Alessandro Orsini
Guerre fredde Il vizietto degli Usa di rovesciare governi in casa d’altri
Il Fatto Quotidiano 2 AGOSTO 2022
I partiti sembrano essersi messi d’accordo: nessuno di loro parla della guerra in Ucraina, se non per condannarla. Eppure sarebbe loro dovere spiegare come intendano uscire da quella guerra se conquistassero il governo. Siccome la questione è intricata, il modo migliore di sbrogliarla è procedere con ordine.
In primo luogo, i leader italiani dichiarano la propria fedeltà alla Nato perché hanno paura degli Stati Uniti. Lindsey O’Rourke, nel suo Covert Regime Change (Cornell University Press 2018), ha documentato che, durante la guerra fredda, la Casa Bianca ha condotto 64 tentativi segreti per rovesciare i governi altrui fallendo in 39 casi su 64. Gli Usa hanno continuato a destabilizzare la politica degli altri anche dopo la guerra fredda. Citiamo soltanto il programma della Cia “Timber Sycamore” per la fornitura di armi, denaro e addestramento dei ribelli siriani, approvato da Obama nel 2012, per il rovesciamento di Bashar al-Assad e la sua sostituzione con un presidente filo-americano. “Timber Sycamore” è divenuto di dominio pubblico verso la metà del 2016. Il ché conferma che gli Stati Uniti sono lo Stato che investe maggiormente nella destabilizzazione delle aree geografiche altrui. Siccome l’Italia è uno Stato satellite degli Usa, gli analisti di politica internazionale dei canali Rai, Mediaset o La7, ripetono che l’Iran o Hezbollah sono le potenze destabilizzatrici più grandi del mondo, ma non è così: gli Stati Uniti sono infinitamente più destabilizzanti di Hezbollah e dell’Iran. Gli editorialisti del Corriere della Sera, della Stampa e di Repubblica sostengono che chiunque pronunci simili affermazioni sia “anti-americano”, ma anche questo è sbagliato. Affermare che gli Stati Uniti investono miliardi di dollari per destabilizzare gli Stati poco amici è una constatazione storica su cui tutti gli studiosi statunitensi sono d’accordo. È pertanto possibile essere filo-americani e affermare, nello stesso tempo, che gli Stati Uniti destabilizzano la politica mondiale in lungo e in largo. A nessun statunitense verrebbe in mente di accusare Lindsey O’Rourke, professoressa al Boston College, di essere “anti-americana” per il suo libro.
Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, essendo consapevoli della facilità con cui la Casa Bianca destabilizza i governi altrui, si sono precipitati a dichiarare che si atterranno alle decisioni della Nato in Ucraina. Entrambi temono che Biden possa lavorare alla loro rovina in campagna elettorale. Fanno bene ad aver paura: gli Stati Uniti sono la più grande civiltà guerriera della Terra e non hanno riguardi verso gli alleati disallineati. Trump ha punito l’autonomia di Erdogan destabilizzando l’economia turca con le sanzioni. Eppure la Turchia è alleata degli Usa e fa parte della Nato. Se Giorgia Meloni provasse a dire che un futuro di guerra con la Russia è contrario agli interessi dell’Europa, verrebbe quasi certamente colpita da Biden in modi per lo più coperti. Le paure di La Russa e Meloni sono alimentate dagli articoli spregiativi contro Fratelli d’Italia pubblicati dal New York Times. Con questo non intendiamo dire che le dichiarazioni di fedeltà alla Nato di Meloni siano sbagliate. Non è questo il nostro intento. In questa sede, a noi interessa soltanto il rispetto della verità sostanziale dei fatti. Non abbiamo finalità politiche, ma soltanto culturali: vogliamo tenere viva la grande tradizione del realismo politico italiano rappresentata da Machiavelli, Pareto, Mosca e Michels.