Il mercato dell'uva passa

 

  By: Gano* on Mercoledì 25 Aprile 2007 18:16

Beh le case le volevo comprare in Giappone. Ma anche in Nuova Zelanda che ha tre milioni e mezzo di abitanti per una superficie pari quasi a quella dell' Italia, quando ci abiteranno trenta o quaranta milioni di cinesi probabilmente potremo rivenderle per un profitto. A meno che non ci ributtino in mare prima o che non ci mandino tutti nelle riserve con i Maori a danzare l' Haka (*), ma questo e' uno dei rischi del capitale. (*) Anche le Maori non sono male. Non disperi.

 

  By: gianlini on Mercoledì 25 Aprile 2007 18:12

zibordi, sono questi immobiliaristi che non capiscono più niente io dico : meglio andare in nuova zelanda e loro subito a pensare alle case che vi ci possono comprare sono diventati insaziabili, tori ed immobiliaristi insieme sono proprio scatenati!!!

gli asset italiani salgono del 200% - gz  

  By: GZ on Mercoledì 25 Aprile 2007 18:05

le case in Nuova Zelanda sono aumentate del 150%, è un paese con un deficit estero pari al 9% del PIL, paga tassi di interessi del 7.50% per cercare di frenare l'inflazione e ha una valuta sopravvalutata del 30% bisogna prendere dei grafici degli ultimi 10 anni di tutte queste cose questo è il grafico dell'Italia in Dollari, risalita del 199% dal minimo del 2003, gli asset italiani salgono del 200% e poi salgono ancora del 20% ? in valuta l'Italia è salita più della Cina dal 2003

 

  By: Gano* on Mercoledì 25 Aprile 2007 18:02

La Nuova Zelanda e' stata originariamente sotto l' influenza economica inglese, poi australiana ed ora giapponese. La prossima (e per un bel pezzo l' ultima) potrebbe essere la Cina. Quando ci vai mandami un mail. Mi piacerebbe farci un salto anche a me. Poi si potrebbe continuare per il Giappone e dare un' occhiata al real estate (oltre che alle neozelandesi e alle giapponesi... eheh ... ;-) ).

 

  By: gianlini on Mercoledì 25 Aprile 2007 17:57

e le neozelandesi pare non disprezzino gli italiani finchè non sono proprio decrepito ci devo andare.....

 

  By: Gano* on Mercoledì 25 Aprile 2007 17:53

In Nuova Zelanda ora le case non costano niente, il clima e' buono, il welfare e l' amministrazione sono efficienti e la popolazione amichevole ed ospitale, anche se chi c'e' stato m' ha detto che hanno poca voglia di lavorare...

 

  By: gianlini on Mercoledì 25 Aprile 2007 17:48

stavo pensando al trading se lo shanghai stock exchange diventa la borsa più importante da seguire

 

  By: Gano* on Mercoledì 25 Aprile 2007 17:46

Perche' preoccuparsi? Si vive una volta sola. L' importante e' trovare da guadagnare dai cambiamenti e dalle nuove occasioni che si creano. Se poi in Sudan a girare la sera ubriachi erano prima gli inglesi, poi i russi e ora i cinesi, cosa ci cambia?

 

  By: gianlini on Mercoledì 25 Aprile 2007 17:42

a me preoccupa questo passaggio dello scettro economico del mondo se dobbiamo smettere di guardare i dati americani e svegliarci alle 4 di notte per vedere quelli cinesi (taroccati) direi che è ora di programmare un trasferimento in nuova zelanda

 

  By: Gano* on Mercoledì 25 Aprile 2007 17:37

Grazie Gianlini. Vorrei aggiungere un commento. Questa non e' storia nuova. Per le sue risorse l' Africa e' sempre stata terra di battaglia e di conquista tra le nazioni economicamente dominanti. Dalla tratta degli schiavi, alle battaglie tra boeri ed inglesi, tra inglesi ed italiani, tra interessi francofoni ed interessi anglofoni, di cui forse la tragedia del Rwanda e' stato l' ultimo capitolo, tra blocco sovietico e sfera d' influenza americana... Ed e' interessante che oggi proprio in questa parte di mondo, sostanzialmente con gli stessi metodi usati in passato, si affacci la nuova grande potenza, la Cina. Non e' un segno da sottovalutare.

 

  By: gianlini on Mercoledì 25 Aprile 2007 17:35

articolo da corriere.it di oggi

 

  By: Gano* on Mercoledì 25 Aprile 2007 17:19

Gianlini, l' articolo e' interessante e almeno in parte cio' che vi e' scritto e' verosimile. Ma a meno che non lo abbia scritto tu stesso (puo' effettivamente essere) potresti citarne autore e fonti? Questo come regola generale, infatti conoscendone l' origine, il lettore del forum se interessato puo' approfondire l' argomento, cercare altri articoli dello stesso autore e/o consultare il sito da cui e' tratto per ulteriori spunti.

 

