By: giorgiofra on Lunedì 07 Gennaio 2013 14:22
Tutta la normativa fiscale e quella relativa alla lotta all'evasione emanate in questi ultimi anni infrangono ogni limite di uno stato di diritto. Si tratta di norme di una gravità abnorme, che solo un popolo ormai privo di ogni dignità e del minimo amor proprio, può accettare passivamente.
L'impunità di coloro che hanno promosso questa normativa è il segnale più evidente del fatto che una civiltà abbia raggiunto il proprio capolinea, iniziando una inarrestabile corsa verso il disfacimento.
Solo 40 anni fa il popolo, di fronte a questi soprusi, sarebbe sceso in strada e rivendicato, anche violentemente, l'intangibilità di diritti conquistati in due secoli di lotte.
La diffusa apatia che si respira ovunque, unita ad una rassegnazione e ad un certo fatalismo, mostrano, ove fosse necessario, il livello di impoverimento morale di una intera nazione. Una nazione priva di uomini, ma popolata da puttane che svendono quotidianamente la propria dignità in cambio di miserabili appagamenti materiali.
Il popolo italiano, come quasi tutti i popoli del ricco occidente, oramai privo di quel bagaglio di valori morali che sono stati prerogativa e motore di ogni crescita di civiltà, compensa il proprio vuoto votando la propria vita a nuovi idoli, pervasivi ed onnipresenti: il mercato, il consumo, il debito, la competizione, l'apparire, l'egoismo, l'utilitarismo, l'edonismo, l'eterna giovinezza, la furbizia, la prevaricazione, la superficialità, l'intrallazzo, l'ammirazione di modelli amorali, il presenzialismo. Un Olimpo affollato che poggia su una montagna di superficialità, su una cultura popolare nel suo significato più becero.
Mentre la nostra attenzione si concentra su fenomeni economici macroscopici, artatamente esaltati per sviare l'attenzione di tutti, il dramma vero, e la vera causa del disastro che ci attende, sono presenti nella nostra quotidianità, tanto vicini da non riuscire a vederli.
E' naturale che ad un popolo ridotto nelle condizioni in cui siamo, si può imporre qualunque cosa, senza suscitare quello sdegno e quella indignazione che ci si aspetterebbe, se non flebili commenti che si perdono nel frastuono di un centro commerciale.