Sui ribassisti / catastrofisti e la situazione attuale

dal 1 gennaio 2004 bisognava fare il 14.5% - gz  

  By: GZ on Venerdì 03 Dicembre 2004 11:47

Indovinare l'AZIONE giusta è bellissimo, ma ci sono 10 mila azioni quotate (liquide) e la singola azione può avere rischi specifici. Indovinare il SETTORE giusto è quasi altrettanto utile il 70% circa del rendimento lo da la scelta del settore, cioè se compri anche a caso, ma nel settore giusto fai molto bene lo stesso Ma anche IL LISTINO GENERALE conta e nel 2004 NON è affatto rimasto fermo. Il "Benchmark" cioè il parametro di riferimento contro cui i gestori del mondo sono giudicati è questo qua sotto, il famoso indice di TUTTE le borse mondiali, "MSCI EAFE", ^EFA#^, ed è salito del 17%. Un +17% in dollari. Ma il 2 gennaio l'euro era a 1.292 ed oggi a 1.327 per cui in euro devi sottrarre questa perdita sul cambio e ti dava ugualmente un +14.5% (più dell'apprezzamento medio degli immobili ad esempio) Quindi se uno ha fatto meno del 14.5% dal 1 gennaio 2004 avrebbe fatto meglio semplicemente a comprare questo titolo, ^EFA#^, che contiene tutte le borse mondiali

 

  By: Gano on Venerdì 03 Dicembre 2004 11:10

Il periodo e' finito perche' e' stato eletto Bush. E' tre mesi che sene parla...

 

  By: defilstrok on Venerdì 03 Dicembre 2004 08:46

Onore al merito! Riguardo ai demerito, sarei più indulgente sul suo operato, dal momento che, in dodici mesi in claustrofobica laterale, ostinarsi a tenere le posizioni vale comunque tanto

 

  By: defilstrok on Venerdì 03 Dicembre 2004 00:02

Volevo solo rammentare, a latere del commento precedente fatto in meritoal record di contratti futures scambiati un po' ovunque, con il Bund in prima fila (quasi un milione e mezzo di contratti contro una media di 500.000) che solo l'altro ieri il listino svizzero (dove sono quotate robette da nulla come UBS, Ciga, Novartis, Balois, Nestlé, ABB, etc.) era sceso sotto i livelli del 31.12.2003. Come dice(va) il Vecchio: " a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca..."

 

  By: panarea on Giovedì 02 Dicembre 2004 23:58

ne parlavo con un amico, google, yahoo ma anche autostrade o altra roba ha dei multipli irrealistici, siamo tutti d'accordo ma dal 2002 titoli come petroliferi, tankers, raffinerie, produttori di acciaio hanno macinato numeri da spavento (ricordo Fro passata da 6 a 60 in 24 mesi) perchè su questo pianeta ci sono 2mld di persone in + rispetto al 1998 che mangiano, consumano all'occidentale o simile. Guardate il p/e du ERG o di eni o premuda, non sono da capogiro, le azioni sono salite perchà gli utili sono saliti, FRO questo mese dava un dividendo annualizzato pari alla propria quotazione di 23 mesi prima. il dividendo è cash, cash is king. quindi secondo me occorre distinguere, i bond, le azioni "in genere" sono troppo care perchè inflazionate dalla fed, montanari ha invece avuto un rialzo vero e robusto, tant' è che ne ZB ne Generali sgr lo vendono. Mi si potrebbe obbiettare che la crescita cinese è "driven" dall'ingordo consumatore americano sempre + indebitato, è vero.... sull'operativo a 12 mesi short geox (una sola) autostrade (irrealistica) google (irrealistico) alcune aurifere e le uranie (hanno dei multipli giustificabili soltanto da una crisi sistemica del mondo finanziario) long premuda montanari eni

