W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)

Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: lmwillys1 on Venerdì 08 Novembre 2019 15:43

la sortita esplicit di macron

https://www.ilsole24ore.com/art/nato-stato-morte-cerebrale-ambizioni-macron-francia-e-ue-ACDUwQx

esercito comune, AI, ecc. ecc. .... tempo fa qui parlavo di Stati Uniti d'Europa a guida italiana con macron a sostegno .... speriamo

sempre e comunque un decennio

 


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Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: gianlini on Venerdì 08 Novembre 2019 10:34

Qualcuno dubitava quando 6-7 anni fa io scrivevo certe cose.... e la cosa incredibile è che dubita ancora!!

 

 

È la Milano dai due volti tratteggiata dall’Osservatorio di Assolombarda e Comune. Quello luminoso dove il pil cittadino nel quinquennio raddoppia rispetto al resto d’Italia (9,7 per cento contro 4,6) e quello procapite supera i 49mila euro rispetto ai 26mila della media del Paese. E poi quello in ombra dove l’ondata di benessere si ferma a una fascia ristretta di popolazione, con il nove per cento delle persone che detengono oltre un terzo della ricchezza complessiva della città.

 

Torniamo ai dati dell’Osservatorio che ha messo Milano a confronto sia con realtà europee paragonabili (Monaco, Barcellona, Stoccarda, Lione) sia con i top player (Parigi, Londra New York, Tokyo). Milano, conosciuta come città universitaria, risulta terza per attrazione di talenti, dopo Monaco e Barcellona. L’obiettivo è quello di lavorare sulla capacità di attrarre studenti stranieri e di aggiudicarsi i finanziamenti europei. La città mantiene la terza posizione anche relativamente all’attrazione di turisti anche se nell’ultimo anno ha registrato una crescita superiore a quella delle altre città (più 8,7) e ha superato stabilmente il picco raggiunto con Expo.

Un secondo punto fondamentale è la capacità di attrarre imprese e capitali. Il capoluogo lombardo riconquista la prima posizione sorpassando Monaco grazie a un incremento nel numero di imprese a proprietà estera attive sul territorio (circa 10.700). Altissima anche la percentuale di multinazionali estere che hanno trovato sede a Milano: 4.600 delle 14.000 localizzate in Italia. Oltre a 91 grandi imprese con un fatturato annuo superiore al miliardo di euro. Milano è anche la porta d’ingresso degli investimenti esteri in Italia pari al 34 per cento. Milano gode, inoltre, di un’ottima reputazione: la più alta tra le città considerate. Il punto di maggior forza è il suo sistema produttivo manifatturiero dover la città mantiene la prima posizione, davanti a Monaco e Stoccarda: due città dalla grande tradizione industriale.

 

https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/19_novembre_08/pil-osservatorio-assolombarda-ricchezza-distribuzione-milano-terzo-redditi-minoranza-ricchi-poveri-84f79404-01f3-11ea-9239-aaac9df492cd.shtml

 


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Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: gianlini on Giovedì 07 Novembre 2019 21:22

Solidarietà alle ex, vittime degli accoltellatori italiani!


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Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: XTOL on Giovedì 07 Novembre 2019 17:14

seguendo il dialogo dei due comunisti, mi vien da ricordare:

 

"L'11 aprile del 1975 il comitato centrale del Partito comunista italiano (Enrico Berlinguer, Giorgio Napolitano, Massimo D'Alema, Antonio Bassolino, Armando Cossutta ed altri) stilò uno storico comunicato a sostegno dei khmer rossi cambogiani, simbolo della resistenza contro gli Stati Uniti: "Ogni democratico, ogni comunista, sia, come sempre e più di sempre, al loro fianco". A piazza Maggiore a Bologna il Pci organizzò una oceanica manifestazione e l'oratore principale fu proprio Massimo D'Alema, segretario nazionale della Fgci. L'Unità manda degli inviati in Cambogia a seguito della grande manifestazione di Bologna, per raccontare la "straordinaria rivoluzione comunista" dei khmer rossi. Quando i telegiornali Rai cominciano a trasmettere qualche brandello di verità raccontando gli orrori di Pol Pot e dei suoi pazzi seguaci (la cui narrazione più emotivamente trascinante resta il film "Urla nel silenzio" di quel Roland Joffè che due anni dopo sarà il regista di "Mission") l'Unità titola in prima pagina: "I falsari della tv". I telegiornali della Rai che dicono la verità vengono additati come "esibizione di parzialità e menzogna".

