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Saddam Hussein ha respinto l'ultimatum - gz  

  By: GZ on Martedì 18 Marzo 2003 18:14

Saddam Hussein ha respinto l'ultimatum e in modo colorito notizie che gli irakeni stiano caricando armi chimiche per un possibile attacco preventivo La Francia dichiara ora che combatterebbe assieme agli anglo-americani se venissero usate armi chimiche Il Giappone appoggia la guerra, ma non manda soldati --------------------------------------------------- Uday Hussein’s rejection. “The wives and mothers of those Americans who will fight us will cry blood, not tears,” he said. “They should not imagine that they will have a safe spot inside the land of Iraq or outside it.” Hussein’s son tauntingly urged Bush to leave his office in America with his family…” Further incentive for advancing military action came from the rising concern in the Pentagon that Iraqi forces may attack the invasion force poised in Kuwait with chemical shells – whether as a pre-emptive or to deter allied troops by demonstrating what lies ahead - not only for the invaders but for America’s Middle East allies if the invasion goes forward. US military sources concerned that Iraqi troops armed with chemical shells may have redeployed further south towards Kuwait border region for possible pre-emptive attack against US troops poised for invasion.

la consulenza in america dice ancora short - gz  

  By: GZ on Martedì 18 Marzo 2003 11:58

Alla data del 18 marzo in MEDIA le 300 newsletters a servizi di consulenza finanziaria americani indipendenti, misurati da Hulbert Financial Digest, suggeriscono al pubblico ancora di essere al -9%, cioè short, allo scoperto. In ottobre, quando l'indice americano ha toccato un livello più basso, erano sul 10-15% al rialzo, ora sono al livello più negativo (più short) mai raggiunto. Negli anni più ottimisti sono arrivati in media al 70-80% di esposizione in azioni, ma ora dicono di essere come saldo A -9%, cioè nell'insieme di essere short la borsa Parliamo qui della somma di tutte le raccomandazioni di tutti i servizi indipendenti, non quelli delle grandi banche e brokers come goldman, lehman, merril lynch, solo degli indipendenti che non vendono altri servizi eccetto la consulenza pura --------------------------------------------------- On eve of war, market timers still are short By Mark Hulbert, CBS.MarketWatch.com Last Update: 1:54 AM ET March 18, 2003 ANNANDALE, Va. (CBS.MW) -- Believe it or not, the average market timer I track remains net short the stock market, despite an impressive rally that has propelled the Dow ($INDU: news, chart, profile) 8.5 percent higher and the Nasdaq (COMP: news, chart, profile) nearly 10 percent. Contrarians consider this to be bullish for stocks, since it suggests that the typical market timer remains skeptical of the rally that began last Thursday. As I indicated in this space that night, the rally that began then would run into serious trouble whenever the average timer becomes convinced that it is the beginning of a new bull market. But far from jumping on the bullish bandwagon, the average timer is barely more upbeat today than he was before the rally began. I base these observations on readings from the Hulbert Stock Newsletter Sentiment Index, which measures the average percentage stock market exposures of investment newsletters monitored by the Hulbert Financial Digest. To create an index that always reflects advisers' latest thinking, newsletters are excluded from the HSNSI if they don't have the ability to communicate on a daily basis with their subscribers. As of the close on Monday, the HSNSI stood at minus 5.8 percent, which means that the average timer was net short the stock market. As of the close last Thursday, the first day of this rally, the index was only marginally lower at minus 9.6 percent. In other words, the index so far has barely budged during this rally. By way of comparison, consider how much higher the HSNSI stood after the third day of the rally off of last October's lows. By then this index stood at 16.1 percent, nearly 22 percentage points higher than Monday night's reading. How much further does this rally have to go? According to the newsletters I track, contrarian analysis doesn't lend itself to precise predictions of either the life expectancy or extent of a trend. It instead provides us with signposts of what to look for. On the one hand, it would be bearish if advisers were to change course over the next few sessions and become dramatically more bullish. On the other hand, it would be bullish if they remain, as they are now, largely skeptical. Needless to say, this is a situation that demands close attention. But in the meantime, it is noteworthy -- and bullish -- that advisers remain so skeptical of the stock market's impressive rally. Mark Hulbert is the founder of Hulbert Financial Digest in Annandale, Va. He has been tracking the advice of more than 160 financial newsletters since 1980. Modificato da - gz on 3/18/2003 11:7:52

118 punti di guadagno sugli S&P - gz  

  By: GZ on Lunedì 17 Marzo 2003 22:23

non so, c'è un pezzo di un psicologo comportamentale sul Corriere economia di oggi che dice che una perdita e un guadagno simili non sono in realtà pari, la perdita viene compensata psicologicamente solo da guadagni maggiori Ad ogni modo, ragazzi, questi sono 58 punti S&P in meno di quattro giorni che avete guadagnato, anzi sarebbero 59 X 2 = 118 punti S&P il doppio cioè perchè ho scritto in tutti i modi per tre giorni suonando il tamburo praticamente, esagerando e dicendo che " qui se non funziona vado fallito..." e simili, che occorreva comprare con il massimo della leva (cioè il massimo numero di contratti future). La settimana scorsa ho detto di prendere una posizione doppia o tripla del solito e crederci fino in fondo. Questa non era un operazione come un altra dove compri perchè ha superato il massimo o la media, metti la stop e passi al prossimo trade e così fai per altre 120 operazioni all'anno tutte uguali come peso. Questa era l'operazione da fare su uno degli eventi più annunciati e più significativi degli ultimi tempi (non ho usato "la madre di tutti i trade" solo perchè porta sfortuna) Ora sono 118 punti di guadagno se compravate in razione doppia gli S&P mercoledì a 804 e li tenevate come ho detto fino qui a 863-862. E dato che per un altro giorno è sceso e ha oscillato era anche facile da fare anzi il giorno dopo lo compravi anche meglio, non è nemmeno questione di SMS, avevate due giorni buoni per entrare (a proposito mi sembra di ricordare che Paola ha suggerito di comprare sul minino esatto, ist es nicht war ?) Modificato da - gz on 3/17/2003 21:59:50

110 punti di guadagno sugli S&P - gz  

  By: GZ on Lunedì 17 Marzo 2003 22:21

Modificato da - gz on 3/17/2003 21:22:34

Cari irakeni pensateci finchè siete in tempo - gz  

  By: GZ on Lunedì 17 Marzo 2003 20:55

....La smetta di salivare senza ritegno a seguito della quasi certezza che tra qualche ora o giorno cominceranno a riversare migliaia di tonnellate di tritolo sulla testa di qualche decine di migliaia di effetti collaterali.... --------------------------- Cari irakeni, come lettore medio di Repubblica (quello che i sociologhi chiamano il "Banshee") sono addolorato dal cinismo di chi con tutti i mezzi vuole togliervi il vostro dittatore nazista. Voi simpatici beduini siete diventati in questo momento di colpo cari al cuore di chi ha cultura, sensibilità e legge l'espresso e avete il diritto di vivere in "pace" cioè di esporre la bandiera ad arcobaleno a colori alla finestra come facciamo noi. Sì, ci sono stati da voi anche i 25 anni di guerre, distruzioni, stragi e torture, il milione di morti, i 4-5 milioni di profughi, le migliaia di persone uccise e torturate ogni anno di routine dal regime, sono cose spiacevoli, ma sono in un certo senso per voi una situazione consolidata di stabilità che ora rischia di essere devastata. Qualcuno potrebbe dire che con il regime attuale vi attendono altri venti anni simili, ma chissenefrega, voi dovete vivere nella Pace, quella dell'arcoboleno. Perchè nei vostri paesi ci sono usanze che vanno rispettate, voi avete una "cultura diversa dalla nostra", come ho letto nella pagina culturale di repubblica mentre bevo il caffè. Ed è solo quando si intromette un occidentale che si può parlare di "guerra". In tutti gli altri casi, anche se si tratta di un milione di morti non è vera guerra, di quelle che meritano lìarticolo in prima pagina, il dibattito in tv o la manifestazione in piazza. Se il vostro regime per dare degli esempi usa torturare la gente in piazza, beh non è questo un motivo per combattere e fare ricorso alla violenza, a meno che non lo facciate tutto soli, senza aiuti esterni di alcun genere, con armi fatte in casa però, se le comprate da ditte occidentali non vale. Con la Bosnia si è fatto così, abbiamo messo un bell'embargo alla vendita di armi nel 1991 e i bosniaci che non ne avevano hanno evitato farsi male difendendosi dai serbi che invece le avevano. Si sarebbe rischiata una guerra se i bosniaci si fossero armati e difesi, lo capite ? Comunque, se promettete di combattere solo voi, di usare fucili di produzione locale e scimitarre tradizionali allora forse possiamo discuterne. Se poi Saddam vi massacrasse anche questa volta Insciallah (sia fatta la volontà di allah) come si dice dalle vostre parti. Ma se ora accaddesse che il regime che vi ha tenuti in guerra per otto anni con l'iran, ha gasato per anni i kurdi, ha massacrato gli sciiti che si sono ribellati ecc... venisse abbattuto con la forza in una settimana non ci sarebbe certo motivo di rallegrarsi. E' disgustoso solo pensarlo per persone educate che leggono repubblica. L'ideale è lasciare che questo regime faccia il suo corso e spontaneamente, dopo altri 15 o 25 anni e altri milioni di vittime, un giorno venga meno per case naturali, che la natura segua insomma il suo corso senza forzature. Una soluzione ecologica è quella auspicabile, qualcosa che avvenga in modo solo spontaneo e organico. E possibilmente senza inquinare. Comunque noi italiani abbiamo sofferto per due anni sotto i bombardamenti alleati e ve lo possiamo ora dire: non ne valeva la pena. Se potessimo avremmo evitato quella invasione dalla Sicilia, quella Quinta Armata che ha fatto vittime inutili e per cosa poi ? Tante bombe e quei pacchi UNRA col latte condensato distribuiti in modo arrogante per sfamarci, una democrazia imposta dall'america per i suoi interessi commerciali e grazie alla quale ora ci ritroviamo Silvio Berlusconi, che per per molti aspetti non è certo meglio di Saddam Hussein. E se poi dopo Saddam fate le elezioni eleggete uno che possiede delle TV ? Ci avete pensato, sareste passati dalla padella alla brace, almeno Saddam non possiede personalmente dei mezzi di comunicazione come Silvio Cari irakeni ve lo diciamo di cuore, non crediate che abbattere un dittatore sia questa gran cosa, non fate insurrezioni approfittando di questi americani che non ne vale la pena, non tentate di fare fuori i gerarchi del regime, non rallegratevi di una democrazia imposta dall'america (fa i suoi interessi sapete ? apriranno dei McDonald dappertutto, poi il vostro cous-cous ve lo sognate!) . Se noi andiamo in piazza per la pace è anche per evitare che cadiate nel nostro stesso errore. Se nel 1944-1945 in america milioni di persone fossero scese in piazza "contro i bombardamenti in Italia", se i pacifisti inglesi e americano fossero stati in grado di fermarli oggi forse noi non vivremmo nell' incubo dell'illegalità berlusconiana. Sono cose che succedono a dare retta all'America e poi quando ci sei dentro soffri tutti i giorni, altro che il gas nervino e l'iprite di cui voi vi lamentate, da noi hanno tolto Santoro dalla prima serata. Pensateci fin che siete in tempo Modificato da - gz on 3/18/2003 2:31:22

Per fortuna che la guerra non contava tanto - gz  

  By: GZ on Lunedì 17 Marzo 2003 18:41

Per fortuna che la guerra non contava tanto ed era solo l'economia il problema. Per ora non si è ancora sparato un colpo, non c'è nemmeno una dichiarazione di intervento ufficiale. Ma quando è diventato chiaro che Saddam verrà rovesciato, in pochi giorni abbiamo già: il petrolio venuto giù a picco da 40 a 34 dollari (curioso no?) l'oro giù dal massimo a 390 a 339 oggi l'euro/dollaro da 1.11 di massimo a 1.06 le borse hanno girato meno, ma cominciano a muoversi i bond e i bund sono gli ultimi, ma oggi stanno affondando Modificato da - gz on 3/17/2003 17:43:54

Come mai la prima reazione è positiva - gz  

  By: GZ on Lunedì 17 Marzo 2003 18:02

Come mai (per ora) persino la prima reazione del mercato è positiva alla guerra ? (anche io temevo un primo contraccolpo negativo per poi partire in su e sono sorpreso per ora positivamente) Leggere cosa succede nella realtà in medio oriente I paesi arabi stanno facendo a gara per chiedere di partecipare alle operazioni militari e aiutare gli anglo-americani E non ci sono neppure proteste o manifestazioni perchè Saddam è uno dei personaggi più odiati della storia La sensazione è che tutto il medio oriente collabori e che quindi sia più facile del previsto ------------------------------------------------------ Arab Nations Hop Off Fence To Join US, Not Iraq (From The Wall Street Journal) By Yaroslav Trofimo Kuwait City, Kuwait -- AS THE U.S. and some of its traditional European allies split over the use of military force against Iraq, a surprising degree of acquiescence to a war has emerged in the region that would be most affected: the Arab world itself. With as little as days before an invasion could begin, cooperation from America's Arab partners has exceeded Washington's expectations. The U.S. military is receiving tangible help from all the Persian Gulf monarchies, Jordan and Egypt. With the notable exception of Syrian President Bashar Assad, most Arab governments -- even those that maintain public opposition to the invasion have quietly positioned themselves to be in America's good graces after a war. For many Arab rulers, earning credit in Washington by providing help with Iraq is viewed as the best way to stave off American pressure for "regime change" in their own lands. But their support is also made possible by a turnaround in Arab public opinion: Unlike in the 1991 Gulf War, few Arabs admire Saddam Hussein nowadays, and some of Iraq's former backers, such as Jordan, now firmly belong to the American camp. True, most Arabs dislike the idea of the U.S. invading an Arab state, says Gehad Auda, a professor of international relations at Helwan University in Cairo. But, unlike many Europeans, they also recognize the horrors of Mr.Hussein's rule. "Everybody knows about his brutality now, every man on the street." It is this awareness that explains the Arabs'lackluster opposition to war, Mr. Auda says. "We cannot really take a firm stand because the case is good on both sides." That lack of firmness was apparent in the nearly comical labors of the Arab League's peace team on Iraq. The group, comprising foreign ministers from Bahrain, Egypt, Syria, Lebanon and Tunisia, has traveled to the U.S. to meet Secretary of State Colin Powell, United Nations Secretary General Kofi Annan and others in a bid to prevent war. But, as the Arab delegation was about to head to Baghdad last week with a message from the international community to Mr. Hussein, Syria demurred, saying the delegation should display solidarity with Iraq instead. The mission quickly collapsed as a contemptuous Iraq simply refused to admit the Arab ministers. For the pro-U.S. Arab regimes, most of them unelected, self-preservation is a clear reason for siding with Washington. U.S. officials have been championing for months a domino theory under which democratization in Iraq will set off a chain reaction across the Arab world -- a theme raised in a recent speech by President Bush himself. "All the Arab regimes are afraid of America's attention in the future," says Dia Rashwan, a scholar at the Al Ahram Center for Political and Strategic Studies in Cairo. "So it's difficult for the Arab regimes to say no to America in deeds, even though some are saying no in words." That's why the Egyptian government, while filling a stadium with an officially organized protest against the war this month, also opened the Suez Canal and its airspace to the U.S. Navy and Air Force, and instructed the state-controlled media to print commentaries sharply critical of the Iraqi leader. It's also the reason that Saudi Arabia turned over to the U.S. military an entire airport in the northern city of Arar, ostensibly for "humanitarian operations," and allowed the use of another one in Tabuk, in addition to permitting an expanded U.S. presence at the Prince Sultan Air Base near Riyadh. "Saudi Arabia doesn't want war, but it has to consider the importance of its special relations and alliance with America, and its desire to see a Saddam-free Iraq," says Jamal Khashoggi, chief editor of the kingdom's popular al Watan newspaper. All the other Gulf monarchies are helping the U.S. war machine in one way or another. Kuwait, the main staging ground for a land attack, even barred its own citizens from the northern half of the country, where some 150,000 American and British troops gear up for war. There has been little protest against such displacement, or against the fact that the emirate looks like an occupied land as U.S. soldiers riding gunshot atop Humvee vehicles patrol Kuwaiti highways. The Kuwaiti establishment went out of its way to welcome the U.S. troops, minimizing the recent shooting attacks on U.S. servicemen and voicing approval of a war to remove the Iraqi regime. "The Americans are very popular here right now," says Ahmed al-Rubei, a Kuwaiti parliament member. "They liberated us, and we don't forget." It remains unclear how much this cooperation by America's Arab allies will be rewarded with a future influence in Iraqi affairs. The Gulf monarchies and Egypt have clear interests in what kind of regime will evolve in Iraq; for instance, they wouldn't want a Baghdad government controlled by the Shiite majority, or one that offers a haven for democracy activists from other Arab lands, or breaks with the Arab consensus over Israel. "Iraq is not an easy country. It is easy to win a war there, but for the peace and stability afterward you need the help of other countries," Kuwait's Mr. Rubei says. "That's why it is in the interests of the U.S. to cooperate with the Arabs on this." But it is far from certain that Washington wants such help -- a point emphasized by Syria's President Assad, who lambasted the other Arab states for offering their facilities for war on Iraq in a speech last week. Mr. Assad added caustically, and probably correctly, that the only reason no Arab army is joining a U.S.-led invasion force is because, unlike in 1991, Washington doesn't want the Arab forces around. "America is not allowing anyone [from the Arab world] to participate because it does not need anyone's participation," he said. Modificato da - gz on 3/17/2003 17:31:51

E' stata dichiarata ora - gz  

  By: GZ on Lunedì 17 Marzo 2003 17:19

Per chi si fosse distratto in pratica l'intervento militare è stata dichiarato ora dagli ambasciatori inglesi, spagnolo e americano, esattamente due minuti fa. Stasera tardi, quando piazza affari è chiusa Bush lo annuncerà ufficialmente. Qualunque cosa uno pensi che accada al momento della guerra il momento di reagire è questo, perchè domattina quando ti svegli ci saranno già i combattimenti in corso, inizieranno stanotte Non capita spesso di trovarsi in una situazione simile, la dimensione di questo evento è maggiore di quella del 1991 e occorre focalizzarsi bene ora su questo Modificato da - gz on 3/17/2003 16:22:36

