Sui ribassisti / catastrofisti e la situazione attuale

 

  By: gianlini on Martedì 15 Luglio 2003 20:00

il grafico del DAX negli ultimi 4 mesi è veramente bello per quanto riesce a riflettere la mentalità pecoraia della gente: fra 2670 e 2400 ha trovato il modo di fare una robusta correzione all'ingiù (panico) fra 3050 e 2850 ha fatto una correzione decente (paura) fra 3300 e 3150 ha fatto una correzioncina (non si sa mai che parta) a 3400 fa fatica a fare 10 punti di ritracciamento..... la voglia di vendere è esattamente inversamente proporzionale al cammino fatto verso l'alto (più alta è, meno la gente vende)

in effetti il DAX ha recuperato il 56% - gz  

  By: GZ on Martedì 15 Luglio 2003 17:04

sì è vero, controllando ora: il DAX dal minimo del 12 marzo a 2.188 al massimo di oggi a 3.429 ha recuperato esattamente un +56.7% (in 4 mesi) però.. non pensavo neanche io che il rimbalzo in percentuale fosse giù superiore al 50% per il DAX quindi il modello analogico del Nikkei direbbe che il rimbalzo finisce più o meno qui

 

  By: gianlini on Martedì 15 Luglio 2003 17:03

ma dai minimi di ottobre o da quelli di febbraio-marzo?

 

  By: gianlini on Martedì 15 Luglio 2003 15:04

Il Dax non fa con oggi + 56 % dai minimi (3405 circa)??

bellissimo grafico nikkei-nasdaq - rael  

  By: rael on Martedì 15 Luglio 2003 14:21

Vero, mancherebbe ancora un 15% circa, però il tempo comincia a mancare. Il nikkey (rosso) dopo quel rialzo perse un 30% circa in 2 mesi. Ricopio questo bellissimo grafico dal forum di Borsanalisi (Zen Lento).

Il modello analogico del Nikkei: Nasdaq o DAX ? - gz  

  By: GZ on Martedì 15 Luglio 2003 13:46

Il modello analogico del ^Nikkei#^ a mio avviso va usato applicando l'analogia al ^Nasdaq#^ piuttosto che al Dow o all'S&P (oppure applicandola al ^DAX#^) Il Nikkei nel corso del suo mercato orso ha avuto diversi rimbalzi del 40-50% e in particolare sovrappponendolo al nasdaq attuale si nota una somiglianza evidente tra il rimbalzo del +56% del nikkei dopo tre anni di mercato orso e il rimbalzo attuale del Nasdaq del +60% dopo i suoi tre anni di mercato orso Interessante come in diversi momenti del tempo i mercati abbiano queste analogie no ? Il grafico riprodotto qua sotto l'avevo messo fuori il 3 giugno quando il nasdaq era rimbalzato solo del +40% dal minimo e dicevo che visto che persino il Nikkei era rimbalzato nella stessa situazione del +56% dal minimo anche il Nasdaq doveva fare lo stesso. Ora che siamo a metà luglio e il Nasdaq è rimbalzato del 60% dal minimo, usando però questa logica il modello "analogico" direbbe che è finito qui Se invece il modello analogico corretto fosse quello tra DAX e Nikkei (come sospetto, date le forti analogie tra Germania e Giappone in termini di sistema bancario e di sistema sociale che sono maggiori di quelle tra Giappone e America) allora fino a quando il ^DAX#^ non recuperi un +56% dal minimo di ottobre come il ^Nikkei#^ abbiamo spazio al rialzo.

 

  By: gianlini on Mercoledì 18 Giugno 2003 11:06

mi sembra che la notizia sia troppo bella per essere vera!

