qualche dato interessante (2015):
LE ANOMALIE DELLA SPESA PUBBLICA ITALIANA
L'Italia ha una spesa pubblica molto elevata (non la più alta al mondo, ma comunque molto elevata). Per molti questo costituisce il nostro principale problema, e la causa anche dei nostri problemi di "crescita".
Molto tempo fa (ormai, anni) ho effettuato una analisi - in base a dati Oecd - sulle "componenti" della spesa pubblica (italiana e di molti altri paesi) per scoprire quali fossero le vere "anomalie" della spesa pubblica italiana, quelle a cui imputare l'alto livello di spesa.
Le analisi si riferivano a dati del 2011, oggi sono disponibili dati più recenti, anche se non recentissimi (2015).
E' venuto quindi il momento di aggiornare quell'analisi.
[Per tutte le percentuali presentate di seguito, val la pena ricordare che ogni punto percentuale di pil (anno 2015) vale circa 16,5 miliardi.]
La spesa pubblica italiana si attestava nel 2015 al 50,3% del Pil, un livello che posiziona l'Italia al 7° posto mondiale, dietro Finlandia, Francia, Danimarca, Belgio, Grecia e Austria.
Per scomporre questa spesa totale utilizzeremo le varie "funzioni" come indicate dalla metodologia COFOG utilizzata a livello mondiale da vari enti di statistica (in questo caso, con dati Oecd).
In base a questa classificazione per "funzioni" la spesa pubblica di un paese può essere suddivisa in spese per:
- Servizi pubblici generali
- Difesa
- Ordine pubblico e Sicurezza
- Affari Economici
- Protezione dell'Ambiente
- Abitazioni e assetto del territorio
- Sanità
- Cultura, culti religiosi e divertimento
- Istruzione
- Spesa sociale
E ognuna di queste presenta ovviamente diverse "sotto-funzioni"; ne vedremo le principali.
[Qui non analizzeremo tutte queste voci; magari verrà fatto in una nota apposita, più completa].
Analizziamo la prima funzione: Servizi pubblici generali
L'Italia spende per questa voce l' 8,5% del Pil, percentuale che ci colloca al 4° posto mondiale dietro Grecia, Ungheria, Portogallo e Finlandia.
Ma da cosa è composta principalmente questa voce?
due sotto- funzioni ci interessano in modo particolare:
- Le spese per gli organi esecutivi e legislativi, per il funzionamento delle istituzioni, per gli affari fiscali, finanziari ed esteri. In qualche maniera quello che viene generalmente chiamato "costo della politica" (anche se non coincide perfettamente con questa voce)
- La spesa per interessi
Vediamo queste due voci:
Il "costo della politica" rappresenta il 2,8% del Pil, costo che ci colloca al 6° posto mondiale, dietro Colombia, Ungheria, Slovacchia, Portogallo e Lettonia.
La spesa per interessi rappresenta - nonostante le importanti riduzioni degli ultimi 15-20 anni - il 4,3% ; siamo nella terza posizione al mondo, dietro Portogallo e Islanda.
Passiamo alla Spesa Sociale, quella che viene spesso chiamata in causa quando si parla di "eccessiva spesa pubblica".
Per la spesa sociale totale spendiamo il 21,3% del pil italiano. Per questa spesa siamo in 4° posizione, dietro Finlandia, Francia e Danimarca, e subito prima di Austria e Svezia (visti i nostri "vicini", pare quasi che l'Italia abbia adottato in pieno il famoso modello di "welfare nordico" )
Ma vediamo le sotto-funzioni.
Per le pensioni propriamente dette (pensioni di vecchiaia e reversibilità) spendiamo il 16,5%. Siamo al secondo posto mondiale, dietro soltanto alla Grecia.
I paesi del "welfare nordico" sono ben lontani: Finlandia 14,3% , Svezia al 10,5% , Danimarca 8,3% , Norvegia 7,2% .
Per la rimanente spesa sociale (che comprende: pensioni di invalidità/disabilità , aiuti alle famiglie e per l'infanzia, aiuti ai disoccupati o incentivi per l'occupazione, aiuti per le case e, più in generale, per poveri e persone a rischio di esclusione sociale) spendiamo il 4,9%. E con questa percentuale siamo quasi in fondo alla classifica mondiale.
I paesi del "welfare nordico" hanno una spesa - per queste voci - più che doppia rispetto alla nostra: Svezia 9,9% , Finlandia 11,3% , Norvegia 12,2% , Danimarca 15,2%.
Quello italiano, visto i numeri, non ha quindi nulla a che fare con il modello di "welfare nordico": costituisce piuttosto un modello sui generis, un "welfare italiano", che punta tutto sulle pensioni.
Abbiamo così trovato le tre principali "anomalie" della spesa pubblica italiana: Pensioni, Interessi, "costo della politica".
Potremmo anche continuare con le altre voci, ma, fidatevi, queste sono le principali anomalie.
Val la pena di evidenziare solo le percentuali di un'altra voce: quella per Istruzione.
Per l'Istruzione l'Italia spende il 3,9% del Pil, una delle percentuali più basse a livello mondiale
Diamo quindi un quadro riassuntivo, SOMMANDO le tre anomalie viste, e considerando invece la rimanente spesa pubblica.
La spesa per pensioni, interessi e "costo della politica" porta il totale al 23,6% del Pil; percentuale superiore a qualunque altro paese; percentuale che, da sola, quasi la metà dell'intera spesa pubblica italiana.
Per la rimanente spesa pubblica ci resta una percentuale di 26,7. Con questo dato saremmo quasi in fondo alla classifica mondiale.