Il documento del Pci e la manifestazione dalemiana dell'aprile 1975 a Bologna furono organizzati per celebrare la conquista da parte dei khmer rossi della capitale cambogiana, Phnom Penh, avvenuta il 10 marzo 1975. Qual era il cuore del messaggio rivoluzionario dei comunisti cambogiani, che tanto infiammava i cuori di quelli italiani? Un concetto semplice: tutto è dello Stato, niente appartiene alla persona. E quando i khmer rossi dicono tutto, intendono tutto. Lo Stato è tutto, la rivoluzione che lo incarna è tutto.

Il primo elemento da disarticolare per i khmer rossi è la famiglia: i bambini sono dello Stato. Le madri venivano immediatamente separate dai neonati, per legge. I figli venivano incoraggiati a denunciare i comportamenti "controrivoluzionari" dei genitori, determinandone la deportazione nei campi di lavoro forzato o direttamente l'eliminazione fisica. In appena quattro anni, tra il 1975 e il 1979, il comunismo di Pol Pot arrivò così ad eliminare due milioni di persone, un quarto dell'intera popolazione cambogiana. Vennero uccisi per primi tutti i monaci, gli "intellettuali" (bastava portare gli occhiali per essere considerati tali), gli artisti, poi anche gli ingegneri, i medici, tutti gli studenti. Il genocidio cambogiano è il più grave genocidio della storia umana per numero di morti rapportati alla popolazione colpita eppure nessuno dei manifestanti di Bologna dell'aprile 1975, nessuno dei firmatari del documento dell'11 aprile, nessuno dei giornalisti dell'Unità si è mai scusato.

Ieri è morto Nuon Chea, l'ormai 93enne numero due di Pol Pot, condannato per genocidio solo nel 2014. Con lui se ne va l'Himmler o il Goering di quel regime che fu peggio del nazismo. In Cambogia ora è premier Hun Sen, viene anche lui dalla militanza khmer, quindi ha vietato ogni ulteriore indagine sul periodo del genocidio cambogiano. Scrivo queste righe per far sapere a chi non sa, per non dimenticare, perché qualcuno si vergogni di quel 1975 a Bologna che ancora oggi non ha saputo rinnegare. E per quanto paradossale possa sembrare, Bibbiano non è lontana da Phnom Penh".

Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: lmwillys1 on Giovedì 07 Novembre 2019 10:45

ma poi che succede?

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per me semplice, fai fuori quello che ha tutte le banane

:-)

Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: antitrader on Giovedì 07 Novembre 2019 10:34

saremmo il paese delle banane


Will,

il paradosso sta tutto qui, qualsiasi paese (anche il Senegal) puo' dire "noi non siamo il paese delle banane",

ma poi che succede? Che non hai piu' manco le banane!

Ciao ragazzi!

Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: lmwillys1 on Giovedì 07 Novembre 2019 10:24

l'Italia può essere solo innovazione

non può competere senza materie prime o su economie di scala con paesini tipo Cina e India

per sistemare ilva servono tra 8 e 9 miliardi e non si può concedere il diritto di uccidere ad una multinazionale, saremmo il paese delle banane

ha senso per noi spendere 8/9 miliardi per quel cesso (nessun privato lo farebbe, lo stato spende ... e già si spende troppo in cassa integrazione per troppe aziende morte) o è meglio investirli in altro ?

per me la risposta è scontata


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Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: antitrader on Giovedì 07 Novembre 2019 09:58

Ilva perde 600/700 milioni /anno.

In questo ces di paese i salari, seppur rovinosamente falcidiati, son comunque alti rispetto all'economia

sottostante, e, il voler "vivere signorile" non e' piu' compatibile con l'ambiente.

I cinesi, pur di fare le terre rare, lavorano in contesti luridi addirittura radioattivi, e, anche in Italia negli

anni 50/60 avevi i contadini che spargevano disinfestanti nei campi senza alcuna protezione.