Bella questa forbice tra azioni e obbligazioni - gz  

  By: GZ on Martedì 17 Giugno 2003 23:21

Notizia di ieri: le assicurazioni europee dopo due anni che liquidano azioni in continuazione sono ora quasi tutte oltre il 75% in obbligazioni con punte oltr l'85%. Il problema è che al momento le obbligazioni, anche a lungo termine ad es quelle governative come il Bund e il T-Bond, rendono appena più del 3% e in termini reali un 1%. Un anno fa rendevano un punto in più abbondante. Se le tieni per 10 anni non aumentano però il loro pagamento annuale. Se le vendi prima rischi perdite in conto capitale se i tassi salgono. Invece ora i dividendi delle azioni sono in media sopra il 2.5% in europa ad es e nel corso di dieci anni i dividendi di Enel o TIM aumentano sempre in qualche modo Per cui Aegon, ING, Generali, Sun, Allianz ora cosa fanno ? Restano in obbligazioni rischiando di non guadagnare quasi niente sopra l'inflazione se va bene e perdite in conto capitale se va male o tornano in azioni che rendono dividendi e al momento anche guadagni in conto capitale (il DAX è rimbalzato del 30% in due mesi...) L'ansia dei gestori di assicurazioni o di fondi comuni aumenta ogni giorno e il denaro si sta spostando, anzi se uno guarda il reddito fisso, forse ha solo cominciato ora a spostarsi E così anche ieri, con il mercato "ipercomprato", ho insistito di stare short le obbligazioni e al rialzo delle azioni (e anzi direi più short le obbligazioni che le azioni come potenziale) Bella questa forbice tra azioni e obbligazioni no ? E si sta cominciando ad aprire solo ora dopo tre anni in cui era esattamente a rovescio

 

  By: Moderatore on Domenica 08 Giugno 2003 01:40

----------- da B&F 7/6/2003 ----------------------- Siamo di fronte a un nuovo mercato Toro? «Assolutamente sì», risponde convinto Victor Sperandeo, uno degli speculatori di maggior successo della storia di Wall Street e numero uno di Trader Vic investments, la società di gestione da lui stesso creata. Sperandeo, che ha un'esperienza di quattro decenni nell'azionario americano, pensa che «la conferma sia arrivata con il superamento dei massimi dello scorso novembre e dicembre quando lo Standard & Poor’s 500 fece un picco a 954,28 punti». Mister Sperandeo, allora ci siamo? Direi proprio di sì. D'altra parte usciamo da un ribasso di tre anni, il più lungo dagli anni Trenta. Il superamento del picco di novembre-dicembre avvia la seconda gamba rialzista del nuovo mercato Toro. Di solito si tratta di una crescita lunga, costante ed estesa caratterizzata dal fatto che poco a poco tutti vanno riconoscendo il nuovo Toro e si comportano di conseguenza. Lo S&P 500 si sta avvicinando a passo svelto verso la soglia psicologicamente rilevante di 1000 punti. Crede che questo test avrà una valenza determinante? I trader (orientati al breve termine, ndr) vi potranno prestare attenzione per uno o due giorni, ma non gli investitori. Quale sarà la strategia più appropriata per i prossimi mesi? Quella più naturale: restare al rialzo sull'azionario. Quali sono i settori con la migliore prospettiva? Nel mio hedge fund siamo sovrappesati sul Nasdaq, che ha la migliore impostazione tecnica. Può indicare alcune delle ragioni che stanno alla base del suo ottimismo sull’azionario? Gliene darò sei. Primo, i tassi d'interesse sono estremamente bassi e rimarranno così fino a che la ripresa non sarà vigorosa. Secondo, ci avviciniamo alle elezioni presidenziali del 2004: si tratta del periodo storicamente più favorevole per la Borsa, quando l'amministrazione cerca di ottenere buoni risultati economici da presentare all'elettorato. La terza ragione è il forte stimolo fiscale approntato dal presidente Bush. Dunque, anche questa volta in America si farà di tutto per risollevare l'economia prima delle elezioni. Esatto. Badi, il Senato, il Congresso, il presidente Bush, e il presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, sono tutti repubblicani e orientati a stimolare con incredibile vigore l'economia. Non credo che questo sostegno verrà a mancare prima della rielezione di George W. Bush. Questa è il quarto punto forte della campagna a favore del Toro. Poi c'è la fine della guerra, immagino. Certo, e siamo a cinque ragioni favorevoli a un rialzo di non breve durata. Una guerra che è andata meglio del previsto e che, pare, sta aprendo anche nuovi spiragli nella eterna disputa fra palestinesi e israeliani. Siamo arrivati alla fine della lista. Qual è l'ultima ragione? La prospettiva tecnica. Il mercato è sceso per tre anni, ha formato poi una base, testando dal luglio del 2002 per tre volte la soglia degli 800 punti di S&P 500. Poi in questi giorni ha rotto gli indugi al rialzo registrando nuovi massimi relativi. Inoltre il movimento Toro è confermato da tutti i principali indici come il Nasdaq, il Dow Jones, il Nyse Composite. Che cosa dovrebbe accadere per farle avere un ripensamento su questa prospettiva così favorevole? Diciamo questo: se sarà un mercato Toro, come io penso, allora credo che ogni correzione dello S&P 500 dovrebbe essere contenuta entro il livello di 935 punti, che è il picco di gennaio e rappresenta una naturale zona di supporto. Se al contrario dovessimo scendere sotto questo livello, allora mi richiami perché dovremo rianalizzare le circostanze.

