo del Dollaro il giorno che giapponesi ed europei smettano di comprare attività finanziarie in dollari Fino alla prima guerra mondiale per circa 100 anni l'America è stata un paese debitore con un deficit cronico di bilancia dei pagamenti verso l'Europa. Poi con la grande guerra ovviamente gli europei per finanziarla diventarono debitori e l'america passò' creditrice. Da meta' anni '80 l'America di nuovo è diventata debitrice e ha ora un deficit annuo pari al 6% del Pil e 4 mila miliardi di debito estero. Perchè ? Nei prossimi decenni in base al trend demografico attuale la popolazione dell'Europa continentale (area euro) da 310 milioni di persone CALERA' a 270 milioni circa (entro il 2050) e l'età media salirà a 50 anni (!). Il Giappone in modo simile da 120 milioni di abitanti scenderà a 100 milioni con un età media simile. Queste due aree economiche saranno dominate da pensionati, preoccupati di avere risparmi sufficienti investiti in attività che diano un rendimento. Questa è una trasformazione epocale senza precedenti nella storia economica e che determinerà tutto il comportamento economico : un pensionato consuma i risparmi accumulati e un giovane lavora produce e si indebita. Un paesi di pensionati è per definizione un paese creditore. Un paese di giovani è viceversa un paese debitore. Il mercato finanziario globale è il meccanismo che trasferisce i risparmi dei primi nei secondi. La popolazione dell'America invece in base al trend demografico attuale (nascite ed immigrazione) da 295 milioni di persone SALIRA' a 350 milioni circa (entro il 2050) e l'eta' media americana salirà solo leggermente a 31 anni. E' logico che gli anziani accumulino attivita' finanziarie verso i giovani, cioè dovendo assicurarsi la pensione vogliano avere in mano investimenti in aree e settori in crescita, gli unici in grado di dare un rendimento. In base al trend demografico nei prossimi decenni le aree "giovani", Asia e Nordamerica diventeranno sempre più debitrici e quelle "vecchie" Giappone e Europa continentale sempre più creditrici (Inghilterra, Canada e Australia sono in una situazione intermedia). Quindi in base alla storia finanziaria e al trend demografico nei prossimi decenni gli USA, India, Cina e altri emergenti asiatici accumuleranno un indebitamento cronico verso Giappone ed Europa, o meglio i pensionati europei e giapponesi vorranno avere una quota crescente delle loro attivita' finanziarie investite all'estero, in paesi in crescita economica. Perchè è ovvio che solo la crescita demografica consente anche la crescita economica nel lungo periodo: una popolazione in declino si accompagna alla stagnazione economica e questo spiega la differenza crescente del tasso di crescita tra Europa e America. Mentre Cina e India o Indonesia o Thailandia o Brasile hanno potenzialmente più possibilita' di crescita degli USA al momento non sono però in grado di assorbire risparmi in misura rilevante. Conclusione: il trend storico del nuovo secolo è quello di un Accumulazione di Crediti (azioni, obbligazioni...) crescente cronica da parte degli europei e giapponesi, sempre più anziani, verso gli americani, relativamente più giovani. Il disavanzo strutturale americano verso Giappone e Europa continentale è un trend storico ineluttabile e riflette la diversa soprattutto la diversa crescita demografica dei prossimi decenni (nei paesi industrializzati ovviamente). I mercati finanziari si stanno adattando a questo trend storico: possiamo quindi avere un Deficit Estero Americano Crescente nei prossimi decenni SENZA PER QUESTO CHE IL DOLLARO CROLLI perchè quote crescenti di risparmio giapponese ed europeo si sposteranno progressivamente verso i paesi in crescita e per almeno il prossimo decennio principalmente verso gli USA -------------------------------------------------------------- By MICHAEL PETTIS professor of finance at Peking University. January 14, 2005 online.wsj.com From 1914 to 1918, as war-torn and import-hungry Europe liquidated claims it had built up against the U.S. in the previous century, America went from being the world's largest debtor to being its largest creditor. Now, once again, the U.S. is the largest debtor nation and, with its record-breaking