Sui ribassisti / catastrofisti e la situazione attuale

 

  By: polipolio on Domenica 21 Marzo 2004 10:20

Nemo, dunque, vendi a 28220 e compri a 27930. Sono 290 punti. Il minifib fa, mi pare, 1 euro a punto. Il fib ne fa 5. Se vendi il m.fib a 28220 e lo (ri)compri a 27930 fai 290 euro con un contratto, 580 con 2 contratti etc. Col Fib 1450 euro. A questo guadagno, solo pianificato finché non si realizza, devi aggiungere le commissioni, circa 4euro a contratto per il mini e 8euro per il fib. Inoltre devi mettere in conto il margine che l'intermediario ti chiede (e ti blocca) sino a chiusura dell'operazione che è circa l'8% del controvalore del contratto; questo è di circa 30k euro per il mini e 150k euro per il fib. Il margine è quindi intorno ai 10k euro per il fib e immagino sui 3k euro per il mini. Infine devi sapere che OGNI GIORNO ti viene addebitato/accreditato il risultato dell'operazione di quel giorno. Se hai venduto a 28220 e, prima di fare 27930 sale fino a 28620 devi avere sul conto: 3000 euro di margine 400 euro che viene addebitato a fine giornata e un po' di sangue freddo perché l'addebito in conto son soldi veri ... e quando lo vedi cominci ad avere dubbi sulle tue previsioni. Al secondo giorno che va storto cominci a pensare di essere un vero imbecille e chiudi la posizione per congelare le perdite e non dissanguarti oltre. Di solito, a quel punto il mercato se ne accorge e comincia ad andare nella direzione che avevi originariamente previsto. Se sei intelligente ti limiti ad arrabbiarti. Se sei stupido rientri, a un prezzo meno conveniente di quello a cui avevi avviato la prima operazione. Anche qui il mercato ti vede e ti punisce e ricominci il ciclo di cui sopra....

 

  By: polipolio on Domenica 21 Marzo 2004 10:17

Usem, Vedo che nonostante alcuni confronti serrati (diciamo così) col tenutario di questo sito hai ripreso a postare. Ti prego continua !

Con la scuola economica austriaca siamo in testa alla classifica del rendimento - usemlab  

  By: usemlab on Giovedì 18 Marzo 2004 18:27

vedo che qualcuno continua a ripetere che ascoltandomi si sarebbe perso il rally del 2003. Bene precisiamo: 1) io non faccio consulenza col mio sito, non vendo niente, non do' segnali (qualuno l'ha fatto notare per fortuna) faccio analisi e scrivo commenti basati sulla teoria economica austriaca che ritengo essere l'unica teoria economica valida. 2) con un articolo di aprile 2003 scrissi che erano riusciti a rigirare il mercato e che sarebbe salito molto (grazie a un amico ho sempre avuto target 2098 in testa già da aprile 2003). Da allora ho chiosato la bolla reloaded più volte (ed è una bolla reloaded, e quando scoppierà farà molto più male della prima) ma non ho aggiunto altro. Ancora sono scettico sulla ripresa del bear market, anche se credo che questo bear market rally sia finito qua. Sono dell'idea che si faccia un tentativo ancora fino a metà aprile. POi shortatevi anche Kudlow & Kramer se qualche sito di scommesse apre una bet circa una loro eventuale scomparsa da ogni televisione pubblica e privata (tranne il passaggio di cartelli (o un nuovo mazzo di carte) segnaletici con su scritto WANTED DEAD OR ALIVE) 3) io e rael (ci scambiamo tante idee durante il gg, quindi mi sembra giusto citare anche lui) abbiamo un fondo ciascuno nella top 100 di marketocracy (in realtà dai miei conti dovrei stare dentro anche con il secondo sull'energia... arriverà il prox trimestre forse). I primi 100 fondi ricevono un premio in fiat paper dollars. Ma finchè ci si può comprare ancora qualcosa schifo non fanno. Bon. Ho precisato quello che volevo precisare. Ritorno alla mia letteratura austriaca. Ah un ultimo consiglio (val bene ripeterlo): diffidate dei neoclassici... all'università ci hanno insegnato una marea di cazzate. Purtroppo :( Saluti

 