Come è andato a finire lo "scommettere la fattoria " - gz  

  By: GZ on Sabato 15 Marzo 2003 12:03

Come è andato a finire l'operazione sui future di questa settimana su cui "scommettere la fattoria " (nel senso di andare giù il più pesante possibile) e che ha dato lo spunto per questo topic ? Lunedì 10 mattina sul DAX e Eurostoxx e poi di nuovo in chiusura sul FIB-30 e infine martedì 11 sugli S&P ho suggerito che bisognava prendere la posizione massima consentita dai margini sui futures. Per altri due giorni gli indici hanno sprofondato, con il DAX giù di un altro 6% circa in particolare e ho insistito che l'unica cosa da fare era mediare in basso o girare dai future alle call. Mercoledì mattina la situazione sembrava effettivamente critica e giustamente lo si è fatto notare. Ma alla fine se si è comprato con il massimo di leva mediando in basso come ho continuato a suggerire ora per ora per tre giorni e si è usciti per metà o del tutto venerdì sera in chiusura direi che deve aver proprio fatto fare dei soldi All well that ends well in questo caso Modificato da - gz on 3/15/2003 11:7:22

Il treno è in ritardo - gz  

  By: GZ on Venerdì 14 Marzo 2003 17:08

Il "treno della morte" annunciato da Al Qaeda il 2 marzo è un poco in ritardo, ma si sa che con questi blocchi dei treni, magari i pacifisti non sono stati troppo attenti e hanno incagliato anche quello. Può darsi che venga smentito molto presto, può darsi che debbano attendere l'ordine quando inizia l'invasione, ma ormai dopo l'11 settembre 2001 sono passati 18 mesi e in europa e USA non c'è stato un solo attentato riuscito rilevante. In Pakistan, Tunisia, Filippine, Indonesia, Kenia, Giordania, Yemen anche Kuwait hanno ammazzato e fatto saltare parecchia gente e sono riusciti a prendere dentro turisti, tecnici e altri lavoratori occidentali di vario genere, ma anche il proclama ultimo di bin ladin benchè condito con molta poesia e la promessa di morire lui stesso in azione ormai è vecchio di un mese. Sembra invece che nell'attesa del "treno della morte" di Al Qaeda dopo una serie di ritardi stia arrivando qualche cosa d'altro ----------------------------------------------------- (ASCA) - Washington, 14 mar - Ora e' ufficiale: il presidente americano George W. Bush, il Primo ministro britannico Tony Blair e il capo del governo spagnolo Jose' Maria Aznar si incontreranno domenica alle Azzorre (nel Portogallo) per il vertice sull'Iraq: lo ha confermato oggi il portavoce della Casa Bianca Ari Fleischer. Modificato da - gz on 3/14/2003 16:9:36

Per gli utili e la macroeconomia c'è tempo - gz  

  By: GZ on Venerdì 14 Marzo 2003 12:08

Per chi vuole scavare anche un attimo sotto la superficie degli eventi sperando che possa servire capirne la dinamica ci sono cose tremendamente interessanti che si sentono. Il mercato sta reagendo a rumor crescenti di possibile colpo di stato contro Saddam, nelle prime ore dell'attacco. Non è possibile che qualcuno rischi di farsi tagliare a pezzi ora, visto la fine che ha fatto chi ci ha provato in iraq negli ultimi 20 anni (letteralmente tagliato a pezzi appunto) Ma non appena cominci l'attacco a Saddam, nel caos che seguirà e con la certezza che sia comunque questione di alcuni giorni prima che sia fatto fuori dai marines, invece è tutta un altra cosa. Ci può essere qualcuno che si sta preparando. Del resto per Mussolini è stato così, nessuno si è mosso prima dello sbarco in sicilia, ma lo hanno fatto prima che arrivassero a roma gli alleati. Questo e altri qui sotto come: i) il riavvicinamento Putin-Bush contro la Francia e l'occupazione di pozzi petroliferi già in atto da parte di forze speciali ieri e oggi sono i rumor che stanno muovendo il mercato al momento. Per gli utili e la macroeconomia c'è tempo ii) Per chi ama i film di azione c'è anche una conversazione riportata qui sotta tramite le fonti di Debka, che sarebbe avvenuta tra un inviato americano, un colonnello, e Saddam tramite il leader lebanese Gemayel alcuni giorni fa a Bagdad iii) il piano di Chirac per fare fuori Blair e con l'aiuto di alleati arabi, di elementi dei servizi russi e di boutros ghali e altri all'onu incastrare l'america nel golfo creando un ruolo dominante per la Francia iv) E come i servizi segreti inglesi abbiano abbandonato Blair E altre cose -------------------DEBKA-------------------------------------------- Might Saddam’s elite divisions stage a coup? DEBKA-Net-Weekly’s military and intelligence sources question if this concentration of Iraq fighting strength in the Iron Triangle will guarantee the defense of Saddam’s regime against an American onslaught. The question facing Saddam Hussein is this: Can he trust those units? Or will they turn against him, when the Americans are at hand, instead of the assailants. His qualms are reflected in the manner in which he has deployed his four elite armored divisions in the Iron Triangle: Hamurabi, Nebuchadnezzar, Al Medina and Saddam’s Fedayeen suicides. To wage a last stand in this arena, Saddam would need to surround it with an outer chain of defense and group his four most loyal divisions in the center - that is in Baghdad. However there is no sign so far that these divisions have been allowed into the city. Intelligence experts of the US war command suspect the Iraqi ruler may be afraid that, once inside the capital, they will stage a coup to overthrow him and then offer the American commanders terms for entering Baghdad without a fight. Our military sources report that General Franks has glued every electronic and human surveillance resource at his disposal to tracking the movements of those four divisions. If they are kept out of Baghdad, they will be easy prey for American warplanes and missiles. But if they go in, Saddam and his ruling elite could well become the first casualties of war – and the last. Southern bridges as potential flashpoints Thursday, March 13, DEBKA-Net-Weekly‘s military sources report, 8-10 battalions of US special troops drove from Kuwait into Iraq and split into two columns: Five battalions captured the oil fields on the Kuwaiti-Iraqi frontier and, by Friday morning, were on their way to the big oil fields around Basra, backed up by American and British commandos. The remaining battalions headed for the two big bridges on the Euphrates River near Nassiriyeh. The plan is to drop by parachute large-scale US special forces at the bridges so that they can link up with the battalions and seize the bridges before the Iraqis blow them up. Eliminating the bridges would considerably hold up the progress of heavy US armored forces from Kuwait to Baghdad. Our sources add that if the Iraqi units guarding the bridges do not surrender, the American invaders will get their first taste of real combat in Iraq. They also report that all the aircraft carriers in the Persian Gulf, including the British Ark Royal, advanced Thursday to the northern tip of the Gulf and are now anchored opposite the Faw Peninsula and the southern entry to the Shatt al Arb. Their escort and auxiliary vessels deployed there two days earlier. The US-UK fleets are now in position to lower the troops on their decks to shore for the conquest of Faw, Umm al Qasr and Basra. Top Last-Ditch Mediation Former Lebanese President and US Officer Call on Saddam Denials aside, DEBKA-Net-Weekly’s intelligence sources report that former Lebanese president Amin Gemayel visited Baghdad twice this month on a secret mediation mission. He handed Iraqi ruler Saddam Hussein Washington’s final offer to quit Iraq with his family – including his sons Uday and Qusay – and the country’s top political and military leadership, and go into exile in an Arab country. The offer included safe conduct guarantees for Saddam and his entourage along with a US pledge not to freeze his secret bank accounts. Gemayel’s personal relationship with Saddam dates to back to the 1970s and early 1980s, when he was chief of the Lebanese Christian Phalange militia in Beirut. In those days, he was a frequent visitor to Baghdad, accepting largesse from Saddam to the tune of millions of dollars to support his Christian fighters. The bond of friendship the two men developed then is still strong today. According to DEBKA-Net-Weekly’s intelligence sources, Saddam rolled out the red carpet for his guest this month, hosting Gemayel in his Baghdad and Tikrit palaces and clearing his calendar as if he had all the time in the world to prepare for a US attack. The last time he visited Baghdad, March 7-10, the Lebanese politician was accompanied by a special guest – an American colonel. This officer was received by Saddam for an afternoon tete-a-tete on March 8. DEBKA-Net-Weekly’s sources are unsure just how the US officer – who knows Saddam personally – got himself invited to Iraq. They assume Gemayel wangled the invitation during an earlier visit. At the same, Saddam’s acquaintance with the American colonel apparently dates back to the Iran-Iraq War in the 1980s, when he paid a number of secret visits to Baghdad. The American was there again just before the first Gulf War in 1991. Gemayel tied up the last ends of the American’s Baghdad trip from Amman. DEBKA-Net-Weekly’s intelligence sources report that the colonel crossed into Iraq either from Kuwait or Saudi Arabia. Gemayel and senior Iraqi intelligence officials were waiting for him and they all flew immediately by plane and then helicopter to a secret meeting place near Baghdad. A senior intelligence source, who was briefed on the conversation between Saddam and the US officer, reports that the Lebanese ex-president and an interpreter – a short man who spoke only whenever Saddam whispered something in his ear – were also present. After Saddam warmly shook his hand, the colonel said: “It’s been a long time since I last saw you, but you seem to be in great shape. You are a great soldier and I looking forward to facing you on the battlefield.” ”When do you intend to attack and try to kill me?” Saddam asked. ”Basically, after the March 19 deadline passes,” came the reply. ”You managed to get me to destroy my missiles,” the Iraqi leader said, pausing for effect. “Is the 19th the date of the attack or just the day when you want me to leave Iraq? After all, that’s what you came for.” The colonel answered: “According to our orders, that’s the date when we are supposed to head out and get you. And we’ve already been told, ‘Don’t come back with him left in place.’” Saddam was not pleased. “You are the sons of Satan. Go to hell. I’m not afraid of you.” ”We may not even wait until the 19th now,” the colonel shot back. ”Well then,” Saddam said. “What’s the offer and where do you want me to go?” ”Egypt, Sudan, Syria – there’s a long list of offers. Even Iran made an offer.” A defiant Saddam answered in English: “I will die before I surrender.” Tempers flared as the colonel told the Iraqi leader: “If you don’t leave, we will target you.” A fuming Saddam began talking gibberish, before finally calming down and whispering something to the interpreter, who said: “The president believes he is going to send you back to your leaders in a box as a message.” The American officer was unfazed. “In that case, the war would start today,” he replied. “We know where you are every day.” “I have no fear of death,” Saddam said. According to DEBKA-Net-Weekly’s sources, the conversation then turned to the underground bunkers where Saddam and his family planned to seek shelter from US bombs. ”How long do you think you can hold out there? Maybe four to six weeks, tops,” the colonel said. ”Don’t worry, when I have to get out, I will,” Saddam said. ”We all know that if you leave your shelter after the war begins, the people on the street and Iraqi troops will tear you to shreds,” the officer said. Saddam replied with a dismissive wave of the hand. Time was up, and Gemayel and the colonel flew back to the Iraqi border. At the frontier, Gemayel bade the officer farewell and returned to Saddam’s palace in Baghdad. According to our information, the US colonel arrived in Kuwait early on Wednesday, March 12, and made his report immediately to Washington. From Baghdad, Gemayel made his way to Amman and sent his own equally pessimistic report to Washington. Top Telephone Summitry Revisited Putin Is Back On-line to Warn Bush of Security Council Trap After a long, chilly pause, Russian president Vladimir Putin and US president George W. Bush had a heart to heart conversation on March 6 of the kind that became routine before and during the Afghan War – but not much since Iraq took center stage. This time too, Putin did most of the talking and what he conveyed, according to exclusive information reaching DEBKA-Net-Weekly’s sources in Washington and Moscow, was a grim warning: Run as fast as you can from the Security Council. Spelling out his strange message, Putin said: “Drop the resolution. Don’t let it go to vote. I’m talking as a friend. The same people who ambushed you (the United States) in Mogadishu and Srebrenica are now lying in wait for you again both in the Security Council and, later, in Iraq.” The US-UK second resolution on Iraq, he explained, was playing straight into the hands of those people. By giving the Security Council sole power to determine the legitimacy of the allied coalition’s diplomatic posture and offensive against Iraq, Washington was storing trouble for itself; it was planting an obstacle in the path of its own action and putting it in the hands of its foremost antagonist, France. Chirac, Putin warned, had hatched a scheme for turning the Security Council around to undermine the US-led coalition at a critical juncture in its offensive. At the time of Putin’s warning, Bush and British premier Tony Blair were still working flat out for a majority of nine to back a resolution serving Saddam with a tight ultimatum to prove by March 17 that he was acting to disarm. They believed a majority vote, even if nullified by a French veto, would lend moral weight to military action against Iraq. Six days later, Bush – possibly under the influence of Putin’s advice - showed strong signs of washing his hands of international diplomacy and pressing on with his offensive against Iraq without waiting for UN sanction. He appeared to have decided against a formal declaration of war but instead letting the assault unfold, mainly by means of rapid, covert strikes to capture large swathes of territory. The telephone call melted much of the chill that overlaid Washington-Moscow relations ever since Moscow teamed up with Paris and Berlin to block US military action in Iraq. Putin made a strenuous effort to restore the personal trust and cooperation he and Bush had maintained in the Afghan War. This give and take relationship was initiated in the landmark telephone conversations they held on September 13 and 23, 2001 (reported at length in DEBKA-Net-Weekly No. 32 Oct. 5. 2001) in the aftershock of the al Qaeda attacks in New York and Washington. On March 6, the Russian leader explained that his real policy on Iraq was quite different from its public presentation. He was far from hopping into bed with Germany and France – and certainly not with Chirac. Russia, he said, will do what it can to avoid the Security Council proceedings on Iraq and imposing a veto. But he advised Bush it would be in his best interest to stop hanging about waiting for UN legitimacy; if he had resolved to act on Iraq, then he should go ahead and do it now. Putin backed up that advice, according to DEBKA-Net-Weekly’s sources, by exposing the game behind France’s obstructionism, recalling how in their September 13 conversation, the Russian leader handed Bush confidential information on the intelligence networks behind al Qaeda. Jacques Chirac and Dominique de Villepin, he now disclosed, were disingenuous in their fight to turn the UN and the international community against a US-led war in Iraq. Their short-term tactics were really aimed at egging the US president on to attack, and then leading him into an entanglement deadly enough to humiliate America, cripple the presidency and force the American army to beat an embarrassing retreat from Iraq. Chirac intended to achieve this goal in two steps. The first would be to veto the US-UK resolution so as to deprive the offensive of international sanction; the second would be the deployment in Iraq of a French or European force – if he can get one organized – to be positioned near the southern oil fields and serve as a barrier against the US advance from Kuwait. The French-sponsored force would be presented to the Security Council as an “international protective contingent” As the force took position, France would file a companion motion ordering the withdrawal of all illegal “foreign invasion forces” from Iraq and the cessation of all hostilities. The British, to whom Washington has assigned to a military zone in southern Iraq, would be specifically targeted. Chirac would thus enlist the Security Council to his effort for expelling the British and then the Americans from Iraq. Washington would have no option but to veto the motion. However, France would have gained an internationally recognized military foothold in the region alongside US forces, as well as Security Council support for a military presence to guard French interests in the Gulf and Arabia and create a safe haven for Saddam, his sons and top Baath and military leaders. Reviving a personal alliance As part of his warning, Putin offered to revive Russian-US military cooperation and place Russian military and intelligence resources at Bush’s disposal, as he did in the dire post-9/11 days leading into the Afghan War. Two days after the attacks on the World Trade Center and the Pentagon, the Russian leader, as DEBKA-Net-Weekly reported on October 5, 2001, laid out for Bush for the first time the most sensitive intelligence data available to the Kremlin on al Qaeda’s leaders and their intelligence and logistic backers for strikes against US targets. He named those sponsors, which included Iraqi military intelligence and Saudi Arabia’s GIS general intelligence service, and offered the US president the names of the senior officers and agents who directly aided Bin Laden’s terrorists. Bush was finally convinced that Putin’s offer was sincere when he leveled with him on the role played by Russian intelligence. The Russian leader named the names of former top Russian intelligence officials, late of the First Chief Directorate - the Soviet KGB’s foreign intelligence arm - who had been selling their services to business interests in the Arab world and Europe from the time the communist empire broke up in 1991. Those officers knew perfectly well that the intelligence they were handing over to their paymasters would end up ultimately in the laps of al Qaeda. Putin, himself a former First Chief Directorate high officer of many Cold War years, promised in September 2001 to extract from those officers the goods needed to enable America to conduct an effective global war against terror. That demonstrative offer of help became the lynchpin of the accord between the American and Russian presidents over joint military action in Afghanistan. DEBKA-Net-Weekly’s military intelligence sources say that even today, not all the details of that joint venture have come out. For instance, Washington and Moscow are still guarding the secret of how Russian and Ubzek tanks led the armored thrust against Mazraat al-Sharif and Konduz in October 2001 and the subsequent pincer movement that led to the capture of Kabul. However, in the Fall of 2002, the Russian president told his advisers he was disenchanted with his working relationship with the US leader. His wholehearted military and intelligence collaboration, he said, had not been adequately reciprocated. His list of grievances was a long one, topped by Washington’s lack of support on the Chechnya conflict: He charged Washington with a change of attitude after the victory in Afghanistan. From that time on, the Americans adopted a go-it-alone posture in the global campaign against terror, fobbing off allies and their concerns. He was particularly peeved by the Bush administration’s opposition to Russian military operations in the Pankisi Gorge, whose objective was to flush terrorists out of the haven and training ground they had established in this inaccessible corner of the Russian-Georgian frontier. ”That area is used by terrorists as a dangerous stamping ground,” Putin warned world leaders, including German chancellor Gerhard Schroeder and Israeli prime minister Ariel Sharon, when they visited him in recent months. “Ultimately, more terrorist attacks on the 9/11 model will be mounted from there and reach Moscow, London, Berlin and Tel Aviv.” Putin was additionally disappointed by what he saw as Washington’s unwillingness to cooperate with Russia in developing Central Asia’s oil and gas fields and building a gas pipeline through Afghanistan to Pakistan and from there to India. His third grievance was the paucity of US financial assistance to Russia. Upon learning of the Russian president’s catalogue of complaints, White House, Pentagon, national security council and CIA officials shook their heads and lamented Putin’s transformation from an active to a passive ally. ”Vladimir Putin is sitting around waiting for us to do his job for him,” they commented. “It doesn’t work like that. We are prepared to help him in all his endeavors but we can’t do his work for him.” White House-Kremlin dissonance hit its worst patch when Moscow joined the campaign by France and Germany to impede US military action to overthrow Saddam Hussein. Chirac as common adversary The Putin-Bush telephone conversation of March 6 was an important step on the to path to fence-mending, taking off from the Russian president’s advocacy of a common front against the machinations of French President Chirac and an offer to resume a generous degree of diplomatic, military and intelligence cooperation between the two countries. DEBKA-Net-Weekly’s Russian experts report the gist of Putin’s presentation of France’s strategic ambitions as follows: Chirac is planning to exploit the American-Israeli military and political alliance to isolate them both in the Middle East and portray them in the Arab world as hostile co-conspirators. This stratagem will be a means to the end of restoring France to what its president regards as his country’s historic role in the region as the dominant world power. According to Putin, Chirac’s ambitions transcend the Middle East. He expects to ride the tempest he raised over Iraq all the way to the top spot in Europe. From his conversations with the French president and input from the Russian security service FSB, the Russian president concluded that Chirac believes he has maneuvered German chancellor Gerhard Schroeder into an inferior position, where he must follow France’s Europe-popular lead whether he likes it or not. Chirac, says Putin, has sized up Schroeder’s situation as follows: The chancellor’s strongest rival, foreign minister Joschka Fischer, has been pushing him into France’s corner, but will at some point perform an about-face and seek Washington’s support for his own candidacy. Schroeder is onto Fischer’s duplicity but is helpless to fight back because the foreign minister holds compromising material on his private life, especially his extramarital affairs. With American unpopularity in Europe at a peak and Schroeder in the bag, Chirac feels free to further his grand scheme by polishing off Tony Blair. At that point in the Putin-Bush conversation, the million dollar question came up, according to DEBKA-Net-Weekly’s sources: What are Chirac’s sources for the high-grade insider information essential for the sort of high-stakes power game not seen since the Cold War? This question occupied the most compelling part of the long exchange between the two leaders. Putin drew on his personal background in the KGB for an answer. He referred to a coalition of European and Middle Eastern intelligence bodies rampant in the second half of the 20th century and during the Cold War, and said he was convinced it had regrouped, adapted and was going strong again in the new millennium. While serving many masters, this clandestine coalition had always been faithful to one goal, the undermining of America as the number one superpower by burrowing under its political, military and economic foundations. Since the demise of the Soviet Union and attendant crumbling of hierarchies, this group has undergone various metamorphoses and filled in ranks depleted by changes such as the retirement or reduced activity of former KGB and other components. The anti-US group began its recovery after George W. Bush and Dick Cheney entered the White House and the 9/11 attacks focused the United States on a global war against terrorism. These events placed the enemy squarely back in its sights. By then, the undercover coalition was back in action. It had absorbed private security bodies and begun to serve not so much sovereign states as economic interests, mainly in Europe and the Middle East. Viewing the burgeoning Islamic terror movement as the enemy’s enemy, the reconstituted intelligence group decided that America’s global war on terrorism was detrimental to its own interests. That judgment applied doubly to the Bush decision to make war on Iraq, the most important, richest and strongest Arab country. The conquest of Baghdad, overthrow of Saddam Hussein and capture of one of the world’s most abundant oil reserves would shut down the covert organization’s most important arena for years to come. Bush and his military plans for Iraq must therefore be thwarted with every weapon in the versatile group’s arsenal. Once again, Putin named names, revealing the identities of the group’s leading members, all of them former key players in national security agencies and diplomatic corps, business and international finance. The Russian president named only one high-placed name in politics: the former UN secretary general and Egyptian foreign secretary Boutros Boutros-Ghali. Outside the limelight, he is the third member of the Paris threesome dedicated to fighting American interests, alongside Jacques Chirac and Dominique de Villepin. As the most creative strategic thinker of the three, Boutros-Ghali is in Putin’s view the brain behind Chirac’s anti-US campaign on Iraq. Man with a past DEBKA-Net-Weekly’s intelligence sources report that the name Boutros-Ghali is very familiar in certain circles in Washington. They recall what happened when he applied for a second term as UN Secretary General in 1996 and why his bid was defeated. President Bill Clinton, secretary of state Madeleine Albright, defense secretary William Cohen, national security adviser Anthony Lake, CIA Director John Deutsch and his deputy George Tenet got together secretly at the White House to confer on the second term. Albright was vigorously opposed to retaining the Egyptian diplomat at the head of the world body. Her judgment was borne out by intelligence data on his record. The evidence of his activities in Mogadishu, Somalia in 1993, in Bosnia and Serbia in 1995 and 1996 as well as his operations in and around UN headquarters in New York led them to the conclusion that he had been exploiting his office as UN secretary to harm America’s national and security interests. The Mogadishu battle of October 1993 in which American forces were trapped, into what was later described as the “biggest firefight involving American combatants since Vietnam”, led American troops to their first face-to-face encounter with al Qaeda fighters in the ranks of the local rebel chief – and disaster. Intelligence information gathered later raised suspicions that elements in the UN secretary’s office in charge of the Somali operation may well have engineered the trap for the purpose of forcing the Americans into a humiliating retreat and loss of face. The intelligence background of the civil war in Bosnia Herzegovina, in which Serbian and Croatian armies participated, bears remarkable parallels to the Mogadishu contretemps. There too, UN forces went in first, followed by American troops, who are still there. Both times, a behind-the-scenes hand in the UN secretary’s office manipulated events in such a way as to mire American troops and policies in situations that would gravely damage America’s world standing. Some intelligence reports raised troubling questions about the nature of the relationship between Boutros-Ghali’s office in New York and the UN force commander of Yugoslavia at the time, the French General Bernard Janvier, whom the CIA strongly suspected of maintaining clandestine ties with espionage bodies hostile to the United States. DEBKA-Net-Weekly’s intelligence sources report that these past cases were aired in the March 6 telephone conversation between Presidents Bush and Putin as pertinent to the evaluations they traded on the current difficulties besetting the White House’s Iraq war policy. Putin reminded the American president that, when they talked on September 13, they agreed they would not continue to resort to outside political military or intelligence bodies inimical to the United States, but trust only to the reciprocal ties between their own undercover resources. Russia, he promised, would share with Bush any intelligence input he needed on these matters. That decision was the right one, he said, but when the Afghanistan War came to an end, certain people in Washington went back to the old sources, the ones who had acted against American interests through the 1990s. He held up America’s misfortunes in the Security Council over Iraq as the outcome of these mistaken alliances. Tony Blair at risk When Bush asked what he thought would become of the British premier, Tony Blair, Putin replied, according to DEBKA-Net-Weekly’s intelligence sources, that as far as he knew the British intelligence services had abandoned him. This confirmed the US intelligence assessment that the British secret service had tipped off certain Labor, Conservative and Social Democrat MPs, that Blair was no longer their man. In the Russian leader’s view, if the British prime minister continues to sink at the present rate, he will not be around much longer. The two presidents also conferred on the emissaries both have been sending to Baghdad to persuade Saddam Hussein to remove himself and avert the war. The CIA has been using the former Lebanese president Amin Gemayel (See separate article in this issue), while the FSB had sent former Russian prime minister Yevgeny Primakov (as revealed exclusively by DEBKAfile on February 25). They agreed that there was little to choose between their propositions to the Iraqi ruler. Both offered safe conduct for him, his family and top members of his regime, if he consented to go into exile. The only difference was that the Russian plan offered him internal exile – an old Stalinist custom for political dissidents - while the Americans demanded he shake Iraqi dust off his shoes for good. Finally, Bush asked the Russian leader what help he could offer the Americans now fighting in Iraq. DEBKA-Net-Weekly’s sources in Moscow disclose the four points outlined by Putin: Russia will refrain from exercising its veto against the US-British-Spanish proposed resolution in the Security Council. Russia will place certain Russian special forces units on the ready at bases in Turkmenistan and Kyrgyzstan for immediate departure for Iraq. They will include spetsnaz fighters, units who carried out training exercises in Iraq in recent years and are familiar with the terrain and tribal dialects, and also rapid deployment contingents of the 1st Rifles Division. They are to be contingency forces, to be dispatched in total secrecy only if Americans troops are surrounded and needed to be rescued from being wiped out. The Russian expeditionary force will be equipped and trained for combat in areas contaminated by nuclear, chemical and biological weapons. If any further assistance is required, the two presidents will talk again over the direct line linking the White House and the presidential office in the Kremlin. To make his own preparation for the emergency, Putin tightened his control over the Russian intelligence services. As a result of the telephone conversation between the two presidents, the information reached Washington that the Russian president was about to convert the FAPSI agency responsible for government communications and electronic surveillance, the counterpart of the American National Security Agency, from an autonomous body to a department in the Federal Security Service, the FSB, successor to the KGB. Our sources in Moscow add that, when Bush asked him the reason for the reshuffle, Putin replied that he had discovered there were still agents in the FAPSI maintaining illicit ties with foreign clandestine bodies. He had put the whole agency under close scrutiny, he said half-jokingly, so as “to avoid the fate that had overtaken Tony Blair”. In the same reorganization, the Russian president secured control over Russia’s border guards divisions, which he himself had headed in 1998, by transferring them from the Interior Ministry to the federal security service. He also put the border guards on high alert following intelligence he had received that when the US attack on Iraq begins, al Qaeda units will try and cross into Russia for large-scale terrorist attacks, using Chechnya, the Pankisi Gorge, Georgia, and Afghanistan via Tajikistan as springboards. Bin Laden’s commanders would also try to head out of Uzbekistan, Kyrgyzstan, the Fernanga Valley and Kazakhstan to reach and activate sleeper terrorist cells planted in Russia. Modificato da - gz on 3/14/2003 13:1:37