 

  By: Moderatore on Lunedì 26 Maggio 2003 16:02

------------- corriere economia, 26/5 -------------------- «La Bce sbaglia tutto: il focolaio è la Germania» Stephen Roach: «L’Europa non s’illuda, la deflazione arriverà. Le vie d’uscita: riformare il Welfare, incentivare i consumi, scordare il Patto di stabilità» S tephen Roach non è noto per essere un ottimista: «Sono stato negativo così a lungo che sul mio computer il tasto con il "»" ha smesso di funzionare», ammette. Ma a differenza di molti altri «economisti di Wall Street», considerati troppo sensibili agli orientamenti delle grandi merchant bank per cui lavorano, Roach ha fama di indipendenza e competenza particolari. Capo economista di Morgan Stanley a New York e direttore del team di economia globale della società, Roach aveva predetto la fine del boom tecnologico, la recessione in Usa e l’estensione della depressione delle Borse. Oggi ritiene che la deflazione si farà sentire ovunque, anche perchè le politiche economiche seguite in Europa e in Usa sono, in tutto o in parte, sbagliate. Si parla molto di deflazione in questo momento, ma oggi in che situazione siamo? «L’economia mondiale è già in recessione, penso che siamo scivolati sotto quel 2,5% di crescita globale che segna il confine con l’espansione. E’ una conseguenza della stagnazione nei Paesi industriali e dell’effetto Sars su segmenti di Paesi in via di sviluppo che finora erano stati in forte crescita. E come sottoprodotto di questa recessione abbiamo la deflazione». Perchè la recessione sta creando deflazione, questa volta? «Per tre forze principali che vengono a coincidere proprio in in questo momento, almeno in Usa: il ciclo economico che produce non solo recessione ma anche una ripresa debole e aumenta il gap tra domanda e offerta; la bolla e la post-bolla che han portato a una sbornia di investimenti di capitale e che oggi rallentano la crescita della domanda interna; e la globalizzazione che espande l’offerta sia per le merci, il cosiddetto effetto Cina, sia per i servizi, diventati più facili da trasferire all’estero grazie a Internet. Tutti questi pianeti si stanno allineando in senso molto deflazionistico proprio ora, è una situazione critica». Quanto critica? E quanto durerà questa fase? «Difficile prevederne la durata. Sappiamo che la deflazione storicamente è molto negativa quando si accompagna a un alto debito, che i debitori hanno difficoltà nel far fronte ai rimborsi, date le pressioni a cui è sottoposto il loro reddito normale. Oggi in Usa abbiamo un livello record di indebitamento per il settore privato, il che è sconfortante». E in Europa? E in Italia? «Il Giappone è in deflazione, il resto dell’Asia anche o ci è vicino, se anche gli Usa entrano in deflazione non c’è assolutamente nessuna possibilità che l’Europa la eviti. Ma, se anche gli Usa scampassero al pericolo, la Germania, maggior economia europea, non riuscirà a far lo stesso e trascinerà con sé il resto di Eurolandia. Questo perchè le politiche adottate in Europa vanno bene all’Irlanda, non alla Germania e oggi rappresentano proprio l’opposto di quanto si dovrebbe fare quando l’anello debole della catena è sotto sforzo e rischia di trascinare con sè tutti