  By: GZ on Giovedì 18 Marzo 2004 15:42

Mi è stato chiesto per mail di commentare questo ^pezzo "pessimista" della serie la Bolla Del Credito Scoppierà e ci Faremo Molto Male## http://205.232.90.194/editorials/harris/harris031704.html^ Mesi fa ci sono stati dozzine di interventi su questo tema e c'è anche una sezione dell'archivio che li contiene inclusi i miei ad es ^sotto "Bolla del Credito!#www.cobraf.com/forumf/SearchPostByKey.asp?method=search&keyword=Bolla Del Credito^ oppure "Obbligazioni" In sintesi è tutto abbastanza vero, ma fino a quando non si manifesta in modo concreto tramite frana del dollaro o deflazione vera resta uno scenario Mi limito a ricopiare qui la conclusione dell'autore --------------------------------------------------------- 1.) every fiat currency ever invented eventually failed... when it did you had hyperinflation 2.) the Financial Engineers have a very convenient way of preventing deflation... it's called a fiat printing press. The prospect of a deflationary collapse will be met with printing presses running 3 shifts... If they print enough money to ward off deflation, the US dollar will become worthless. Worthless money equals hyperinflation. When the world's only superpower and owner of the worlds reserve currency faces hyperinflation, the global financial system is at risk. "I CAN'T DENY THE POSSIBILITY THAT THE WHOLE SYSTEM MIGHT COLLAPSE." -Alan Greenspan speaking in Berlin Jan 13, 2004 I always feel more comfortable with a conclusion reached by simple, uncomplicated analysis. Now, excuse me, it's time for my massage and then I'm going out to buy a new SUV with no money down and zero percent financing... then stop by Wal Mart to buy some stuff made in China to max out my new credit cards... then I'm going to eat a half gallon of ice cream while I criticize the rest of the world (per l'ultimo post mi spiace, non ho più l'energia di per queste cose)

 

  By: Nemo on Martedì 02 Marzo 2004 21:08

Vorrei un aiuto: ipotizzo da oggi a venerdì, una correzione del MIB fino a 27880 e quindi del MINIfib fino a 27930 - Simulo un acquisto short a 28220 oggi e una vendita a 27930 venerdì. Domanda: come si calcola l'utile o la perdita sul derivato? E ancora: in realtà quale è l'esposizione su un contratto del genere? Credo si capisca che di futures ne mastico ben poco. Obrigado al buon samaritano che vorrà rispondere. :-))

il mercato toro è vivo e vegeto e in europa - gz  

  By: GZ on Venerdì 27 Febbraio 2004 12:14

Per chi si fosse distratto: il mercato toro è ancora vivo e vegeto anzi in EUROPA in particolare e fuori d'Italia con più evidenza ha ripreso la sua scalata La borsa italiana ha sofferto giustamente delle ricadute degli scandali Cirio-Parmalat-Finmatica-"MyWay - MPS..." ed essendo piena di banche in particolare e con poca tecnologia è rimasta indietro da dicembre ma il resto d'europa va molto bene e al momento anche meglio dell'S&P 500, idem per il Nikkei comprate titoli inglesi, svizzeri, francesi e tedeschi

 

  By: panarea on Lunedì 23 Febbraio 2004 17:32

il problema è che le cambiali degli usa, i.e. il loro debito totale, è in continuo inesorabile aumento dal 1950 a oggi, passando da circa 110% del pil ai 300% di ora. La crescita è stata particolarmente rapida dopo il 1978 (il relativo grafico l'hanno già postato in 30 sotto vari post, è bello quello dove si vede che siamo già ben oltre il 1929, dove i debiti erano al 270%). Praticamente il boom italiano dei 1950 è stato finanziato da carta usa, quello europeo degli anno 80 con carta usa, quello indiano e cinese sempre e solo da carta usa, mai rimborsata. Praticamente gli usa stanno continuamente aumentando il numero dei fornitori=finanziatori senza mai estinguere i vecchi debiti. Se fossero una società privata prima o poi dovrebbero saldare il conto. Certo se lo storno arriva tra 5 anni chi se ne frega, ma presto o tardi arriverà, salvo non scoprire un altro pianeta al quale vendere altri dollari

 