Tutto sembra quadrare. - gz  

  By: GZ on Venerdì 14 Marzo 2003 10:32

Tutto sembra quadrare. Il 12-13 marzo era secondo alcuni indicatori esoterici un minimi ciclico. Il "War Rally" è la cosa che il mercato aspetta da mesi. Il 13 marzo è quando in realtà, secondo Debka, le operazioni militari sul campo sono iniziate, non come dichiarazione formale, ma nella realtà. Tutto sembra quadrare

lucidate la vostra boccia di cristallo - gz  

  By: GZ on Venerdì 14 Marzo 2003 01:57

per il trading giorno per giorno ok, ma questo dovrebbe essere il futuro della borsa (usando wall street) la prima onda entro aprile e la seconda entro luglio agosto lucidate la vostra boccia di cristallo e indicatela qua con un grafico, tra 8 mesi verifichiamo Modificato da - gz on 3/14/2003 1:0:40

"ti giochi la fattoria" (ogni tanto). - gz  

  By: GZ on Giovedì 13 Marzo 2003 20:29

Quando questa settimana ho messo su prima il DAX sui 2.420 e Eurostoxx poi il Fib martedì e alla fine gli S&P sugli 804 ho cercato di specificare che mi sembrava un buy di quelli che capitano ogni tanti anni, che andavo con la massima leva e la convinzione del tipo o la va o la spacca (mi sembra di avere scritto esagerando e colorando un poco : " qui se non gira vado fallito " o qualche cosa del genere). Più che altro non vorrei essere buttato fuori da questo trade prima di essere a Bagdad per così dire. Quello che voglio dire è che mi sembra che la guerra porterà a un rally violento perchè ha pesato per più di sei mesi sul mercato, si è creata un attesa quasi insopportabile e il mercato rimarrà sorpreso quando arriva e sarà vinta quasi senza combattere. Mi sembra in sostanza che non sia un operazione come un altra questa, sia di quelle come dicono "to bet the farm" ("da giocarti la fattoria"). E contrariamente a altri non me la sentirei di fare operazioni simili al ribasso (ma ovviamente invece ce n'erano). Questo approccio è pericoloso se applicato spesso, altri fanno bene a giocare in modo più controllato con stoploss rigide e strette e sempre nella direzione del trend oppure a limitarsi a opzioni oppure a non usare "leva" Può succedere ancora di tutto, questa è un eccezione pericolosa alla regola, ma l'idea sarebbe questa. Modificato da - gz on 3/13/2003 19:59:16

+10% Olanda - gz  

  By: GZ on Giovedì 13 Marzo 2003 20:19

vedo ora che la borsa olandese oggi ha rimbalzato del 10%, +10% come valore medio dell'indice olandese da ieri a oggi E' ovviamente proporzionale al fatto che l'indice olandese ha perso più del 75% dal massimo del 2000, quando scendi da 100 a 25 poi anche salire da 25 a 27.5 è un +10% Leggo anche un commento tecnico che i mercati orso non terminano mai con rimbalzi improvvisi violenti, che tipici del mercato toro sono guadagni lenti e graduali Può darsi Ma occorre pensare per chi abbia soldi rimasti che un +50% di questi indici e settore più massacrati ora è possibile e lo possono fare in 8 giorni

gannologia - gz  

  By: GZ on Giovedì 13 Marzo 2003 17:45

ha provato anche con 4 numeri del fib30 invece che con tre ? Ad ogni modo : marzo 12 = 351 e oggi = 352 ieri il minimo a 789 era esattamente il punto di mezzo, "midpoint" 808 e 772, cioè i numeri che si trovano in verticale e orizzontale partendo da 352 cioè (808 - 772)/2 + 772 = 789 a questo punto ovviamente il trend cambia sopra 827 intanto rischiamo la correzione fino a 808 e sotto diventa un problema Modificato da - gz on 3/13/2003 16:46:40

Tocca all'Oro (soffrire) - gz  

  By: GZ on Giovedì 13 Marzo 2003 17:14

L'oro sarà manipolato, ma se lo è lo stanno facendo proprio bene, perchè è stato rotto in basso in modo brutale e sta scendendo come il DAX ora (una volta si diceva come il Nasdaq), ancora un poco e tocca i livelli di giugno In pratica come acquisto (lasciando da parte lo scoperto) solo le obbligazioni e le valute contro dollaro (euro, swiss, australiano e canadese) hanno funzionato veramente negli ultimi 12 mesi Comunque questo grafico a mio avviso è così netto che costituisce un segnale in generale Modificato da - gz on 3/13/2003 16:15:7

E.On - gz  

  By: GZ on Giovedì 13 Marzo 2003 15:16

Fosse per me la maggioranza dei titoli è stata abbastanza sbudellata Basta pensare a Royal Dutch Shell, British Petroleum e gli altri petroliferi come anche ENI del resto che non hanno beneficiato minimamente di 10 mesi di petrolio a 33 dollari contro una media storica a 20-21 Nel caso di E.On ci sono però alcuni problemi specifici recenti perchè in germania stanno aprendo alla concorrenza il mercato del gas e elettricità e E.On è un monopolista come Enel che però a differenza di Enel è sotto pressione da parte delle autorità che vogliono tagliare le tariffe in modo massiccio Se l'indice rimbalza penserei di più ad altri Modificato da - gz on 3/13/2003 14:17:2

E il DAX - gz  

  By: GZ on Lunedì 10 Marzo 2003 16:54

Il DAX tedesco dal massimo del 2000 è riuscito a perdere già il -71% con il minimo di oggi, cioè 8 punti peggio del Nikkei giapponese nel periodo equivalente (il DAX è il caso limite di tutte le borse attuali) e questo senza che l'economia tedesca sia ancora andata in recessione e senza avere avuto una bolla immobiliare scoppiata come quella giapponese E' molto difficile spiegare come sia possibile un disastro del genere per una borsa importante e diversificata in molti settori come quella tedesca senza una recessione o depressione Da molti punti di vista il giappone aveva una borsa più sopravvalutata (molte società avevano utili quasi sempre zero ) e più marcia (le banche erano e sono tecnicamente fallite per la montagna di crediti immobiliari incagliati) e più corrotta e meno trasparente. A meno di qualche catastrofe in arrivo i livelli attuali del DAX sono fuori da qualunque parametro

Il Nikkei... - gz  

  By: GZ on Lunedì 10 Marzo 2003 16:45

Il Nikkei ha perso un -80% in 14 anni dal massimo dal 1989 a 39.000 punti, oggi ha toccato il nuovo minimo degli ultimi 20 anni cioè è tornato al livello del 1983. Nei prime tre anni del suo mercato orso perse -63% per poi rimbalzare di un 28-29% e rimanere a oscillare per 3 anni circa (vedi qui sotto gli anni '90)

