quota novanta - gz
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By: GZ on Giovedì 08 Novembre 2007 14:09
mah... i grafici delle azioni italiane danno pochi segni di vita
l'euro è a 1.46$, 1.67 yen e 10.8 yuan sopravvalutato dal 30 al 50% a seconda di pareri (cioè nessuno lo vede sopravvalutato meno del 30%)
questa è in pratica una politica deflattiva, simile a quella di Mussolini nel 1927 di portare la lira da 150 a 90 sulla sterlina, cioè di rivalutarla del 50% (la borsa italiana crollò mi sembra del 30-35%)
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... quel tempo il cambio era di 153 Lire per una Sterlina e l'obiettivo, promosso da Mussolini durante il discorso di Pesaro del 18 agosto 1926 sembrò fin da subito azzardato. Ma dall'opera di risanamento della Lira, dipendeva l'esito delle trattative avviate con Washington per ottenere prestiti utili sia al risanamento della situazione finanziaria italiana, sia per l'accesso agli investimenti esteri di cui l'industria italiana aveva bisogno
La stabilizzazione della Lira a quota 90 suscitò reazioni contrastanti negli ambienti industriali. La confindustria si era dichiarata più volte a favore di una stabilizzazione della moneta. Ma lo stesso Volpi desiderava un allineamento ad una quota più bassa (100-110 Lire per Sterlina), mentre i principali consorzi industriali, come per esempio la FIAT, avrebbero optato per una lira a quota 120, nel timore che una Lira più forte avrebbe potuto danneggiare le esportazioni.
"Quota 90" viene raggiunta nella primavera del 1927, fissando il cambio lira-sterlina a 92,46 e lira-dollaro a 19 e portando la moneta nazionale all'interno del Gold Exchange Standard.
Venuto meno l'ossigeno dell'inflazione selvaggia, i prestiti americani consentirono in compenso all'industria italiana di superare quella fase recessiva provocata dalla stabilizzazione monetaria. Tuttavia le conseguenze furono differenti a seconda dei vari settori. A subire i colpi più gravi della politica deflattiva furono soprattutto l'edilizia e le piccole imprese produttrici di beni di consumo. Nell'ambito della grande industria la rivalutazione della moneta non provocò una rallentamento delle tendenze espansive. In generale la manovra ottenne sanzioni drastiche per l'economia nazionale e la scarsa circolazione del denaro provocò una stagnazione della produzione con la conseguente riduzione dei salari e del potere d'acquisto dei cittadini. In più La crisi americana del 1929 peggiorò la situazione dell'economia italiana.