Adesso nei campi trovi solo negri, nel pubblico impego solo ultra50enni con salari a valore storico non

compatibili con l'economia, e poi hai la classe dei palloni gonfiati ancora in attivita' o, ancora peggio,

pensionati privati, ma soprattutto pubblici i quali, di fatto, "rubano" salari e pensioni vergognosamente alti.

Lo so che queste considerazioni fanno inorridire quelli che "dismettiamo, l'acciaio, le produzioni

inquinanti, quelle pericolose etc...." ma poi ti resta solo il corso di laurea in influencer e, nel giro di

pochi anni, il fallimento del paese o il ricambio della fauna con quella compatibile con l'economia.

E' il capitalismo bellezze (e il Comunismo non lo avete voluto), e mo' so' cazzzz!

 

Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: gianlini on Giovedì 07 Novembre 2019 09:34

Ammettiamo pure che l'Ilva torni statale. Chi decide poi i livelli di occupazione? Chi decide la entità degli investimenti necessari?

 

Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: lmwillys1 on Giovedì 07 Novembre 2019 09:05

per l'acciaio non abbiamo miniere, le auto (ne facciamo pochissime) si possono fare senza acciaio, c'è chi fa compositi dai rifiuti, chi usa cellulosa, ecc. ecc. .... tutti prodotti molto ma molto ma molto meglio dell'acciaio ...

 

ilfattoquotidiano ricostruisce la situazione

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/11/06/ex-ilva-le-5-domande-chiave-per-capire-la-crisi-le-promesse-di-arcelormittal-nel-2018-lo-scudo-penale-il-mercato-dellacciaio-e-gli-operai/5550901/


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Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: gianlini on Giovedì 07 Novembre 2019 09:02

Al suo posto sarebbe sicuramente meglio costruire altre 3 o 4 acciaierie di medie dimensioni, lontane da centri abitati.  

 

Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: lmwillys1 on Giovedì 07 Novembre 2019 08:58

ma anche i 5.000 è una scusa, per l'ilva era stato pianificato un investimento iniziale di 1,2 miliardi ma la sistemazione definitiva anche e soprattutto da un punto di vista ambientale di quel mostro passa gli 8 miliardi ... nessuno al mondo con la situazione e le prospettive dell'acciaio butterebbe 8 miliardi in quel cesso, neanche lo stato deve farlo, è ora di finirla di buttare soldi nel cesso come facciamo da decenni con alitalia (che fece campare bene i miei)

il mostro lo chiudi, i bipendenti li impieghi una parte in bonifiche (e risparmi miliardi di spese sanitarie) e sistemazioni del territorio, una parte li trasformi in installatori fotovoltaici e tappezzi ogni centimetro pubblico di pannelli solari, una parte li fai assumere da nuove aziende offrendo incentivi generosi su quel territorio , ecc. ecc. .... non avremo acciaio (che comunque sarebbe fuori mercato ) ? concentriamo gli investimenti e gli incentivi su materiali innovativi


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Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: gianlini on Giovedì 07 Novembre 2019 08:46

In effetti mi domandavo cosa servissero diecimila operai in un'acciaieria moderna. Tremila operai a turno mi sembra una cifra enorme .

Ad occhio per ogni linea bastano e avanzano 100 operai a turno. Più altri 500 in tutto per le operazioni di logistica e movimentazione.

Ad esagerare altri 1000 per le attività amministrative e i servizi  generali 

Con 3000 addetti sei già  a posto 


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Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: lmwillys1 on Giovedì 07 Novembre 2019 08:37

arcelormittal pretende 5.000 esuberi, da aggiungere l'indotto ...

io sono per radere al suolo quel mostro assassino

Re: W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)  

  By: antitrader on Mercoledì 06 Novembre 2019 15:48

"Un giorno a Mirafiori coltiveremo fiori!" tuonava il povero Edoardo Agnelli (da buon laureato in Storia).

In effetti, non si e' arrivati a coltivare fiori, ma, al posto degli insediamenti industriali ha supermercati,

centri culturali, e teatri.

Rusultato? Il piemonte e' diventata la piu' lurida regione del nord.