L'economia del petrolio e della guerra - gz  

  By: GZ on Lunedì 10 Marzo 2003 00:07

...Una cosa davvero esilarante poi, è l'accusa che gli Americani, di casa loro e di casa nostra, fanno alla Francia. Di essere cioè contraria all'intervento per salvaguardare le concessioni sul 60% del petrolio iracheno che hanno alcune società francesi insieme a quelle russe... ------------------------------------- La cosa bella è che meno la gente sa di queste cose e più dichiara con aria di intesa e strizzando l'occhio: "...aha, ma a me non la danno da bere, si sa che è tutto solo per il petrolio...". Chi vuole leggere qualche cosa di serio lo trova qui nell'^intervista di ieri a Richard Perle#www.nationalreview.com/comment/comment-taheri030703.asp^ oppure riguardo all'^impatto devastante che il rialzo del greggio sta avendo sull'economia america qui nel pezzo di Kevin Hasset #www.techcentralstation.com/1051/techwrapper.jsp?PID=1051-250&CID=1051-030703E^ A chi non legge l'inglese (e non si annoia troppo con queste cose) invece riassumo qui i termini economici del petrolio: in sostanza nelle famose "concessioni" sono in ballo nel caso più estremo 3 o forse 4 miliardi di dollari di utili, che eliminato saddam, probabilmente delle società francesi o russe perderanno a vantaggio di exxon o mobil o texaco Intanto però la guerra costa nell'insieme dai 150 ai 200 miliardi di dollari all'economia americana. Quindi astutamente per fare guadagnare 3 o 4 miliardi di utile alla Texaco o alla Exxon invece che alla Totalfina o alla Gazprom, ecco che il governo americano si sarebbe inventato una guerra che costa all'economia Usa da 30 a 40 volte tanto. (e tralasciamo il fatto nel mondo di oggi azionisti di totalfina sono anche fondi americani e azionisti di texaco o exxon sono fondi francesi o tedeschi....) Allora: l'Iraq produce a pieno regime un 5-6% del petrolio mondiale, ovvero circa 4 milioni di barili al giorno che al prezzo medio degli ultimi 10 anni di 20 dollari danno circa 30 miliardi di dollari di ricavi, (o se volete usare un prezzo medio più alto forse 40 miliardi di ricavi annuali). Le concessioni di esplorazione e trivellazione (forse anche per raffinazione o gasodotti) come quella di TotalFina francese, che al momento ha il contratto per il grosso del greggio irakeno, sono da 30 o 40 miliardi di dollari. Ma parliamo di soldi distribuiti su diversi anni, comunque sia il grosso dei ricavi annuali dell'estrazione del greggio va al governo locale e le condizioni contrattuali sono più o meno le stesse dal venezuela al kuwait alla nigeria all'iran. Concessioni come quella di Totalfina hanno un margine di profitto intorno al 10%, quindi nel caso migliore, assumendo che il nuovo governo non ne voglia sapere dei francesi) sono 3 o 4 miliardi di dollari che passano da una multinazionale francese a una americana (in altre parole il valore della concessione è il "fatturato" poi hai dei costi da pagare, non è che 30 o 40 miliardi puliti ti entrano in tasca). A fronte di questi 3 o 4 miliardi per un paio di società petrolifere c'è il costo della guerra diretto che è valutato sui 70-80 miliardi di dollari minimo, con stime che arrivano anche sopra i 100 miliardi. A parte mantenere un armata per mesi all'altro capo del mondo, solamente il pacchetto di aiuti alla Turchia sono 30 miliardi. Anche solo il piano di aiuti economici immediati all'Iraq nel dopo Saddam è valutato in diversi miliardi di dollari e costa di più di tutto quello che incassa Texaco o Exxon Poi però c'è da contare il rallentamento generale dell'attività economica mondiale che da questa estate e in particolare negli ultimi mesi è imputabile alla guerra imminente (molte aziende in tutto il mondo, dal giappone alla svezia al canada, aspettano a investire e ad assumere per vedere prima come vada a finire la guerra). Conclusione. Le stime globali del costo della guerra, non ancora cominciata solo per gli USA sono dai 100 miliardi ai 150 miliardi, come MINIMO. L'aumento del petrolio DA SOLO negli ultimi mesi sta riducendo il PIL americano (e mondiale) di decine se non di centinaia di miliardi. Tanto per fare un esempio a caso l'industria del trasporto aereo che era già in crisi sta andando in bancarotta con il greggio a 37$, con riflessi a cascata sulle banche, il mercato del credito corporate e via discorrendo.... Ma attenzione: ricordatevi che è tutto solo un piano per fare guadagnare alla Exxon a spese di Totalfina. Modificato da - gz on 3/9/2003 23:30:28

Bin Ladin Trade - gz  

  By: GZ on Venerdì 07 Marzo 2003 23:27

La questione se a deprimere le borse (in prevalenza) sia l'economia che va a rotoli oppure la guerra e il terrorismo è difficile ma giorno per giorno si hanno dei piccoli "test". Questo è l'indice americano di questa settimana: oggi è uscito un dato di occupazione, pessimo -300 mila posti di lavoro in meno (anche se l'incremento dei salari era uno dei più alti) L'indice ha fatto un inizio di crac e poi sulla notizia, mezza smentita al momento, che due figli di bin ladin (uno di 15 e uno di 19 anni quindi non certo dei capi pericolosi) erano stati catturati in pakistan l'indice S&P ha ripreso un +2.5% Perchè ? perchè se hanno preso o trovato due figli allora anche Bin Ladin può essere vicino. E se durante il weekend le forze speciali lo trovassero il mercato aprirebbe un 7% più alto anche solo come reazione emotiva. Per cui chi short ha preferito cercare di ricomprare delle posizioni. La sensazione è che se è vivo abbia ora il fiato sul collo e ogni giorno è possibile che arrivi il "trade di bin ladin". Dopo si vedrà meglio come stanno le cose

Due nuove alleanze - gz  

  By: GZ on Venerdì 07 Marzo 2003 20:34

E' spettacolare nei discorsi alla nazioni unite la differenza tra il discorso del rappresentante francese e quello spagnolo o quello cileno e quello russo, tra quello inglese Straw e joska Fischer tedesco e ovviamente tra Colin Powell e il cinese. Sono come due partiti e alleanze che si fronteggiano. Sembra di sentire da una parte i rappresentanti di una alleanza e dall'altra quelli di un altra, ricorda le discussioni all'ONU di quando c'erano la Russia, Cina e alleati da una parte e l'occidente dall'altra, solo che ora con la cina e russia trovi la siria, la francia e germania e con l'inghilterra e l'america trovi il cile e la spagna. L'ambasciatrice della Spagna è stata la più chiara in assoluto, anche più di Colin Powell: i) sono 12 anni che il regime di Saddam deve eliminare le sue armi di distruzione di massa. Dopo la sconfitta del 1991 in kuwait l'armistizio fu firmato a condizione che l'iraq eliminasse le armi non convenzionali che aveva usato contro gli iraniani, kurdi e sciiti irakeni ii) il consiglio di sicurezza ha preso la posizione che l'iraq deve eliminare le armi chimiche, batteriologiche 12 anni fa e non è stato in grado di ottenere nessuna prova di disarmo. Altri paesi come il sudafrica e l'ukraina si cui c'erano sospetti hanno cooperato senza problemi in pochi mesi. iii) gli ispettori non devono ora trovare le armi chimiche e biologiche nascoste da qualche parte andando in giro per l'iraq, ma certificare la loro distruzione spontanea da parte degli irakeni come si è fatto in ukraina e sudafrica iv) gli unici risultati ottenuti finora dagli ispettori dall'iraq sono arrivato solo dopo che sono state ammassate truppe alle sue frontiere. Senza la minaccia della forza non accadrebbe niente, come è stato nei 12 anni precedenti. Poi senti i francesi, in cinesi i russi e i tedeschi: " la via per il disarmo è proseguire le ispezioni con più ispettori, occorre più tempo... " (l'accordo con saddam era del 1991) "...gli ispettori Onu stanno ottenendo dei risultati utili proprio questo mese quindi non ha senso andare in guerra.." (che coincidenza, come mai proprio questo mese ? che abbia a che fare con la presenza di 300 mila soldati oltre che di 50 ispettori ?) "...e l'uso della forza va escluso per risolvere i conflitti..." (se ritiri i marines gli ispettori vengono subito boicottati, come è stato negli ultimi 12 anni) Sono due mondi opposti, due linguaggi e mentalità diverse, forse diventeranno anche due alleanze diverse Germania, Francia, Russia, Cina e altri (Belgio, Svezia, brasile, sudafrica, Paesi Arabi e paesi musulmani in asia e africa...) da un parte America, Inghilterra, Australia, Spagna, Paesi dell'Est europa, alcuni paesi sudamericani, (anche India ?) dall'altra Modificato da - gz on 3/7/2003 19:42:47

deutschland - gz  

  By: GZ on Venerdì 07 Marzo 2003 18:09

questo è il grafico del DAX diviso per il MIB30 da agosto-settembre di colpo il DAX ha cominciato a peggiorare e fare molto peggio del mib-30 In pratica dal momento in cui Schroeder ha superato i cristiano-democratici nei sondaggi per l'elezione di settembre che poi ha vinto (se ci fosse ancora banshee farebbe notare che berlusconi, in termini relativi, ha un influsso migliore sul mercato nazionale) Il grafico DAX/MIB non ha ancora bucato la trendline, ma -70% dai massimi è eccessivo anche per la germania ad es ho sentito intervistare Walter il capo-economista Deutsche da uno di CNBC che diceva : "...allora questi dati tedeschi pessimi ..." e lui ha fatto notare che gli ultimi dati di questa settimana di vendite al dettaglio erano sorprendentemente positivi in germania ma nessuno ci ha fatto caso perchè ormai si è abituati a dire che tutto è depresso in deutschland Modificato da - gz on 3/7/2003 17:10:52

TURCHIA - gz  

  By: GZ on Venerdì 07 Marzo 2003 11:16

Se quello che scrive Debka è vero i titoli turchi (alcuni quotati a Francoforte e NY) rimbalzeranno dopo il crac di una settimana fa. Sabato scorso la Turchia ha votato l'ingresso delle truppe americane con una maggioranza legale insufficiente e questo ha dilazionato i piani bloccando 60 mila soldati americani di due divisioni pronti a sbarcare. La borsa turca è affondata subito dopo con la telecom turca a NY ad es che ha perso il 15% istantaneamente Quello che succede ora è che il 9 marzo il capo del partito islamico che ha vinto le elezioni, Erdogan può finalmente diventare primo ministro perchè il bando che gli impediva di essere deputato scade il 9. In pratica finora il primo ministro era Gul che non era quello che aveva vinto le elezioni per una questione legale. Erdogan ora sembra abbia garantito che, prendendo il suo posto di primo ministro il 9 marzo, farà subito approvare entro un paio di giorni l'ingresso delle truppe alleate e farà dimettere i ministri che hanno guidato l'opposizione. Inoltre i militari turchi hanno già ammassato 100 mila soldati loro alla frontiera per entrare in iraq ignorando il voto del parlamento. In conclusione secondo debka Erdogan consentirà di aprire il fronte nord dalla Turchia entro l'11 o 12 marzo e la turchia tornerà in ballo. ------------------------------------------------------ Turkey Is Back in the Northern Front The latest news coming in from Turkey as we closed this issue of DEBKA-Net-Weekly is that since Wednesday night, March 5, US supplies management teams of the US 1st Cavalry Division have been posted at four Turkish sea harbors, taking delivery of the equipment of the US 4th Infantry Division discharged after a long wait at sea. For some weeks, twenty-six US cargo ships, carrying the division’s tanks and heavy equipment, have been sitting over the horizon off Turkish shores. Now, they are unloading their cargoes directly onto railcars heading out to the Turkish-Iraqi frontier. Tens of thousands of 4th division troops are still aboard the freighters, except for the units flown in by air. According to a US war command estimate, those troops will need three days to reach the Iraqi frontier from the moment the signal to land is flashed by the Ankara government. That signal may come as soon as next week in the light of a certain political machination, to which the Chairman of the Joint Chiefs of Staff, Gen. Richard Myers, referred obliquely when he said on Wednesday, March 5: “US forces will open a second front from the north against Iraq, with or without Turkey’s help.” This is what he meant. Recep Tayyup Erdogan was banned from running for election last November although his Justice and Development Party won a landslide victory. That ban has expired and he will run for a seat in parliament on behalf of the southeastern Siirt Province in the provincial election next Sunday, March 9. From there, he will jump straight into the prime minister’s seat as head of the ruling party. DEBKA-Net-Weekly’s Ankara sources quote prime minister Abdullah Gul as informing confidants that he has agreed to step down and serve as deputy prime minister and foreign minister in the Erdogan government. It is all settled between them. We are also informed that Erdogan has meanwhile informed Washington that, a week after taking office, he will have completed the process for gaining a parliamentary majority to allow US troops to use Turkey as a launch pad into Iraq, thereby overruling the defeat of that motion last Saturday, March 1. This would mean that the second front, which was thrown in doubt by the first vote, can go into operation by mid-March. This word from Ankara was pivotal to President George W. Bush’s decision to set a date for the US offensive. According to DEBKA-Net-Weekly’s sources in Washington and Ankara, the United States received a promise from Erdogan and the Turkish chief of staff, General Hilmi Ozkok that all 62,000 US troops and the equipment needed to open a second front against Iraq would be permitted to operate from Turkey, whatever the political situation in Ankara. Laying out his plan of action for the US presidential envoy for Iraq, Zalmay Khalizad, Erdogan said that he would immediately sack the five cabinet ministers who led the opposition to military cooperation with the US war on Iraq as soon as he took office. Even if the political process dragged out, he would not hold Washington hostage to Turkish politics. American action could press forward from Turkey under standing strategic accords between the two countries. Turkish troops, he promised, would fight alongside American units and those units could count on Turkish bases. General Ozkok this week wholeheartedly endorsed that pledge after overcoming his trepidation over the threat of a Turkish-Kurdish confrontation in northern Iraq igniting a Kurdish revolt in Turkey. Erdogan only asked that US troops landing in Turkey maintain a low profile and act like participants in Operation Northern Watch, which enforces the no-fly zone over northern Iraq. He also requested that the arrival of US forces – tanks crews and soldiers of the 4th Infantry Division – be kept low key and inconspicuous until next weekend. American soldiers in civilian clothes will continue to be ferried by commercial planes into Turkish air bases. To collect their gear, they will head out to US camps being thrown up in southern Turkey or Turkish military facilities placed at US disposal. Both Erdogan and his chief of staff are putting their careers on the line in a far from certain ploy. Turkish politicians are unlikely to formally endorse American troop landings until the US campaign in northern Iraq is a fait accompli. However, although Turkey stands in desperate need of the multibillion financial package promised by the Bush administration for Ankara’s participation, Erdogan is additionally influenced by another consideration. DEBKA-Net-Weekly’s sources and experts stress that the future prime minister wants a military presence in northern Iraq as leverage for a say in the US military administration of the region and especially its oil fields, just in case Washington reneges on its pledge of $2 billion a year in oil revenues and guarantee that Iraqi Kurdistan will not be granted independence. Modificato da - gz on 3/7/2003 10:25:50

il future quotato su Saddam mi fa +10% - gz  

  By: GZ on Giovedì 06 Marzo 2003 02:11

Comprare a 70 dollari come ho suggerito 10 gg fa il future quotato su "saddam non più presidente dell'iraq per giugno" sul sito di scomesse ^www.tradesport.com#www.tradesport.com^ ha funzionato finora, oggi quota a 78 e mi fa quindi un +10% Ha un un obiettivo a 100 (probabilità del 100% che venga rovesciato) ho l'impressione che farò un 43% su questo future (dal 70 a 100) ha anche rotto la trendline... --------------------------------- "....Io lo compro a 70 dove c'è supporto perchè mi sembra che il trend abbia solo uno storno...." Modificato da - gz on 3/6/2003 1:13:17

ORB - gz  

  By: GZ on Giovedì 06 Marzo 2003 01:47

La "rottura della prima mezzora" detta anche Opening Range Breakout è molto usata e in tante versioni diverse i) con o senza stoploss ii) con uscita in chiusura oppure il giorno dopo in apertura, iii) con reverse se viene forato in un senso e poi nell'altro iv) con fitro in caso di gap di una certa % Ognuno può trovare la combinazione che preferisce. Facendo dei test occorre filtrare i giorni in cui c'e un gap significativo, perchè in quei giorni il "magnete" sembra sia dato dalla chiusura e minimo del giorno prima come si è visto oggi dove l'ORB funzionava male perchè veniva sentito il minimo di ieri (linea magenta) Modificato da - gz on 3/6/2003 0:49:57

Ricordarsi come iniziò in Kosovo. - gz  

  By: GZ on Mercoledì 05 Marzo 2003 19:16

Ricordarsi come iniziò in Kosovo (e in Bosnia due anni prima). Doveva esserci un voto dell'ONU anche allora, ma non si trovava l'accordo per l'opposizione della Russia e della Cina. Il giorno prima a quello in cui doveva esserci la riunione i bombardieri Nato (in quel caso con l'appoggio anche di francia e germania) cominciarono l'attacco e la riunione fu rinviata a data da destinarsi ------------------------ DEBKA ----------------------------------- Bush discusses battle plan with Gen. Tommy Franks who will lead American forces in war with Iraq. Present at crucial White House strategy conference Wednesday Rumsfeld, Myers, Wolfowitz, Powell and Tenet. France, Russia, Germany agree not to allow passage of UN Security Council resolution authorizing the use of force against Iraq. Three foreign ministers meeting hurriedly in Paris Wednesday did not specify use of veto powers. Turkish army chief Ozkok backs Ankara government’s policy of allowing US troops bases for war against Iraq Paris police say bomb car that blew up near Israeli school Wednesday was not terrorist act but rigged to murder driver Big row erupts at 57-nation Islamic summit opening at Doha Wednesday when Saddam’s second in command Izzat Ibrahim calls Kuwaiti representative a monkey and a traitor. Conference on Iraq crisis opened at hotel a stone’s throw from US war command headquarters in Qatari capital Modificato da - gz on 3/5/2003 19:19:35

Gann oggi è allineato - gz  

  By: GZ on Mercoledì 05 Marzo 2003 17:39

oggi 5 marzo siamo sull'angolo fisso come TEMPO o meglio tra ieri sera e stamattina passiamo da un quadrante all'altro e quindi passiamo per l'angolo ma la cosa più importante è che stasera siamo a 345 cioè il 5 marzo = 344 e 6 marzo = 345 345 è a 360 gradi in termini di tempo dal massimo di gennaio a 935 in termini di prezzo (insomma è sulla stessa diagonale) Quindi stasera o domattina siamo a 360 gradi dal massimo del 13 gennaio inoltre abbiamo sfiorato 817 sul contante e lo abbiamo toccato sul future S&P e 817 è pure a 360 gradi dal massimo del 13 gennaio Insomma oggi abbiamo sia il prezzo che il tempo allineati sulla diagonale dal massimo di gennaio Secondo la cabala di gann quindi andare sotto 817 dopo di oggi sarebbe un guaio (806 minimo che è a 90 gradi dal massimo di dicembre e poi chissà) Modificato da - gz on 3/5/2003 17:5:26

