By: giveme5 on Mercoledì 18 Aprile 2007 14:46
Avete visto 8 e 1/2 del Giulianone ieri sera sulla strage in Virginia? Io lo guardo spesso.
Pur essendo Ferrara uno spettacolo, qualche volta la trasmissione fa cilecca x via di ospiti scarsi, come ieri sera.
Non so voi, da tempo constato che la maggior parte dei corsivisti, opinionisti, criminologi, psicologi etc. che rivendicano con orgoglio la “scientificità” e la “laicità” (tendenzialmente “de sinistra” ma non solo) non sanno + andare oltre la superficialità di analisi sociologiche-psichiatriche trite e ritrite. Sembra abbiano un’umanità “ridotta”. Mentre Ferrara voleva uno sguardo a 360°, capire i xché di fondo, provvocandoli anche bruscamente (riassumo a spanne): “so di dire una cosa scorretta: ci siamo abituati alla violenza, coltiviamo la violenza, 1 miliardo di aborti, la peggior violenza xchè uccide non chi ha già vissuto ma chi ancora deve vivere; lo dice uno che ha votato la 194 ma non vorrebbe si praticasse”.
Gli ospiti dicevano brillantemente: “il problema è che ci sono troppe armi in mano agli americani” o “ecco il risultato della lobby delle armi“ o “chi uccide uccide sempre un’idea” (32 idee ?) o “tra 10gg. scommetto che non se ne parlerà +, fosse stato un terrorista islamico ne parleremmo x dei mesi” + altre amenità che non ricordo. Niente. Non hanno detto niente.
Giuliano non ce la faceva +, a momenti se li mangiava.
Dico io, almeno contestualizzare, chiamare le cose col loro nome:
1) Ci accorgiamo ancora che viviamo in un clima di violenza che toglie il respiro ? Che noi si mangia quotidianamente pane e violenza ? Non è mica solo Cogne, o la ndrangheta o Beslan, l'Iraq, le bombe a Madrid e Londra, le teste mozzate, la Palestina, il Darfur, i contadini in Cina, le donne violentate, le bambine costrette a prostituirsi in Tailandia, la pedopornografia ......... (non la si finisce + !!). Queste le vedono anche loro, qualcuna xò da strabici (chi si fa esplodere al mercato in mezzo alla povera gente sono "resistenza"; le bombe degli islamisti ce le meritiamo; del Darfur se ne fottono, etc.).
E quest'altra violenza ? Quella gratuita e debordante della maggioranza di films & telefilms (di produttori/registi/attori loro amici), nonché di molti videogames e persino di cartoons; dei contenuti porno-bisexual di tanti spot pubblic. (fa molto CecchiPaone), del zero sotto vuoto spinto dei vari Grande Fratello; del tutto-è-relativo / niente-vale / tutto-vale-uguale che dominano a scuola, e sui media; delle staminali che vanno bene solo se embrionali (che non funzionano) mentre quelle adulte (che funzionano) no e guai a dire che x avere le st. embrionali si uccidono embrioni (ciò che io, te, tutti siamo stati); dell'eutanasia che è una conquista civile; dell'assolutizzazione del mio desiderio particolare contro tutto/tutti per cui xchè dire no ai PACS?; della messa alla berlina sistematica di chi non è allineato a questa deriva nichilista. Questa è violenza culturale, devastante perchè (de)forma le personalità, capillarmente.
E ne escono fuori raggazzini che a scuola si fanno riprendere dai telefonini mentre menano un handicappato, toccano il culo ad una insegnate o mentre una fa un fellatio ad uno.
2) Ci sarebbero 2 obiezioni intelligenti al sostenere che la violenza è figlia della violenza:
- a) La violenza c'è sempre stata in passato, ma non c'erano così tanti fuori di testa.
Vero (anche se ora è + diffusa, non c’erano TV, Internet, etc.) in passato, a parte i periodi di guerra e post-guerra, c’erano molto meno suicidi, pazzi violenti, stragi gratuite; le porte di casa neanche le si chiudeva a chiave etc…...
- b) L’uomo è libero, non si può deterministicamente far risalire le patologie dei singoli al contesto malato, infatti non siamo tutti pazzi.
Risposta: Una differenza col passato c'è. Grossa così.
Ed è che c'era un'educazione, una trasmissione viva di tradizioni, di punti di riferimento, di alcune verità condivise che orientavano la vita e la convivenza. Che da parecchi anni non c’è + e dal ’68 ha preso un’accellerata micidiale.
