By: Nevanlinna on Lunedì 24 Giugno 2013 17:40
@Cumenda
Mi sembra che Lei faccia parte della schiera dei partigiani scettici ma intelligenti che - ahimé - è rada [l'essere tecnicamente ferrati importa buoni studi, ma l'intelligenza ancora no, purtroppo].
La leggenda [o vulgata] non è ancora diventata vangelo - lo diventerà con velocità della luce appena si annusasse aura di successo, a conferma del trasformismo nazionale [solo un giapponese rimmarrà asserragliato nella ridotta di Tirrenia, da cui per stanarlo forse non serviranno i trentamila marines di Iwo Jima ma senz'altro cocciute delegazioni da Pisa, Pavia e Roma].
Si racconta ad es. che il Diabolico abbia rincorso il Professore per strada, si dice che la mattina dopo il secchio Vileda dell'amplesso nucleare fosse non dolcemente tiepido ma ancora bollente, da cui l'irrilevanza del Pontifex e la bastevolezza della prova a "dito", sistema italico e diretto [stante che le nostre mamme usano testare la caloria a gomito, da sempre e per la luce dei loro occhi - e nessuno gli ha mai parlato di tecniche isoperiboliche].
Noto come la data stampigliata sull'immagine del bidone con secchio e reattore coincida con quella della microfotografia del brevetto, e immagino non una ripresa casuale ma una ricognizione universitaria Carnera-Capiluppi-Focardi-Levi [docenti di università periferiche dressed to kill per il colpaccio, per interesse loro e dei Dipartimenti di afferenza]. Sento pronunciare, benché da Quinlan, il nome Brasimone [già tirato in ballo da me, nei mesi scorsi e come provocazione].
Le chiedo quindi: ma noi, dei camerini e delle prove di questo spettacolo, cosa sappiamo veramente? Si tratta di scatola di legno con dentro niente o di effetto gravitonico [o monopolico, veda il nome della Patrizii, che è stato aggiunto in un secondo tempo al report, come prova l'incongruenza del font]?
Le pagliacciate di Quinlan sono note - e fortemente sfruttate dagli increduli, che ci hanno imbastito sopra intere campagne stampa. Aver facilmente ragione porta a trascurare il principio di realtà e a disporsi a prendere fregature.
Avrà notato l'incostanza dei miei giudizi - il principio di conservazione dell'energia, a cui tengo, mi fa percorrere traiettorie elongate, seconda e opposta forza del moto la sincera antipatia che provo per un certo tipo di accademia, di argomentazione e di puzza sotto al naso - ma, le assicuro, anche all'apogeo del mio scetticismo devo riconoscere che certi conti NON tornano, e non tornano a favore di Rossi e Focardi.
Il perché è complesso da spiegare, e certo non trovo conforto nelle dichiarazioni di chi sostiene che, una volta una misura sia sortita nulla, si può abbozzare lì senza problemi. Troppo comodo, mi viene da dire. Non so se le rivoluzioni richiedano genialità visionarie ma so per certo che è necessario un quid di anticonvenzionalismo. Senza di questo saremmo ancora al piano inclinato, presentando la ruota una geometria notoriamente pericolosa:
sappiamo bene che se una qualche ruota non viene perfettamente rotonda, non funziona; secondo Lei sarebbe questo accidens l'argomento principe contro il CONCETTO di ruota?