Warren Buffett è ancora piuttosto negativo - gz  

  By: GZ on Lunedì 03 Marzo 2003 21:38

Warren Buffett è ancora piuttosto negativo ------------------------------------------------------ Buffett on Investing in Stocks Today 'Unfortunately, the hangover from [the market bubble] may prove to be proportional to the binge.' FORTUNE Monday, March 3, 2003 By Warren Buffett We continue to do little in equities. Charlie and I are increasingly comfortable with our holdings in Berkshire's major investees because most of them have increased their earnings while their valuations have decreased. But we are not inclined to add to them. Though these enterprises have good prospects, we don't yet believe their shares are undervalued. In our view, the same conclusion fits stocks generally. Despite three years of falling prices, which have significantly improved the attractiveness of common stocks, we still find very few that even mildly interest us. That dismal fact is testimony to the insanity of valuations reached during The Great Bubble. Unfortunately, the hangover may prove to be proportional to the binge. The aversion to equities that Charlie and I exhibit today is far from congenital. We love owning common stocks--if they can be purchased at attractive prices. In my 61 years of investing, 50 or so years have offered that kind of opportunity. There will be years like that again. Unless, however, we see a very high probability of at least 10% pretax returns (which translate to 6% to 7% after corporate tax), we will sit on the sidelines. With short-term money returning less than 1% after-tax, sitting it out is no fun. But occasionally successful investing requires inactivity. WHAT WORRIES WARREN Avoiding a 'Mega-Catastrophe' Derivatives are financial weapons of mass destruction. The dangers are now latent--but they could be lethal. FORTUNE Monday, March 3, 2003 By Warren Buffett Charlie [Munger, Buffett's partner in managing Berkshire Hathaway] and I are of one mind in how we feel about derivatives and the trading activities that go with them: We view them as time bombs, both for the parties that deal in them and the economic system. Having delivered that thought, which I'll get back to, let me retreat to explaining derivatives, though the explanation must be general because the word covers an extraordinarily wide range of financial contracts. Essentially, these instruments call for money to change hands at some future date, with the amount to be determined by one or more reference items, such as interest rates, stock prices, or currency values. If, for example, you are either long or short an S&P 500 futures contract, you are a party to a very simple derivatives transaction--with your gain or loss derived from movements in the index. Derivatives contracts are of varying duration (running sometimes to 20 or more years), and their value is often tied to several variables. Unless derivatives contracts are collateralized or guaranteed, their ultimate value also depends on the creditworthiness of the counterparties to them. In the meantime, though, before a contract is settled, the counterparties record profits and losses--often huge in amount--in their current earnings statements without so much as a penny changing hands. The range of derivatives contracts is limited only by the imagination of man (or sometimes, so it seems, madmen). At Enron, for example, newsprint and broadband derivatives, due to be settled many years in the future, were put on the books. Or say you want to write a contract speculating on the number of twins to be born in Nebraska in 2020. No problem--at a price, you will easily find an obliging counterparty. When we purchased Gen Re, it came with General Re Securities, a derivatives dealer that Charlie and I didn't want, judging it to be dangerous. We failed in our attempts to sell the operation, however, and are now terminating it. But closing down a derivatives business is easier said than done. It will be a great many years before we are totally out of this operation (though we reduce our exposure daily). In fact, the reinsurance and derivatives businesses are similar: Like Hell, both are easy to enter and almost impossible to exit. In either industry, once you write a contract--which may require a large payment decades later--you are usually stuck with it. True, there are methods by which the risk can be laid off with others. But most strategies of that kind leave you with residual liability. Another commonality of reinsurance and derivatives is that both generate reported earnings that are often wildly overstated. That's true because today's earnings are in a significant way based on estimates whose inaccuracy may not be exposed for many years. Errors will usually be honest, reflecting only the human tendency to take an optimistic view of one's commitments. But the parties to derivatives also have enormous incentives to cheat in accounting for them. Those who trade derivatives are usually paid (in whole or part) on "earnings" calculated by mark-to-market accounting. But often there is no real market (think about our contract involving twins) and "mark-to-model" is utilized. This substitution can bring on large-scale mischief. As a general rule, contracts involving multiple reference items and distant settlement dates increase the opportunities for counterparties to use fanciful assumptions. In the twins scenario, for example, the two parties to the contract might well use differing models allowing both to show substantial profits for many years. In extreme cases, mark-to-model degenerates into what I would call mark-to-myth. Of course, both internal and outside auditors review the numbers, but that's no easy job. For example, General Re Securities at year-end (after ten months of winding down its operation) had 14,384 contracts outstanding, involving 672 counterparties around the world. Each contract had a plus or minus value derived from one or more reference items, including some of mind-boggling complexity. Valuing a portfolio like that, expert auditors could easily and honestly have widely varying opinions. The valuation problem is far from academic: In recent years some huge-scale frauds and near-frauds have been facilitated by derivatives trades. In the energy and electric utility sectors, for example, companies used derivatives and trading activities to report great "earnings"--until the roof fell in when they actually tried to convert the derivatives-related receivables on their balance sheets into cash. "Mark-to-market" then turned out to be truly "mark-to-myth." I can assure you that the marking errors in the derivatives business have not been symmetrical. Almost invariably, they have favored either the trader who was eyeing a multimillion-dollar bonus or the CEO who wanted to report impressive "earnings" (or both). The bonuses were paid, and the CEO profited from his options. Only much later did shareholders learn that the reported earnings were a sham Modificato da - gz on 3/3/2003 20:52:19

Bravi Agnelli per una volta - gz  

  By: GZ on Lunedì 03 Marzo 2003 13:05

Molti hanno detto male degli Agnelli (fatto salvo i giornali che loro controllano) nel momento di massima crisi Fiat, ma ora che mettono i loro soldi per salvarla silenzio A dire la verità la manovra Fiat-Ifi-Ifil è tremendamente complicata come intreccio di interessi e qui un inglese cerca di spiegare come funziona ad es tra i 100 e passa membri della famiglia Agnelli che devono decidere se sottoscrivere l'aumento di capitale. Le loro quote sono nella "GAC" un accomandita che ha una regola per decidere come liquidare chi non vuole partecipare a aumenti di capitale in Fiat e usa il valore di Ifi privilegio come parametro ecc... (forse è per questo che le privilegio sono così sacrificate ?...) La sostanza è però che la famiglia Agnelli nella persona di Umberto sta vendendo le attività che guadagnano come Ipi, Fiat Avio, Toro.. per mettere i suoi soldi e anche parecchi dentro l'Auto che invece perde una barca di quattrini. E dato che però sono decine gli Agnelli devono mettersi d'accordo perchè molti possono tirarsi indietro. Ma gli "Agnelli" intesi come il defunto Giovanni e Umberto stanno facendo qualche cosa come minimo di rischioso per loro pur di tenere in piedi Fiat Auto. E infatti i vari piani Colannino o Gnutti sono ora scomparsi nel silenzio da quando hanno visto che gli Agnelli sembrano fare sul serio riguardo all'auto. Gnutti e Colannino che sono gente di finanza (anche Colannino ha sempre ristrutturato dove c'era del grasso da scremare, ma non ha rimesso in piedi dei business) non avrebbero fatto niente del genere. ------------------------------- Breakingviews : Rob Cox ------------------ Fiat: Umberto Agnelli faces an unenviable task. Just days after the Italian industrial group founded by his grandfather reported E4.3bn in losses, he must convince more than 130 relatives to fork over cash to bring Fiat back into the black. The family members are meeting Monday under the aegis of Giovanni Agnelli & Co. (GAC), a private company that controls two other listed vehicles, Ifi and Ifil, which together own about a third of Fiat's shares. It is not an easy charge. Perhaps understandably, some Agnelli family members are wary of raising GAC's risk profile, which is increasingly the case as Fiat sells profitable assets to fix its Fiat Auto car business. A handful of them will surely not follow their money. So how will Agnelli assure the success of the fund-raising? Easy, he can take up the rights of those family members who do not participate in the capital increase. And there is an additional benefit to this for the newly appointed Fiat chairman - he could raise his stake in GAC from about 9%. That would allow him to consolidate control along with John Elkann, the heir and grandson of Gianni Agnelli, Umberto's recently deceased brother and former patriarch of the family. Here is how. GAC's bylaws stipulate a precise formula for determining net asset value. First, take its 60% stake in Exor - another private investment company owning real estate in Paris and the Chateau Margaux winery - which according to Lazard is worth about E450m. Add GAC's E8m of cash, the value of Ifi's listed preferred shares (E250m). That suggests GAC is worth about E710m. Deduct 25% for taxes, and the rights issue amounts to dilution of about 32%. That is the maximum that Agnelli could theoretically increase his stake. But there is a snag. The formula uses Ifi preference shares in determining GAC's value. Yet these trade at about a 40% discount to net asset value. Using Ifi's net asset value in the calculation reduces the dilution closer to 28%. This benefits Agnelli in two ways. Firstly, if he wants, and can afford, to increase his holdings in GAC, he can do so at near bargain prices. And if not, he has a good chance of persuading his relatives they would be leaving a fair bit on the table by not following their money. Modificato da - gz on 3/3/2003 12:7:53

Il Kuwait nel 1991 era un bicchiere d'ac - gz  

  By: GZ on Domenica 02 Marzo 2003 14:20

In confronto l'operazione del 1991 in Kuwait era come bere un bicchiere d'acqua: tutti erano d'accordo, lo scopo era limitato a ricacciare gli irakeni dal Kuwait senza toccare Saddam, non c'era l'uso probabile di armi chimiche o biologiche (per il motivo precedente) non c'era Al Qaeda con i suoi terroristi nascosti a Roma, Londra, New York. Questo è invece un conflitto tremendamente complesso altro che in TV e sui giornali con in prima pagina la settantaduesima o novantacinquesima dichiarazione del tizio Onu, dell'ispettore blix, del politico francese o inglese o russo o irakeno o noglobal. E' impressionante leggere invece cosa accade al confine con l'iraq e poi le trattative con 10 paesi arabi e 8 gruppi irakeni diversi Ci sono ora 230-250 mila soldati mentre al tempo del Kuwait nel 1991 erano 750 mila, ma dopo sei mesi di preparazione sono ora pronti a prendere un paese di 30 milioni di abitanti grande come la francia e con tuttora quasi un milione di soldati armati in qualche giorno. La Turchia non ha concesso il passaggio, per cui sono tutti accampati su un fazzoletto di terra in Kuwait e Qatar che sta per sprofondare dal peso di tutto l'equipaggiamento militare ammassato. Sono state costruite intere basi dal niente, sono arrivati centinaia di buldozer dall'america solo per quello, ci sono aereoporti nuovi di zecca per ogni sorta di aerei e elicotteri, ci sono i Predator, gli aerei automatici senza pilota che volano 20 ore al giorno a bassa quota filmando tutto sotto di loro, ma in grado di sparare missili come quelli con cui hanno fatto fuori due mesi fa alcuni capi di Al qaeda in auto nello Yemen. Per invitare gli irakeni a arrendersi ogni settimana vengono buttati centinaia di migliaia di volantini, effettuate trasmissioni televisive e radio pirata e messaggi su cellulare a tappeto, coordinati con gli irakeni in esilio. Nella base nato in ungheria ci sono 3 mila irakeni che si stanno addestrando per guidare le truppe e convincere i soldati irakeni a arrendersi. Secono altri ^reportage aumentano i disertori e molti ufficiali e soldati irakeni stanno preparando le bandiere bianche da tenere sempre a portata di mano #www.newsmax.com/showinsidecover.shtml?a=2003/2/28/151351^. Anche se non lo dicono e mettono le mani avanti dicendo: "... può durare qualche settimana..." in realtà l'aspettativa è che in tre giorni il 90% della resistenza sia finito e che l'unica incognita siano le armi chimiche. Questa è un operazione di un tipo mai tentato prima: l'attacco è fatto con pochi soldati (230 mila), ma completamente simultaneo, senza bombardare prima per giorni, ma colpendo di precisione dappertutto. Al tempo del Kuwait l'80% dei missili erano "ciechi", nel kosovo ancora un 40%, ora si calcola che quasi il 90% sia guidato sull'obiettivo dal sistema del satellite-arerei spia-comandos sul terreno. In Afganistan c'erano 5-6 mila soldati e hanno preso un paese di 18 milioni di abitanti in 20 giorni con l'aiuto di una milizia (alleanza del nord) locale. Qua ora con 200-250 mila uomini (e l'aiuto un poco confuso di 80 mila kurdi) cercano di prendere il secondo paese del medio oriente (e tuttora piuttosto armato) in una settimana, contro un dittatore che da 20 anni ha combattutto con tutti e speso tutto il petrolio del paese in armi di tutti i generi, che ha ammassato gas nervino, virus e germi vari e può spararli con qualche missiile. Se poi uno pensa a: - le trattative con tutti i gruppi irakeni in esilio, le tre organizzazioni degli sciiti irakeni che sono il 60% del paese, - con l'Iran che organizza e protegge questi sciiti (stessa religione contro i sunniti come Saddam), - con le due organizzazioni di kurdi nel nord con 80-90 mila soldati, - con l'Iraq National Congress a Londra con centinaia di ufficiali scappati negli ultimi 10 anni, - con i turchi che vogliono rispolverare il trattato di Losanna del 1920 per farsi dare alcuni pozzi di petrolio e che vogliono impedire ai kurdi di avere troppo spazio - con l'Arabia saudita che secondo alcuni report ora tenta un avvicinamento in extremis temendo il successo dell'operazione - con la Giordania che vuole avere un ruolo nel post-saddam ecc.. E poi la Nato e l'ONU con l'Asse Berlino-Parigi-Mosca-Pechino che si oppone con tutte le forze al rovesciamento di Saddam. E poi l'opinione pubblica degli alleati come Blair e Aznar che se vedesse più di 10 giorni di combattimenti e troppe vittime su CNN li metterà in crisi E' un impresa tremendamente complicata e rischiosa, per cui anche l'impatto sarà proporzionale ----------------------------------------------------- washingtonpost.com 'A War of Bridges' 225,000 U.S. and British Troops Are Now Within Striking Distance By Susan B. Glasser and Vernon Loeb Washington Post Foreign Service Sunday, March 2, 2003 IN NORTHERN KUWAIT -- Along Highway 80, the main road heading into Iraq, sand berms, concertina wire and guard posts surrounding military bivouacs stretch across the bleak Kuwaiti desert almost as far as the eye can see. What once were scattered outposts have multiplied and expanded so much that they have nearly converged into a single tent city, a still-building force representing U.S. military might poised to attack. As diplomacy heads into its final chapter at the United Nations, U.S. officers here say the Bush administration has amassed enough forces around Iraq to march on President Saddam Hussein whenever the order comes. While the focus at U.N. headquarters in New York is on disarmament and Iraqi cooperation with weapons inspectors, the focus in the Persian Gulf region is on fine-tuning the growing U.S. military machine and getting ready for a war that appears increasingly imminent. "We're ready," said Maj. Gen. Buford C. Blount III, commander of the Army's 3rd Infantry Division, one of the major units here in Kuwait. "We've got everything we need. We're just waiting on the word, the decision from the president on whether we're going to do anything." From F-15 pilots roaring off runways in Qatar to sailors preparing Tomahawk missiles aboard ships in the Persian Gulf and eastern Mediterranean, from the crews of advanced B-2 bombers on Diego Garcia in the Indian Ocean to M1 Abrams tank drivers practicing here in the Kuwaiti desert, more than 200,000 U.S. troops and another 25,000 Britons have deployed within striking distance of Iraq. U.S. planes assigned to the campaign fly out of 30 bases in a half-dozen countries. Five aircraft carrier battle groups have been dispatched to the region. And another is on the way. The 101st Airborne Division with its shrink-wrapped helicopters plans to arrive in Kuwait by the middle of this week, while the 4th Infantry Division and other U.S. forces await final word from the Turkish parliament before deploying along Iraq's northern frontier. The impact of a vote in Turkey on Saturday rejecting the U.S. request to use the country was unclear. Even once it reaches its peak in the next week or two, the force here will represent less than half of the three-quarters of a million U.S. and allied troops who gathered for Operation Desert Storm in 1991 to expel Iraqi troops occupying Kuwait. U.S. commanders believe that with the advancement of technology and the experience of 1991, they will be able to focus more firepower more accurately and lethally than ever before. "There are sufficient forces in place to do whatever the president asks them to do and they're certainly trained and ready," said Army Col. Rick Thomas, chief spokesman for the U.S. ground forces in Kuwait. A month ago, the bustling town dubbed Camp Ripper did not exist here in northern Kuwait. Now it has hot showers, Internet hookups, plywood-floored tents with electricity, hot meal service twice a day and a camp PX with two-hour lines for cigarettes and junk food -- and 8,000 heavily armed residents. "When we got here, there wasn't nothing but nothing," said Cpl. Byron Woods, 31, who served in the infantry during the Persian Gulf War and has returned as a Marine communications specialist. "The last time we were here," recalled Gunnery Sgt. Nick Hentges, another Gulf War veteran, "the infantry was living in holes. We didn't have any of this." Hentges, logistics chief for the 3rd Battalion, 7th Regiment of the 1st Marine Division, is essentially responsible for getting 1,000 Marines into Iraq with everything they need to fight. "Beans, bullets and Band-Aids," he summarized. The other day he surveyed the desert parking lot of trucks, a field of antennas planted as if they were a crop. His wife had to mail him two 42-cup coffee makers from California. When hats were in short supply, she bought 10 in each size and sent them to Kuwait as well. By now, more than 110,000 U.S. troops and 18,000 British troops have arrived in Kuwait, jostling for room in a nation of only 6,880 square miles. The Kuwaiti government has cordoned off the northern half of the country as a military reservation, but even that does not seem enough. In the south, outside that zone, Camp Arifjan, the main supply base, has seen its population surge to 12,000 in recent days; a highway that was not there two weeks ago now leads into the secure fortress. The U.S. ground forces in Kuwait divide about evenly between Army and Marines, but all will fight under a single commander, Army Lt. Gen. David D. McKiernan. The Marines, who expect to be among the "breaching forces" that launch into Iraqi defenses, have about 55,000 men and women here with another 8,000 due in the days ahead, organized under the 1st Marine Expeditionary Force. Unlike in 1991, when a sizeable force of Marines remained on ships in the Persian Gulf in a bluff to make Iraqis fear an amphibious assault, most Marines have come ashore, including the Amphibious Task Force East from Camp Lejeune, N.C., and Amphibious Task Force West from Camp Pendleton, Calif. At the moment, just the 24th Marine Expeditionary Unit, also from Camp Lejeune, with 2,300 Marines, remains afloat in the eastern Mediterranean. Camped alongside the Marines in Kuwait is the Army's 3rd Infantry Division, a mechanized unit with about 21,000 soldiers and hundreds of tanks and armored vehicles. Under a different name, it executed the famous left-hook advance into southern Iraq during Desert Storm. Like other Army units arriving in the region, it will be commanded by the 5th Corps headquarters from Germany, which itself has dozens of aviation and combat support units here. 'A War of Bridges' "Lay ho! Heave!" "Shake it, shake it, shake it!" "Toward the gap!" Two dozen sweaty, panting Marine engineers lifted, shoved and forced massive aluminum girders into place, piece by piece. Anchored by a heavy support structure, a long, thin section stretched across a 50-yard ravine until it hit ground on the other side, then the skeleton of a bridge was rolled across. From pallets of parts to full-fledged bridge, it took Alpha Platoon one hour and 59 minutes, giving them victory in a training contest in the Kuwaiti desert. "This is what we call brute-force engineering," said Lt. Col. Rick Nelson, commander of the 8th Engineer Support Battalion. "It's all about muscle, lift, coordination." It is also about winning a war. Long a staple of the U.S. military, combat engineers could prove a critical part of any stab into Iraq, through which the Tigris and Euphrates rivers flow. If Hussein blows up dams as U.S. intelligence predicts he might, it will fall to units such as Nelson's to keep the invasion force moving toward Baghdad. A bridge put up in two hours can hold a 70-ton tank. "This is going to be a war of bridges," predicted Lt. Thomas Tragesser, 32, who led the winning platoon. Among the tens of thousands of troops here are specialized units gearing up for challenges that might face them in the Iraqi desert. Hundreds of bulldozers have been shipped in to knock down sand berms. Chemical and biological specialists have set up detection equipment throughout the region. Military police are bracing for mass surrenders. Many forces en route also bring with them specialties that give a clue about how the military expects to wage the war. The 101st Airborne Division, with 20,000 soldiers and more than 200 helicopter gunships and transport helicopters, could play a lead role in any assault by virtue of its speed and ability to strike from the air. Other forces trained in parachute jumps could be used to capture Iraqi air bases or seize oil fields. The 82nd Airborne Division's 2nd Brigade is in Kuwait and the 173rd Airborne Brigade, based in Vincenza, Italy, has received a deployment order. The Army is also dispatching 10,000 soldiers from the 3rd Armored Cavalry Regiment, a lethal, fast-moving unit equipped with M1 Abrams tanks, M2A3 Bradley Fighting Vehicles and AH-64 Apache helicopters. While it remains unclear where the unit is heading, the regiment belongs to the Army's 3rd Corps, just as the 4th Infantry Division does, leading some analysts to conclude it will be part of an invasion force out of Turkey. After successes in Afghanistan, military commanders plan to rely heavily on special operations units such as the Army Special Forces and Navy SEALs to take out key targets and search for nuclear, chemical or biological weapons. Even the Marines are establishing their largest force reconnaissance unit ever to take on some of those specialized missions, said Capt. David T. Romley, a Marine spokesman. "This campaign is going to be fought a different way," said retired Army Col. Robert Killebrew. "Desert Storm was fought a lot on the Warsaw Pact model of war while this war will be fought on a new model, and that new model uses special forces a lot more." Eye on the Battlefield On a still-peaceful night at a secret base in the Persian Gulf region, Lt. Col. Gary Fabricius prepared for another mission, a complicated task considering the modest size of the aircraft he was about to launch. Fabricius is the squadron commander in charge of sending aloft the Air Force's favorite new weapon over southern Iraq, the unmanned Predator spy plane. The $3.2 million high-tech drone looks like a baby plane, barely twice a person's height in length and light enough that it can be pushed around the tarmac by two maintenance workers. For nearly 20 hours a day, the Predators buzz over enemy territory beaming back intelligence. Armed with Hellfire missiles, they can also attack, as a CIA-operated drone did last fall when it destroyed a vehicle carrying six suspected al Qaeda activists in Yemen. But the Predator might be used in a war against Iraq for its most critical role, giving real-time pictures of an unfolding battlefield. "The leadership loves the real-time video," said Fabricius. "We're the eyes over the battle space for the commanders." He and his team of pilots, sensor operators and communications specialists are studying possible targets in Iraq. "Our major role is to sanitize the battlefield," said Service Airman Medric Jones. "We will need to make sure our own guys aren't walking into danger." The Predator is part of an aerial armada in the region, including AWACS airborne command aircraft, EC-130 electronic combat aircraft, F-16C/J fighters with HARM missiles and F-15C fighter jets. Altogether, the United States has 700 Air Force and Navy airplanes in the region and 200 Marine planes, with another 150 from the Air Force on the way. The air campaign will be commanded from a computer center at Prince Sultan air base in Saudi Arabia overseeing aircraft flying out of 30 bases in Turkey, Kuwait, Qatar, Oman, the United Arab Emirates and Diego Garcia. B-2 stealth bombers and F-117 stealth fighters would fly the leading edge of an air attack. While the F-117s were among the first to attack Baghdad during the Gulf War, the B-2 bombers were not deployed in combat until Kosovo in 1999. The B-2s will operate out of Diego Garcia, possibly Britain and maybe even their home base in Missouri, refueling en route. The F-117s will fly out of Qatar, according to the Air Force. The Air Force, with 27,000 troops in the region, has also deployed B-1B bombers, which can carry even bigger payloads, and will send elements of two B-52 bomber wings. Complementing the Air Force attack would be the Navy's 5th and 6th Fleets, which now have 70,000 personnel in the region as well as five aircraft carriers and 40 other warships and submarines. The USS Harry S. Truman, the newest carrier in the fleet, and the USS Theodore Roosevelt are in the eastern Mediterranean, while the USS Constellation, USS Abraham Lincoln and USS Kitty Hawk are in the Persian Gulf. The USS Nimitz will sail Monday from San Diego, officially to replace the Lincoln in April, although commanders could keep six carriers here for a while. Each carrier has about 50 strike aircraft; the Lincoln hosts the first dozen F/A-18E Super Hornets, with a longer range and bigger payload. "Four, five, six carriers give you the ability to sustain the campaign 24 hours a day," said a retired Navy officer who asked not to be named. "I would anticipate everything would be flying. Modificato da - gz on 3/2/2003 15:19:7

