Meglio l'uovo oggi che la gallina morta domani - alberta
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By: alberta on Martedì 23 Luglio 2013 15:01
Buona giornata.
Qui allo studio ci stiamo ponendo dei quesiti tecnici, ai quali sicuramente Hobi, da un pò assente da queste parti, avrebbe potuto fornire un contributo "tecnico" importante.
Anche oggi le aste dei titoli Spagna sono andate benissimo, malgrado le fosche previsioni sul GDP a fine anno appena diffuse (potrebbe venir fuori un -2%).
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Madrid colloca con successo titoli a 3 e a 9 mesi per 3,5 miliardi di euro. Netto calo dei rendimenti sui 920 milioni di euro dei titoli a tre mesi, scesi allo 0,442% dallo 0,89% dell'asta precedente. In calo anche i rendimenti dei titoli a 9 mesi collocati 2,6 miliardi all'1,15% dall'1,44 precedente. La domanda sui titoli a tre mesi è stata pari a 4 volte l'offerta quella sui governativi a 9 mesi a 2,3 volte l'offerta.
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Sui nostri lidi Italici, le cose vanno anche meglio, visto che collochiamo i titoli a breve a tassi ancora più vicini all' Euribor 3 mesi, oggi al tasso (reale negativo) dello 0.224 % annuo.
La sostanza è che, mentre nei Paesi core-euro, la curva dei rendimenti 3mesi/10anni è virtualmente quasi piatta ( oggi c'è un differenziale ridicolo di circa 1.5% se passi dal brevissimo al lungo termine), in Italia e Spagna la curva è invece ripidissima, condannandoci a pagare dal 4 al 5% (quando va bene) di interessi in più ogni anno, se lo Stato si finanzia a lungo piuttosto che a breve termine.
Il buon padre di famiglia non avrebbe dubbi e si avvantaggerebbe subito dal risparmio di 400 o 500 b.p. ogni anno, avendo davanti uno stock di debito da rinnovare particolarmente alto (per l' Italia parliamo di risparmiare circa 70 Miliardi ogni anno).
Come sappiamo, la BCE non fa il QE che la FED e la BOE hanno adottato da tempo, acquistando ogni mese SOLO titoli a lungo termine, per tenere bassi i tassi della curva, riuscendoci perfettamente ( i TBOND a 10Y hanno un rendimento pressocche uguale al pari durata BUND e GILT idem ).
Al tempo stesso, ha detto chiaramente che i tassi a breve, che invece può controllare direttamente, rimarranno allo 0.50% max per lungo tempo e anzi, novità dell' ultima riunione, l' orientamento è indirizzato verso un ulteriore discesa, escludendo tassatiavemente ogni aumento per un lungo periodo di tempo.
Messa in in questi termini e tornando a chi si è indebitato per il mutuo di casa, chi ha optato per un tasso variabile a breve agganciato all' Euribor 1 o 3 mesi, ha risparmiato negli ultimi 5 anni una cifra enorme di minori interessi, rispetto a chi si è invece indebitato a 10 o 20 anni a fisso, pagando differenziali di tasso MOLTO salati.
Rebus sic stantibus, l' aver allungato la scadenza media del debito italiano, si sta rivelando controproducente (paghiamo ai nostri creditori dai 400 ai 500 bps. in più ogni anno), atteso che è assodato per lungo tempo i tassi a breve rimarranno allo 0.25 %, almeno sin quando la nostra economia europea non riprenderà a crescere a tassi del 2/3 % annuo (adesso è fantascienza).
La conclusione dell' uomo della strada è la seguente: perchè lo Stato NON si comporta come il Buon padre di famiglia e, prendendo atto che la BCE accetta come collaterali qualunque titolo prossimo all' immondizia, si mette ad invertire il trend della composizione della duration media del Debito da rinnovare, abbassandola risolutamente e adottando la politica del "meglio l' uovo oggi che la gallina domani" ?
Se facciamo uno scenario ipotetico dei prox. tre anni, potremmo trovarci concretamente a risparmiare circa 150 Miliardi di interessi, una stima prudenziale, ma il dato minimo è certo.
Il rischio immediato di default totale o parziale, sarebbe drasticamente ridotto, sicuramente ci sarebbe un leggero aumento dei tassi sul debito dai 3 ai 9/12 mesi, ma sarebbero frazioni di punto, visto che la BCE, ripeto, espressamente a dichiarato che terrà i tassi vicino allo zero per un notevole periodo di tempo ed avrebbe sempre un controllo stringente di questa variabile.
Dall' altra parte, ci potrebbe essere la gradita sorpresa che, una riduzione del quantitivo dei titoli da piazzare in rinnovo a lunga scadenza, ne facciano diminuire anche i tassi, visto che crescerebbe l' effetto rarità legato al rapporto offerta/domanda: in sostanza, chi volesse assicurarsi un rendimento elevato a 10 o 20Y, avrebbe meno materiale da comprare e dovrebbe rassegnarsi ad offrire prezzi più alti, ossia accontentarsi di rendimenti un po' più bassi.
In prospettiva, parliamo sembre del breve/medio, anche la curva dovrebbe diventare meno ripida, con un risparmio ulteriore anche sui titoli a lungo termine che andrebbero a rinnovarsi (come detto per quantitativi via via minori nei prossimi tre anni).
Attendo opinioni tecniche, astenersi da commenti polemici e scenari apocalittici, non suffragati da ragionamenti concreti.
Grazie.