By: giorgiofra on Domenica 05 Maggio 2013 15:12
Vincenzo, l'essenza di tutta la questione è che viviamo in una società debosciata. In trenta anni è degenerato tutto, la politica, la morale, la cultura, i valori.
Come ho più volte sostenuto ci si concentra troppo sulle questioni prettamente finanziarie, che certamente sono parte del problema, ma che a loro volta derivano da condizioni di ordine prettamente "culturale".
Cos'è un uomo, quali sono i suoi diritti ed i suoi doveri, quale debba essere il rapporto tra lo stato ed i cittadini, quale debba essere il limite dell'azione pubblica, quale debba essere il limite dell'azione privata, la libertà e la responsabilità degli individui.
Credo che siano queste le questioni fondamentali che dovrebbero essere affrontate, e dalle quali derivano i problemi di ordine macroeconomico e finanziario. Senza mettere mano a queste questioni, non credo si uscirà da questa situazione.
Gli stupidi, adeguatamente rincoglioniti, credono che i problemi troveranno soluzione nella lotta all'evasione fiscale, e non si pongono la domanda se debba esistere un limite invalicabile all'invadenza dello stato, ed alla sua soffocante ingerenza in ogni aspetto della vita privata.
Eppure l'esperienza comunista dovrebbe aver dimostrato al di la di ogni dubbio che quando lo stato pretende di decidere, controllare e determinare ogni aspetto della vita delle persone e dell'economia, la società collassa sotto ogni punto di vista.
Il mio amico Angelo, disoccupato cinquantenne con cinque figli, che si arrangia a guadagnare 1000 euro al mese per sopravvivere, viene considerato un parassita, perchè evasore fiscale. Nel contempo si vorrebbe garantire un reddito a chi non ha il lavoro.
Naturalmente accettare che uno non abbia di che vivere non è morale. Ma impedire a questi disgraziati di guadagnarsi, lavorando, il minimo indispensabile, mi pare semplicemente folle. Ecco quindi l'intervento pubblico che pretende di sottrarre risorse a chi è già massacrato dalle tasse, per trasferirle ad una moltitudine che, anche se in nero, produce un minimo reddito. Lo stato, praticamente, punisce la libera iniziativa per premiare il parassitismo.
Il semplice buon senso vorrebbe che lo stato consentisse a chiunque di lavorare, ed esentasse da qualunque imposta o contributo quella parte di reddito indispensabile alla pura sopravvivenza della propria famiglia. Il disoccupato che, in attesa di trovare un lavoro regolare, cerca di procurarsi un minimo reddito, è costretto a nascondersi, quasi fosse un criminale.
E' evidente che una società così strutturata sia destinata al collasso.