INDIA - gz  

  By: GZ on Domenica 02 Marzo 2003 13:38

Al mondo non c'è niente di assoluto (salvo la mamma o la morte). Stavo pensando a una causa civile che che mi dura da sette anni quando ho letto questo pezzo da incorniciare sul sistema giudiziario indiano. L'articolo parte dal caso di un uomo che nel 1963 aveva evaso la dogana e che ora a 84 anni è stato di nuovo portato in tribunale perchè un giudice ha cambiato idea su una sentenza precedente di assoluzione per questo disgraziato. Più in generale in India: - il 73% dei carcerati sono in attesa di giudizio - solo il 9% degli arrestati per casi penali viene poi condannato, cioè il 91% viene assolto o comunque liberato per qualche motivo - ci sono 23 milioni di processi arretrati in tutta l'india - nei casi civili ad es di bancarotta 1/3 durano più di 20 anni e il 60% durano più di 10 anni. - è comune trovare oggi processi ancora in corso iniziati negli anni '50 e '60. Queste sono cose che non appaionono nelle statistiche economiche, ma da tenere in mente pensando a investimenti all'estero (nonchè in generale per mantenere una prospettiva sul mondo e ricordarsi che è sempre possibile peggiorare) -------------------------------------------------------- -In India's Creaky Court System, Some Wait Decades for Justice 82-Year-Old Man Still Fighting Charges Dating to 1963 Washington Post Foreign Service Sunday, March 2, 2003; Page A27 NEW DELHI -- As criminal offenses go, the charge that landed Kedar Nath Gupta in a dingy municipal courtroom last month was a minor one, involving allegations that Gupta and three accomplices had conspired to evade customs duties on thousands of imported watches and other items. There was, however, a complication. The case dates to 1963. That was when Gupta, then 42, was arrested on suspicion of violating the Customs Act. In the four decades since, his three co-defendants have all died, along with his original lawyer and, presumably, many if not most of the 88 witnesses named in the original case. Gupta, who says he is innocent, is now 82 and suffered a minor stroke last year. But the plodding elephant of Indian justice apparently knows no time limits. "There should be rigorous imprisonment," Satish Aggarwala, the prosecutor in the case, said in an interview before last month's court proceeding. "Why shouldn't he be sent to jail? He was involved in an economic offense." Such is the pace of justice in India, where the legal needs of more than a billion people are bumping against the limitations of a chaotic, overburdened court system that is at once a proud and decrepit legacy of British rule. The limitations are most apparent in an epic backlog of cases -- 23.5 million at last count, according to the South Asia Human Rights Documentation Center -- that has slowed the pace of judicial proceedings to a crawl. The main reason for the backlog, Indian and foreign experts agree, is a mismatch of resources and needs. According to the World Bank and other sources, India has just 13 judges for every 1 million people, compared with between 41 and 107 judges per million in Australia, Britain, Canada and the United States. Other problems include "under-equipped courts . . . cumbersome court procedures, perverse incentives to prolong litigation and a vast body of nontransparent laws . . . many of them archaic and serving no purpose," according to a 2000 World Bank study. Even routine commercial matters can drag on for years. A survey cited in the study, for example, found that 59 percent of corporate liquidation proceedings in state high courts took more than 10 years; 32 percent took more than 20 years. Some civil and criminal cases have been pending in Indian courts since the early 1950s. The inefficiencies are particularly glaring in the realm of criminal justice. Because of judicial delays, 73 percent of the country's jail population is made up of people on trial or awaiting trial, according to a report last year by India's Parliamentary Standing Committee on Home Affairs. Yet the rate of conviction for serious crimes is less than 7 percent -- which means that 93 percent of those arrested on serious charges ultimately go free. As a result, said V.S. Malimath, a former chief justice in the state of Kerala who chairs a national commission charged with streamlining criminal justice procedures, "crime is becoming a profitable business for many people, and their fear of law enforcement is diminishing." Among other remedies, Malimath said, the commission is considering a proposal to introduce plea bargaining, an alien concept in Indian courts that would help cut down on the number of trials. The panel is due to present its findings at the end of the month. It would hardly be the first such attempt to address the problem of "judicial arrears." In 1999, for example, Parliament passed a civil procedure act that sought to reduce court workloads by limiting opportunities for appeal and providing for mandatory arbitration in certain types of cases. State governments have set up hundreds of special "fast-track" courts to work through the backlog of criminal cases. The status of cases pending before some higher-level courts can now be tracked on the Internet. "If you go into the history of backlog, it has been there since the time of Greek and Roman empires," said M. Jagannatha Rao, a former Supreme Court justice who chairs India's law commission. "Every country is bothered about the increases in litigation. It's not peculiar to India." But the challenge is particularly acute in India because of the decentralized nature of the court system, which is largely administered by the country's 28 states. Many states have serious budget problems and have resisted federal directives to hire more judges and upgrade their facilities, legal experts say. One consequence is monumental delay. As described in old court documents, the case that landed Gupta in court last month began when customs agents uncovered a smuggling scheme involving the Polish Embassy here. It seems that certain individuals -- whether they were employed by the embassy is unclear -- were using the embassy's postal address to evade customs duties on the import of consumer goods such as jewelry and watches. (Embassies are exempt from such levies.) Eventually, the agents tracked one shipment to an apartment, where, on April 20, 1963, they arrested Gupta and two other men, according to the government's version of events. A fourth man, described by prosecutors as "the brain behind the whole conspiracy," was arrested several months later in Bombay. Gupta declined to speak to a reporter. But his attorney, Ajay Digpaul, disputed the government's account. He said that Gupta was not in the apartment at the time of the raid and that the agents' statements to that effect were "a fabrication." In fact, Digpaul said, Gupta was not arrested until several days after the raid, and then only on the basis of additional false statements by the "co-accused." In any event, Gupta was freed the same day on bail and resumed his career as a small-time trader of electronics and other goods. The case moved slowly. It wasn't until 1972 that Gupta and the other men were formally charged. Then, in 1982, a judge dismissed charges against two of Gupta's co-defendants, citing insufficient evidence. A year later, another judge dismissed the charges against Gupta, and he and his family assumed they had heard the last of the matter, according to Digpaul. But though the case was then 20 years old, the Customs Department was unwilling to let the matter drop, and appealed the judge's decision to the Delhi High Court. Another 18 years passed. Finally, on April 20, 2001 -- 38 years to the day after the customs raid -- the High Court ruled that the lower court had erred in dismissing the charges against Gupta. It ordered the case against him reinstated. Gupta was never informed of the appeal or of the High Court decision, according to Digpaul and family members, and was therefore flabbergasted when he learned of its outcome just last month. "A summons is being issued after 40 years?" said one of his sons, a 46-year-old businessman who accompanied his father to last month's hearing and asked not to be named. "Our whole world has turned upside down." Unlike the deliberations it followed, the hearing itself was mercifully short. Gupta, a frail, grizzled man in a gray wool scarf, wore a bewildered expression as he shuffled to the front of the courtroom. In a colloquy with Magistrate V.K. Maheshwari, Aggarwala, the prosecutor, seemed to soften toward the accused. He suggested that he might be willing to forgo the trouble and expense of a trial if Gupta were to plead guilty and agree to a fine. But Maheshwari cut him off. "In India there is no plea-bargaining," he said, and set a trial date for Tuesday. Modificato da - gz on 3/2/2003 12:52:21

Che i Treasury bond sappiano qualche cosa ? - gz  

  By: GZ on Venerdì 28 Febbraio 2003 22:16

Che i Treasury bond sappiano qualche cosa ? Sono usciti per due giorni di fila dati economici discreti (si potrebbe persino dire buoni visto che il Pil americano che doveva essere +0.7% è uscito a +1.4% per l'ultimo trimestre, che non è poco) e invece i Bond salgono in verticale accellerando in serata con uno dei balzi più grossi degli ultimi mesi Probabilmente molti operatori nel dubbio e nell'attesa - non comprano nè vendono le borse (i volumi da 3 settimane sono minimi), - l'oro lo lasciano stare perchè hanno visto che le banche centrali lo stanno vendendo pesantemente, - per le valute comprano solo l'australiano e canadese, per il resto yen, euro e swiss sono anche loro a zig-zag da due mesi - e allora si riempiono di bonds perchè sentono che la guerra è imminente. Guardando il calendario onu-ispettori-turchia-alleati ecc... non dovrebbe essere prima di 2-3 settimane ma potrebbe essere prima guardando ai bonds Modificato da - gz on 2/28/2003 21:20:49

Banche tedesche - gz  

  By: GZ on Venerdì 28 Febbraio 2003 15:15

In germania si parla di nazionalizzazione strisciante delle tre maggiori banche, HVB, Commerzbank e Dresdner, che è parte di Allianz. Siamo al punto in cui queste tre banche, equivalenti a Intesa, Unicredito e BNL in italia come peso rischiano il crac. D'altra parte come nota Breakingviews in scandinavia c'è stata una situazione simile nei primi anni '90 e anche in america con le casse di risparmio e un salvataggio fatto con intelligenza può funzionare. Un vero segnale d'acquisto per le borse europee sarebbe se i tedeschi trovassero una soluzione a questre tre mega banche che hanno perso in borsa il 90% (vedi sotto Commerzbank). D'altra parte se il governo trova una sol uzione elegante per non farle fallire è chiaro che raddoppiano da qui: Commerzbank da 43 è scesa a 5.8 euro... ------------------------- The German government is thought to be assessing the options for possible involvement in supporting the country’s banks. Chancellor Gerhard Schroeder last week met senior executives from Germany’s largest banks. Participants at this meeting are understood to have raised the question of how any potential government bail-out might work. 28 FEB 2003 12:21 The Swedish model German banks: Much has been made of the leaked idea for setting up a "bad bank" to handle Germany's banking crisis. How should the government respond? The crisis primarily afflicts three big private sector banks: HVB, Commerzbank and Dresdner, which is part of Allianz. Most of the other major lenders are already owned by the state. On the basis of published data, none of the Big Three is close to the brink yet. But growing losses are eating fast into their capital. In considering how to handle any putative collapse, the state must decide between three options. These are: to do nothing; to avert matters by dripping in support on an ad hoc basis; or to implement a fully worked-through bail-out. The first is probably too risky. The government would almost certainly not want a major bank go under. But it would be unwise to rely on others to bail out a failing institution. Shares in HVB and Commerzbank have collapsed, suggesting their own investors would be reluctant to help. Meanwhile potential strategic investors - Deutsche Bank and Munich Re - have made it clear they are unwilling to participate in a rescue. The second - dripping in aid on an ad hoc basis - would certainly reduce the chance of a smash. But as the Japanese experience has shown, this might have a less desirable knock-on effect. This would be to encourage banks to hide problems rather than confront them. A decade on, Japan's banks are still in dire straits. Indeed, their problems have mushroomed. The last option is certainly the most politically unpalatable for the government. It means visibly intervening to bail out troubled institutions. But in extremis, it would almost certainly be the least-worst option. At root, the "bad bank" approach would mean exchanging debt guarantees in return for shares in troubled banks. In a worst case, this could result in nationalization. The state would effectively sell off the "good bit" (the shares in the cleaned bank) and use the proceeds to finance the guarantee. This is what happened in Scandinavia in the early 1990s. And Scandinavian banks are now in infinitely better health than their Japanese counterparts. The unpalatable bit for the government is that this approach would require it to put cash on the table up-front - in the hope of recouping something later. Given the scale of Germany's budget deficit problems, this is not a jolly prospect. Of course, it is still possible that Germany's banking problems can be resolved without state intervention. But that can no longer be taken for granted. And if Berlin does get involved, it is to be hoped that the authorities will choose to emulate the Scandinavian, rather than the Japanese, approach. The latter looks the ideal recipe for prolonging and deepening the agony. Author: Jonathan Ford Edited by - gz on 2/28/2003 21:7:2

Gli Acquisti sono Extra-Borsa - gz  

  By: GZ on Venerdì 28 Febbraio 2003 11:43

Riprendo il filo del discorso visto che oggi hanno sospeso IPI e Risanamento Napoli (venduta la prima alla seconda). Sono state acquisite, oggetto di OPA o altro più società negli ultimi 10 mesi che negli ultimi 5 anni. E questo trend continua perchè in borsa i valori restano bassi per motivi generali (postumi della bolla, psicologia danneggiata del pubblico per chissà quanti anni, guerra e terrorismo incombenti...). Ma sulle singole società, visto che sono a sconto o a valori di saldo si fanno affari, o meglio chi ha soldi le porta fuori dalla borsa dove non sono valutare correttamente e le compra. Oggi è toccato a IPI e Risanamento Napoli. IPI è l'ultimo titolo che ho suggerito il 24 con una analisi economica e Risanamento Napoli lo menzionavo qui tra i candidati a essere acquisiti tre giorni fa. (vedi il post del 24 qui sotto in questo stesso topic: "...senza contare quelle più piccole che non consco bene in termini di controllo come Risanamento Napoli..."). Ma non è finita qui. Fino a quando le borse restano a questi livelli gli "Acquisti" arrivano ma su società specifiche per acquisirle. E' qui che ci si deve concentrare Modificato da - gz on 2/28/2003 21:22:25