current-account deficits equal to nearly 6% of GDP, investors and policy makers are worried about the sustainability of the U.S. external position. Will it take another European conflagration to restore America's balance? In fact, such a conflagration may actually be taking place -- not in the form of war in Europe but as a series of demographic changes that may have almost the same economic impact. Europe, along with Japan, is aging rapidly and its population declining. Over the next 40 to 50 years, Europe's population is expected to drop from 380 million to 340 million, and Japan's from 130 million to 110 million. Worse, the median age for these two societies is expected to rise from 36 today to over 52 by the middle of the century. This demographic shift will represent economic challenges comparable with those faced during the Great War, albeit over a longer time frame. As Europe ages and its population declines, there will be enormous pressure to break the social model. Rising demands from pensioners, greater expenditures on health, increased military spending, and various other costs will have to be provided by a rapidly declining work force. A reasonable long-term protective strategy might be to increase current European and Japanese claims on foreign economies in order to make the future adjustment process easier. Over the next decade, Europeans and Japanese would have to save as much as possible and use these savings to accumulate claims abroad. As their foreign claims accumulate while economic conditions are (relatively) good, they will be able to draw down on these claims to pay for the import of goods and services that they will need during their great adjustment periods. Where should they accumulate these claims? Although China and India are growing rapidly and may become economic powerhouses in the future, there is little doubt that only the U.S. has the size, the economic vitality, the long-term security and the financial flexibility to support this massive savings program. The U.S., although facing its own demographic challenges, is in much better demographic shape than almost any other major country. Higher fertility and immigration rates should raise the population from 290 million to over 420 million by 2050, while keeping the rise in median age from 34 years to 36 years. Seen in this light, the current "unsustainable" global balance of payments is not only not unsustainable but also perhaps even necessary. With demographic crises threatening not just Europe and Japan, but also Russia and China, it makes sense for threatened countries to accumulate claims against the only part of the world economy that seems healthy and large enough to help the adjustment process. Of course, the only way to accumulate such claims is by running significant current-account surpluses against the U.S. These surpluses, the obverse of the U.S. deficit, will be reversed in the future as aging countries liquidate their claims against the U.S. to manage their adjustments. The U.S. itself will benefit from this process, as it did in the 19th century, if foreign investment in the U.S. boosts production by more than the amount of foreign claims. There may be strong U.S. resistance to this process if the short-term imbalances threaten U.S. markets, but the American financial system is astonishingly good at absorbing shocks. If capital imports were directed primarily into equity markets, rather than Treasurys, the process would be smoother for all involved, but even capital directed toward Treasurys will accomplish the goal. Seen in this light, concerns about whether the world can continue to finance the U.S. current-account deficit are overstated. Not only can the world continue to finance the U.S. deficit into the foreseeable future, but the deficit may arise precisely because a large part of the world must continue to accumulate financial assets in the U.S. to help badly needed future adjustments. Instead of bewailing the current balance of payments and the supposedly unsustainable U.S. current-account deficit, Europe, Japan and the U.S. must work together to ensure that the adjustments forced upon the world by demographic changes work smoothly over the long term.

