By: giorgiofra on Mercoledì 02 Gennaio 2013 20:19
Se i fattori economici fossero l'essenza della vita delle persone, probabilmente Vincenzo avrebbe ragione.
Ma se pensiamo che la vita non sia fatta solo di produzione e consumo, ma anche di sana e sacrosanta irrazionalità, unica vera cosa che ci distingue da un potentissimo elaboratore, allora il discorso di Vincenzo non esaurisce il dilemma tra affitto e proprietà.
Esiste, ad esempio, il desiderio di vivere in una casa bella, ed essere circondati dal bello. Per esaudire questo desiderio che ritengo assolutamente legittimo, è indispensabile essere proprietari della casa in cui si abita. Altrimenti nessuno spenderebbe soldi per rendere l'abitazione più bella, utilizzando materiali e finiture piuttosto costosi.
Se non esistessero case di proprietà non esisterebbero tutte le migliaia di aziende che producono marmi, parquet, porte, ceramiche, o semplici interruttori, o tendaggi di pregio e mobili di grande design. Chi acquista per dare in affitto si accontenta di materiali e finiture scadenti. E chi prende in affitto vive in uno stato di perenne precarietà, tale da impedirgli di investire in una casa che non gli appartiene, e dalla quale prima o poi dovrà andar via.
Sempre, nel corso della storia, chi poteva permetterselo si costruiva palazzi prestigiosi, e li arredava investendovi tantissimo denaro.
Avere una bella casa è un'ambizione universale, e non si potrebbe realizzare senza essere proprietari dei muri.
Ma esistono altre ragioni che spingono le persone ad ambire alla proprietà della casa in cui si vive. Ad iniziare dal senso di sicurezza che, vero o falso che sia, la proprietà della casa dona. C'è poi da considerare il fatto che la casa rappresenta in modo concreto il risparmio di una famiglia. La cosa che spesso non si considera è che, quando si paga un mutuo, si investe nel futuro. Se scindiamo la rata del mutuo tra la quota interessi e la quota capitale, ci accorgeremmo che il costo reale che paghiamo è quello degli interessi, e che tale costo è quasi sempre inferiore al canone di affitto che saremmo comunque tenuti a pagare, il che è già un guadagno immediato.
La quota capitale la possiamo considerare come un accantonamento forzoso, per le future esigenze nostre o dei nostri figli.
Io oggi pago un mutuo di circa 500 euro mensili. Se andassi in affitto ne pagherei 400. La differenza è che dopo 20 anni avrei tirato fuori una montagna di soldi che finirebbe nelle tasche di chi già è ricco, ed io mi ritroverei senza nulla. Con il mutuo dopo 20 anni mi ritrovo una casa che potrei lasciare ad un figlio, affrancandolo dal doversi sottomettere ad un proprietario esoso, piagnone, e scassakoglioni, al quale pagare vita natural durante il l'obolo dell'affitto.
Il fatto che l'80 per cento degli italiani sia proprietario della casa nella quale vive mi pare una ottima cosa, e mi auguro che si arrivi al 100 per cento. Considerando sacra la famiglia, considero la casa di proprietà la sua naturale ed inalienabile dotazione.
Capisco che questa visione delle cose contrasti con la moderna economia. Ma non è questa visione ad essere sbagliata, è la moderna economia che, nel complesso, è contro natura. A dimostrarlo sarà la storia.