By: GZ on Lunedì 18 Luglio 2011 02:44
Lo decidono 2500 anni di Storia e Tradizione dell'Europa, dai Greci alla prima guerra mondiale circa. Lo decide la storia della civiltà, arte ed architettura occidentale che è iniziata intorno al 700 a.c. (avanti cristo) e non nel 1920 con Picasso, Freud e Duchamps
Gli ultimi 100 anni, in cui si sono avvallate la spazzatura e le prese per i fondelli spacciandoli per arte ed architettura, sono un anomalia in termini della storia dell'architettura, della pittura, della scultura della civiltà occidentale. I concetti che dominano dagli anni '20 circa in architettura ed arte contraddicono tutto quello che si è insegnato ed è stato considerato "bello" per 2500 anni (^come mostra Roger Scruton#http://www.youtube.com/watch?v=RAZDiKJIroU&NR=1^). E la cosa ha conseguenze devastanti perchè si costruiscono quartieri, monumenti e palazzi orribili, che affliggono la vita di milioni di persone
E' una cosa ovvia se rimuovi le fette di salame davanti agli occhi, basta sfogliare un libro che non parta dal 1920 e da Picasso, basta confrontare le città costruite nell'ultimo secolo con quanto si è costruito nel 1700 o 1800.
Per duemila anni si è cercato di costruire, dipingere, scolpire e disegnare (e suonare) cose "belle" e non ci sono mai stati molti dubbi su cosa era bello, il "bello" era: "quello che, magari dopo una generazione, la maggioranza della gente trovava bello", INDIPENDENTEMENTE DA QUELLO CHE DICONO I CRITICI d'arte ed architettura (che nel Rinascimento non esistevano). Questo non è una rozza semplificazione, è il concetto di bellezza di Kant per il quale la bellezza è una ricerca del consenso. Kant scrive che chi è interessato alla bellezza "ricerca un consenso", un accordo con la maggioranza degli uomini. Il giudizio sulla bellezza per Kant implica una ricerca di una comunità con gli stessi gusti e inclinazioni. Ma a Kant non pensava a qualche decina di critici della mafia dell'arte, pensava alla maggioranza degli esseri umani
Una volta insegnavano la storia, la tradizione e la civiltà che sono cose diverse dalla dalla "critica", dai mass media, pubblicità e dal "mercato dell'arte"