 

  By: Moderator on Lunedì 22 Novembre 2004 23:20

i miei due titoli sudafricani sono un disastro : DROOY e RANGY

 

  By: GZ on Lunedì 22 Novembre 2004 20:43

ah.. ma è la famosa ^Sanguine#^ quella del sangue arficiale ? me lo ha fatto notare DarDarg che ne ha tenute per mesi forse sono stati i vostri due acquisti combinati a spingerlo su ?

 

  By: fabrizio maiocco on Lunedì 22 Novembre 2004 20:20

è più facile comprare sgnc a 0.07 h inizio mese e vederla qualche gg fa a 0.45

 

  By: GZ on Lunedì 22 Novembre 2004 19:11

Beh...si compra la borsa sudafricana tramite qualche titolo minerario e una telecom quotate a Londra o NY , non è così semplice comprare in rand direttamente...... molte borse emergenti come brasile, turchia, cile, indonesia, thailandia hanno fatto forse meglio, dipende dal periodo di riferimento Come cambio tra Rand ed Euro dipende anche dal periodo, rispetto al 1999-2001 il Rand è più basso e da un guadagno solo a partire da inizio 2000 (RAND verso EURO 1999-2005)

il punto della situazione - Luigi Luccarini  

  By: Luigi Luccarini on Lunedì 22 Novembre 2004 08:43

Ci sono state analisi molto interessanti lungo tutto il fine settimana, al riguardo. C'è chi sostiene che l'intervento del signor G. abbia avuto un carattere politico, nel senso di far capire che negli USA il problema della svalutazione si pone e viene considerato e che il resto del mondo dovrà accogliere il deprezzamento del dollaro come una misura necessaria per salvaguardare le esigenze di ripresa (la domanda globale di consumo ancora e sempre condizionata dalle dinamiche americane) e la necessità di rendere il deficit estero meno costoso in termini relativi - ciò che appunto accade svalutando la propria moneta, in fondo come si fece in Brasile un paio di anni fa (del tutto all'opposto di come invece successe in Argentina). Tenuto conto che molte scelte di investimento finanziario si svolgono nell'orizzonte di 2/3 anni, ancora i flussi di denaro verso il dollaro dovrebbero essere garantiti, perchè sono ancora in molti a pensare ad un'inversione di tendenza, giudicando tutto sommato favorevole l'investimento in quella moneta OGGI per spuntare anche un miglior currencies DOMANI. I punti da chiarire, però, a mio giudizio sono almeno un paio. Prima di tutto finirla con questa storia del vigoroso aumento delle borse oltreoceano. Si tratta di una burla, in termini assoluti, perchè annacquata da una svalutazione che ormai ha raggiunto la rispettabile cifra del 40% sull'euro: per cui il rimbalzo del D.J. (sempre in termini assoluti) è appena bastato ad ammortizzare il peso del diverso rapporto di cambio. Chi avesse investito soldi nella borsa argentina, con il peso in parità quasi fissa con il dollaro, e poi guadagnato oltre il 100% nel rimbalzo del Merval sarebbe ancora pesantemente in rosso, non appena si azzardasse a convertire quella valuta. Amen. Secondo lato della medaglia (sempre appena accennato). E' ovvio che di questa situazione si avvantaggia la Cina, in termini di maggiore competitività per la parità fissa con il dollaro: meno ovvio pensare che questa "fame" di euro e yen non provenga proprio da istituzioni finanziarie cinesi che attualmente sono del tutto fuori controllo. Non è un caso che una moneta come lo yen, che con i tassi che offre anche sul l/t e con la voragine di deficit del Giappone non dovrebbe avere grandi chances di rivalutazione, sta diventando una specie di monolite. Su che basi possa appoggiarsi il superyen lo dice a chiare lettere il nikkei che ancora attualmente sconta un -75% dai massimi dei primi anni '90. In realtà la Cina è destinata a prendersi larghe fette di mercato globale, sia per via delle opportunità di outsourcing che offre alle majors mondiali, sia per la circostanza che opera in larga parte in regime di anarchia normativa (specialmente in tema di leggi sul lavoro) che consente uno spaventoso surplus di produttività che altrove sarebbe del tutto illegale. Terza questione, infine. Ma a chi interessa tutto questo? Non certo agli USA: il loro mercato interno funziona, le plusvalenze del mercato borsistico garantiscono un ampio margine per domanda e investimenti; i risparmi dettati dal suddetto outsourcing aumentano le prospettive di profitto e persino l'area delle esportazioni potrebbe allargarsi. In più il denaro a buon mercato è garantito dall'effetto "trappola" legato all'impossibilità per le istituzioni finanziarie europee e asiatiche di disfarsi degli assets prezzati in valuta americana. Parallelamente dalle nostre parti (e in Giappone) si realizza l'effetto opposto di una nuova trappola di liquidità; nel mentre il mercato si regola hedgiando pesantemente il dollaro nelle transazioni finanziarie che vengono effettuare il quella moneta, con l'effetto di deprimere ulteriormente il suo corso. E dall'altro lato nullificando la concorrenza mediante la formazione di un (finto) mercato comune in cui soltanto la sterlina appare in grado di essere autodeterminata. E nel frattempo le materie prime esplodono al rialzo, come si fosse in regime di inflazione crescente (vero, ma negato, oppure demonizzato con l'aumento dei prezzi legato ai margini di intermediazione, come se questo fattore fosse quasi estaneo al ciclo economico). La verità è che tutta la situazione si regge su un equilibrio dettato anche da moventi politici: la riconferma di Bush è in fondo l'esito della volontà degli USA di continuare ad utilizzare l'Europa come fogna delle distorsioni del proprio mercato interno e la contrapposizione sull'Iraq è stata solo un primo riflesso di quanto potrebbe accadere quando francesi e tedeschi dovessero decidere per tutti politiche di dumping comunitario (già sperimentate in alcuni settori): non fosse altro perchè l'Europa è vincolata da politiche di bilancio che vieterebbero il massiccio ricorso alla spesa pubblica per compensare i deficit di domanda interna. Morale: la grande occasione che tutti (penso) hanno mancato è stato l'investimento in Sudafrica: con il rand che si è iperapprezzato rispetto a tutte le altre divise mondiali e la relativa borsa che brilla come la prima su tutte per percentuali. Altro che Nasdaq...