  By: rael on Lunedì 23 Febbraio 2004 17:00

Mi tocca incollare i grafici su un altro forum visto che qui non riesco più, per cui non ne ho mai voglia, ma non mi sembra inutile reindirizzarvi su ^questo grafico#http://www.nonsoloazioni.com/phpBB/download.php?id=2601^. E' l'indice s&p con sopra una forza relativa tra speculative grade credit index / investment grade credit index (ovviamente capovolto per renderlo leggibile con l'andamento dell'indice). Qui si comincia a notare qualche cedimento importante. Occhio che molte società con l'acqua alla gola grazie a mago greenspan sono riuscite a rollare il debito su scadenze più lunghe, oppure a rinnovarle a tassi più bassi o meglio ancora a collocare altro debito. Se lo spread speculative/investm grade ha invertito significa maggior premio per il rischio richiesto dagli investitori e maggiori difficoltà per le corporate. Un campanellino di allarme (vedere le altre volte negli ultimi 3 anni cosa è successo quando è cambiato il trend).

 

  By: GZ on Lunedì 23 Febbraio 2004 14:02

il mondo si è sempre industrializzato in questo modo, con delle cambiali, negli anni '50 in italia non c'era la Fed e Greenspan, le banche non davano credito e la gente si inventava delle cambiali su tutto

 

  By: panarea on Lunedì 23 Febbraio 2004 12:02

l'india e la cina sono come il mio salumiere che, pur di aumentare il proprio fatturato, accetta un numero progressivamente maggiore di cambiali dallo stesso cliente. Certo che nel breve lavorano di più, però peggiora la qualità del loro debitore e quindi aumenta la rischiosità generale del business. Ovviamente nel breve l'effetto è un boom: gli asiatici "scontano" le cambiali dei loro clienti americani e con quei soldi comprano azioni, bonds, case e ect. Ma come tutti i boom basati sull'aumento del credito sono solo un consumare ora quello che verrà prodotto in futuro. Ad un grosso boom corrisponderà un grosso sboom. A livello mondiale. Ovviamente la domanda è quando sarà lo sboom (non è pensabile infatti che questa illusione di illimitati crediti duri all'infinito, già oggi gli usa dovrebbero lavorare 3 anni per ripagare il mondo...): la scommessa dei paesi asiatici è sperare di aver acquisito beni materiali e immateriali (capacità,università,conoscenze,distretti industriali,capacità finanziarie,massa ect) sufficienti a soppravvivere allo sboom quando questo scoppierà. Più quaters fanno con il pil a +10% più mettano in cascina per lo sboom. Il salumiere spera di aver messo sufficientemente da parte quando il suo unico gigantesco debitore salterà....

 

  By: GZ on Lunedì 23 Febbraio 2004 11:36

quello che sfugge a queste analisi è che i) l'effetto di queste cose è TORO, spinge su e non giù le borse perchè quando la liquidità aumenta si riversa su qualunque asset finanziario, dalle borse emergenti ai junk bond ai titoli nasdaq alle commodities ed è un effetto che può durare anche due anni. L'effetto ORSO ci sarà a un certo punto, ma in futuro e un anno o due come tempismo fa differenza ii) il maggiore beneficiario di questa espansione di liquidità è l'Asia, India e Cina in particolare (l'India cresce al momento al +9% circa il Pil!) e questi sono paesi in cui esistono opportunità reali di investimento e in cui la produttività aumenta veramente. Ai loro governi va bene usare il surplus per comprare bonds americani per tenere in vita il meccanismo finanziario globale e possono anche continuare per un altro anno perchè i pericoli futuri per loro sono compensati dal vantaggio immediato che intanto industrializzano il paese (e non avrebbero un altro modo)

 