L'anno non è finito, ma un periodo forse sì - gz  

  By: GZ on Giovedì 02 Dicembre 2004 23:32

Lo dico sempre che al giorno d'oggi, nell'era della globalizzazone, mercati mondiali telematici, internet e media onnipresenti, l'argomento più bello per dei film e romanzi sarebbe il mercato finanziario (non scherzo ora, è proprio interessante). Ci sono tante cose che si possono a dire a questo livello diciamo filosofico, ma per qualche motivo ho la sensazione che ci sia proprio in queste ore una svolta e le rimando a quando c'è più tempo. Può darsi che il rimbalzo del 2003-2004 sia finito, ma se lo fosse in questi due anni che scrivevo qui sopra mi prendo il merito di averlo indicato, di avere tenuto fermo che quasi tutte le paure e la previsioni catastrofiche erano sballate. Il demerito invece è di non essere stato abbastanza coerente, non aver tenuto duro suggerendo più azioni, in modo più aggressivo, senza mai deflettere e senza dubitare, fino ad oggi. Perchè a dire la verità, se uno guarda alle AZIONI MONDIALI (cosa ora possibile a tutti per la prima volta nella storia, anche con banche italiane, grazie a internet e il resto della globalizzazione) un rialzo spettacolare dei mercati azionari di cui approfittare c'è proprio stato. E può essere che anche ora non si sia abbastanza convinti a comprare, a dispetto delle trame internazionali, dei problemi profondi e delle crisi che covano sotto la cenere.

si riuscirà a mantenere i mercati agli arresti domiciliari in attesa della normalizzazione? - defilstrok  

  By: defilstrok on Giovedì 02 Dicembre 2004 22:53

Ripetutamente in questo sito si invita a discettare non solo di analisi tecnica e del quadro macroeconomico, ma anche di bilanci aziendali. Era quel che si faceva fino al 1996, prima cioè che si iniziasse ad assistere ai rialzi vertiginosi di questi anni agevolati dai new economic paradigms. Paradigmi talmente ingombranti da degenerare nell’abbandono dell’aurea regola che voleva debuttassero in borsa esclusivamente società con almeno tre bilanci consecutivi in utile. Come a dire: cosa conta l’utile? ciò che contano sono le intenzioni di arrivare a produrne… Come stupirsi dunque se non si parla più dei fondamentali societari come discriminante nella scelta dell’investimento? Anzi! C’è da preoccuparsi che questa disaffezione ai bilanci e alla gestione delle aziende sia per l’appunto il sintomo di un male più grande: la perdita di punti di riferimento. Se fare o non fare utili non conta più di tanto, in egual misura non conta neppure fare previsioni di rialzi o ribassi sfacciatamente esorbitanti, né importa che esse riguardino azioni, obbligazioni, valute o commodities. “Il sonno della ragione genera mostri” diceva il filosofo. Così capita di leggere con annoiata compostezza tanto i commenti divertiti e gongolanti di Zibordi che le invettive di Usemlab. Così si accetta con altrettanta indifferenza e rassegnazione il fatto che molta parte del listino d’oltreoceano veleggi tranquillamente sopra le quotazioni del 2000…come se in questi terribili quattro anni (e nei quattro precedenti) non fosse successo nulla a livello politico-economico o finanziario… Così non ci si interroga più di tanto su come e perché David Roche (che non è un indipendente e quando parla lo fa in qualche modo anche per l’istituzione presso cui lavora) sia stato autorizzato a definire Greenspan e la Fed “più spregiudicati dei peggiori hedge fund”. O sul giudizio espresso da W. Buffet in merito ai mercati “agli arresti domiciliari per il prossimo decennio”. Non parliamo poi del silenzio con cui si assiste all’enormità di contraddizioni contestualmente in essere, a cui si cerca di dare giustificazione con ancora più nuovi e più creativi paradigmi. Allo stesso modo, nessuno sembra sottolineare l’enormità di volumi record trattati oggi sui principali mercati futures (tra parentesi i volumi standard): 144.915 (103.000) Dax, 487.516 (290.000) EuroStoxx50 e, tanto per gradire, 1.479.987 (550.000) Bund. A questi volumi qua io farei molta attenzione. Sono infatti dell’avviso che a metà 2002, in quel di Basilea, sulla scia dei ripetuti allarmi e delle esplicite dichiarazioni di indulgenza da parte dell’Authority inglese in merito allo stato pietoso della previdenza; in quell’occasione ci sia stata una bella riunione durante la quale si è deciso di evitare un disastro. Dopo qualche mese, resisi conto degli effetti benefici e apparentemente incontrovertibili degli accordi siglati in quell’occasione, i partecipanti al patto non si sono più separati. Banche centrali, fondi, assicurazioni occidentali, asiatici e quant’altri, hanno creato una bella cordata pronta a rintuzzare ogni “diragliamento”. Pil Usa in crescita del 4,4%, semestrali eccellenti, normalizzazione sia dei cambi che delle commodities, grafici allettanti? Eppure non si saliva. Eccidi di guerra, petrolio alle stelle, bonds in ascesa verticale, grafici bruttissimi? Neppure un cenno di indignazione, due sedute di ristagno per poi riprendere a salire. Questo è quello che hanno visto le mie pupille in quest’ultimo anno e mezzo. E nient’altro. La finanza? Un imbellimento, un “camuffage”. Fanta-finanza? Mica tanto. Lo affermo con fermezza da ex-addetto ai lavori, e lo ribadisco alla luce della diffusione dei futures e per la dilatazione degli orari di contrattazione. La scomparsa delle grida, l’avvento della telematica, sedute quasi impossibili (il Dax apre alle 9:00 e termina alle 20:00, ben undici ore!) e la possibilità di sfruttare i futures con potenti operazioni di cash&carry e reversal cash&carry a brevissimo termine consentono di far lievitare il sottostante, di risollevare gli indici e invertire un trend anche senza l’effettuazione di acquisti netti, semmai anzi vendendo. Si possono comprare enormità di titoli e rivenderne altrettante se non di più, e questo per giorni e settimane pur facendo continuamente salire gli indici o viceversa. L’interrogativo che mi pongo è ora questo: si riuscirà a mantenere i mercati agli arresti domiciliari in attesa della normalizzazione? E se no, come verranno giustificati ulteriori ascese da parte di molti titoli sopra i records del 2000 (quando si sognava il nuovo millennio, non c’era l’incubo terrorismo, l’economia tirava e tutti si davano alla finanza) oggi che ci troviamo in condizioni antipodiche? E se non accadrà questo si comincerà improvvisamente a scendere, senza freni, al ribasso? Oppure, come tutti gli oligopoli un po’ troppo affollati, il patto verrà a sciogliersi d’improvviso? Questa è la sfida. Questa la ragione per cui stiamo strisciando con volatilità ai minimi termini da ormai un anno. Mi ricorda il biennio 1994-1995, quando un po’ tutte le borse strisciavano acquattate come bisce su trend line di lungo termine per poi scattare al rialzo come cobra e giungere dove sono giunte quattro anni fa. Ma stavolta ho la sensazione che ciò non accadrà. La sfida, piuttosto, sarà quella di tentare di incanalare le borse in uno stretto sentiero di crescita che salvaguardi il trend di lungo termine (assai vicina), per evitare l’avvitamento al ribasso. Se sarà così, siamo nella parte alta di quel sentiero, il cui pavimento giace appena sopra i minimi di quest’estate. Viceversa, se i volumi riscontrati oggi (2/12) dovessero essere surclassati domani (3/12) con uno storno degli indici la probabilità di un top non sarà poi così peregrina.

