Mi faccia indovinare: le pare somigli ad uno dei business di Rossi?
Dal suo link, Daniele:
"Per l’inceneritore di Copenhagen il principio di base, quindi, è sempre lo stesso, invariato nel corso del tempo: si ottiene energia spendendo altra energia. Come? Basta scaldare i rifiuti urbani[*] (spendendo energia) che per loro natura sono ricchi d’acqua (ne contengono fino al 70%), fino a quando l’acqua viene eliminata e le particelle che li compongono passano allo stato gassoso. In questo modo possono finalmente bruciare liberando la propria energia. E’ a questo punto che i rifiuti possono scaldare grotte, palafitte, case e grattacieli
(...)
sono sufficienti condizioni più blande[**] rispetto ad altri processi termici di conversione come la gassificazione (800-1000 °C) o la pirolisi (400-500 °C). Inoltre si produce un bio-olio con elevato contenuto di carbonio ed elevato potere calorifico (circa 35 MJ/Kg) e la resa energetica è di oltre l’80%"
[*] da quel link: "trasformare in bio-olio la frazione umida dei rifiuti solidi urbani (in altre parole: il contenuto del cassonetto dell’umido, che spesso chiamiamo impropriamente “dell’organico”)"
[**] sempre da quel link: "in due o tre ore a temperature di soli 250-310 C"
Da wikipedia, su PetrolDragon:
"Il presunto processo inventato da Andrea Rossi, chiamato lo Sceicco della Brianza a causa di questa sua invenzione, sarebbe una variante del processo di depolimerizzazione, che permette di ottenere il cracking delle grosse molecole organiche, provenienti dalle plastiche, composti vegetali, animali, gomme ecc. riducendole nella forma di carbone-petrolio-gas. Il processo avviene in assenza di ossigeno, inizialmente ad una bassa temperatura (250 °C), ma elevata pressione (4 MPa) per un tempo di circa 15 minuti, in questa fase i composti organici si trasformerebbero in composti ricchi di idrocarburi, ma fisicamente simili ad una cenere nera ad alto contenuto carbonioso, questa cenere viene successivamente fatta passare in un processo di trasformazione a media temperatura (500 °C) che romperebbe le lunghe catene aromatiche (cracking), facendola diventare in una certa percentuale petrolio, secondo quanto affermava l'inventore.
Prima della presunta invenzione di Andrea Rossi (Ottobre 1977) questo tipo di processo era piuttosto dispendioso in quanto l'energia prodotta era inferiore a quella consumata per sostenere il processo stesso. La PetrolDragon invece dichiarava un'efficienza di conversione in peso dei rifiuti a prodotti combustibili in ragione dell'80%"
Fermo restando che le rese effettive dei moderni inceneritori andranno verificate anche alla luce del reale contributo della "filiera di raccolta" che "già esiste", le similitudini tra le due vicende si fermano a quell'80% - in un caso di resa energetica, nell'altro di efficienza di conversione in peso, ma facciamo pure che fosse la stessa cosa.
Resta che Rossi raccattava di tutto (specie oli esausti, plastiche e gomme) per la sua pentola a pressione, mentre nel processo che cita lei si parla del cassonetto dell'umido, dove plastiche, gomme e oli esausti (o altri rifiuti speciali) non devono entrare.
Inoltre Rossi dichiarava di aver inventato un processo tutto suo, che nessuno (ecomafie a parte) sembrava in grado di replicare (ecco, questo è un deja vu) da cui avrebbe estratto petrolio (e dal cui impianto non ne è mai uscita una goccia), mentre qui si tratterebbe di tecnologia condivisa con chi realizza inceneritori (e non con cantinari più meno improvvisati). Staremo a vedere dagli inceneritori cosa uscirà, quanto realmente costerà (specie in termini di finanziamenti) e quando.
Detto tra noi, sono abbastanza ottimista, anche se non mi stupirei se alla fine risultasse che le rese finali non fossero esattamente così elevate, specie in caso di un conteggio abbastanza preciso del reale costo energetico della raccolta dell'umido.
Diciamo che mi aspetto che reda qualcosa rispetto a dover sotterare i residui, e che qualche bottiglia del biofuel prodotto si troverà davvero qua e là - anche se non costerà necessariamente come (figurarsi meno) il tipico "fuel" per niente "bio".
Però non solo chi lo comprerà potrà pensarsi ecologista, ma soprattutto ci sarà chi lo potrà comprare (e non sarà una cartiera chiusa per fallimento che produceva solo le bolle degli acquisti).
Comunque, che questo processo c'entri niente con quello millantato da Rossi 30 e più anni fa dovrebbe essere evidente a chiunque capisca la differenza tra il prodotto di una raccolta differenziata dell'umido e quel che si trova in una discarica abusiva di scarti industriali.
Ma diciamolo: è stato assolto dall'accusa di asociazione a delinquere.
D'altronde, l'alternativa era condannnare con lui circa 300 aziende clienti (che cioè smaltivano i loro rifiuti tossici, mica compravano il prodotto finale di Rossi) e qualche personaggio politico di quelli che - almeno allora - era meglio non toccare.
Un galantuomo, insomma, perché l'ha fatta franca. E anzi, all'Eni (presso la succursale di Napoli, quantomeno) gli arrubbano l'invenzione, 'sti sciamannati...