Ultimamente un lettore del thread Black out (Fusione Fredda, Andrea Rossi...) ha chiesto: "perchè questo 3D ha il maggior numero di pagine di tutto il forum pur trattando un argomento men che di "nicchia"?
Il thread è nato a seguito di numerosi black-out avvenuti nel 2003 in Europa e negli Stati Uniti, e la discussione verteva sui modi possibili per evitarli ricorrendo a fonti energetiche alternative. Nel 2011 entrò in scena la Fusione Fredda, principalmente a seguito delle dichiarazioni di Andrea Rossi, di cui parleremo in seguito. L'argomento entrò così nella discussione.
In effetti l'argomento Fusione Fredda è poco trattato dai media, ma conta un numero di "affezionati" che segue l'argomento da tempo. Inoltre al thread partecipano utenti di fazioni opposte: i cosiddetti "unbelievers" che non credono che la FF sia reale, e i "believers" che hanno convinzione contraria. Il confronto e la discussione tra le due parti genera un numero rilevante di post.
La Fusione Fredda
Innanzitutto: che cos'è la Fusione Fredda e quali sono le sue origini?
Nel 1989 due elettrochimici, Martin Fleischmann dell'Università di Southampton in Inghilterra e Stanley Pons dell'Università dello Utah, USA, annunciarono durante una conferenza stampa di essere riusciti, dopo numerose sperimentazioni, a ricavare una certa quantità di energia termica utilizzando due elettrodi di cui l'anodo era di platino, mentre il catodo era di palladio, in una cella elettrolitica riempita di acqua pesante. I due scienziati affermarono, tramite misurazioni dell'energia in ingresso e l'energia ricavata, che si era verificata una produzione di energia maggiore di quella immessa per innescare la reazione, non spiegabile con una reazione meramente chimica.
(Il rapporto tra la energia immessa e quella prodotta viene denominato COP, ossia Coefficient Of Performance. Per esempio COP = 3 indica una energia in uscita tre volte superiore a quella immessa.)
I due elettrochimici affermarono inoltre di aver rilevato, dopo la reazione nella cella, tracce di un raro isotopo stabile dell'elio (3He), la cui presenza poteva essere solo spiegata come il sottoprodotto di una reazione nucleare di fusione a bassa temperatura (da cui il nome di Fusione Fredda). Per la realizzazione di una reazione di fusione classica invece sono necessarie temperature e pressioni elevatissime, paragonabili a quelle presenti nel nostro Sole.
Ma l'annuncio fu accolto con grande scetticismo da parte della comunità scientifica, sia per la estrema difficoltà di replica del fenomeno, sia per il rigetto della realtà di un fenomeno non spiegabile dalla scienza ufficiale
La Fusione Fredda divenne argomento tabù nella comunità scientifica ufficiale, compresa la stampa specializzata, e oggetto di indagini e sperimentazioni (omettiamo per brevità i risultati di indagini e sperimentazioni) solamente da parte di un ristretto numero di enti e ricercatori, tra i quali:
- Francesco Scaramuzzi, ENEA di Frascati
- T. Ohmori e Tadahiko Mizuno
- La Marina USA (Technical Report 1862)
- US Department of Energy (DoE)
- US Department of Defense (DoD)
- Yoshiaki Arata dell'Università di Osaka
- Francesco Celani dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di
Frascati
- ENEA di Frascati (Emilio Del Giudice, Antonella De Ninno, Antonio Frattolillo).
- Giuliano Preparata, Università degli Studi di Milano
- Francesco Piantelli, dell'Università degli Studi di Siena
- Sergio Focardi, fisico dell'Università di Bologna
- Giuseppe Levi — Università di Bologna
Inoltre alcune importanti industrie e istituzioni come Mitsubishi Heavy Industries, la NASA, Airbus hanno ottenuto brevetti nel campo FF. La società Nissan sta esplorando la possibilità di utilizzo di apparati a Fusione Fredda nelle sue auto.
Tutti i risultati degli esperimenti dei fisici citati sono stati contestati dalla scienza ufficiale, sia per la difficile ripetibilità, sia per presunti errori nelle misurazioni delle energie in ingresso e in uscita.