può essere come per gli uragani tropicali - gz  

  By: GZ on Domenica 21 Novembre 2004 21:44

Venerdì il grande vecchio, l'Alan Greenspan, ha detto:"... gli stranieri si possono anche stancare di comprare titoli in dollari..." e le borse zac! un bel -1.5% a NY. Negli ultimi due anni l'argomento più gettonato, anche qui sul forum, è stato il DEFICIT estero e pubblico USA e le sue conseguenze che avrebbero dovuto essere : rialzo dei tassi, frana del dollaro e un impatto negativo per l'economia e la borsa. (Qualcuno ricorda quante simpatiche litigate sul tema ? basta scorrere un poco più giù...) Sono passati due anni però e solo il ribasso del dollaro si è verificato, il resto della previsione pessimista finora è stato errato: le borse sono salite, l'economia globale cresce quasi al 4% (grazie all'asia, ma comunque...) e i tassi di interesse sono sempre ai livelli di due anni fa. Come diceva uno può essere come per gli uragani tropicali che se sono in ritardo hanno ancora più forza quando arrivano. In ogni caso il perno di tutto il gioco finanziaio è il dollaro, se scende piano piano tout va bien, se andasse a picco invece rovina tutto. Questa settimana il pessimismo ha toccato un estremo sul dollaro e si parla di ^euro#^ a 1.35 o 1.40 ------------------------------------------------------------------- Dollar Forecast Most Bearish in 18 Months, Trader Survey Says Nov. 22 (Bloomberg) -- Currency traders, investors and strategists are more bearish on the dollar than at any time in the past 18 months, a Bloomberg News survey indicates. Seventy percent of the 54 strategists, investors and traders polled on Nov. 19 from Tokyo to New York advised selling the dollar against the euro, the most since May 2003. Two-thirds advised selling it against the yen. The U.S. currency fell to a record $1.3074 per euro on Nov. 18 and dropped to the lowest in more than four years versus the yen the next day. ``The Fed recognizes it's inevitable,'' that the dollar weaken, said Rosenberg, former head of global currency research at Deutsche Bank AG. ``People are jumping on board; it's clear the dollar's going down. We could be at $1.35 to $1.40 very quickly.'' He said his firm is placing bets on a drop in the U.S. currency compared with the euro and the yen.

 