 

  By: GZ on Giovedì 02 Dicembre 2004 21:03

quasi tutti sono scettici, non vedo gente entusiasta o che dica : "....un altro +10%..." nonostante le borse siano sui massimi degli ultimi due anni (o anche massimi assoluti in certi casi), su CFN i gestori dicono che è un occasione per alleggerire, il sondaggio con Traderlink ha costantemente meno 35% di ottimisti... Intanto: - negli ultimi tre giorni il petrolio è sceso da 50 a 42,5 dollari, - i dati economici americani sono un più robusto dell'altro, occupazione, reddito, consumi, vendite di case trovane uno che sia uscito debole da settembre - del terrorismo passata l'elezione intorno alla quale si temeva qualche cosa stile Madrid non si ricorda più nessuno, anche le decapitazioni e sgozzamenti in video sono cessate dopo che a fallujia hanno fatto fuori tremila fetenti - il dollaro è il problema più citato, ma si può anche dire che nell'IMMEDIATO in America fa salire gli utili delle aziende e riduce il peso del debito e in Europa permette alla BCE di tenere i tassi sotto il 4% sulle scadenze lunghe (inoltre oggi ha dato un bel colpo di coda e sembra che abbia smesso di scendere su diverse valute da alcuni giorni) Non so neanche come mai sono al ribasso sugli indici oggi

 

  By: polipolio on Giovedì 02 Dicembre 2004 20:57

Scusa Gian, ma quando uno dei principali titoli del listino milanese fa -97% non è abbastanza? (chiedere a Maiocco dettagli)

 