Attualmente vi sono diversi sperimentatori che stanno cercando di replicare in modo certo e certificato l'effetto di fusione a freddo, tra i quali ricordiamo i membri del Martin Fleischmann Memorial Project (MFMP) e recentemente l'indiano Suhas, che asserisce di avere ottenuto un COP pari a 8.
A prescindere dalla realtà o meno del fenomeno, la possibilità di ottenere energia a bassissimo costo e assolutamente non inquinante attira irresistibilmente la sperimentazione, anche se non finanziata (se non in minima parte) dai governi per i motivi sopra esposti. Il primo laboratorio che potesse dimostrare senza ombra di dubbio la produzione di energia in eccesso da reazioni di Fusione Fredda permetterebbe all'umanità di affrancarsi dai derivati del petrolio e dal carbone come fonte di energia.
C'è da dire inoltre che una simile realizzazione, se effettivamente efficiente e commercializzabile, comporterebbe pesanti sconvolgimenti economici e politici, riducendo drasticamente l'economia del petrolio e delle fonti di energia cosiddette rinnovabili (fotovoltaico, eolico).
Andrea Rossi
Un paragrafo a parte merita la figura e l'operato di Andrea Rossi, imprenditore lombardo, il cui nome compare nel titolo del thread.
Il Dott. Andrea Rossi compare sulla scena a seguito di una sua realizzazione mirata all'ottenimento di idrocarburi mediante un trattamento di rifiuti. La vicenda terminò a seguito di accuse di inquinamento ambientale.
In seguito Rossi si dedicò ulteriormente alla ricerca di una fonte energetica che potesse sostituire o affiancare quella derivata dall'utilizzo di idrocarburi. La sua amicizia e collaborazione con il Prof. Focardi dell'Università di Bologna lo portò ad esplorare e quindi realizzare i primi apparati di produzione di energia grazie a reazioni di fusione fredda.
Nel 2011 in primavera affermò di aver realizzato e testato per diverso tempo un impianto a FF che ha permesso il riscaldamento del suo capannone a Bondeno, e nel settembre 2011 a Bologna presentò alla stampa insieme a Focardi un suo impianto da 1 MW, i cui moduli sono denominati E-Cat. Nella demo l'impianto però, a causa di perdite idrauliche, fu dichiarato di una potenza di 500 kW.
In seguito Rossi si trasferì negli Stati Uniti, in Florida, dove trasferì il suo impianto vendendolo ad un cliente rimasto sconosciuto, allo scopo di fornire energia termica alle lavorazioni del cliente.
Nel frattempo Rossi modificò il suo impianto utilizzando moduli da 250 kW anziché quelli originari da 10 kW.
Nel 2014 l' E-cat fu sottoposto ad un test di 32 giorni a Lugano, da parte di diversi fisici di varie Università. I risultati del test, che asserivano la produzione di abbondante energia in eccesso, sono stati contestati da più parti.
Rossi concesse alla società Industrial Heat LLC la licenza del suo E-Cat,
e iniziò, come previsto dal contratto di licenza, un periodo di quasi un anno di test dell'impianto, che contrattualmente avrebbe dovuto produrre energia termica con un COP pari almeno a 6. Ma nel 2016 Rossi accusò la Industrial Heat di violazione del contratto di licenza e della proprietà intellettuale. Il giudizio è tutt'ora in corso, e dovrebbe concludersi a Luglio di quest'anno. La IH, mentre durante il periodo di prova si era dichiarata soddisfatta dei risultati del test, asserisce ora che l'impianto non ha mai funzionato. Tecnici incaricati delle misure affermano invece che l'impianto ha funzionato con COP da 6 a 50. C'è da ricordare che l'ottenimento di un COP almeno pari a 6 comportava il pagamento a Rossi di svariate decine di milioni di dollari.
Dobbiamo aspettare Luglio per sapere come andrà a finire e chi vincerà la causa, dimostrando che l'impianto ha prodotto o meno quanto pattuito.
Nel frattempo Rossi afferma di aver realizzato una nuova versione dell'E-Cat, denominato Quark(x), modulo delle dimensioni di una matita e della potenza di 20 W. A detta di Rossi i moduli possono essere assemblati in rack per raggiungere la potenza desiderata.
Rossi afferma che effettuerà una demo del suo Quark(x) una volta terminata la causa in corso, e quindi entro l'estate.