  By: GZ on Venerdì 05 Dicembre 2003 01:54

(Angelo) ....economia americana...Dopata... da chi e da cosa? .... Non dai tagli alle tasse o la manovra sulla spesa pubblica del governo USA, che queste sono leve ordinarie di politica economica, beati loro che le possono ancora usare. Dopato dalla FED: a fronte di una inflazione dell’1,7-1,8%, i tassi USA sui Fed funds sono all’1%. Di conseguenza, i tassi di interesse reali (fino a scadenze di un anno circa) sono negativi in un periodo di ripresa, e questa è una grossa anomalia ......... ------------------------------------------------------------------ L'idea più diffusa (in forme diverse) è magari ora la ripresa c'è in america e quindi arriverà anche un poco da noi, ma è una ripresa DROGATA, creata dalla politica irresponsabile di "stampare moneta" e quindi andrà a finire male (inflazione, crisi finanziaria globale, crollo del dollaro...). ^L'idea più diffusa però è che magari ora la ripresa c'è in america e quindi arriverà anche un poco da noi, ma è una ripresa DROGATA#www.cobraf.com/forumf/topic.asp?topic_id=5374&forum_id=2&Topic_Title=dollaro&forum_title=&M=False&S=True^, creata dalla politica irresponsabile di ''stampare moneta'' e quindi andrà a finire male (inflazione, crisi finanziaria globale, crollo del dollaro...). E' ormai diventato un luogo comune ma è vero ? Innanzitutto come dice giustamente Angelo i tagli alle tasse e un aumento di spesa pubblica, se hai un deficit statale basso come aveva l'America nel 2001, sono però normali .(Anche oggi il deficit statale USA è il più basso del mondo industriale: il 45% del PIL contro un 73% del PIL dell'europa e il 140% del Giappone!) I tassi di interesse a controllati dalla FED (quelli a 3 mesi) tenuti all'1% invece non sono una cosa normale. E' vero. MA SONO STATI NECESSARI PERCHE' LE CIRCOSTANZE DEL 2001 e 2002 NON ERANO NORMALI. Il motivo per cui è stato giusto tenere i tassi così bassi è che dal 2001 l'america è in guerra con organizzazioni terroristiche che pianificano la distruzione del centro di città come NY e tiene 150mila soldati in medio oriente a combattere. Simultaneamente è reduce dalla bolla speculativa del 1996-2000 che una volta scoppiata oltre a distruggere ricchezza monetaria ha portato alla luce nel 2001-2002 una serie di scandali senza precedenti, Questi due shock al ''sistema'' (guerra a un terrorismo su scala di massa senza precedenti nella storia e postumi della bolla speculativa degli anni '90/scandali) COMBINATI ASSIEME nel 2001- 2002 hanno creato un clima molto pesante, una crisi di pessimismo che si è riflesso anche nel crollo di borse mondiali ad esempio. Questi due shock COMBINATI ASSIEME AVREBBERO SICURAMENTE MANDATO IN RECESSIONE o anche forse in DEPRESSIONE l'economia americana e di conseguenza mondiale, ma non solo per i loro effetti monetari (la distruzione di miliardi causata dall'11 settembre, i costi della guerra, i costi delle bancarotte di Enron e Worldcom...), ma soprattutto avrebbero creato una crisi di fiducia e di pessimismo generale che a sua volta avrebbe innescato una recessione maggiore di quella ''economica'' e fisiologica e che avrebbe reinforzato la crisi di fiducia e così via. E' infantile immaginare qui (come sembra a volte leggendo in giro) ''Greenspan'' come il deus ex machina malefico, che per una sua folle ambizione "ha inondato di liquidità il mondo", neanche fosse il ''male assoluto'' di Fini. Innanzitutto, a differenza di Ciampi o Trichet il governatore della FED è nominato ogni 4 anni dal presidente degli Stati Uniti per cui segue la politica dell'amministrazione in carica (altrimenti non lo confermano ogni 4 anni). Negli anni '90 seguiva quella di Clinton di dollaro forte che stimolava il deficit estero ecc... e ora segue quella dell'amministrazione Bush. La politica economica attuale espansiva dell'amministrazione americana di tassi bassi, riduzione delle tasse e spesa pubblica è una risposta a una situazione concreta: negli ultimi due anni, con gli effetti della bolla speculativa che è scoppiata nel 2000 e che avuto anche uno strascico di scandali e con il terrorismo che punta alla distruzione di interi quartieri nel cuore dell'america si è stati IN UNA SITUAZIONE ECCEZIONALE. I manuali di economia non bastano. Non capita spesso di subire l'effetto simultaneo di due fenomeni del genere. A una situazione anche psicologica eccezionale occorre dare una risposta fuori dagli schemi soprattutto perchè l'economia è un meccanismo delicato che una volta inceppato fa fatica a rimettersi in moto. Se nel 2001 con il terrore a NY e gli scandali e dopo un crash di borsa lasciavi andare in recessione l'economia chi ti dice che non innescavi un circolo di pessimismo e depressione da cui poi non uscivi più per chissà quanto ? Chi abbia studiato la storia degli anni '30 o all'oppposto della ripresa ai tempi della seconda guerra mondiale sa che esiste anche un elemento psicologico, se devi fare superare alcuni shock al sistema, economico, non basta solo seguire la ricetta che ''... se l'in inflazione è tot allora i tassi sono tot...'', devi fare qualcosa di più del solito perchè l'economia dipende dalla società che ci sta sotto. Questa è la giustificazione, spiegata peraltro più volte, del perchè l'amministrazione americana ha spinto più del solito sulla spesa e sui tassi. A distanza di due anni il risultato è una ripresa economica in America sul 4% abbondante, in Giappone sul 2.5% (e il resto dell'Asia sul +5) e anche l'Europa vede ora le sue stime di crescita finalmente migliorare dall'1% verso un 1.5%. Sono risultati "drogati" ? Innanzitutto nel 2003 c'è la questione addizionale dell'anno elettorale, ma questo accade ogni 4 anni, tutti i presidenti spingono la FED e stare ''morbida'' l'anno prima di essere eletti, non a caso nel 1999 quando Clinton e Gore volevano che Gore il vicepresidente di Clinton fosse eletto hanno fatto pompare liquidità alla FED e il 1999 è stato un anno in cui la borsa ha fatto il +35%. Ma in generale i giornalisti e commentatori, specialmente su internet, sembrano più interessanti quando la sparano grossa contro chi governa il mondo e chi sembra più importante del ''capo della Federal Reserve'' o del governo americano ? Se si parla invece seriamente occorre porsi il problema di quello che uno avrebbe invece fatto nelle circostanze concrete date. E anche tenere presente che non è stato uno scherzo rimettere in carreggiata il baraccone dell'economia globale dopo lo scoppio della bolla speculativa, gli scandali, il terrorismo e la connessa guerra in medio oriente del 2001-2002