By: GZ on Martedì 13 Aprile 2004 01:53
Da ^www.espressonline.it#www.espressonline.it/eol/free/jsp/detail.jsp?m1s=o&m2s=null&idCategory=4789&idContent=486802^, GianPaolo Pansa
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.......Dopo che Aznar ha perso le elezioni, si prepara ad andare al potere il socialista Zapatero che ha dichiarato: se in Iraq non ci sarà una svolta, riporterò in patria il contingente spagnolo. Ma Al Qaeda ha subito chiesto il ritiro della Spagna anche dall'Afghanistan, altrimenti farà della Spagna un inferno. Sulla linea ferroviaria ad alta velocità Madrid-Siviglia è comparsa una carica micidiale di dinamite, preparata per non esplodere. È stato un avvertimento. Al quale è seguito, nei pressi di Madrid, il suicidio dei kamikaze marocchini che si sono fatti saltare in aria con l'esplosivo conservato nella loro base, per non essere presi dai corpi speciali.
Questa seconda lezione è chiarissima. Al Qaeda non guarda in faccia a nessun governo, non fa distinzioni fra destra e sinistra. Il socialista Zapatero seguiterà a restare sotto ricatto, e a rischiare altre stragi, esattamente come il conservatore Aznar.
Il perché l'ha spiegato su 'Repubblica', con poche parole, lo scrittore inglese Frederick Forsyth. Lui si domanda: che cosa abbiamo fatto per meritarci il terrore degli islamici? Nulla. Non c'entra quello che abbiamo fatto, ma che cosa siamo.
Gli islamici radicali, guidati da dieci, cento, mille Bin Laden, hanno dichiarato guerra alle democrazie occidentali.
Noi possiamo anche non sentirci in guerra. E protestare perché un nostro governo, per esempio quello di Silvio Berlusconi, ci ha portato dentro un conflitto rovente. E votare in modo tale che un altro governo, per esempio quello di Romano Prodi, ci conduca fuori. Non per questo gli stragisti saranno clementi con noi. Siamo il nemico da sconfiggere. E ci attaccheranno sempre.
Al posto di sempre, provo a scrivere parole diverse: ci attaccheranno fino a quando loro avranno vinto o avremo vinto noi, perché saremo riusciti a renderli inoffensivi. Ma in che modo riuscirci? Mi soccorre un ricordo, quello del terrorismo, infinitamente più ridotto, che abbiamo conosciuto in Italia, negli anni Settanta e Ottanta. Le Brigate Rosse, parlo soprattutto di loro, hanno cominciato a perdere quando è entrato in campo il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Lui aveva una strategia duttile. Per un verso, l'intelligence, come si usa dire oggi, lo studio dell'avversario, gli infiltrati, i pentiti. Per un altro verso, il pugno duro. Vale a dire catturare i brigatisti o ucciderli, prima che loro uccidessero altri cittadini inermi.
Me li rammento bene Dalla Chiesa e il suo tempo, perché l'ho vissuto, giorno dopo giorno, da cronista. E ricordo bene che cosa si strillava, a sinistra, sul conto del generale. Che era un golpista, un torturatore di prigionieri, un carceriere disumano, uno che voleva un giro di vite dopo l'altro, che ordinava di sparare a occhi chiusi, come in via Fracchia a Genova. Diciamola questa verità: mezza sinistra ha sempre considerato Dalla Chiesa come un militare fascista, un uomo da bruciare. Non era niente di tutto questo, naturalmente. Ma aveva saputo sconfiggere il terrorismo italiano, anche se non da solo.
L'esempio di Dalla Chiesa è valido ancora oggi, certamente su una dimensione molto, molto più grande. Del resto, nel dirlo, sfondo una porta aperta. In tutto l'Occidente tutti ripetono che ci vuole l'intelligence più le azioni di polizia. E tutti aggiungono che occorre una grande alleanza internazionale con un solo obiettivo: vincere per sopravvivere. Ma il principio del 'tutti insieme' non dovrebbe valere anche all'interno dei singoli paesi? È troppo chiedere, per l'Italia, un'intesa stretta e chiara fra maggioranza e opposizione?
D'accordo, il governo Berlusconi sarà pure un'accolita di incapaci. Ma anche nel centro-sinistra non si scherza. Per dirne una, ho visto un manifesto che recita: 'Guerra al terrorismo. Ci vuole più sinistra'. Insomma, non vorrei morire dentro un treno che salta in aria mentre leggo nei giornali l'ennesima cronaca delle risse sulle tasse, sulle pensioni, sulla Rai, e chi più ne ha più ne aggiunga.