  By: gianlini on Giovedì 02 Dicembre 2004 20:14

sinceramente, zibordi, un orso come me pensava che il bear market non avesse fatto sufficienti vittime per potersi dire terminato insomma non vedevo scorrere il sangue per le strade

lo spirito dello sciocco Mercato Toro - gz  

  By: GZ on Giovedì 02 Dicembre 2004 20:09

che cos'è che le legioni di orsi, pessimisti e scettici blu hanno sottovalutato non vedendo che le borse salivano dal minimo di aprile 2003 ad oggi : - del +50% nei casi peggiori (Nikkei, Dax, Mibtel, Eurostoxx, Dow Jones, S&P 500), - del +100% in quelli migliori (Nasdaq, Russell e indici a piccola capitalizzazione, Brasile, Thailandia, Indonesia e Paesi Emergenti) ? Gli "spiriti animali del capitalismo" come diceva un tale o in parole più semplici la spinta a guadagnare, a darsi da fare, a trovare una soluzione, ad andare sempre avanti che è insita negli individui e che si manifesta quando non siano soffocati da paure o da imposizioni esterne: ogni volta che togli il tappo viene fuori, specie in Asia ed America e la borsa la riflette. Lo avrei dovuto capire quando ho visto ad agosto il geniale film a cartoni animati ^"Team America" del Duo di South Park#http://www.teamamerica.craptv.com/^ (in italia deve ancora arrivare) Questo è il ^link al trailer per chi lo vuole scaricare#http://www.craptv.com/coop/america.htm^ e vedere, una specie di video musicale (occorre avere la banda larga per scaricarlo, con Fastweb occorrono tre o quattro minuti e per sentirlo ovviamente le casse e l'audio). E' un poco volgare, ma in inglese (il film è peggio da questo punto di vista) Interpreta bene lo spirito di ottusa vitalità del Mercato Toro

 

  By: gianmario on Giovedì 02 Dicembre 2004 18:25

La penserei anche io come il dr.Zibordi;che si tratti cioè di una occasione mega per shortare il mercato(S&P500+nasdaq+ russel ecc...).Ho un dubbio tattico e non di merito:come mai di fronte ad una impennata al rialzo dei futures il VIX ed il VXN non capitolano rispetto a ieri?Dovrebbero indicare che i ribassisti stanno gettando la spugna.Allora sarebbe uno short-squeeze.Invece questi indicatori oggi sono in stallo .Che si tratti di new fresh money,invece?

 