L'importanza di sapere le lingue - gz  

  By: GZ on Giovedì 27 Febbraio 2003 20:47

L'importanza di sapere le lingue Oggi si sono accorti in borsa che su questo sito affiliata a Al Qaeda da lunedì sera c'è una minaccia : "... il treno della morte è partito... entro 10 giorni ... ....nessuno potrà fermare i suoi passeggeri.." Se sono di parola ci sono ancora sette giorni per questo treno della morte (sempre poetici questi amici) ----------------------------------------------------- The writer said it is a "little more than 10 or less until we hear the cry announcing to us the good tidings of Allah's victory [coming] by the hands of our brethren, the jihad fighters. This is a serious matter and not a joke." "The operations have already been set," the pronouncement says, "and the lions have taken their positions and everything is complete. They are only waiting for permission from the heroic commander." MEMRI said the website is registered to Paris-based "AlFajr," and its technical contact is listed as DomainValet Support Department, located in Bellevue, Wash. The following is the main part of the exhortation: "Allah Akbar [Allah is the greatest], Allah Akbar. Here is victory appearing in the horizon. "Allah Akbar, here is the dawn of Islam that has arrived to bring an end to the night of unbelief, collaboration [with foreign powers] and hypocrisy. "Allah Akbar, die with your anger, oh herds of error. Allah Akbar, die with your wrath, oh gangs of [unjust Muslim] rulers. Allah Akbar, oh slaves: All of you are big slaves and small slaves, you and your masters. "Your shrouds are woven with gun powder and smoke, and your coffins are shells of fire and spearheads. "There is no rescue, nor escaping the earth, with all of its width and length [it] belongs to our Lord, the skies and their horizons belong to our Lord. You have nothing, oh slaves of the cross and slaves of the Dirham and Dinnar [currency used in the Arab world]. "Allah is our ally and you have no ally. Our dead go to Paradise and yours go to Hell, and how bad is their fate. "Allah Akbar. It is Paradise, a paradise as wide as the whole skies and earth. Rejoice, oh lovers of the Hur [i.e., the black-eyed virgins of Paradise] and the gardens [of Paradise] "Allah Akbar, it is the clear victory and the great triumph [promised by Allah]. By Allah, if you knew what I know, you would laugh much and you would go to your trenches crying with extreme joy, while you carry your arms. "Allah Akbar, here are the heroic soldiers of the truth. They have taken their positions and raised their swords and they shielded themselves with the protection and support of Allah. "Allah Akbar. Here are the lions ready to set out, waiting to hear the [battle cry] "Allah Akbar" coming from their commander, to assault with speed, with the heat of a volcano, and the bombardment of thunders. "Allah Akbar, how long was the dark night, its darkness will no longer besiege us. "Oh the raiders for Allah, hurry on your way to crush this unbelief, oh the raiders for Allah. "Allah Akbar, oh the people of Islamic lands, your brethren have left to encounter the enemy with firm resolve and conviction of victory, Allah willing. "You should offer supplications. Continue with [supplications] and do not stop. Do not stop asking Allah's forgiveness and recite his name, so that victory should come from him. "Oh lions of Islam, may our appointed time be tonight and every night in the prayer niches of the Exalted One so that we align our feet before Allah, he who has all power, kingship, and greatness. "We beseech him and humble ourselves before him and implore him to direct the coming blows [right to the targets] and to protect our brethren who went out to meet the enemy inside his own home [country]. "You, our brethren, be firm and keep the path and hide in waiting and prostration [as in prayer] for it is only a matter of a few days, a little more than 10 or less until we hear the cry announcing to us the good tidings of Allah's victory [coming] by the hands of our brethren, the jihad fighters. This is a serious matter and not a joke. "The operations have already been set and the lions have taken their positions and everything is complete. They are only waiting for permission from the heroic commander. "Whatever the enemy may do, he will never be able, Allah willing, to thwart anything. The brigades for the main missions are ready. They are supported by their brethren, members of the supporting brigades and the reserve brigades. The alternative plans are ready. "Hence, whatever the enemy of Allah may do, he shall not be able to harm us, Allah willing. "The train of death is on its way. Its riders are steadfast. Nothing will stop them or turn them back, Allah willing, from the goal: Neither the bushes of the enemy nor his weeds, neither his reptiles [nor] his lizards will stop its progress. "There is no force or advancement, except from Allah, the All-Powerful ... . "It is only a matter of a few days so be patient. We will come out and announce to you the news of the great victory. "And so I repeat: supplications, supplications, supplications, supplications to Allah ... . "We implore Allah, to protect them [the jihad fighters] ... and to take away from them [the enemies'] hearing and sight. "Oh Allah, this is America ... destroy it and shake it and all who walk in its line and entrenches with it ... . There is no god but you, the exalted ... ." Modificato da - gz on 2/27/2003 21:8:31

Sono gli indici che muovonoi titoli non viceversa - gz  

  By: GZ on Giovedì 27 Febbraio 2003 19:01

Il petrolio ha toccato 40 dollari esatti cifra tonda mezzora fa E le borse hanno rimbalzato !? E l'oro ha ceduto con il dollaro che saliva ?! In parte è spiegato dalla banca del giappone che come un lupo si è inserita e ha azzannato lo yen (che vuole tenere basso) nel momento esatto in cui partiva un mega-programma di tradin sugli s&p e dax (andate a guardare il dollaro/yen) In parte sono i rumor che vengono usati da chi maneggia i programmi di trading che muovono gli indici Ma è una situazione estrema e insostenibile L'economia non può andare avanti con il petrolio a 40 $ quando la media degli ultimi 10 anni è sui 18 o 19 dollari. E le borse e in generale l'economia non può cuocere a fuoco lento ancora un mese con: gli ispettori che tornano-i missili da distruggere-il gas nervino-l'allarme arancio-giallo-la nuova mozione Onu-i pozzi che forse sono minati-la turchia che non da l'assenso Oggi persino la notizia che una divisione irakena si è mossa verso sud da badgad ha mosso il mercato. Figurarsi quando ci sarà una battaglia, a ogni città presa o persa cosa succede dei -10 o +10% ? Sta per arrivare una "soluzione" di qualche genere e di qualche segno piuttosto radicale Nel frattempo il mercato è mosso dagli indici, cioè gli indici non sono mossi dai singoli titoli come sarebbe logico, ma i movimenti giornalieri sono fatti solo da chi utilizza gli indici ignorando il singolo titolo vedi qui sotto la % di "Program Trading" cioè acquisti e vendite in blocco computerizzate di titoli del paniere del Dow Jones o S&P 100 (o Dax 30) che è salita ormai al 40% del totale Modificato da - gz on 2/27/2003 18:6:49

Il petrolio indica che manca poco - gz  

  By: GZ on Giovedì 27 Febbraio 2003 18:05

Il rumor di oggi era "pacifista" a dire la verità, era che Saddam distruggeva alcuni missili e di fonte egiziana, per cui è difficile dire bene cosa sia oggi a cui il mercato reagisce. Ma il petrolio greggio è andato da 35 dollari al barile a 39 dollari negli ultimi 4-5 giorni e da ieri è impazzito A mio avviso l'unica spiegazione è che lunedì o martedì può iniziare l'operazione in iraq E' un ragionamento e un informazione come un altro, soggetto a essere errato, ma ci sono diversi indizi che indicano che non si tratta più di 2 o 3 o 4 settimane, ma di qualche giorno Il petrolio è quasi allo stesso livello del 18-20 gennaio 1991 quando iniziò l'attacco e da due giorni è un mercato impazzito

Gli irakeni sono superflui - gz  

  By: GZ on Mercoledì 26 Febbraio 2003 21:34

....D'altra parte le manifestazioni contro la guerra diventano una specie di plebiscito a favore di Saddam e via discorrendo: ... alla gente interessi molto più la bega Sgarbi-Baudo piuttosto che materie ...inciderà sulla propria vita futura...E tutto questo per garantire profitti e altri divertissèment a qualche massone sopravvissuto a se stesso.... ----------------------------------------- Come ha detto il più famoso scrittore umoristico irakeno alla marcia della pace di Londra: "..I marciatori per la pace non sanno che l'unica marcia possibile sotto Saddam è quella dalla prigione al plotone di esecuzione ? " (Khalid Kishtaini, Iraq's most famous satirical writer, added his complaint. "Don't these marchers know that the only march possible in Iraq under Saddam Hussein is from the prison to the firing-squad?" ) La cosa strabiliante in italia è che benchè ci siano uno o due milioni di irakeni in esilio di cui molti in europa questi che sono i diretti interessati vengono evitati con cura sia nel dibattiti Tv che sui giornali, anche se non ci vorrebbe molto a invitarli o a tradurre i loro articoli. Sembrerebbe logico far parlare (o scrivere) questi disgraziati, in particolare quelli che hanno la possibilità di parlare senza vedersi sterminata la famiglia. Anche il fatto che di manifestazioni per la pace di Saddam NON ce ne siano state in NESSUN paese arabo (il massimo è stato 2mila persone a Damasco) dovrebbe incuriosire.... Ad ogni modo rimediamo qui. Amir Taheri è un dissidente irakeno a Londra, autore di libri e numerosi articoli. Assieme a altri irakeni in esilio ha cercato di partecipare alla marcia di londra per la pace con cartelli contro Saddam Hussein e foto di massacri compiuti dal regime. Qui racconta cosa è successo e come agli irakeni dissidenti (che a Londra sono molto numerosi) sia stato impedito di manifestare. Tutti i cartelli e gli slogan dovevano essere approvati prima e quelli degli irakeni dissidenti non sono stati ammessi. Gli hanno anche confiscato le foto dei massacri di Saddam per lasciarli stare nella piazza (!) (e poi si offendono se sentono dire che lavorano per saddam...) Fadel Sultani, il presidente della National Association degli scrittori irakeni, avrebbe voluto dire ai marciatori che grazie a loro Saddam era incoraggiato nella repressione. La domanda che ha cercato di porgli è : "...non si rendono conto che l' oppressione, la tortura e il massacro di civili innocenti innocenti è "GUERRA" ? Come è possibile manifestare contro una guerra che libererebbe gli irakeni dall' oppressione e non manifestare contro le guerre condotte da Saddam contro il suo popolo in 25 anni ?" ("I had a few questions for the marchers," Sultani said. "Did they not realize that oppression, torture and massacre of innocent civilians are also forms of war? Are the antiwar marchers only against a war that would liberate Iraq, or do they also oppose the war Saddam has been waging against our people for a generation?" ..) ------------- ^www.nationalreview.com #www.nationalreview.com^-------------------------------February 26, 2003, 10:00 a.m. Voice of Iraqis Why don’t antiwar types want to hear them? By Amir Taheri Could I have the microphone for one minute to tell the people about my life?" asked the Iraqi grandmother. I spent part of a recent Saturday with the so-called "antiwar" marchers in London in the company of some Iraqi friends. Our aim had been to persuade the organizers to let at least one Iraqi voice to be heard. Soon, however, it became clear that the organizers were as anxious to stifle the voice of the Iraqis in exile as was Saddam Hussein in Iraq. The Iraqis had come with placards reading "Freedom for Iraq" and "American rule, a hundred thousand times better than Takriti tyranny!" But the tough guys who supervised the march would have none of that. Only official placards, manufactured in thousands and distributed among the "spontaneous" marchers, were allowed. These read "Bush and Blair, baby-killers," " Not in my name," "Freedom for Palestine," and "Indict Bush and Sharon." Not one placard demanded that Saddam should disarm to avoid war. The goons also confiscated photographs showing the tragedy of Halabja, the Kurdish town where Saddam's forces gassed 5,000 people to death in 1988. We managed to reach some of the stars of the show, including Reverend Jesse Jackson, the self-styled champion of American civil rights. One of our group, Salima Kazim, an Iraqi grandmother, managed to attract the reverend's attention and told him how Saddam Hussein had murdered her three sons because they had been dissidents in the Baath Party; and how one of her grandsons had died in the war Saddam had launched against Kuwait in 1990. "Could I have the microphone for one minute to tell the people about my life?" 78-year-old Salima demanded. The reverend was not pleased. "Today is not about Saddam Hussein," he snapped. "Today is about Bush and Blair and the massacre they plan in Iraq." Salima had to beat a retreat, with all of us following, as the reverend's gorillas closed in to protect his holiness. We next spotted former film star Glenda Jackson, apparently manning a stand where "antiwar" characters could sign up to become "human shields" to protect Saddam's military installations against American air attacks. "These people are mad," said Awad Nasser, one of Iraq's most famous modernist poets. "They are actually signing up to sacrifice their lives to protect a tyrant's death machine." The former film star, now a Labor party member of parliament, had no time for "side issues" such as the 1.2 million Iraqis, Iranians, and Kuwaitis who have died as a result of Saddam's various wars. We thought we might have a better chance with Charles Kennedy, a boyish-looking, red-headed Scot who leads the misnamed Liberal Democrat party. But he, too, had no time for "complex issues" that could not be raised at a mass rally. "The point of what we are doing here is to tell the American and British governments that we are against war," he pontificated. "There will be ample time for other issues." But was it not amazing that there could be a rally about Iraq without any mention of what Saddam and his regime have done over almost three decades? Just a little hint, perhaps, that Saddam was still murdering people in his Qasr al-Nayhayah (Palace of the End) prison, and that as the Westerners marched, Iraqis continued to die? Not a chance. We then ran into Tony Benn, a leftist septuagenarian who has recycled himself as a television reporter to interview Saddam in Baghdad. But we knew there was no point in talking to him. The previous night he had appeared on TV to tell the Brits that his friend Saddam was standing for "the little people" against "hegemonistic America." "Are these people ignorant, or are they blinded by hatred of the United States?" Nasser the poet demanded. The Iraqis would had much to tell the "antiwar" marchers, had they had a chance to speak. Fadel Sultani, president of the National Association of Iraqi authors, would have told the marchers that their action would encourage Saddam to intensify his repression. "I had a few questions for the marchers," Sultani said. "Did they not realize that oppression, torture and massacre of innocent civilians are also forms of war? Are the antiwar marchers only against a war that would liberate Iraq, or do they also oppose the war Saddam has been waging against our people for a generation?" Sultani could have told the peaceniks how Saddam's henchmen killed dissident poets and writers by pushing page after page of forbidden books down their throats until they choked. Hashem al-Iqabi, one of Iraq's leading writers and intellectuals, had hoped the marchers would mention the fact that Saddam had driven almost four million Iraqis out of their homes and razed more than 6,000 villages to the ground. "The death and destruction caused by Saddam in our land is the worst since Nebuchadnezzar," he said. "These prosperous, peaceful, and fat Europeans are marching in support of evil incarnate." He said that, watching the march, he felt Nazism was "alive and well and flexing its muscles in Hyde Park." Abdel-Majid Khoi, son of the late Grand Ayatollah Khoi, Iraq's foremost religious leader for almost 40 years, spoke of the "deep moral pain" he feels when hearing the so-called " antiwar" discourse. "The Iraqi nation is like a man who is kept captive and tortured by a gang of thugs," Khoi said. "The proper moral position is to fly to help that man liberate himself and bring the torturers to book. But what we witness in the West is the opposite: support for the torturers and total contempt for the victim." Khoi said he would say ahlan wasahlan (welcome) to anyone who would liberate Iraq. "When you are being tortured to death you are not fussy about who will save you," he said. Ismail Qaderi, a former Baathist official but now a dissident, wanted to tell the marchers how Saddam systematically destroyed even his own party, starting by murdering all but one of its 16 original leaders. "Those who see Saddam as a symbol of socialism, progress, and secularism in the Arab world must be mad," he said. Khalid Kishtaini, Iraq's most famous satirical writer, added his complaint. "Don't these marchers know that the only march possible in Iraq under Saddam Hussein is from the prison to the firing-squad?" he asked. "The Western marchers behave as if the US wanted to invade Switzerland, not Iraq under Saddam Hussein." With all doors shutting in our faces we decided to drop out of the show and watch the political zoology of the march from the sidelines. Who were these people who felt such hatred of their democratic governments and such intense self-loathing? There were the usual suspects: the remnants of the Left, from Stalinists and Trotskyites to caviar socialists. There were the pro-abortionists, the anti-GM food crowd, the anti-capital-punishment militants, the black-rights gurus, the anti-Semites, the "burn Israel" lobby, the "Bush-didn't-win-Florida" zealots, the unilateral disarmers, the anti-Hollywood "cultural exception" merchants, and the guilt-ridden postmodernist "everything is equal to everything else" philosophers. But the bulk of the crowd consisted of fellow travelers, those innocent citizens who, prompted by idealism or boredom, are always prepared to play the role of "useful idiots," as Lenin used to call them. They ignored the fact that the peoples of Iraq are unanimous in their prayers for the war of liberation to come as quickly as possible. The number of marchers did not impress Salima, the grandmother. "What is wrong does not become right because many people say it," she asserted, bidding us farewell while the marchers shouted "Not in my name!" Let us hope that when Iraq is liberated, as it soon will be, the world will remember that it was not done in the name of Rev. Jackson, Charles Kennedy, Glenda Jackson, Tony Benn, and their companions in a march of shame. — Amir Taheri is author of The Cauldron: The Middle East behind the headlines. Taheri is reachable through www.benadorassociates.com Modificato da - gz on 2/26/2003 20:44:21

gas naturale - GZ  

  By: GZ on Mercoledì 26 Febbraio 2003 15:16

però.. pagherai una cena allora Le materie prime come dice la parola si comportano in modo più primitivo. Il +38% di cui parlano i giornali lo ha fatto il contratto di marzo che andava in scadenza per cui era legato a fattori tecnici, aprile ha fatto +19% ieri e -13% oggi. Comunque anche i contratti non in scadenza del gas naturale si sono mossi di 2-3 volte il margine di un contratto in 2 giorni, prima in su poi in giù (come se il fib30 si muovesse di 40 mila euro al giorno...). Ma come si vede poi è anche venuto giù di colpo e le stoploss in questi casi contano fino a un certo punto. Non è del tutto chiaro cosa sia successo (un poco è colpa anche del "global warming" che scarseggia, questo inverno è il più freddo degli ultimi 10 o 15 anni in america). Forse a parlare tanto di gas nervino in iraq si sono confusi col gas naturale. Di sicuro c'è che il COT mostra una posizione speculativa netta al rialzo dei fondi e del pubblico enorme, molto maggiore che sul greggio e sul gasolio per cui ora è un mercato a rischio. Comunque ci sono anche cose più tranquille come il cotone, la soya, la carne, lo zucchero che si basano sul trend fondamentale del decennio, (i cinesi ora si fanno il guardaroba, mangiano bistecche e bevono caffè e bevande zuccherate) Oppure i cambi come il dollaro neozelandese, canadese, australiano dove non devi controllare ogni due ore cosa succede Modificato da - GZ on 2/26/2003 14:18:48

il DAX oggi sfiora -70% dal massimo - gz  

  By: GZ on Mercoledì 26 Febbraio 2003 14:12

il DAX oggi sfiora -70% dal massimo di tre anni fa... se i tedeschi si fossero impegnati in una guerra e avessero avuto attentati cosa sarebbero ora a -85% dal massimo ? Modificato da - gz on 2/26/2003 13:15:26