  By: polipolio on Lunedì 23 Febbraio 2004 00:59

Siccome è da un po che il buon Usemlab non ci degna (peraltro il perfido GZ lo chiamava spesso Usamalab) e avendo visto un pezzo che mi pare interessante pubblicato da Yahoo lo ricopio. Non mi pare molto diverso dalle cose che scrive di solito, ma merita di essere letto. Per evitare questioni sul diritto d'autore è virgolettato e l'ho prelevato da http://it.news.yahoo.com/040222/92/2o0et.html In sostanza si rifà a Von Mises e dice che gli Usa, con la complicità di quasi tutti i banchieri centrali, hanno inondandato di credito il mondo, credito che - non saranno mai in grado di ripagare - ha generato una serie di bolle speculative - a causa dei 2 punti supra genererà una catastrofe. Ho estratto la parte che mi pare più significativa (circa 1/4), dato che l'uomo è meno conciso che intelligente. -------------------------------- "Eppure, in quella che Bill Gross di Pimco definisce finance-based economy, tutto il processo ha oggi più che mai un unico fine. Ce lo spiega senza tanti giri di parole Mises a pagina 476 dell'Azione Umana, in un paragrafo intitolato proprio “Cooperazione Monetaria Internazionale”. Mises scrive: “Ciò che i governi chiamano cooperazione monetaria internazionale altro non è che azione concertata per favorire l'espansione del credito” . Una espansione del credito che oramai non ha precedenti storici e che all'inizio di questo nuovo millennio ha portato il sistema economico mondiale ad essere caratterizzato non più da una bolla finanziaria localizzata in un area, in un particolare settore economico, o in un indice particolare di borsa, ma da una serie di bolle finanziarie tutte strettamente correlate tra di loro. In questa situazione, davvero indesiderabile e inaccettabile, uno dei fattori che sta assumendo un ruolo sempre più destabilizzante è l'accumulazione di dollari da parte dei paesi stranieri. Condizione necessaria per permettere la continua espansione del credito che proprio nel dollaro e nell'economia americana trova il suo primario impulso . Si consideri la seguente dinamica: nel 1991 il resto del mondo è giunto ad accumulare 1 trilione di dollari in riserve. Quindi alle soglie del 2000, in meno di nove anni, ha accumulato un altro trilione di dollari. E negli ultimi quattro anni ne è stato aggiunto un terzo. La Banca del Giappone da sola è responsabile per l'accumulazione di oltre 250 miliardi di dollari in meno di un anno, di cui circa settanta nel solo mese di gennaio 2004. Sostenuti da questa accumulazione concertata e irresponsabile di dollari da parte del resto del mondo, gli Usa sono giunti, finora senza grossi traumi, a un rapporto tra debito e GDP di oltre il 300%. Il più alto di tutti i tempi. Bill Gross a tal proposito scrive: “ oramai viviamo in una economia dipendente dal credito. E quindi? Perché non continuare. Finora tutto bene. Che c'è di sbagliato nello spingersi fino a un rapporto del 400% o del 500%. Cosa c'è di sbagliato nel giungere, nel caso fosse necessario, a distribuire credito gettandolo dagli elicotteri come ha suggerito il buon (buon? NdT) Bernanke? Bene, lasciatemi dire cosa c'è di sbagliato. I livelli di debito e i rapporti di indebitamento hanno dei limiti. Quando e se i tassi di interesse ricominciassero a salire, i costi per sostenere una economia basata sull'accelerazione del debito e del credito finirebbero col mordere la mano del suo padrone”. L'unica vera causa delle instabilità che preoccupano gli uomini dei G7 va ritrovata quindi nel più imponente processo inflazionistico di tutti i tempi. Nel Grande Esperimento Economico. L'unica alternativa rimasta alle banche centrali per sostenere artificialmente crescite economiche insostenibili. Un'alternativa, tuttavia, dagli esiti necessariamente indesiderati. Al punto di arrivo del processo inflazionistico, ovvero una volta raggiunto il limite ultimo di una accelerazione oltre la quale non è possibile andare, il sistema è destinato ad afflosciarsi su se stesso mordendo, proprio come dice Bill Gross, le mani ai suoi stessi padroni. Visita il sito dello Staff di US Equity & Macro LAB www.usemlab.com. "

 

