La paura irrazionale delle epidemie, dell'effetto serra e delle borse - gz
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By: GZ on Mercoledì 23 Novembre 2005 23:28
Come mai la propensione al rischio finanziario è più BASSA in media rispetto a quello che sarebbe razionale, in base ai dati economici e finanziari ?
La spiegazione non va cercata nell'informazione economica perchè è parte di un fenomeno più generale della nostra società, piena di paure fasulle e ingigantite sulla globalizzazione, l'effetto serra, i virus e le epidemie (20 milioni di polli invenduti in europa senza motivo...) e anche le borse
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"Nell’ultimo secolo l’aspettativa media di vita è aumentata del 50%. Eppure la gente moderna vive nella paura. Hanno paura degli stranieri, delle malattie, del crimine, dell’ambiente. Hanno paura delle case in cui vivono, del cibo che mangiano, della tecnologia che li circonda. Sono terrorizzati in particolare da cose che non possono vedere – germi, sostanze chimiche, additivi, inquinanti...."
Michael Crichton, da ^“Stato di paura”, 2005 Garzanti#Michael Crichton, da “Stato di paura^
che ^proprio oggi il buon Larry Williams#http://www.dailyspeculations.com/SEN.jpg^ raccomanda :
("..11/23/2005 On the Senator's Bookshelf: State of Fear
State of Fear on global warming by the prolific Michael Crichton is a must-read. It's a novel but packed with more charts than an Elliot Waver has, and ^great data on the myth of the hullabaloo about the planet's warming up..."#http://www.dailyspeculations.com^..)
------------------------------ ( da www.kataweb.it ) ----------
Lo “Stato di paura” di cui parla Crichton è quello che riguarda le paure che hanno contraddistinto il periodo della Guerra Fredda, e che hanno condizionato scelte politiche, economiche e, secondo lo scrittore, imposto le regole per il controllo sociale sia da una parte che dall’altra del Muro (con esiti e situazioni evidentemente diverse). Queste “paure” si sarebbero spostate dopo il 1989, anno della caduta del Muro, verso le malattie e altri tipi di "paura" come quelle che, ad esempio, leggete nella citazione riportata. E la conclusione è che, alla fine dei conti, queste “paure” sono quelle che condizionano le scelte della gente, i grandi investimenti, e la stessa economia planetaria. Ma è uno stato di paura che arriva solo dall’alto? Ed è giusto o no l’“allarme sociale” per evitare catastrofi?
Nel 1997 5 miliardi di persone moriranno a causa di un virus letale. I sopravvissuti abbandoneranno la superficie terrestre… Ancora una volta gli animali governeranno il mondo.”
Scritta che introduce il film “L’esercito delle dodici scimmie” di Terry Gilliam, 1995
Partendo da questa “visione” Terry Gilliam (regista noto ai più per essere uno dei padri dei “Monty Phyton”, oltre che regista di “Brazil”) ha costruito uno dei film di maggior successo sulla “paura invisibile”, quella dei virus appunto. Negli stessi anni sono comparsi film come “Virus letale” e molti sono stati i romanzi che si sono occupati dello stesso problema, con l’ultimo e vendutissimo “Nel bianco” di Ken Follett, che parla di un virus, il Madoba-2, sfuggito da un laboratorio e capace di non lasciare speranza di sopravvivenza a nessun uomo infettato. “I virus sono più piccoli e più semplici dei batteri, e per vederli occorre un microscopio elettronico. Non possono riprodursi da soli, ma si impadroniscono del meccanismo biochimico di una cellula vivente e la costringono a generare nuove copie del virus (ecco perché si chiamano virus quelli dei computer, NDR). Nessun virus conosciuto è utile all’uomo. E abbiamo poche medicine per combatterli.” Dice uno dei protagonisti del romanzo, per sottolineare come la lotta ai virus sia una delle principali sfide per la sanità mondiale. E continua: “I virus uccidono migliaia di persone ogni giorno. Più o meno ogni dieci anni un’epidemia di influenza uccide intorno alle 25.000 persone solo nel Regno Unito. Nel 1918 l’influenza fece più vittime della Prima Guerra Mondiale. Nel 2002 tre milioni di persone sono morte di AIDS. E i virus sono causa del 10% dei tumori”. E si torna così alla terribile epidemia di spagnola.
In quel 1918…
“Nel 1348, in Gran Bretagna, la Morte Nera uccise una persona su tre”.
Ken Follett, da “Nel bianco”, 2004 Mondadori
Prima del 1918, era la Peste la malattia che faceva più paura nell’immaginario collettivo, tanto da meritare un soprannome (la “Morte Nera”) che è stato addirittura adottato nella saga di “Guerre Stellari” per descrivere la più terribile macchina di morte dell’Universo. Ma come ricorda Follett nel suo libro, nel 1348 ebbe un tasso di mortalità del 33% in Gran Bretagna. E, come ci ha ricordato Sastre, i 40 milioni di morti della spagnola nel 1918 furono comunque una percentuale di oltre 3 volte inferiore rispetto alla popolazione mondiale infettata. E se possiamo immaginare facilmente quali fossero le condizioni igieniche nel 1300 (totalmente assenti), la lettura di un giornale del 1918, il Corriere delle Marche (oggi Corriere Adriatico), proprio in un articolo che dava consigli su come evitare la “spagnola”, ci aiuta a capire quanta differenza ci sia oggi nelle condizioni sanitarie e di prevenzione nell’affrontare un rischio di pandemia: “L’influenza spagnola si evita: facendo sputare gli ammalati in apposite sputacchiere contenenti soluzione fenica al 3 per cento o calce viva polverizzata, o latte di calce, che si ottiene sciogliendo un chilo di calce viva ben frantumata in 4 litri d’acqua. Sciacquando la bocca e facendo lavaggi al naso tre o quattro volte al giorno con acqua fenicata; con mezzo bicchiere di acqua entro cui si siano versate tre gocce di tintura di iodio od anche sciacquandosi con acqua e aceto o con succo di limone in poca acqua. Meglio lavarsi i denti con lo spazzolino”. Se allora, con queste misure di “prevenzione”, ci fu una mortalità più bassa rispetto alle previsioni attuali, come dice Sastre ^l’allarme è giustificato in queste proporzioni?...#http://www.kataweb.it/spec/articolo_speciale.jsp?ids=900123&id=1190427^