900 miliardi in liquidita in Italia - gz
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By: GZ on Martedì 08 Giugno 2004 16:27
I risparmiatori italiani stanno seduti su oltre 900 miliardi di euro parcheggiati tra conti correnti (in crescita del 7% rispetto al 2003), fondi di liquidità, conti postali. Nel 2000 erano 670 miliardi in liquidita', quindi +230 miliardi da allora.
In media questi 900 miliardi rendono meno del 2%,
in pratica forse un 1% NETTO nominale e un -1% REALE
(visto che l'inflazione è almeno un 2%)
La borsa per dare un idea capitalizza circa 400 miliardi in Italia e il Pil sarebbe circa 1.000 miliardi, quindi 900 miliardi di LIQUIDITA non sono proprio pochi e nonostante NON siano remunerati nemmeno per l'inflazione continuano a crescere
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LA RELAZIONE DELLA CONSOB
INVESTIMENTI E FAMIGLIE Giuditta Marvelli
MILANO - Tornare a investire? Non ancora, grazie. Stiamo meglio liquidi e tranquilli, rispondono i risparmiatori d'Italia. Stanno seduti su oltre 900 miliardi di euro parcheggiati tra conti correnti (in crescita del 7% rispetto al 2003), fondi di liquidità, conti postali. E sono animati da una nuova passione per i Bot, che rivivono i tempi d'oro delle aste con la domanda uguale al doppio dell'offerta. Certo, così non guadagnano molto. Anzi: lasciano che la marea del costo della vita allaghi un po' il fondo della barca dei risparmi di famiglia. Mentre l'inflazione avanza al 2,3%, infatti, i conti correnti sono arenati poco sopra lo zero e i cari vecchi Bot non arrivano al 2% netto.
AZIONI ADDIO - Ma gli italiani, dopo le amare vicende che portano i nomi di Cirio e Parmalat e le attuali bizze dei mercati finanziari, preferiscono comunque stare fermi a riflettere. Secondo Prometeia (che ha rielaborato i dati di Banca d'Italia al netto delle partecipazioni azionarie non quotate) oggi la ricchezza dei privati custodita tra depositi, conti correnti e pronti contro termine ammonta a 794 miliardi di euro. Una cifra enorme, il 32% della torta intera che, alla fine del 2003, valeva 2.481 miliardi. Nel 2000, prima della grande delusione borsistica, la liquidità delle famiglie non superava invece i 670 miliardi, pari al 30% del totale dei loro patrimoni. Ma i fondi comuni, allora, pesavano più del 20% e le azioni l'11,6%. Mentre oggi il risparmio gestito conta poco più del 14%. E le azioni sono regredite all'8,5%. «In sostanza - spiega Chiara Fornasari, ricercatrice di Prometeia - il recupero delle Borse, che nel 2003 sono salite con performance a due cifre, non ha intaccato la voglia di assoluta tranquillità. È la strategia prudente di chi si è aggrappato alla liquidità per battere la paura, la delusione e l'incertezza».
ALTERNATIVE - La fiducia nelle banche, si sa, è al minimo. Ma il conto corrente è un punto fermo. Anche se rende in media - secondo l’Abi l’associazione bancaria italiana - lo 0,89% lordo, ovvero un risicato 0,6% netto. E piacciono anche i fondi di liquidità, oltre alle alternative di parcheggio che si sono quasi guadagnate la patente di fenomeno di costume finanziario.
La prima è il Bancoposta: dal 2000 ad oggi le Poste hanno aperto 3,6 milioni di conti correnti che, a oggi, custodiscono in media 26,7 miliardi di euro. Mentre il Conto Arancio, il salvadanaio elettronico di Ing Direct che offre il 2,7% lordo, dall'aprile 2001 si è guadagnato 450 mila clienti per una raccolta totale di 9,5 miliardi. Il fascino della liquidità sprizza poi con evidenza dagli ultimi dati di sistema, diffusi dall'Abi a metà maggio: la crescita dei depositi da clientela delle banche è stata pari al 6,7% rispetto ad aprile del 2003.
DEPOSITI - Ma anche guardando dentro i singoli conti degli istituti leader si vede con chiarezza la corsa al conto corrente. Dal gruppo San Paolo fanno sapere, per esempio, che tra il marzo 2002 e il marzo 2003 i conti correnti e i depositi hanno fatto un balzo del 4%, arrivando a rappresentare il 50% della raccolta diretta. Anche Unicreditbanca riconosce che la sua clientela, nell’ultimo anno e mezzo, si è orientata a forme di risparmio piuttosto prudenti. Tra ottobre 2003 e maggio 2004 i conti correnti e i depositi sono aumentati del 4,1% e gli investimenti in fondi monetari dell'11,5%. E il trend in ascesa, spiegano ancora, ha riguardato e riguarda anche i titoli di Stato.
BOT - Chi vuole osare un po' più del conto corrente, dunque, affolla le vendite dei Bot e apprezza i fondi di liquidità. L'ultima asta dei titoli semestrali - che risale al 27 maggio scorso e che vanta il record di un rendimento lordo sopra il 2%, mai più visto dal novembre 2003 - ha avuto richieste record per 14 miliardi di euro, contro gli 8 messi sul piatto dal Tesoro.
Mentre i fondi di liquidità, («strumenti quasi sconosciuti nel 2000», ricorda Fornasari), oggi rappresentano circa il 3% della ricchezza delle famiglie. E attirano uno stabile pubblico di investitori. Con loro, in effetti, si può sperare di turare, almeno in parte, la falla dell'inflazione.
Sempre che le spese siano presentabili: il carico medio totale di questi fondi (Total expensive ratio) per il 2003 è stato pari allo 0,68%. Finché i tassi rimangono ai minimi storici è davvero troppo. Da qualsiasi parte si guardi la cifra.
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