  By: Moderatore on Sabato 27 Dicembre 2003 20:10

Situazione complicata ma non seria Europa disunita verso l’allargamento. Ma la formula «rigidità sociali-economia in nero» in realtà funziona bene. ^Parola di David Roche#http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=TAINO3^ L a parte politica della commedia è un disastro: su questo giudizio i critici hanno raggiunto l’unanimità. L’Europa andata in scena nel 2003, tra una cancelleria e l’altra, non è mai stata recitata peggio. L’Unione europea si è divisa drammaticamente sulla questione della guerra in Iraq. La Svezia ha votato in un referendum di restare fuori dall’euro. La Gran Bretagna ha rinviato a data da destinarsi il suo referendum sulla stessa questione: Tony Blair, da sempre favorevole all’ingresso della sterlina nella moneta unica, lo perderebbe in misura umiliante. Da Parigi e Berlino, Jacques Chirac e Gerhard Schröder hanno fatto carne di porco del Patto di Stabilità. Sulla nuova Costituzione, i 15 più 10 hanno sbattuto la testa contro il muro e ora si naviga a vista. Annus horribilis . E crisi a tutto campo. Sul piano economico, verrebbe da dire, le cose vanno allo stesso modo. La crescita di Eurolandia, quest’anno, sarà attorno a un misero 0,5% del Prodotto interno lordo (Pil) e ci si aspetta che nel 2004 non superi il 2%. L’euro forte tiene sveglia la notte gran parte degli industriali europei. L’economia del pianeta funziona in questa fase a due motori, quello americano e quello cinese, e il Vecchio Continente è incapace di influire su questo asse economico, finanziario e politico. Tutto sembra insomma andare malissimo, nella terra dell’euro. In realtà, tra gli economisti sta nascendo una scuola di pensiero che non vede il destino dell’Europa così nero. «In un mondo di incertezza, l’architettura sociale dell’Europa rafforza la stabilità», dice per prima cosa David Roche, un economista presidente della londinese Independent Strategy e da sempre un critico delle rigidità dei Paesi europei. Secondo questa corrente di analisi, non siamo in una condizione ideale ma, in qualche modo, anche poco ortodosso, le cose funzionano. Le riforme tentate finora per ridurre le rigidità e l’invadenza dello Stato - obiettivi a parole condivisi da tutta la Ue - non sono state gran cosa ma almeno sono iniziate. Negli ultimi anni, l’Italia è intervenuta sul mercato del lavoro in vari modi, ha leggermente modificato il sistema fiscale e ha messo mano alla riforma delle pensioni. La Francia ha incoraggiato il part-time, ha ridotto i contributi sociali per i lavoratori meno qualificati, ha ristrutturato i bilanci della Sanità regionale e le contribuzioni sanitarie, ha ridotto le aliquote della tassazione societaria ed abbassato la scala di quella sui redditi, ha modificato le esenzioni dal pagamento delle tasse e della sicurezza sociale, ha aumentato gli anni di contribuzione per la pensione. La Germania ha introdotto incentivi per il lavoro temporaneo, ha abbassato i sussidi di disoccupazione e ha reso più severe le norme per riceverli, ha ristrutturato gli uffici di collocamento, ha ridotto i contributi sanitari a carico delle imprese, ha anticipato i tagli alle tasse dal 2005 al 2004, ha ridotto l’aliquota di base dal 20% al 15% e quella massima dal 48,5% al 42%, ha aumentato il numero di esenti dal fisco, ha innalzato l’età pensionabile a 63 anni dal 2008. Piccoli passi, non molto di più. I governi dei principali Paesi di Eurolandia non hanno fatto quelle riforme che si riteneva fossero obbligatorie dopo la creazione dell’euro per rendere competitiva l’economia. Fanno però il minimo indispensabile sotto la pressione della concorrenza internazionale, cioè sotto la minaccia del fucile a due canne dell’euro forte e della Cina supercompetitiva. Inoltre, sostiene la scuola dei neo europeisti, l’Europa ha alcune caratteristiche che, in questo mondo, contano molto. Per prima cosa, dice Roche, «le famiglie europee sono ricche come Creso». E i loro patrimoni sono a basso rischio: soprattutto immobili che non hanno i prezzi gonfiati, come nei Paesi anglosassoni, e depositi in banche tutto sommato solide. In più, le famiglie europee sono poco indebitate. Risultato, calcola Independent Strategy, il rapporto tra debito e patrimonio è attorno al 75%, contro il 110% degli Stati Uniti. Sul piano del patrimonio, insomma, la situazione in Europa è solida e, di fronte a un mondo confuso, questo è un elemento di certezza. Ma anche di ingessatura, si dice sempre: le economie europee sono tutto meno che dinamiche. È proprio così, si chiedono i neo europeisti? E’ proprio vero che il peso dello Stato (che si avvicina al 50% del Pil) e le rigidità sono i serial killer degli spiriti innovativi del Vecchio Continente? No, è la risposta della nuova scuola di pensiero. Una parte dell’economia efficiente c’è: è quella non ufficiale, sommersa. Nei paesi ricchi dell’Ocse, questa economia in nero è il 17% di quella totale ma, mentre negli Stati Uniti è solo il 9%, in Europa è alta (in Italia, ad esempio, arriva al 27%). Per dire: quando un lavoratore tedesco perde il lavoro, guadagna 700 euro al mese di sussidi pubblici. Il fatto è che nella gran parte dei casi non smette però di lavorare. Anzi, se può lavora di più perché sul nero non paga un euro di tasse (e chi lo impiega non paga contributi o Iva). Questa pratica, benissimo conosciuta e sperimentata in Italia, ormai è diffusa in tutta Eurolandia. «E più alto è il peso delle tasse in un Paese, più alta è la quota dell’economia in nero», dice Roche: è l’economia che autonomamente reagisce alle tasse troppo alte, ai vincoli troppo rigidi e a una classe politica che non fa le riforme fino a quando non è costretta. Secondo Independent Strategy, negli Anni Novanta l’economia sommersa europea è cresciuta del 50%: più del doppio della crescita ufficiale del Pil. Se si calcola, dunque, che la parte «non ufficiale» dell’economia pesi ormai tra il 25% e il 30% del totale, si arriva a un Pil di Eurolandia pari a novemila miliardi di dollari, la spesa degli Stati scende da quasi il 50% al 40% del Pil, i deficit di bilancio calano al 2,5% del Pil e il debito pubblico crolla al 45%. Il tasso di disoccupazione ufficiale, inoltre, non ha più senso di essere guardato. Gli spiriti animali del capitalismo, insomma, si starebbero ribellando ai lacci dell’Europa: è questa, secondo i neo-europeisti, la vera storia che si recita sul palcoscenico della Ue.