quanti. La Banca centrale europea dovrebbe essere rimpiazzata dalla Bundesbank». Intende dire che la Bce è meno attrezzata della Fed per affrontare il nuovo rischio? «La Fed ha finalmente ammesso che c’è un problema e a giugno tornerà probabilmente a ridurre i tassi. La Bce invece nega che la deflazione sia importante e continua a combattere il vecchio mondo. Invece di pensare a Irlanda, Spagna e allargamento dell’Ue dovrebbe concentrarsi sui problemi della Germania in questo momento». Cosa si può fare? Qualche monetarista come Friedman suggerisce di stampar moneta... «Ridicolo. La deflazione è strutturale e legata al ciclo, i rimedi dei monetaristi non la sfiorano nemmeno. Presumono, sbagliando, che stampando moneta aumenti la domanda aggregata, ma molti settori di quest’ultima non risponderebbero affatto alla misura. Sono idee sbagliate e irresponsabili». La risposta sono allora le riforme strutturali? «Assolutamente sì, anche in Usa: qui dobbiamo eliminare l’eccesso di capacità, ridurre il gap tra domanda e offerta, tagliare il debito dei privati e aumentare il risparmio. E dobbiamo abbandonare la politica del dollaro forte. Parrebbe, anche se è poco chiaro, che il governo Usa abbia finalmente riconosciuto che dopo 10 anni questa politica non è più appropriata». Questa nuova politica avrà però effetti negativi su Giappone ed Europa, farà aumentare le tensioni internazionali, non crede? «Non è vero, è una svolta che si limita a segnalare a questi Paesi che i tempi in cui le loro economiche crescevano grazie all’export e alle loro monete super-svalutate sono finiti. Questi Paesi devono crescere stimolando le loro economie interne e non cavalcando la domanda interna degli Usa o di qualche altro Paese. L’Europa non ha fatto la sua parte per dieci anni, non ha pagato il biglietto. Oggi deve stimolare la domanda, essere più aggressiva nella sua politica fiscale, tagliare i tassi e abbandonare il Patto di stabilità. Deve dimenticarsi i limiti ai deficit pubblici, in deflazione ci vogliono stimoli fiscali non contrazioni delle spese». Intende dire che Usa e Europa dovrebbero scambiarsi i ruoli? Che la crescita basata sull’export tocca ora agli Stati Uniti? «Sì, il mondo è squilibrato, dipende troppo dagli Usa. Bisogna rivedere il sistema dei prezzi a partire dal dollaro spingendo così gli Stati Uniti a cambiare il loro modello di crescita: da uno basato sulla domanda interna a uno basato sull’export. Ed Europa e Giappone devono fare il contrario. Può essere doloroso, ma è necessario perchè l’economia globale torni a crescere». A quanto vede il rapporto dollaro-euro per fine anno? «L’euro è diretto verso quota 1,25-1,30 anche se non so se vi arriverà entro fine anno. Ma è chiaro che continuerà ad apprezzarsi, mettendo sotto pressione i politici e le autorià europee che devono ripensare i loro obiettivi strutturali». E negli Usa cosa pensa dei previsti tagli alle tasse? «Abbiamo fatto un grave errore di politica fiscale, perchè sembra proprio che abbiamo scelto il tipo sbagliato di tasse, quelle che non aumenteranno la domanda aggregata e i consumi. Inoltre i tagli aumenteranno il deficit pubblico per un periodo molto lungo e questo non incoraggerà certo il risparmio».

