By: angelo on Giovedì 13 Gennaio 2005 15:11
Magari seguo solo un luogo comune, ma pare che solo le mosche bianche abbiano optato per il regime dichiarativo..... quindi devo presumere che chi va all'estero abbia anche trovato un modo legale per non dichiarare gli utili in Italia (basta avere altrove la residenza, se non sbaglio, oppure può anche aiutare - in alcuni casi-avere una Sicav in Lussemburgo e non far mai rientrare qui il capitale).
Sinceramente, io devo ancora conoscere un trader che segua il regime dichiarativo (ma è anche vero che ne conosco molto pochi...): tutti ci pensano, soprattutto durante i drawdown, ma nessuno lo fa. E allora ci saran delle ragioni, no?
Stabilito che per alcuni non è comodo andare all'estero (anche solo per non finire nelle liste dei controlli generali del Ministero, come era successo alcuni anni fà), la soluzione in Italia è fare meno futures e più azioni e richiedere la commissione fissa.
Con la marginazione e lo short, le differenze operative tra le azioni ed i futures non sono più così evidenti, mentre solo pochi anni fà erano due mondi diversi: l'unico modo per andare short sul mercato era il FIB.
Sulle azioni io pago da 8-9 Euro a prescindere dal numero di titoli intermediato. Con un broker di cui non dico il nome per non fare pubblicità le commissioni sono degressive: in un dato giorno si può partire da 8 Euro e finire per pagarne 3 a transazione.
E non ho mai contrattato su qeste commissioni (son quasi sicuro che potrei scendere facilmente), perchè rispetto al controvalore dell'operazione si tratta di un importo percentualmente insignificante.
Certo, per chi paga 1,9 per mille, spende 9 Euro ogni 5000 Euro di controvalore di titoli intermediati: un assurdo totale, ma visto che ci sarebbero alternative.... chi è causa del suo mal pianga se stesso.