 

  By: tkopf on Martedì 09 Dicembre 2003 21:41

Ho individuato un nuovo oscillatore/indicatore, si chiama Greenspan; funziona così: quando parla la borsa crolla !

 

  By: blizzard on Martedì 09 Dicembre 2003 15:47

Ma se Stephen Roach è sempre negativo, come mai non l'hanno ancora fatto fuori, alla Morgan Stanley?. Beh alle sue conclusioni, ci arrivo pure io....quindi, chi risponde? Ad essere sincero mi piace di più l'analisi di Yardeni (uomo bionico), a cui devo dire non sfugge proprio nulla.... ECONOMIA: USA; ROACH, OTTIMISMO FUORI LUOGO CAPO ECONOMISTA MORGAN STANLEY PREVEDE RALLENTAMENTO (ANSA-BLOOMBERG) - ROMA, 9 DIC - Stephen Roach, il capo economista di Morgan Stanley che gia' in passato si e' distinto per aver azzeccato previsioni che la maggioranza dei suoi colleghi si guardava bene dall' avallare, ancora una volta e' sceso in campo andando controcorrente rispetto al 'sentiment' generalmente piu' che positivo circa l' andamento dell' economia statunitense. Lo ha fatto in un' intervista a Bloomberg News in cui ha sottolineato che il tasso di crescita dovra' segnare un rallentamento entro la meta' dell' anno prossimo, in parte anche perche' le aziende non stanno assumendo personale in maniera sufficiente. ''Io ritengo fondamentalmente che l' andamento dell' economia sia molto meno favorevole rispetto a quello che si sente dire in giro adesso'', ha detto Roach. ''Non credo che questo sia il momento di prendere dei rischi eccessivi. Penso che bisogna essere prudenti'', ha aggiunto l' economista. Roach ha sostenuto che le aziende devono creare un maggior numero di posti di lavoro rispetto a quanto si verifica attualmente; a questo proposito, il capo economista di Morgan Stanley ha detto anche che il 71% dei posti creati negli ultimi quattro mesi ''e' rappresentato da occupazione temporanea nei servizi educativi e sanitari''. Quanto agli ultimi dati, che hanno segnalato un' occupazione aggiuntiva pari a 57mila unita' a novembre, Roach ha rilevato di ''non vedere in queste cifre alcunche' in grado di supportare una prospettiva di crescita interna che sia capace di autoalimentarsi''.