L'emergenza assoluta x me, la priorità assoluta è quella dell’educazione. C’è un enorme deficit educativo. Educazione azitutto a scoprire, a decriptare i criteri del vero, del giusto, del bello, immanenti alla ns. natura ed universali. E poi riscoperta critica, vaglio critico della tradizione del popolo cui si appartiene.
Per tutti, mica solo x i ns. figli: tutti ormai sappiamo che il mito del buon selvaggio di Rousseau è una vaccata. L'uomo x essere veram. libero e buono necessita di un'educazione (in primis da un papà e da una mamma) xchè nell'uomo c'è anche il male. Lo dice ancora qualcuno questo ? Lo ripeto: dentro ciascuno di noi alberga anche il male.
Senza educazione si diventa, chi + chi -, addomesticati dalla mentalità dominante.
Bisogna fare come Giulianone, che la cabeza la usa: ascoltare, prendere in considerazione senza supponenza, ciò che dice la persona probabilmente + intelligente, perspicace e preprata oggi vivente: questo papa. Ma seriamente, al vaglio della ns. ragione e del ns. desiderio di felicità.
Suo articolo sul Foglio del 16 aprile
La gente lo va ad ascoltare. Sono grandi numeri, crescenti. Stupefacenti, in un certo senso. Perché quell'ottantenne ha un corpo piccolo dotato di una grazia più accademica che pastorale.
Il suo modo ieratico c'è, ma è ordinato, rispettabile, lindo, bavarese, amichevole e molto serio, non ha nulla di autoritativo e di splendido nel senso della forza selvaggia dell'ammaestramento sovrumano, vicario e messianico, anzi, non perde mai una certa dolcezza impacciata, un'eleganza rarefatta e quasi mondana, un legame inesorabile, contemporaneo ma antimoderno, con il concetto, la ragione come antidoto agli abusi della logica (tutte cose che un'assemblea di socialisti dell'Ottocento riuniti in un'oasi termale un po' triste, sprezzanti verso il "papa filosofo", non può capire).
È un liberatore. Ci ha liberati dal dominio della chiacchiera, dalla «dittatura della consuetudine», come scrive a pagina 116 del suo nuovo libro su Gesù di Nazaret. Ci ha tolti da ogni forma di soggezione verso la rive gauche dei laicisti al barolo e dei maìtres-à-pen-ser, saldo sulla riva destra del Tevere. Da oltre mezzo secolo è un dominatore nel campo delle interpretazioni, gioca da dialettico di scuola tedesca con i significati e i significanti e la filosofia del linguaggio, si diverte nel labirinto del pensiero come un giocoliere dell'allegoria, ma propone una vocazione semplice, liturgica: cercare la verità, se non la si sia già accolta.
Quando parla d'amore, si sente la forza, e quando esercita la forza della parola, s'intende l'amore. Dialoga ma non annega nella conversazione, nel balletto mimico dell'ascolto perenne; della conversazione trattiene piuttosto ciò che serve alla conversione, che predica con istintiva capacità di persuasione, chiamando in causa il cuore di carne del cristianesimo senza mai tralasciare i diritti della testa.
Agli uomini e alle donne che pensano di salvarsi per conto proprio, e che anzi si fanno misura della salvezza del mondo in nome del moralismo della pace e della povertà, spiega che le Beatitudini sono immensi paradossi bisognosi di una lettura cristologica, ecclesiologica ma anche razionale, che in Cristo c'è un po' della gioiosa epopea omerica, compreso il tuono che disintegra la superbia. Ha l'aria di avere in pugno, umilmente come si addice a un servo dei servi, la lettura più interessante in circolazione della storia del mondo, nella perfetta sottomissione al mistero. Predica, insegna, e non ha paura della bellezza della norma, sebbene appartenga all'esercito bimillenario dei ribelli al vuoto della legge. Tratta Nietzsche da briccone e da disperato, per quante battaglie abbia vinto, e anche se di lui «molto è passato nella coscienza moderna e determina in gran parte il modo in cui oggi si percepisce la vita».
All'apertura del nuovo secolo, per non dire del millennio, niente è più rilevante di questo gigantesco assestamento del pensiero, di questo suo adeguamento alla realtà. Per il resto c'è tempo, ma con Ratzinger e quel che significa andiamo di fretta, e una mansueta papolatria non guasta anche per dei cani perduti senza collare. Auguri.