  By: gianlini on Mercoledì 25 Aprile 2007 17:12

I cinesi più cattivi degli Amerikani...?nooooooooooooooooo tra l'altro, imho l'ottimo Syriana non voleva essere propaganda anti-bush, ma far aprire gli occhi sul cambiamento in atto mentre gli amerikani facevano saltare il povero principe democratico, i cinesi inauguravano loro l'impianto di gas..... ------------------------------------------------------------ Etiopia: assalto a pozzo di petrolio cinese Nella battaglia con le truppe governative sono rimasti uccisi 65 etiopi e nove cinesi. Altri sono stati rapiti, tra cui sette cinesi L’attacco è arrivato improvviso poco prima dell’alba. Una banda di duecento guerriglieri armati fino ai denti ha assaltato il campo della società cinese Zhongyuan Petroleum Exploration Bureau, impegnata nelle ricerche petrolifere vicino Jijiga (oltre 600 chilometri da Addis Abeba), in Ogaden la desertica regione sudorientale dell’Etiopia. Gli assalitori hanno messo il campo a ferro e a fuoco. Nella battaglia con le truppe governative sono rimasti uccisi 65 etiopi e nove cinesi. Altri sette cinesi e un numero imprecisato di lavoratori locali sono stati rapiti ------------------- La Cina in Africa Pechino sfida apertamente l’egemonia americana e la sua penetrazione è ormai assai diffusa La presenza e l’influenza delle compagnie cinesi in Africa è cresciuta a dismisura negli ultimi anni e compagnie cinesi – soprattutto quelle che operano in campo energetico - hanno moltiplicato i loro affari. È la prima volta, comunque, che gli uomini di Pechino vegono attaccati in maniera così violenta e cruenta. La Cina in Africa sfida apertamente l’egemonia americana e la sua penetrazione è ormai assai diffusa. Ora anche nei villaggi in piena giungla tropicale si può trovare una comunità orientale, magari non grande, con il suo ristorante e il suo negozio di chincaglierie. La potenza di Pechino si respira soprattutto in Sudan, dove ormai gli appalti e le concessioni petrolifere aggiudicate ai cinesi (a danno degli americani) non si contano più. Il Sudan è uno dei due Paesi al mondo dov’è in vigore la sharia, la legge coranica. Ciononostante i ristoranti cinesi sono autorizzati – di fatto - a vendere vino, birra e grappa di rose. L’impunità di cui godono i cinesi è tale che nessun guardiano delle fede si prende la briga di arrestare le bande di cinesi ubriachi che il venerdì scorazzano ululanti per le vie di Khartoum. Pechino non si fa molti scrupoli in fatto di diritti umani ed è diventato il protettore del Sudan, cui, secondo un rapporto dell’Onu, negli ultimi mesi ha venduto tonnellate di armi, utilizzate in Darfur per massacrare le popolazioni civili. METODI SPREGIUDICATI- Mentre una volta i cinesi in Africa vestivano la casacca dei liberatori dei popoli, ora indossano quella degli aguzzini, visti i metodi piuttosto spregiudicati che adoperano nei loro cantieri e nei loro campi minerari. Spesso, secondo diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani, utilizzano condannati ai lavori forzati, trasportati direttamente dalla madrepatria. Inoltre i loro salariati locali non hanno diritti sindacali e le loro paghe sono inferiori a quelle delle concorrenti compagnie occidentali. Ormai ribelli e guerriglieri che lottano contro i governi centrali li giudicano alla stessa stregua dei loro concorrenti americani. Da qui i primi sequestri (in Nigeria) e il cruento episodio di ieri. Per ingraziarsi regimi e tiranni costruiscono palazzi pubblici (stadi, parlamenti, hotel, sale per congressi) o strade che donano in cambio di concessioni. Peccato che la qualità dei manufatti sia così povera che poi tutto si deteriora in brevissimo tempo. FAME DI ENERGIA - In Africa la Cina opera prevalentemente in quattro settori, il principale dei quali è quello minerario/petrolifero. La Repubblica popolare ha fame di energia per cui investe in zone impervie, inospitali o pericolose per l’insicurezza di guerre e guerriglie, dove la compagnie occidentali sono esitanti. Un esempio chiaro si sta vivendo in Nigeria, dove le società occidentali (tranne l’Agip) hanno intenzione di abbandonare lo sfruttamento dei pozzi petroliferi sulla terraferma e intendono concentrarsi sulla produzione off-shore. I cinesi non si fanno grandi problemi e stanno acquisendo le concessioni on-shore. Nel settore petrolifero i cinesi non si limitano alla produzione, ma nel caso del Sudan investono anche in infrastrutture. MERCATI ALIMENTARI - Pechino guarda all’Africa anche come futura fonte di cibo. Il Paese più popoloso del mondo si rende conto che la sua produzione alimentare non sarà sufficiente dove quindi trovare mercati sui quali comprare cibo a basso prezzo. Da qui i progetti di sostegno all’agricoltura, cinicamente finalizzati non tanto al sostentamento delle popolazioni locali quanto all’esportazione. Nel continente nero la diplomazia cinese è in azione con metodi stakanovisti. Oltre a finanziare scuole di mandarino e organizzare gli istituti di cultura, lancia periodiche campagne per cancellare il debito con l’estero e grandiosi piani di collaborazione militare. Una «captatio benevolentiae» con la mano destra per poi arraffare ingenti forniture d’armi con la sinistra. Il vero obiettivo è contrastare l’egemonia americana e per raggiungere quest’obiettivo Pechino non si fa scrupoli e utilizza metodi che cozzano con le vecchie ideologie internazionaliste. Per esempio quando ha finanziato e armato, mandandoli al macello, un gruppo di ribelli in Ciad che nell’aprile dell’anno scorso sono arrivati alla periferia della capitale N’Djamena. Sono stati massacrati, ma hanno terrorizzato il presidente Idriss Deby che, per evitare nuovi guai, poche settimane dopo ha rotto le relazioni diplomatiche con Taiwan (rinunciando a lucrosi investimenti caratterizzati da appetitosi omaggi) e ha riconosciuto la Repubblica popolare di Pechino. Infine un dato significativo: in Sud Africa il 60% degli investimenti stranieri viene dalla Cina.

 

  By: Gano* on Mercoledì 25 Aprile 2007 16:55

La sorpresa? A me pare che la sopresa oggi stia venendo dagli USA (e dall' Italia). Fortunato, ma poi l' assicurazione? ;-)

 

  By: Fortunato on Mercoledì 25 Aprile 2007 14:39

La sorpresa ariverà proprio dalla Cina. Fortunato