se tenevi i titoli del MIB30 negli ultimi 20 anni ottenevi il +20% medio - gz
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By: GZ on Venerdì 14 Ottobre 2005 21:46
"....Ma l’ufficio studi di Mediobanca, che è fatto un po’ da diavoli del computer, è andato oltre. Ha preso i trenta maggiori titoli (più qualche altro a alto flottante) e ha provato a calcolare che cosa hanno reso negli ultimi venti anni.
L’ipotesi di base, ovviamente, è che uno abbia reinvestito tutti gli utili incassati nel titolo che li ha generati. Ebbene, la media di tutti questi investimenti ha portato, nel giro di venti anni, a un ^rendimento dell’investimento del 21,4 per cento...."#http://finanza.repubblica.it/scripts/cligipsw.dll?app=KWF&tpl=kwfinanza%5Cdettaglio_news.tpl&del=20051013&fonte=LFN&codnews=40360^
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L'ufficio studi italiano più serio, ^quello di Mediobanca#http://www.mbres.it/ita/mb_pubblicazioni/indici.htm^, conferma quello che avevo illustrato riguardo alle borse anglosassoni (per le quali esistono tanti altri studi) e cioè che anche in Italia negli ULTIMI 20 ANNI stare investiti in borsa ha reso 3 volte di più dei titoli dei stato.
Questo risultato matematico suscita stupore e anche incredulità. Questo solo perchè praticamente nessuno lo ha provato ad applicare, in quanto:
i) i privati tendono a comprare nei periodi di borsa alta e ad uscirne nei periodi di borsa depressa
ii) i fondi comuni e le gestioni tengono sempre il 70% del portafoglio in media in reddito fisso (anche oggi che rende il 2% lordo)
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Meglio la Borsa dei titoli di Stato
La Repubblica, di giovedì 13 ottobre 2005
MILANO - E’ appena uscito il ^volumone di Mediobanca dal titolo “Indici e Dati”#http://www.mbres.it/ita/mb_pubblicazioni/indici.htm^, . Si tratta della più completa rassegna di quello che è successo in piazza Affari in questi anni. E contiene, per una volta, tante buone notizie. La prima è che fra l’inizio del 2004 e il giugno del 2005 ilo mercato milanese ha guadagnato in media il 25,7 per cento.
E quindi chi ha creduto nella Borsa, e ci ha messo dei soldi, alla fine si è ritrovato con un bel gruzzoletto. Ma perché il listino è andato così bene? Due le spiegazioni che si ricavano rovistando dentro le sterminate tabelle dell’ufficio studi di Mediobanca. Da una parte ci sono state molte operazioni straordinarie (quelle dei furbetti del quartierino, ma non solo), che hanno fatto salire i titoli e che si sono tradotte in guadagni sostanziosi per quelli che sono andati al seguito, e che poi sono usciti per tempo. Dall’altra parte, c’è il fatto che, oggettivamente, le maggiori società quotate si sono presentate tutte con risultati molto brillanti e molto “ricchi” (dal punto di vista dei dividendi.
Ma l’ufficio studi di Mediobanca, che è fatto un po’ da diavoli del computer, è andato oltre. Ha preso i trenta maggiori titoli (più qualche altro a alto flottante) e ha provato a calcolare che cosa hanno reso negli ultimi venti anni. L’ipotesi di base, ovviamente, è che uno abbia reinvestito tutti gli utili incassati nel titolo che li ha generati. Ebbene, la media di tutti questi investimenti ha portato, nel giro di venti anni, a un rendimento dell’investimento del 21,4 per cento. Nello stesso periodo di tempo un analogo investimento in titoli di Stato a medio e lungo termine avrebbe reso soltanto l’8,9 per cento. La differenza è di 12,5 punti a vantaggio della Borsa, che quindi si conferma come un genere di investimento a alta redditività.
Attenzione, però, c’è un trucco. I calcoli di Mediobanca sono fatti per un investimento su tutti i titoli del paniere, non su uno solo o due. Infatti, se si va a vedere il dettaglio si scopre che i vari titoli hanno avuto, nell’arco di venti anni, rendimento molto differenti. C’è chi ha reso appena l’1 per cento (Telecom Italia) e chi invece ha reso quasi il 30 per cento (Terna). In sostanza, se uno avesse investito sul vecchio indice Mib 30, più qualche altro titolo, e avesse dato ordine alla sua banca di reinvestire i dividendi (senza stare a perdere tempo con i Fondi e con consulenti vari) avrebbe portato a casa il rendimento che si è appena detto, di quasi tre volte superiore a quello in titoli di Stato.
Anche da questo studio, comunque, esce il ritratto un po’ povero del nostro capitalismo. L’ufficio studi di Mediobanca ha fatto un calcolo molto semplice. A metà del 2005 la capitalizzazione complessiva della Borsa italiana era di 581 miliardi di euro. Rispetto a dieci anni prima risultano in crescita le banche a scapito delle aziende industriali. Questa capitalizzazione della Borsa risulta essere pari al 43 per cento dell’intero Prodotto interno lordo italiano. In realtà, nel 2000 (prima del grande crollo di tutte le Borse) si era arrivati al 70 per cento. Con i valori attuali, 581 miliardi di euro di capitalizzazione complessiva, si è tornati ai livelli di inizio anni Sessanta. In sostanza, oggi la capitalizzazione totale della Borsa italiana (in percentuale sul Pil) vale quello che valeva quasi mezzo secolo fa.
Insomma, abbiamo fatto un sacco di cose, ma quanto a modernità finanziaria siamo fermi da quasi cinquant’anni. In compenso, abbiamo avuto i furbetti del quartierino e un’altra schiera di piccoli e grandi speculatori, assaltatori, raider e soci. Più che altro, si potrebbe concludere, in mezzo secolo è cresciuta, e si è fatta più spavalda, la speculazione. Per la modernizzazione della finanza e del capitalismo, forse, bisognerà aspettare altri cinquant’anni.