Un record mondiale : 53% di pressione fiscale - GZ
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By: GZ on Mercoledì 30 Luglio 2014 15:05
Nino Galloni le chiama le #i# ‘parrocchiette’#/i# anti austerità (cioè piccole correnti di pensiero alternative sulla crisi: una comunità di pensiero varia, con alti e bassi, ciarlatani e gente seria, non dissimile in questo anche dalle comunità di pensiero ufficiali dove trovi di tutto e il contrario di tutto....). In questo piccolo mondo anti-austerità c'è gente che vuole aumentare la spesa pubblica, come quelli di SEL-Tsipras che promuovono il ^referendum per abolire il tetto al deficit del 3%#http://www.riccardorealfonzo.it/^, chi vuole svalutare con la lira come Lega e prof anti-euro (vedi Borghi, Bagnai...), chi si preoccupa della ^moneta creata dalle banche come quelli che conosco un poco#http://www.claudiomoffa.info/2014/07/per-la-diversita-e-lunita-delle.html^...
In realtà #F_START# size=3 color=red #F_MID# la cosa che conta è tagliare radicalmente le tasse, dal 53% al 33% del PIL#F_END#
Perchè ? Perchè le multinazionali pagano in media sul 20-25% di tasse e in Asia pagano in media meno del 30%, per cui se vuoi "competere" devi ridurre il peso delle tasse al loro livello.I tedeschi se la cavano con un carico fiscale più alto (il 45% circa del PIL) ? Ma i tedeschi sono i tedeschi, nel caso che non ci sia fatto caso sono efficienti in tutto, nel resto del mondo non scandinavo e non germanico se porti le tasse vicino alla metà del PIL l'economia si ferma. La Francia stessa non ce la fa.
^Bisogna tagliare le tasse di di almeno 200 mld#http://www.hoepli.it/libro/una-soluzione-per-leuro/9788820359164.html^, tutto il resto, incluso il ritorna alla lira che ti svaluta la valuta del 20 o 30% non è essenziale.
-- ^"LA PRESSIONE È AL 53,2% (NERO INCLUSO) - LA CRISI HA AGGRAVATO IL CARICO DI TASSE: NEL 2000-2013 SU DEL 5%, COL PIL SCESO DEL 7%#http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/siamo-pi-tartassati-mondo-pressione-53-nero-incluso-81921.htm^... TRANQUILLI, IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE#/i#, Gian Maria De Francesco per il "Giornale":#i#
Se si considera la pressione fiscale apparente, cioè il gettito in relazione al reddito prodotto, l'Italia si trova al quarto posto con il 44,1%. Ma col nero arriviamo al 53,2%. Per Confcommercio ha tagliato le stime di crescita per il 2014 dallo 0,5 allo 0,3%...
Un record mondiale imbarazzante per l'Italia e del quale la maggior parte della classe politica (soprattutto di governo) non prova nessuna vergogna. È quello della pressione fiscale effettiva che vede il nostro Paese in cima alla classifica Ocse con il 53,2% del prodotto interno lordo. È quanto emerge da un'elaborazione dell'Ufficio studi di Confcommercio sui dati del 2013.
Come si giunga a questa performance da guinness è presto detto. Se si considera la pressione fiscale apparente, cioè il gettito in relazione al reddito prodotto, l'Italia si trova al quarto posto tra i Paesi più industrializzati con il 44,1%, superata da Danimarca (50,1%), Belgio (48,7%), Francia (47,8%) e Svezia (45%) che, effettivamente, tassano a più non posso ma, in generale, restituiscono servizi pubblici di buona qualità.
L'Italia, però, detiene un altro record ed è quello dell'economia sommersa che produce il 17,3% del reddito nazionale. Il combinato disposto delle due realtà è che in Italia su ogni euro dichiarato si pagano 53,2 centesimi di imposte.
Al danno delle stangate si aggiunge la beffa della depressione. L'Italia, infatti, è uno dei Paesi che maggiormente ha subito gli effetti negativi della recessione: lo sbilancio dei conti pubblici è stato, infatti, curato da quasi tutti i governi con nuove tasse che hanno ucciso la competitività e la produttività della nostra economia.
Nel periodo 2000-2013 la pressione fiscale italiana è aumentata del 5% mentre il Pil reale pro capite è diminuito del 7 per cento. Non è questione di «euro sì» contro «euro no»: sia la Germania, regina di Eurolandia, sia la Svezia, che s'è tenuta la corona, sono cresciute nello stesso periodo rispettivamente del 15 e del 21% solo perché hanno ridotto la pressione fiscale (del 6% Berlino e del 14% Stoccolma).
La situazione è talmente triste che, propone Confcommercio, con l'inclusione di traffico di droga, prostituzione e contrabbando nei metodi internazionali di calcolo del Pil si possono sbloccare 1,68 miliardi di risorse con cui si potrebbero destinare 250-300 euro a testa per ciascuno dei sei milioni di italiani poveri assoluti.
Il peggio deve ancora venire. L'Ufficio studi di Confcommercio ha, infatti, tagliato le stime di crescita per il 2014 dallo 0,5 allo 0,3% a causa del crollo degli investimenti (-0,9%). Ecco perché il presidente della confederazione, Carlo Sangalli, ha ribadito la sua ricetta anti-declino: «Per far ripartire l'economia bisogna realizzare subito una poderosa operazione: meno tasse e meno spesa pubblica, più riforme e più lavoro».
La propensione al consumo è in calo e il «mix esplosivo Tasi-Imu-Tari» sta complicando la vita di famiglie e imprese. «Tenere i conti in ordine non può ostacolare la crescita» perché, altrimenti, i problemi si acuiscono e «non si può escludere a ottobre una manovra correttiva», ha concluso.
«Serve un'operazione-verità», ha chiosato il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, intervenuto al convegno, aggiungendo che «gli ultimi due trimestri 2014 di crescita piatta o negativa trascineranno i loro effetti anche nel 2015», rischiando di compromettere anche la mini-ripresa. Di qui la mano tesa a Renzi. «Il governo faccia una vera riforma fiscale sfruttando la delega e abbassando le tasse e, allo stesso tempo, riformi seriamente il mercato del lavoro», ha detto Brunetta promettendo collaborazione. Il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, però, ha replicato che «non c'è bisogno di una manovra correttiva». Se, però, non si attuerà una vera spending review, Renzi rischia di perdere la faccia.#/i#