 

  By: gianlini on Lunedì 19 Maggio 2003 01:06

mamma che partenza l'euro in asia!!! domani in europa viene giù tutto del 10 % se continua così!

 

  By: Moderatore on Domenica 18 Maggio 2003 23:00

Allen Sinai: «L’euro andrà a quota 1,20. Dovete fermarlo» WASHINGTON - Allen Sinai è reduce da una visita in Europa. Ed è allarmato: «La situazione nell'Ue è peggiore di quanto pensassi - avverte -. Con l'economia Usa in ristagno, temo che a questo punto siamo alla vigilia di una recessione globale. Dobbiamo prendere misure immediate». Proprio su questo l'economista di Boston è stato appena consultato dalla Casa Bianca: «Ho esortato la nostra amministrazione a continuare a ridurre le tasse e a ribassare i tassi di interesse - dice -. Il presidente Bush lo sta facendo e il Governatore della Federal Reserve, Alan Greenspan, lo farà alla riunione di fine giugno. Stanno lavorando all'unisono per il rilancio economico. Voi in Europa restate invece con le mani in mano». La sua è un’immagine peggiore di quella manifestata dai ministri finanziari del G7. «Non vedo prospettive di ripresa nell'Ue a causa della Germania, dell'Italia e della Francia. E la vittoria nella guerra in Iraq non ha rilanciato l'America come invece speravamo. Inoltre, in Asia il Giappone ansima, mentre la Cina è paralizzata dall'emergenza Sars». Che cosa può fare l'Ue? «Innanzitutto, la Banca centrale europea deve ribassare gli interessi: se non lo farà, l'euro si apprezzerà ancora più, voi esporterete meno e la recessione si aggraverà. Dovete anche modificare i parametri di Maastricht, o meglio la clausola che li sospende soltanto se il prodotto interno lordo cala del 2% o oltre». Ma in questo modo non si rischia il caos fiscale? «No. Voi non avete calcolato che una crescita economica tra lo zero e l'1%, se protratta, produce numerosi effetti negativi: incide sugli investimenti, sul credito, sull’impiego, sui consumi e così via. Con l’economia così a rilento il deficit di bilancio dei vostri Paesi dovrebbe potere superare il 3% del Pil». C’è bisogno di un deprezzamento dell'euro? «L'euro è avviato a quota 1,20 rispetto al dollaro, che soffre della congiuntura americana. L'amministrazione Bush non difende il dollaro perché il suo calo aiuta l'export, in particolare verso la Ue. A voi conviene fermare l'ascesa dell'euro proprio per le ragioni che le ho appena detto». Non conviene anche agli Usa? Dopotutto, la svalutazione del dollaro vi priva di capitali, che si spostano verso l'euro. «Finora il dollaro debole ci ha più giovato che danneggiato. Ma è vero che, se proseguisse, non riusciremmo a finanziare il deficit dei conti correnti, che è di 500 miliardi di dollari, e quello del bilancio, che potrebbe arrivare a 400 miliardi». Che cosa pensa che occorra a livello globale? «Bisognerebbe coordinare le politiche fiscali e le politiche dei tassi d’interesse. Serve uno sforzo collettivo per uscire dalla crisi. E' impossibile ritornare in fretta ai forti ritmi d'espansione degli anni ’90, ma è possibile impostare una ripresa che, non illudiamoci, richiederà comunque tempo». Le incertezze geopolitiche non sono un ostacolo? «Lo sono. L'Iraq è un’incognita, il terrorismo aumenta in tutto il mondo e le Borse tremano». Deflazione Il pericolo alle porte di ALESSANDRO PENATI - corriere 18/5 --- L a probabilità di una sfavorevole, significativa caduta dell'inflazione, per quanto contenuta, eccede quella di un'accelerazione dell'inflazione dal suo già basso livello»: la frase di Alan Greenspan segna una svolta. Il pericolo non è più l'inflazione, ma la deflazione: un fenomeno di cui il mondo occidentale si è dimenticato, e considerato un'anomalia in Giappone, dove è presente da sei anni. Con la deflazione, le imprese non possono contare sulla forte crescita dei ricavi per abbattere l'onere dei debiti; e non potendo ridurre i salari, per contenere i costi tagliano l'occupazione, innescando una contrazione nei consumi. Negli Stati Uniti, i prezzi al consumo stanno ancora crescendo: nell'ultimo anno - esclusi alimentari e benzina, troppo volatili - sono saliti solo dell'1,5%; ma da gennaio sono praticamente fermi. Tenuto conto che l'indice dei prezzi è una media, e tende a sovrastimare l'inflazione non tenendo conto dei miglioramenti qualitativi (l'indice dei prezzi delle auto ignora l'aumento di prestazioni ed equipaggiamento), per qualche impresa è già deflazione. Per l'economia in generale, la deflazione resta solo un rischio; ma la Fed ha voluto far sapere di essere pronta ad affrontarlo. Tuttavia, la capacità inutilizzata è ancora tanta, e il costante incremento della produttività basta a produrre quanto domandato, senza creare posti di lavoro. Così le aziende tagliano costi e listini per mantenere margini e quote di mercato. Uno scenario che ha fatto cadere il rendimento dei titoli di Stato (3,4% il decennale) al minimo dagli anni Cinquanta. La Borsa, invece, vola perché vede la ripresa dietro l'angolo. Uno dei due mercati sta prendendo un granchio. La caduta del dollaro attenua il rischio deflazione negli Usa, e contribuisce a riequilibrare l'enorme disavanzo dei conti con l'estero. Ma esporta il rischio deflazione in Europa, dove la domanda esterna è la principale fonte di crescita da due anni, e l'economia si è già fermata. Più di tutti rischia la Germania: avendo bassa crescita e costi elevati, con l'euro avrà sempre un'inflazione inferiore alla media europea. Da fine 2002, i prezzi al consumo tedeschi sono già in calo (-0,9% su base annua). Ma l'inflazione misurata (come in altri Paesi europei) riflette anche le rendite da monopolio in tanti servizi e la forza dei sindacati nell'ottenere incrementi salariali: così, la pressione al ribasso sui prezzi di molti beni è maggiore di quanto appaia dagli indici. Pur menzionando per la prima volta i rischi da troppa poca inflazione, la Banca centrale europea mantiene una serafica tranquillità, e non fa nulla per scongiurarli, sicura della ripresa dietro l'angolo. Se si sbagliasse, ci dovremmo attendere un altro anno difficile.