Anche oggi ha deciso il rumor sull'Iraq - gz  

  By: GZ on Mercoledì 26 Febbraio 2003 01:33

Anche oggi ha deciso il rumor sull'Iraq Putin che ha mandato Primakov a Bagdad ieri a parlare con Saddam (grande sua amico dei tempi del KGB) con un piano per farlo gradualmente abbandonare il potere salvandogli un ruolo e i soldi. Domani Schroeder corre a mosca ecc.. Questo rumor ha consentito di schiacciare un poco i ribassisti. Anche oggi il mercato ha seguito www.debka.com che ne è stata la fonte, micidiale questo sito, anche venerdì lo stesso

"Cup With Handle" da ritagliare - gz  

  By: GZ on Martedì 25 Febbraio 2003 22:43

A volte fare le ore di straordinario è una perdita di tempo e fai solo confusione e altre volte invece vale proprio la pena oggi ricade nella seconda categoria la "Cup With Handle" disegnata dagli s&p oggi verso le 19 è da ritagliare e incorniciare (per poterla riconoscere in futuro) era l'unica indicazione che non era solo un rimbalzino, ma che stavano organizzando una "short squeeze" cogliendo i ribassisti sbilanciati Modificato da - gz on 2/25/2003 21:50:53

A Piazza Affari passano molti affari - gz  

  By: GZ on Lunedì 24 Febbraio 2003 20:50

Ho dimenticato dalla lista di società acquisite negli ultimi 10 mesi: Italgas Banca Carige e Interbanca che vanno aggiunte a : Banco di Chiavari Ferretti Esaote Montedison Autostrade Rinascente Fondiaria (ci sarebbe anche lei, ma non hanno dovuto pagarla) Pop Cremona (? rumor) Savino del Bene RAS (?) Prima Industrie (mezza offerta di Hopa) Aggiungo che oltre a Generali, Banco Desio Brianza e Popolare Etruria sono saliti parecchio nell'ultimo mese su rumor di acquisizione Ci sono ora: Interpump, Lottomatica, Saeco, Ducati Novuspharma Dataservice Bonifiche Ferraresi possibili target senza contare quelle più piccole che non consco bene in termini di controllo come Risanamento Napoli Considerando che : - quasi tutte le banche sono abbordabili solo con il permesso della banca d'italia e in molti casi anche del governo - che molti gruppi sono ancora mezzo statali come eni-enel-saipem-snam e le utilities come AEM, ACSM, ACEA, Fiera di Milano, AEM torino, Centrale del Latte ecc... sono tutte private per modo di dire e hanno il comune che le controlla e decide - che anche per fiat occorre che governo e sindacati dicano la loro - che le telecom sono abbordabili solo da soggetti italiani previo permesso implicito del governo (solo tronchetti poteva prendere telecom-olivetti, gli esteri no) - che la consob permette cose come portare via fondiaria senza fare l'opa a ligresti e se fosse stata sul mercato arrivava qualcuno da hong kong a comprarla dico che 1997-2001 non ricordo un ondata di OPA e acqusizioni di alcun genere Ogni transazione è diversa, ma anche solo Montedison è costata parecchi soldi, a un prezzo più alto non l'avrebbero fatta Prima Industrie sembrava morta, ma ha ricevuto un offerta da Gnutti-Hopa (ancora bassa peraltro e che vogliono contrastare) Ferretti era sottovalutata e se la sono ripresa Una battaglia su Generali a 32 euro è meno probabile che a 22 euro ecc... Modificato da - gz on 2/24/2003 19:54:32

DEBKA - gz  

  By: GZ on Lunedì 24 Febbraio 2003 11:35

Venerdì una fetta del rimbalzo di wall street veniva direttamente dal report di ^Debka.com#www.debka.com^ arrivato al mattino che indicava l'occupazione di campi petroliferi nel sud dell'Iraq da parte di commando di forze speciali Ho trovato citato questo report in 3 o 4 commenti diversi. Al momento Debka.com (sito che riceve le imbeccate dai servizi israeliani) conta più degli indicatori tecnici... Modificato da - gz on 2/24/2003 10:37:58

il segreto di Gann - gz  

  By: GZ on Domenica 23 Febbraio 2003 16:12

Nelle precedenti puntate (spiace che non vi sia un meccanismo di ricerca per argomenti per ora qui) ho specificato che questa cabala di numeri che a prima vista (e forse anche ultima) sembra magica si basa sui testi del famoso W.D. Gann. I quali testi però sono oscuri per cui poi esiste un industria dell'interpretazione di Gann e ci sono in giro dappertutto report e corsi "sul metododi Gann". Anni fa ho avuto una copia del libro di Ruth Miller e Larry Pesavento del 1979 " The Ruth Miller Method of Trading Corn" che dava un interpretazione pratica del Quadrato di Nove di Gann basata sulla posizione del sole. Un poco ci credo e poco non ci credo, ma dato che ho conosciuto di persona questi due in america e non sono ciarlatani anche se sembra una cabala esoterica provo a usarla. Non posso riassumere il libro (per questo occorre appuntamento e 190 euro all'ora) , ma in sostanza c'è una base astronomica-astrologica: i) ogni giorno il sole si muove sui 360 gradi dello zodiaco, da 1 a 360 ii) ogni grado corrisponde a una serie di numeri tramite la tavola del Quadrato di Nove mostrata sui sul sito iii) i prezzi sui mercati corrispondono tramite angoli di 90 180 e 360 gradi alle posizioni del sole e quindi alle date del calendario. Ecco la famosa corrispondenza tra PREZZO E TEMPO sui mercati. E spiegata gratis in cinque minuti invece di andare al corso a Roma per 2.900 euro + iva Diversi esempi pratici di come funzioni sono stati forniti in questo topic nell'ultimo mese per gli S&P. Leggendo tutti i post qui sotto secondo me uno ha in mano quasi tutto per provare (e vedo che altri sembrano avere imparato a farne uso) Modificato da - gz on 2/23/2003 15:24:50

DAX- Allianz : gatto che si morde la coda - gz  

  By: GZ on Domenica 23 Febbraio 2003 13:58

Come mai il Dax non solo è la borsa peggiore del mondo negli ultimi due anni, ma è diventato molto più volatile del Nasdaq per cui ormai il DAX tedesco fa + o - 4% al giorno quando il Nasdaq fa + o - 2.5% Perchè le grandi banche e le grandi assicurazioni tedesche a differenza delle anglo-sassoni e anche delle italiane sono piene fino al collo di azioni e non è la borsa che dipende da loro ma loro che dipendono dalla borsa Ad es Allianz la più grande assicurazione del mondo ha bisogna che il DAX salga del 10% per mantenere il rating di A senza il quale è nei guai. Il cancelliere tedesco schroeder si incontrava ieri con i vertici di Allianz e sono tutti preoccupati che faccia crac o che debbe liquidare gli asset (ad es la RAS). Perchè è un gatto che si morde la coda: se il DAX sale allora Allianz respira, se il DAX perde o rimane a questo livello Allianz è alla frutta. Quindi la borsa tedesca (il DAX) dipende da Allianz che è il secondo titolo (o terzo ) per capitalizzazione in germania. E Allianz però dipende dalla quotazione del DAX per tirare avanti. Questo è uno dei tanti esempi del fatto che o le borse salgono del 30-40% da qui oppure scendono del 30%, non ci sono mezze misure ------------------------- borsa e finanza ----------------------------- Solo un rimbalzo del 10% del Dax restituirà al colosso di Monaco il rating A. Viceversa si dovranno vendere i cespiti. A quale costo? di Filippo Buraschi - 22-02-2003 Il vertice segreto tra i grandi della Deutschland Ag si è tenuto la settimana scorsa, lontano da occhi indiscreti. Ma quando il governo ha dovuto confermare lo scoop del settimanale Focus, il portavoce di Gerhard Schroeder ha sottolineato che si era trattato di un «incontro di routine». Difficile crederci, dati i protagonisti e la gravità della situazione. Al tavolo, infatti, erano seduti il ministro delle Finanze Hans Eichel, quello dell’Economia Wolfgang Clement, assieme a Josef Ackermann e Klaus-Peter Muller, ceo di Deutsche Bank e Commerzbank. In più c’era Henning Schulte-Noelle, fino al prossimo 23 marzo numero uno di Allianz, l’uomo che ha pagato con le dimissioni il fiasco della più gigantesca operazione di bancassurance, il matrimonio da 24 miliardi di euro con Dredsner Bank. Tre giorni dopo il vertice, l’annuncio dei clamorosi «buchi» del bilancio di Hvb hanno confermato la gravità della crisi tedesca. Non è difficile prevedere che l’ultimo crack (solo Deutsche Bank ha chiuso in attivo i conti 2002) renderà più difficili le nozze tra Hvb e Commerzbank o, più ancora, un eventuale merger tra Hvb e la stessa Dredsner, preso in considerazione per consentire alla stessa Allianz di deconsolidare i conti della partecipazione bancaria che non ha portato sinergie ma solo delusioni a quella che fu l’assicurazione leader d’Europa e che oggi, con il suo AA- (rating di Fitch) guarda a distanza Axa, Generali e Aviva. Allianz-Dredsner doveva essere la locomotiva della nuova previdenza; invece il nuovo ceo Michael Diekmann, assicuratore puro (a suo tempo critico nei confronti della grande intesa) erediterà solo problemi così gravi da mettere una seria ipoteca sulle sorti dei listini di Borsa di tutta Europa. Allianz Dredsner, con un portafoglio esposto all’equity per il 30%, è una sorta di spada di Damocle sui mercati europei: in caso di vendita di pacchetti, si rischia di fare crollare più di un listino azionario; in caso di aumento di capitale per migliorare gli indici di solvibilità, la compagnia rischia di andare incontro a una batosta senza precedenti. Certo, resta lo scenario più favorevole: un rimbalzo del Dax del 10% farebbe risalire Allianz al rating A; un rally del 25% la riporterebbe in quota alla doppia A. Ma al mercato Toro, con l’economia in frenata e una guerra in arrivo (aggravata dall’aspro confronto di Berlino con gli Usa), a Francoforte credono in pochi. L’alternativa, suggerisce un recentissimo report di Deutsche Bank, potrebbe essere la cessione di partecipazioni. Ma gli unici asset spendibili sono Pimco e Ras. «La vendita di Pimco - è il commento del report (consiglio sell con un target di 66 euro contro i 69,50 di venerdì 21) - sarebbe davvero l’ultima spiaggia. E l’uscita da Ras potrebbe equivalere alla perdita della residua credibilità». Si potrebbe anche vendere una quota di Dresdner, operazione che consentirebbe ad Allianz di scendere sotto il 50%. Ma i compratori non abbondano (basti vedere le difficoltà a collocare la controllata Drkw, in offerta da tempo). Le soluzioni a disposizione di Diekmann, dunque, non sembrano molte: il de-rating di Allianz (i conti verranno annunciati solo il 20 marzo, si prevede una perdita di 1 miliardo di euro) è un segnale dei timori del mercato per un possibile aumento di capitale. Secondo le stime degli analisti, se Allianz volesse recuperare un rating AA (con enormi risparmi sul costo delle obbligazioni), sarebbe necessario un mega aumento di 11 miliardi di euro. Per un obiettivo più modesto, la semplice A, basterebbero solo 3 miliardi di euro. Ai valori attuali di Borsa, attorno ai 70 euro, il rischio implicito è di una richiesta ai soci di 9 miliardi di euro Modificato da - gz on 2/23/2003 13:2:53

la pagina domenicale della cultura - gz  

  By: GZ on Domenica 23 Febbraio 2003 00:12

.. l'autocastrazione della destra del secolo scorso ha fatto il resto. Insomma, una scuola scomoda sotto molti punti di vista.... .....Forse per lo stesso motivo per cui una mente suprema come il Professor von Mises, una volta emigrato in America, non ottenne mai una carica o un riconoscimento pubblico. Neppure una cattedra ordinaria gli offrirono. Fino all'ultimo! utto veniva (e viene) dispensato a cacchine keynesiane o sciacquature monetariste ... ------------------------------------------------- Qual'è il risvolto di borsa della discussione ? Beh... ad esempio Victor Sperandeo un trader indipendente che ha iniziato come fattorino e diventato miliardario che ha scritto ^due libri in cui spiega l'economia e come usarla per speculare#http://www.amazon.com/exec/obidos/search-handle-form/102-4951430-6512942^ Dal punto di vista della speculazione non leggerei von mises o rothbard che sono dei teorici, ma Sperandeo che ha fatto miliardi ispirandosi a loro! Tornando all'aspetto culturale visto che è domenica, la risposta è semplicemente che quelli citati erano economisti considerati "reazionari", "ultra-liberisti" e quindi nessuno li ha pubblicati o insegnati in europa a parte una parentesi negli anni '50. Prima di internet, fino a 5 anni fa era materialmente impossibile trovare i loro testi in italia, anche in inglese. In america invece sono il filone a cui si è ispirata ad es la politica di Ronald Reagan (che ovviamente non era da solo, ma era parte di un movimento). La cosa curiosa è che chi predice che ci sarà un crac finanziario di proporzioni storiche del sistema "capitalista" in maggioranza (in finanza) usa questo filone di pensiero, cioè un pensiero di "destra" (liberista). Per cui visto che è una cosa poco nota fornisco i link qui sotto, in riferimento alla borsa. Se uno va oggi sulla rivista American Conservative di Pat Buchanan (che scriveva i discorsi di Reagan e avversario di Bush da destra alle presidenziali) ^trova un analisi molto ben fatta in copertina ( Living in the Bubble) che predice il crash finanzario #www.amconmag.com/02_10_03/index1.html^ ad esempio. I più noti in finanza su questa linea sono ora : i) ^ Kurt Richebacher ad es. un famoso banchiere tedesco #www.investmentrarities.com/archives.html^ ora ottantenne, uno che tratta da pari a pari con Greenspan e Duisenberg e che scrive un costoso report da nizza oppure ii) ^Marc Faber il famoso gestore-economista svizzero che gestisce un mega fondo a hong kong#www.gloomdoom.com^ e poi tanti altri come ii) quelli del fondo ^ww.prudentbear.com#ww.prudentbear.com^ iv) e Victor Spearandeo citato sopra Dal punto di vista culturale questa Scuola Austriaca in europa è tabù per motivi politici, perchè è stata l'unica che attaccava il socialismo in tutte le sue forme e non solo il comunismo nel dopoguerra. Quando la spesa pubblica, l'intervento e la regolamentazione crescente dello stato, il welfare state, lo "stato sociale" erano diventati il dogma erano gli unici a criticare (^vedi ad es questi libri di von Hayek che scrive più chiaro di mises #http://www.amazon.com/exec/obidos/search-handle-form/102-4951430-6512942^ (oltre a Karl Popper ovviamente, che è il più famoso sul lato filosofico del gruppo) Luigi Einaudi e Ludvig Erhard in Germania si sono ispirati a loro (Erhard è stato l'artefice del miracolo economico tedesco ed era uno studente di Ludvig von Mises). Ma dall'inizio degli anni '60 in poi è calato l'oblio. In Italia solo Antonio Martino (economista e ora ministro della difesa) e Sergio Ricossa ne hanno parlato. Nel mondo hanno avuto spazio e riconoscimenti in america dove ci sono corsi universitari e interi istituti di ricerca come l'Heritage, l'America Enteprise Institure, il Cato Institute che si ispirano a loro. La politica economica di Ronald Reagan e Margaret Thatcher (meno tasse, meno regolamentazioni, meno spesa pubblica, puntare sull'iniziativa privata...) era ispirata a questo filone di pensiero e comunque è l'unica che se uno va sui loro siti riceve una qualche approvazione in in termini di liberismo. Quindi è curioso ma in finanza la critica più radicale al sistema finanziario globale, quella che predice un crash viene dagli ispiratori di ronald reagan.... ------------------Vedi: ^www.mises.org#www.mises.org/mises.asp^ --------------------- .....At a time when every communist and social democratic exile from Europe was given a high academic post in the United States, Mises was refused a job. But with the help of Henry Hazlitt and Lawrence Fertig, Mises secured a visiting professorship at New York University's Graduate School of Business. His salary was paid by business people and foundations, and he was never to be a regular member of the faculty. The dean, John Sawhill, even lobbied good students not to take Mises's "right-wing, reactionary" classes. But Mises was neither bitter nor resentful. He simply carried on the fight for Austrian economics and freedom. When he retired in 1969, at 87, he was the oldest active professor in the United States. He could look back on a lifetime of teaching and writing -- 25 books and more than 250 scholarly articles -- and of achievements for liberty. His students Wilhelm Röpke and Ludwig Erhard had turned Germany towards freedom and kindled the "economic miracle." In Italy, Mises's friend and follower Luigi Einaudi had, as president, led the successful fight against a communist takeover. In France, his student Jacques Rueff -- as advisor to General DeGaulle -- led the fight for sound money and free markets. In the United States, Mises inspired Murray N. Rothbard, the Mises Institute's first head of academic affairs, and an entire new generation of young academics.... --------------------------------- Modificato da - gz on 2/23/2003 0:36:48

Finirà da un momento all'altro - gz  

  By: GZ on Venerdì 21 Febbraio 2003 20:17

Oggi è il 21 febbraio e il fib30 è a 23.500 Il 21 gennaio era a 23.500 E' stato un mese in cui solo chi ha fatto trading cambiando posizione ogni 24 o 48 ore ha fatto qualche euro. La maggioranza ha perso anche l'interesse in senso negativo, non si teme neppure più un crash, lo zig-zag ha consumato l'interesse. A NY sono giorni in cui in chiusura negli ultimi minuti si vedono dei balzi in alto dei future senza motivo logico, per il solo fatto che la gente che va short durante il giorno alla sera chiude in ogni caso le posizioni perchè non si sa mai, non vogliono svegliarsi sentendo che Saddam ha preso l'aereo e gli S&P sono schizzati del 10% Finirà da un momento all'altro con l'attacco all'iraq, per questo vedi ora i gestori che discutono tutti i giorni se la prossima luna nuova è la più adatta per lanciare una battaglia Modificato da - gz on 2/21/2003 19:21:7