  By: delta0618 on Giovedì 02 Dicembre 2004 10:58

Why I Think the S&P 500 Is Fairly Valued at 625 Many smart people, including most academicians, believe that the stock market is always fairly valued. Because the price is always appropriate, so the theory goes, there is no better or worse time to invest. In my opinion, that is bunk. The market's price wandered above and below its intrinsic value frequently during the last 123 years, and it is overpriced today. In fact, the S&P 500 looks dramatically overvalued based on two of the best methods for measuring market valuation. Let me be clear: I can't "time" the market in the usual sense of that word. I don't know where it will go next month or next year. However, the success of stock-market investments should be measured not in months or years, but in decades. In the short term (less than 10 years), a cheap market can become cheaper, and an expensive market can become more expensive. Although the market might not reward you for paying attention to value in the short term, your long-term (30 years) returns will be determined by the price you pay. So how can you estimate the fair value of the S&P 500? I think there are at least two valid methods for assigning value to the market: determining the "equity" Q ratio, and determining the cyclically adjusted P/E. Let's consider the Q ratio first. In Andrew Smithers' excellent book, Valuing Wall Street: Protecting Wealth in Turbulent Markets, he describes this ratio as the price of the stock market divided by its replacement cost. If the market is selling for less than its replacement cost, then entrepreneurs have an incentive to buy companies in the market because it would cost more to build them from scratch. If the market is selling for more than its replacement cost, then stock owners have an incentive to expand by issuing shares. The former action eventually drives stock prices back up to replacement costs, and the latter drives stock prices down toward replacement cost. For the market as a whole (though not necessarily for individual companies) the Q ratio should equal 1. This is intuitively appealing and theoretically sound. There is one big problem--the replacement cost of the S&P 500 is difficult to measure, and there are a number of limitations in the data Smithers uses to create an estimate. Despite this, the Q ratio shows the property of mean reversion during the 20th century, and if investors had used it to guide investment decisions, they would have enjoyed higher returns and lower volatility than that produced by a buy-and-hold strategy. The cyclically adjusted P/E (we'll call it the normalized P/E) overcomes the primary limitation of the Q ratio. Because earnings are volatile, a P/E ratio based on only one year of data is an unreliable indicator of value. By averaging earnings over a full economic cycle, we can estimate the true earning power of the market, and avoid being misled by an especially good or bad year. Robert Schiller, the author of Irrational Exuberance, figures that a decade ought to be long enough to encompass an economic cycle, so he adjusts earnings for inflation and deflation, and then calculates the 10-year average of real earnings. This creates the denominator for the normalized P/E. In Valuing Wall Street, Smithers shows that the normalized P/E is equivalent to the Q ratio, but unlike the Q, the data for calculating a normalized P/E is readily available. It turns out that the market's fair value throughout the 20th century is about the same when determined by either method. Both measures revert to a mean, and because we know that the mean Q ratio is the theoretically correct fair value of the market, we can infer that the normalized P/E also defines fair value. Because I am not certain that the imperfect data used to calculate Q will always exhibit the same consistent bias it has demonstrated in the past, I prefer to use the normalized P/E. On Robert Schiller's Web site, he provides enough data to calculate the fair value of the S&P 500 through March of 2004. The fair value then was about 606. Andrew Smithers provides an up-to-the-minute normalized P/E on his Web site, where it is labeled "proxy Q". Using this data, the fair value of the S&P 500 is about 625 today. You can also use Smithers' site to estimate fair value by using the Q ratio. As I write, that ratio is about 2, and the fair value of the S&P 500 is about 580. These figures are far below the recent market level of 1,180. In case you are wondering, Morningstar's Market Valuation Graph shows the price to fair value ratio at 1.13 today--near its all-time high. However, the S&P 500 price is a market-capitalization-weighted average of 500 companies. Our graph represents the median price/fair value ratio for the nearly 1,500 companies that we follow. Therefore, the Morningstar market valuation graph is not comparable to the Q ratio. In my opinion, it's a virtual certainty that the S&P 500 will revert to a "fair" Q ratio and normalized P/E. This doesn't mean that the market must drop. Its underlying value will rise over time. If the market price rises at a slower rate, then value will eventually catch up to price. As a practical matter, however, it's likely that the market will drop. The market's fundamental value changes slowly, but prices can fluctuate wildly. Throughout history, marked undervaluation or overvaluation has been corrected primarily by price changes. In a future article, I'll provide historical context for the market's current valuation. By knowing what has occurred repeatedly in the past, you'll be better prepared for what might happen in the future. Wednesday December 1, 6:00 am ET By Curt Morrison, MD, FACC

 

  By: GZ on Domenica 21 Novembre 2004 18:59

Da alcuni mesi la Deutsche Bank è venuta fuori con una nuova teoria che è stata presa molto sul serio per cui in pratica siamo tornati al sistema di Bretton Woods in cui i cambi principali erano fissi, PER QUANTO RIGUARDA L'ASIA E L'AMERICA. Cioè l'euro, la sterlina, il canadese e l'australiano fluttuano, ma le valute asiatiche sono tutte più o meno fisse rispetto al dollaro grazie all'intervento sistematico delle loro banche centrali e insomma L'ASIA E L'AMERICA sono tornate al sistema di Bretton Woods(in alcuni casi cambi proprio fissi come Hong Kong o Cina, in altri controllati dentro una fascia di oscillazione). Questo sarebbe il motivo per cui i mercati finanziari prendono con tranquillità il cedimento del dollaro, perchè è limitato ad europa, canada e australia, ma non tocca l'Asia che è l'area economica veramente dinamica e il cui interscambio con l'America è almeno 4 volte quello dell'Europa. C'è un sito di alcuni della NY University che abbiamo messo ^nei Link Preferiti nella nostra pagina "News"#www.cobraf.com/news.html^ che racconta tutta la storia. Nouriel Roubini che lo ha creato è uno che viene letto a livello dei governi e delle banche centrali e sostiene però che adesso questa teoria sta per essere messa in crisi

 

  By: Mr.Fog on Domenica 21 Novembre 2004 16:22

l'euro debole dal punto di vista delle multinazionali americane e' tutto positivo perche' i guadagni che fanno all'estero si traducono poi in una quantita' maggiore in dollari quando fanno il bilancio -------------------------------------------------- EURO DEBOLE? un semplice errore...o forse un segno che la realta'a volte non segue la logica... Chi lo puo' dire. Certo e' che un euro forte forse aiuta, ma un dollaro troppo debole... beh il mondo non ha mai conosciuto un dollaro "troppo debole".