 

  By: gianlini on Martedì 06 Maggio 2003 00:49

Berlino, 05 mag 2003 - 22:44 Macchinista abbandona Intercity in aperta campagna Oltre al problema dei ritardi sempre più frequenti e dei prezzi sempre più salati, che hanno fatto crollare l'immagine una volta quasi mitica delle ferrovie tedesche, la Deutsche Bahn deve adesso vedersela anche con i suoi macchinisti, che decidono autonomamente quando è arrivato il momento di staccare e di andarsene a casa, lasciando il treno pieno di viaggiatori in aperta campagna. E' accaduto venerdì pomeriggio, ed è stato reso noto solo oggi, quando si è appreso che un macchinista in servizio sulla nuovissima linea ad alta velocità tra Colonia e Francoforte (il cui tragitto costa ai viaggiatori quasi il doppio di quello del vecchio e romantico tracciato lungo il Reno), ha abbandonato il convoglio Intercity proveniente da Dortmund e diretto nella capitale finanziaria del Paese per andarsene direttamente a casa. Il treno è rimasto così fermo alle 16.17 tra la stazione di Colonia-Deutz e quella di Siegburg, con il personale viaggiante che non sapeva che pesci pigliare e con i passeggeri inferociti per la sosta inaspettata. (red)

INDONESIA - gz  

  By: GZ on Lunedì 05 Maggio 2003 16:53

(In Italia)...come nel medioevo il figlio promogenito rimane nella magione e l'amministra fino alla vecchiaia dove la lascerà al proprio primogenito. con 1 figlio a coppia il meccanismo è però + semplice), facendo 1 figlio forse a coppia cercando di lavorare all'ASL perchè cosi' prendo i venerdì di ferie e mi faccio 1 bel weekend al mare. Altro che giocarsi tutto in avventure spericolate. Quindi, in Italia, i soldi in borsa vanno messi con cautela: la Consob è 1 specie di Onlus ... --------------------- Se uno ragiona su un orizzonte di qualche anno, come prospettiva di investimento di portafoglio diversificata non c'è dubbio che come area l'Asia sarebbe la migliore, poi l'America e ultima l'Europa. L'Asia (ex-Giappone però) cresce al 4-5% annuo, non ha disavanzi statali, pochissimo welfare e sindacati, un alto tasso di risparmio, una forte crescita demografica, gente affamata di ricchezza e le sue valute non sono sopravvalutate come nel 1996-1997 Ha solo bisogno che wall street non ceda (e di contenere la sars) E non è che è così difficile comprare il paniere delle i-shares dell' Indonesia quotato a NY

 

  By: gianlini on Lunedì 05 Maggio 2003 15:40

una volta lumavo le ragazze stamattina, (i capelli tendono al bianco cosa volte fare, altrimenti mi mettono dentro per pedofilia!), mi sono messo a lumare di brutto un tizio, arabo, barba da integralista, cuffietta bianca di pizzo in testa, mimetica da militare sul grigiastro (sembrava insomma tale quale Bin LAdin) che era al volante di una fiammante mercedes 320 coupè (valore di mercato oltre i 100 milioni di vecchie lire) color violetto chiaro (bel colore)... l'ho guardato proprio come dire: bello riuscire a farsi i fatti propri in questo Bel Paese come a nessuno di noi occidentali sarebbe mai permesso nel loro, ma conservando tutte le amenità ed i simboli del tuo posto, eh?? Il tizio ha ricambiato lo sguardo probabilmente pensando che fossi un razzista sporco occidentale bevitore di cocacola e con una ragazza con i capelli al vento....